29 dicembre 2007

LA MIA BANDA SUONA IL ROCK

Vacanze di Natale uguale tempo libero e relax, e di conseguenza io ho a disposizione parecchio tempo per una delle mie attività preferite: guardare con calma Mtv ed Allmusic, tanto per rendermi conto di come vanno veramente le cose tra la gente che conta sul serio. Dopo qualche giorno di visione casuale ma estremamente attenta, di fronte a tale splendido panorama il dato di fatto è uno solo: in Italia il rock mainstram è roba fatta apposta per far sentire ribelli i giovani che in realtà sono già vecchi dentro, vecchissimi. È dura da digerire ma è così, non si scappa.

Prendiamo i Negramaro: una band inutile, che ha fatto della libera ispirazione (o addirittura del plagio) la sua ragione di vita ma che inspiegabilmente piace davvero a tutti. Quando ho sentito il loro nuovo singolo stavo per avere un mancamento: riesce a suonare senza pudore alcuno come qualunque cosa presa di peso da Ok Computer ma sfodera una linea vocale degna di Tiziano Ferro, impreziosita da un indimenticabile featuring di Jovanotti. Musica per stomaci forti, che in teoria dovrebbe far spegnere il televisore all'istante ma che evidentemente piace alla gente che piace, visto che viene programmata almeno due volte ogni ora. Il video è concettualmente vecchissimo e la panza che Giuliano Sangiorgi sfodera orgoglioso sotto le sue magliette aderenti é roba da bollino rosso. A letto i bambini.

E che dire dei Vanilla Sky? Finalmente è sbarcato in Italia il pop-punk, che nel resto del mondo era mainstream dieci (o quindici? O venti?) anni fa. Finalmente una band con idee nuove (una cover di Umbrella di Rihanna), davvero trasgressiva (il relativo video è stato così definito da fonti molto autorevoli), che ha una notevole storia alle spalle (affermano di essersi conosciuti sul canale chat Punkitalia nel 2002, di aver preso il nome dall'omonimo film con Tom Cruise perché suonava bene e di aver fatto grossi sacrifici ai primi tempi, come dormire nel tour bus mentre suonavano in giro per l'Europa – qualcosa non mi torna) e un radioso avvenire di fronte (tour in Giappone di spalla ad autentici mostri sacri del rock come gli Offspring). Praticamente, dei Lunapòp con le chitarre dure che per loro sfortuna non possiedono neanche un briciolo dell'immenso carisma di Cesare Cremonini e Ballo. Imprescindibili nella loro inutilità.

Poi nel gigantesco calderone della New Wave Of Italian Rock'n'Roll c'è sempre spazio anche per il Liga, al secolo Ligabue rocker-padano-che-se-ce-l'ha-fatta-lui-ce-la-possono-fare-tutti, vero e proprio padrino delle nuove generazioni rock. Ovvero: come cantare da quindici anni la stessa canzone senza che la gente lo noti troppo, continuando imperterrito a sfornare dischi su dischi e a riempire gli stadi. Una carriera davvero folgorante culminata con l'adesione al V-Day di Beppe Grillo, forse il picco più prestigioso toccato dal giovane Luciano. E oggi il Liga se ne esce con l'ennesima raccolta che prova a tirare le somme, trainata da un nuovo, esaltante singolo uguale ai precedenti, un nuovo video in cui gioca a fare il rocker che lancia messaggi alle masse, una nuova tinta mogano per i capelli che ringiovanisce decisamente il suo aspetto e lo rende improvvisamente più credibile. Ormai è paragonabile una cover-band con pezzi propri, e Vasco ed il suo medley di megasuccessi che gira da qualche tempo sulle tv di regime gli fanno un baffo.

E a proposito di Vasco Rossi, come si può non pensare automaticamente a Lamberto Dini, il vero Mr. Vita Spericolata della politica italiana? Una giovane speranza, un autentico Fregoli, il vero ago della bilancia intorno al quale ruota tutta la vita italiana. È stato banchiere, andreottiano, berlusconiano, post-berlusconiano, Presidente del Consiglio, Ministro, ranocchio, marito di Donatella Dini. È stato uno tra i più grandi fautori del Partito Democratico, ha perorato negli anni la causa con grande vigore ma si è inspiegabilmente sfilato appena un attimo prima del traguardo, col coraggio che solo i grandissimi sanno avere. È stato tutto e il contrario di tutto, ma soprattutto è stato comodamente seduto su poltrone prestigiose (e se andiamo avanti così continuerà ad esserlo per parecchio tempo ancora). Ultimamente si è lamentato della spesa pubblica troppo alta ma quando ha scoperto che è in corso una forte riduzione (e che forse la strada imboccata è quella giusta) è immediatamente passato ad altro argomento, come se nulla fosse. La sua ultima incarnazione conosciuta è quella di liberal-democratico, come dire tutto ciò che almeno l'80% dei politici italiani dice di essere.
Semplicemente, lui può. Anche se il suo movimento esiste solo in Senato ma non sul territorio, anche se i suoi video non passano su Allmusic o su Mtv. Ma è solo questione di tempo, il dado è tratto e ora si comincerà a fare sul serio, ed allora non ce ne sarà per nessuno. Lui è davvero un giovane ribelle: rendiamo realtà il suo sogno, troviamogli un bravo produttore e facciamolo cantare. Gli manca solo quello e poi nella vita ha fatto davvero tutto. Duttile e malleabile.

SUPER SIZE ME

Mentre Giuliano Ferrara ed il suo diario che documenta la dieta liquida per la moratoria sull'aborto hanno ormai raggiunto toni da operetta, la decisione è presa. Alla faccia sua e del Movimento per la Vita al cenone di Capodanno mi abbufferò a più non posso, in maniera laica e rispettosa del prossimo. Ho consultato il mio medico e mi ha detto che posso fare quel che faccio senza troppi problemi.

Peccato solo non poter avvolgere le patatine fritte con il Foglio, un giornale ormai buono solo per quello. La carta è troppo grossa e ruvida, e poi non so ancora quali effetti possa avere l'inchiostro se ingerito in massicce quantità. Tanto per dire, potrei anche diventare intelligente come Ferrara. Meglio non rischiare.

RAGIONIERE, PROVI A RANA

26 dicembre 2007

COMUNQUE VADA SARÀ UN SUCCESSO

Un evento epocale ha recentemente sconvolto il panorama televisivo italiano ed ha causato un vero e proprio terremoto nei palinsesti di tutte le emittenti nazionali, intimorite da tale sfoggio di grandeur: sabato scorso è cominciato Scalo 76, il programma musicale di Raidue condotto niente popò di meno che da Daniele Bossari, Paola Maugeri e Maddalena Corvaglia. Nomi prestigiosi per un programma sicuramente fresco, giovane e a modo suo rivoluzionario: in poche parole, tira aria di flop colossale, e sarà un autentico miracolo se la trasmissione riuscirà a proseguire oltre la quarta puntata.

Non ho avuto il privilegio di assistere al debutto, ma già mi immagino di che razza di pastone si tratti: zero rischi, buonismo a profusione, terrificanti marchettoni alle superpotenze discografiche di turno, l'immancabile angolo sperimentale in cui si cerca di contrabbandare come tale roba in realtà vecchia di quindici anni, lingue felpate, miraggi. Una roba da piazzarsi davanti alla tv e non schiodarsi per nessuna ragione al mondo, insomma. Il fatto che il programma si proponga come diretto concorrente di Amici di Maria De Filippi si commenta da solo, e la scelta del nome (a memoria d'uomo uno dei peggiori di sempre, talmente brutto da scoraggiare anche il meno esigente dei telespettatori) non invoglia di certo a mettersi davanti ai teleschermi il sabato pomeriggio dalle 14 alle 17. La Rai ci crede talmente tanto che ha affidato il tutto a Maddalena Corvaglia (ex velina di Striscia La Notizia, il noto programma musicale in onda su Canale 5), Paola Maugeri (una che a suo dire ha vissuto da protagonista qualsiasi rivoluzione socio-musicale dal 1992 ad oggi) e soprattutto a quello che è senza dubbio l'uomo di punta, il vero asso nella manica della trasmissione: Mr. Flop Daniele Bossari, l'inutilità fatta a persona.

Bossari è un bravo ragazzo, pacato, sempre sorridente ed educato, talmente inoffensivo che quasi dispiace parlarne male, ma a volte certe cose vanno dette, con una sana dose di cinismo. Non ho mai capito cosa possa dare uno del genere ad una trasmissione televisiva: dove lo metti sta, non esce un millimetro dallo steccato, non riesce a dare una sua impronta, non ha uno stile ben definito. In poche parole sembra sempre quello che ad Mtv annunciava i video musicali, e messo in un contesto diverso, finisce per non incidere e farti rimpiangere il Bossari che, dall'alto dei suoi capelli tinti di rosso e del suo pizzetto con orecchino incorporato, conduceva i programmi direttamente dalle spiagge di Ibiza. Ma era il 1998 ed è passato un sacco di tempo, talmente tanto che non me lo ricordo nemmeno più.
Il buon Daniele, dopo un lungo pellegrinaggio che lo ha portato a condurre di tutto collezionando insuccessi uno dietro l'altro, ora è tornato ai programmi musicali, il campo in cui
ha cominciato la sua sfavillante carriera. Teoricamente potrebbe anche fare bene, ma troppe cose sono accadute e i tempi sono cambiati. Credo che quel Bossari al giorno d'oggi non funzionerebbe più, per impressionare il telespettatore medio serve ben altro.
Quanto a Scalo 76, una domanda nasce spontanea: chi è la mente geniale che sta dietro a quest'opera d'arte? E, soprattutto, perché si continua a buttare denaro pubblico per realizzare cose del genere? Ai posteri l'ardua sentenza.

SCRATCH THE SURFACE

Ho finalmente capito perché i Parts & Labor mi piacciono così tanto: più o meno sono tutto ciò che ho ascoltato durante l'adolescenza, suonato però da un gruppo molto più bravo tecnicamente che usa synth sporchissimi al posto delle chitarre.
La chiamano avanguardia ma in realtà altro non è che hardcore, appena ricoperto da una sottile patina di vernice scura tanto per mandare fuori strada l'ascoltatore. All'inizio può lasciare interdetti, ma basta saper ascoltare e ci si entra dentro. E a quel punto uscirne diventerà molto difficile.
Mapmaker è un disco fatto di veri e propri hc-anthems carichi di speranza e voglia di reagire, un batterista che sa andare anche oltre il classico tupa-tupa tipico del genere, basso chirurgico e rumore utilizzato in maniera estremamente intelligente. In poche parole, vero e proprio caos strutturato ed organizzato per colpire ancora più forte. Un disco perfetto sotto ogni punto di vista, che avrebbe meritato almeno un posticino nella classifica di fine anno. Ma ero distratto e me ne sono completamente dimenticato.

Tra l'altro i Parts & Labor suonavano un paio di settimane fa al Bronson ed io me li sono clamorosamente persi perché lo sono venuto a sapere giorni dopo, quando era già troppo tardi per rimediare. A volte nella vita succede anche questo.
Peccato, ne sarebbe valsa la pena.

21 dicembre 2007

I CRITICI ONLINE, POI, SONO ROBA DA DUE SOLDI. BASTA AVERE UNA BOCCA E UN COMPUTER

Si fa un gran parlare di revival degli anni novanta. Tornano gruppi musicali simbolo di quell'epoca, tornano personaggi che erano ormai stati degradati al rango di leggende metropolitane, tornano mode e miti che sembravano totalmente superati. In quello che sembra davvero poter essere l'inizio di un Nuovo Rinascimento, nessuno ha però il coraggio di riproporre l'unico, vero capo abbigliamento simbolo di un'epoca: il bomber.

Chi in vita sua non ha mai posseduto un bomber? Penso che chiunque sia stato adolescente negli anni novanta ne abbia indossato con orgoglio almeno uno. Dal 1992 al 1998 ce l'aveva chiunque, ne sono certo. Un giubbotto brutto esteticamente, talmente tamarro da risultare splendido, talmente corto da non proteggere in nessun modo le gambe dal freddo. Viaggiare con lo scooter d'inverno indossandolo era una vera sofferenza, ma ne valeva la pena. Quantomeno si provavano emozioni forti.
Ma poi, diciamocela tutta, chi badava al caldo e al freddo a quei tempi? Le cose importanti erano ben altre. Oltretutto, l'imbottitura di quel giubbotto era chiaramente concepita in modo da non proteggere dal freddo durante l'inverno e, al contrario, far soffrire per il caldo eccessivo durante tutte le altre stagioni dell'anno, per cui la questione metereologica non era eccessivamente importante. Solo un vero duro poteva indossare un giubbotto del genere, solo chi lo portava era considerato un vero figo.

Il vero bomber dei 90's è quello dell'Alpha. Verde militare oppure blu petrolio, talvolta nero o bordeaux, molto raramente grigio, era (anzi è, visto che in giro un qualcuno ogni tanto se ne vede ancora) caratterizzato da quell'impossibile scelta estetica che risponde al nome di “imbottitura di colore arancione”. Un vero insulto al buon gusto e al vestire ricercato, un autentico affronto alla decenza che però, forse per una strana combinazione della vita, allora appariva come un'autentica figata. Ricordo che c'era addirittura chi aveva il fegato di portare il bomber rovesciato e se ne andava in giro a testa alta con il suo bel giubbetto in versione arancione, pronto ad affrontare le mille insidie della adolescenza con irriverenza e simpatica verve. Il vero clou del modello prodotto dall'Alpha era però il taschino laterale, un must per tutti i giovani maragli dell'epoca. Un anfratto davvero poco capiente che poteva contenere a malapena un pacchetto di sigarette, ma che forniva però l'incommensurabile privilegio di poterlo decorare con tappi di penna bic, raudi o veri bossoli (a seconda di quale fosse il grado di ribellione verso la società che si voleva ostentare).
L'Alpha in quegli anni ha venduto un'infinità di bomber, talmente tanti che credo che Mr. Alpha ci campi ancora di rendita. Era il giubbotto più venduto e logicamente, come ogni prodotto di successo che si rispetti, ne sono nate migliaia di imitazioni. Alcune che cercavano di imitarlo pedissequamente (come il Dik o l'Avirex), altre che cercavano invece di trovare una via alternativa allo strapotere del modello originale servendosi di fantasiose variazioni sul tema. E' il caso del bomber dell'Energie, che per un certo periodo sembrò addirittura poter soppiantare il modello dell'Alpha nelle preferenze dei ragazzi. Erano gli anni d'oro della eurodance e la Energie si mise in scia producendone una versione più sbarazzina e discotecara, che aveva il suo punto di forza in colorazioni che uscivano dallo schema classico (ad esempio rosso e, orrore, giallo), decorazioni in stile simi-hip hop ed ornamenti di metallo come targhe e altri ammennicoli vari. Fu una linea vendutissima, ma che finì nel dimenticatoio nel momento esatto in cui la eurodance cominciò ad imboccare il viale del tramonto. Peccato, perché la Energie era sulla buona strada ed avrebbe potuto regalare ancora grosse soddisfazioni a noi sbarbati di allora.
Alpha, Energie o qualsiasi altra marca, il dato di fatto è che negli anni il bomber è rimasto una costante, un punto di riferimento di sicura affidabilità per i giovani anni novanta, ed in quel periodo nulla poteva sembrare in grado di scalfirne le vendite. Il bomber sembrava invincibile, ma poi come succede nei film più tristi cambiarono gli eroi, cambiarono le mode, e quel delizioso capo d'abbigliamento venne accantonato da tutti. Un tunnel senza fine, un oblio che purtroppo va avanti anche oggi, visto che (ultras, skin e metallari a parte) praticamente nessuno lo porta più.

Io però continuo a sperare che tornino i bei tempi, ed il bomber torni ad essere un capo che fa tendenza. Sarebbe stupendo vedere di nuovo la gente ai limiti del congelamento d'inverno ed ai limiti della disidratazione negli altri periodi dell'anno, sarebbe bellissimo poter tornare ad un'epoca che purtroppo non ritornerà. Staremo a vedere.
Io nel dubbio il mio vecchio bomber lo conservo ancora, in attesa di tempi migliori. Non avrò mai il coraggio di indossarlo di nuovo, ma casomai potrò sempre rivenderlo a caro prezzo.

20 dicembre 2007

VIVA L'ITALIA DA OPERETTA

La telefonata Berlusconi-Saccà è putrescenza allo stato puro.
Di fronte a cose del genere non ho nemmeno la forza di dire nulla.





19 dicembre 2007

UN INQUIETANTE MORPHING TRA CECCHI PAONE E MALGIOGLIO, CON IN SOVRAPPIÚ UN ANANAS IN TESTA

Vince il prestigioso premio "Parole messe lì alla cazzo, tanto per dare aria alla bocca" Gianfranco Rotondi della Democrazia Cristiana per le autonomie (sic) che, in merito alla probabile discesa in politica del Generale Roberto Speciale, ha avuto il fegato di dichiarare che «potrebbe avverarsi una profezia di Indro Montanelli, il quale disse nel '94 che dopo Berlusconi ci sarà spazio solo per un generale». Bene, bravo, bis.

No, caro Sen. Rotondi, non ci siamo. Le cose non stanno proprio così. Quando parlava del dopo-Berlusconi Montanelli non intendeva un generale giunto al governo in maniera democratica, ma un generale come quelli che si vedevano in Sudamerica negli anni settanta. Quelli con i baffoni e gli occhiali Ray-Ban, ometti che sorridevano sempre mentre la gente spariva nel nulla. Mi risulta che siano due cose parecchio differenti, ma non mi stupisco più di tanto. La storia ormai é un'opinione, e magari all'occorrenza anche la geografia può diventarlo.

A proposito Senatore: mi sa dire dove si trova il Sudamerica?

«UNA DATA CHE IL MONDO RICORDERÀ»

Un primo, grande passo é stato fatto. Il prossimo deve essere l’abolizione completa della pena capitale.

17 dicembre 2007

LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE

Ieri sera ospite a Che tempo che fa c'era uno Zucchero veramente in gran forma. Sfoderava barba e capelli pittati con una clamorosa tintura mogano, si è esibito cantando il suo nuovo cavallo di battaglia Wonderful Life (che poi tanto nuovo non è, visto che si tratta di un pezzo del 1987 in passato già coverizzato dai Bluebeaters-garanzia-di-qualità) e poi ha dato il meglio di sé in un'intervista a tratti veramente delirante. Un qualcosa talmente al di là dei limiti dell'umana comprensione che ho addirittura temuto di non riuscire più a proseguire. Tanto per dire, si è inaspettatamente scusato per quanto avvenuto quest'estate al suo concerto in Sardegna. Un vero gentleman.

Ormai è un dato di fatto: ogni volta che Zucchero appare tra noi é sempre una festa. Santo subito.

PRÊT À PORTER


Sul Corriere della Sera un'imperdibile galleria fotografica dedicata evoluzioni del look del Cavaliere. Manca solo il costume da Batman e poi ci sono tutti.

REVISIONISMO

Curiosando su YouTube in cerca del video di From Disco to Disco, mi sono imbattuto in un divertente filmato.
A dire il vero chiamarlo filmato é forse un po' eccessivo (visto che si tratta di una collezione di immagini tamarrissime), ma ciò che che conta più di tutto è il sonoro che lo accompagna.




Un medley di megasuccessi dance anni '90. Cose ancora oggi famosissime e cose che invece ho totalmente rimosso. Addirittura Coco Jamboo di Mr. President che fa capolino per qualche secondo, mantenendo intatto tutto il suo enorme carico di cafonaggine.

Dopo una visione del genere affermare che la dance anni '90 è stata più importante del grunge non mi sembra assolutamente un azzardo. I libri di storia della musica vanno riscritti.

15 dicembre 2007

SHINY HAPPY PEOPLE

Nel suo favoloso show di ieri a Bologna, Silvio Berlusconi ha pronunciato una frase che mi ha colpito e mi ha fatto pensare molto. Ha detto (testuali parole)"La differenza tra noi e la sinistra è che noi abbiamo il sole in tasca." Una sparata apparentemente senza un senso logico, che sembra messa lì quasi per caso e proprio per questo appare parecchio inquietante. Forse addirittura più inquietante di tutte le altre accuse che ha lanciato da quella piazza.
Non so perché, ma non appena ho sentito pronunciare quella frase ho pensato subito a questo:


In lontananza si formavano parole a lettere dorate che parevano appese a
tende tremolanti. C'erano la parola "AMORE", la parola "BONTÀ", la parola
"TENEREZZA", la parola "FEDELTÀ'", la parola "FELICITÀ". Partite dal nero
totale, esse si modificavano, attraverso sfumature d'oro opaco, fino a pervenire
ad una luminosità accecante, poi ripiombavano a alternativamente nella notte, ma
susseguendosi nella loro ascesa verso la luce, cosicché sembravano, in certo
qual modo, generarsi a vicenda. (Michel Houellebecq, La possibilità di un'isola,
Bompiani Ed.)

Il sole, la luce. Immortalità tecnicamente dimostrata, santoni o presunti tali, gente che ha paura di invecchiare, bontà a buon mercato usata solo per creare shock emotivi e colpire l'avversario. Un mondo nuovo, diverso, migliore di quello precedente ma assolutamente virtuale proprio perché manca il contatto tra le persone e l'individualismo regna sovrano. In quel libro Houellebecq aveva già previsto tutto, bastava saperlo capire.

Mi chiedo solo una cosa: ma perchè da un po' di tempo a questa parte Berlusconi ha iniziato a mettere sotto al doppiopetto quel fantastico pullover a girocollo ? A parte avrebbe più senso portarlo sotto una normalissima giacca, ma indossarne uno di colore scuro sotto un doppiopetto scuro non si può. Non ha senso. Forse lo fa per risultare più giovane, ma il solo effetto che ottiene con quella divisa è quello di sembrare ancora più vecchio. Un arzillo vecchietto che tenta di fare il giovane. Sul nuovo e fantasmagorico foulard a pois stendiamo un velo pietoso.

Ovviamente si scherza, anche se in fondo non credo che se il Cavaliere sapesse se la prenderebbe più di tanto. Non ha forse affermato ieri "Sappiamo scherzare e ridere di noi stessi."?

13 dicembre 2007

SE VI PIACE CHIAMATEMI OSCAR

Puntuale come una puntata di Superclassifica Show presentata dal parrucchino di Maurizio Seymandi arriva la mia classifica dei dischi dell'anno.

Per quanto una mia top ten dei dischi dell'anno possa contare, l'ho redatta senza seguire nessun criterio particolare, seguendo solo l'istinto ed il mio gusto personale.
Con tutte le uscite notevoli che ci sono state quest'anno pensavo di impiegare molto più tempo, ma stavolta mi è andata bene.


La classifica è più o meno questa:

1) Disco Drive – Things To Do Today
2) !!! - Myth Takes
3) Les Savy Fav – Let's Stay Friends
4) Battles – Mirrored
5) Enon – Grass Geysers... Carbon Clouds
6) The Coral – Roots & Echoes
7) Arcade Fire – Neon Bible
8) The Horrors – Strange House
9) Chrome Hoof – Pre-emptive False Rapture
10) Prinzhorn Dance School – s/t


Runners:
Caribou – Andorra
Jens Lekman – Night Falls Over Kortedala
Manic Street Preachers – Send Away the Tigers
Settlefish – Oh Dear!
Maximo Park – Our Earthly Pleasure


Gli altri quindici.

Concerti:
!!! @ Estragon, Bologna
Hot Chip @ Estragon, Bologna
Fujiya & Miyagi @ Covo, Bologna


Raccolte/compilation:
Soulwax - Most of The Remixes
James Murphy & Pat Mahoney - Fabriclive.36
Daft Punk - Alive 2007

Mancati all'uscita, recuperati ed apprezzati come fossero nuovi:
Fujiya & Miyagi - Transparent Things
Anavan - s/t
Datarock - Datarock Datarock

Sono certo che il parrucchino di Seymandi apprezzerebbe.

11 dicembre 2007

PAVEL JAGGER CONTRO IL GRANDE FREDDO

Devo cospargermi il capo di cenere per aver sottovalutato in passato gli Enon. Un gruppo attivo da circa dieci anni, titolare di dischi bellissimi che però io, forse per uno strano scherzo del destino cinico e baro, non ho mai preso in considerazione. Forse ero troppo impegnato ad inseguire altri gruppi più apparenza che sostanza, o forse più semplicemente non era ancora tempo. Da un mese a questa parte ci sono finalmente arrivato e ora ci sono dentro fino al collo, rapito dalla loro musica all'apparenza semplice ma mai banale. Meglio tardi che mai.
Chiariamoci subito una cosa: gli Enon sono il classico gruppo che non finirà mai in copertina sulle riviste specializzate. Sono già troppo vecchi per potercela fare. Ma un gruppo che schiera tra le proprie fila l'ex chitarrista dei Brainiac (John Schmersal) e l'ex bassista dei Blonde Redhead (Toko Yasuda, oltretutto anche ex Van Pelt) non è una cosa da poco. Se poi a questo si aggiunge il fatto che gli Enon sono titolari di un art-rock che suona come qualcosa esattamente a metà strada tra i Blonde Redhead in botta di anfetamina e i Les Savy Fav degli esordi, si ottiene che gli Enon sono una grande band e Grass Geysers... Carbon Clouds è un disco immenso. Uno dei migliori dell'anno, se proprio vogliamo dirla tutta.
Un album uscito di recente nel quale gli Enon tirano le conclusioni del discorso e ottengono un suono che è l'esatto punto di equilibrio tra elettrico ed elettronico, tra sporco e pulito, tra chiaro e scuro, tra pieno e vuoto. Un suono che è una sintesi ma non un compromesso per un disco che ha nel contrasto tra i brani cantati da John Schmersal (più selvaggi ed animaleschi) e quelli cantati da Toko Yasuda (più dolci e sognanti) il suo vero punto di forza. Non una debolezza, non una caduta di tono per quaranta minuti che passano in un attimo e vorresti che ricominciassero subito.

Tra le altre cose, ho avuto l'onore di vederli live venerdì scorso al Covo ed, in tutta sincerità, posso affermare che gli Enon dal vivo sono semplicemente pazzeschi e non fanno prigionieri. Trattasi di gente che la sa lunga e sul palco dà tutto, senza sconti. I brani di Grass Geysers... Carbon Clouds sottoposti alla prova live suonano molto più ruvidi e tirati e, nonostante venga privilegiata la parte elettrica rispetto a quella elettronica, l'efficacia ed il fascino e la loro rimangono gli stessi, grazie anche al formidabile batterista Matt Schulz, una vera macchina dalla potenza inaudita. Ed i presenti hanno gradito assai, come hanno gradito i due inediti eseguiti per l'occasione (che suonano inaspettatamente molto, molto più punk rispetto al resto del loro repertorio), vera ciliegia sulla torta a coronamento di una grande serata.
E' sempre bello vivere serate del genere e rendersi conto di come anche un gruppo con un cantante/chitarrista che esteticamente sembra un impossibile morphing tra Pavel Nedved (centrocampista della Juventus) e Mick Jagger (ex compagno di università di Romano Prodi) riesca ad accontentare sia i palati più fini che quelli più trash (come il sottoscritto). La grande magia della musica sta soprattutto in questo. Un'affermazione del tutto mastelliana, ma che in circostanze del genere ci sta proprio a pennello.

09 dicembre 2007

TOCCA FERRARA E POI IMPLODI

E così, dopo appena cinque puntate, è saltato Daniele Luttazzi. Ed è saltato per colpa di una battuta sulle (presunte) abitudini gastronomico-sessuali di Giuliano Ferrara. Una battuta molto pesante che personalmente in televisione io non avrei mai fatto, ma una battuta che rientra pur sempre nell'ambito della satira e come tale va vista ed interpretata.
I vertici di La7 hanno parlato di “uso inappropriato del mezzo televisivo”, “insulti rivolti ad un'altra persona, tra l'altro della stessa rete”, hanno affermato che Luttazzi in questo caso è passato dalla satira all'offesa e stanno addirittura valutando se passare a vie legali per vedere risarciti eventuali danni all'immagine della rete. Geniale no? Come se nessuno a La7 avesse saputo fin dall'inizio che Luttazzi è imprevedibile e talvolta osa giocare con certe tematiche “scomode” e fastidiose, le plasma a modo suo e riesce ad ottenerne satira cinica e graffiante. Che senso ha lasciare così tanta libertà al comico romagnolo, farne un simbolo della rete e del pluralismo che vige al suo interno, salvo poi silurarlo alla prima occasione utile? Per giunta, il presunto offeso Giuliano “L'Unità è un foglio tendenzialmente omicida” Ferrara non ha dichiarato nulla in merito ed, a quanto pare, non se l'è nemmeno presa. Una brutta vicenda che fa molto pensare e che quantomeno qualche sospetto lo fa nascere.
La puntata di Decameron dannosa all'immagine di La7 è andata in onda sabato 1 dicembre ed in settimana è stata pure replicata, forse per danneggiare ancor di più l'emittente (non vedo nessun'altra spiegazione logica alla riproposizione in toto di un programma ritenuto nocivo). Dopo la puntata del sabato nessuno ha avuto nulla da ridire e la sospensione è stata decretata solo dopo la replica. Un grottesco caso di stop a scoppio ritardato, non c'è che dire. Non è che qualcuno molto più in alto di Ferrara e dei vertici dell'emittente ha visto la replica, si è sentito particolarmente toccato dalla gag in questione ed ha suggerito lo stop, paventando magari una riduzione della pubblicità se la trasmissione non fosse stata fermata al più presto? Ma la cosa che fa più pensare è che il programma, dati Auditel alla mano, stava andando parecchio bene e stava ottenendo risultati storici per La7. Talmente storici che, almeno in quella fascia oraria, è stato polverizzato il tradizionale duopolio Rai-Mediaset: come dire, un autentico affronto a chi vuole un mercato radiotelevisivo il più chiuso e fossilizzato possibile e quindi cerca con tutti i mezzi di conservarlo tale. Che quindi sia l'aver toccato gli interessi di qualcuno la vera ed unica ragione che sta dietro allo stop? Ma sono solo ipotesi, ed io sono come al solito troppo sospettoso. Anzi, nel mio piccolo sono anche io uno dei soliti demonizzatori e giustizialisti, di quelli che attaccano-continuamente-l'avversario-e-poi-si-perdono-le-elezioni (come dicono certi raffinati intellettuali di sinistra). A quanto pare anche il Cdr dell'emittente la pensa così (ed anzi in un comunicato denuncia addirittura il fatto che ogni qual volta l'emittente fa un programma di grosso successo lo sospende anzitempo), ma forse La7 in realtà é un covo di girotondini in incognito e quindi non bisogna farci tanto caso.

Decameron, per quel poco che ho visto, non mi piaceva per nulla. Luttazzi risultava molto meno brillante che in passato e trasmetteva l'impressione di una persona in seria difficoltà, condizionata dai fantasmi dell'editto bulgaro ed animata da un grande desiderio di vendetta che talvolta lo ha portato ad inseguire Grillo su certi temi. Ma per un artista non deve essere per nulla facile trovarsi ad affrontare una nuova esperienza televisiva dopo essere stato censurato in quella maniera e dopo che (non neghiamolo) nessuno dei membri dell'allora opposizione ha fatto nulla di concreto per difenderlo, e quindi l'atteggiamento di Luttazzi si rivela assolutamente umano e comprensibile.
In ogni caso, che Decameron potesse piacere o meno resta però un dettaglio secondario di fronte al fatto che Luttazzi è stato umiliato per la seconda volta, in maniera assolutamente vergognosa.
Ma tanto a far contento il popolino basta Zelig, e quindi nessuno si porrà il problema.

06 dicembre 2007

IL MIRACOLO DI SAN DENARO

Mi chiedo ormai da anni perché Giuliano Palma e i suoi Bluebeaters piacciano così tanto al pubblico di massa, ma ogni volta che ci penso ipotizzo una ragione diversa e l'unico risultato è che ancora una volta non sono riuscito a togliermi il dubbio.
Giuliano Palma, cazzo. L'ex cantante dei Casino Royale. Abbandonati sul più bello, quando il successo commerciale era ormai alle porte. Al posto dei Subsonica avrebbero benissimo potuto esserci loro, se solo l'abbandono di King Palma non avesse mandato in corto circuito la band, causandone il temporaneo scioglimento. Abbandonati poi per cosa? Per suonare cover di ultraclassici della canzone italiana e straniera, oltretutto in chiave ska-rocksteady. Ottima scelta, non c'è che dire.
E invece quella sbobba reazionaria in Italia funziona molto bene, e nel tempo ha proiettato Giuliano Palma nell'immaginario collettivo, in barba ai suoi ex compagni di viaggio che hanno passato anni barcamenandosi tra mille progetti diversi prima di riuscire a riprendere il filo del discorso. Ormai per loro però il treno è già passato, e non è più tempo. Ricominciare da capo in una situazione del genere deve essere stata molto dura, e quindi tanto di cappello ai Casino Royale che hanno mantenuto la loro dignità intatta e ce l'hanno fatta.
Pensandoci bene ho notato una interessante analogia tra Giuliano Palma e Giuliano Ferrara. Entrambi hanno mostrato la tendenza ad abbandonare la barca che naviga in cattive acque per salire su un'altra barca, più spaziosa e confortevole. Una di quelle che riescono ad assicurare successo personale, fama e denaro a palate. Dicendo così forse sono ingeneroso verso entrambi, o al contrario sono troppo realista. Ma magari è solo per il fatto che portano lo stesso nome di battesimo che mi spingo a fare dell'ironia gratuita, e forse non dovrei. In casi come questo si rischia veramente grosso.
Rimane però il fatto che i Bluebeaters li sento ovunque. In radio, nei supermercati, in tv. Per strada e negli uffici la gente canticchia allegramente le loro hit. O meglio canticchia gli originali, ma solo perché li ha sentiti nella versione dei Bluebeaters, ed io sto iniziando seriamente a non tollerare più un gruppo del genere. Probabilmente piacciono così tanto perché sono rassicuranti: non si tratta più di plagio, si tratta direttamente di cover-riarrangiata-in-maniera-parecchio-furbetta. E la gente normale, quella che nella vita ha bisogno di certezze, non può che gradire: non c'è niente di meglio che sentire le proprie canzoni del cuore, rifatte in una versione un tantino più godereccia del solito, quel tantino che basta a scacciare la monotonia di giornate tutte uguali, piatte. Assolutamente notevole, ma se vogliamo dirla tutta la caratteristica che sicuramente li renderà negli anni a venire oggetto di studi approfonditi è un'altra.
Il loro genio totale, infatti, sta proprio nel fatto che sono innocui e rassicuranti ma nello stesso tempo fanno "fumato" ed alternativo, e riescono a far sentire trasgressivo un certo tipo di gioventù totalmente omologata. La stessa gioventù che ascolta la Bandabardò e magari alle elezioni vota AN, tanto per fare un esempio. Nessun rischio, minima spesa, massima resa. Di capacità di cogliere l'anima di una canzone e reinterpretarla facendola totalmente propria non se ne parla nemmeno, qualcuno potrebbe offendersi.
Giuliano Palma ha scoperto l'uovo di Colombo e tutti sono contenti. Cose del genere però nei pianobar di tutta Italia si fanno da almeno trent'anni, e nessuno grida al trionfo.

04 dicembre 2007

EVERYBODY WANTS TO BE THE DJ / EVERYBODY THINKS IT'S OH SO EASY

Io vado a dire in giro che mi piacciono di più i Soulwax degli esordi, però in realtà non è vero.
I Soulwax degli esordi erano una grande band ma purtroppo rimarranno sempre una delle cosiddette band minori. Gli anni novanta in campo musicale sono stati rivoluzionari e la concorrenza per guadagnare un posto al sole era veramente troppa, e quindi purtroppo i Soulwax degli esordi oggi se li ricordano in tre.
Molto meglio quindi la loro nuova incarnazione elettronica con contorno di attività di dj e/o remixer, una seconda vita iniziata quasi per scherzo e poi divenuta attività principale. La vera ragione della loro grandezza è l'aver fatto capire al pubblico indie-snob che la disco non è peccato, e non è (solo) roba per gente con il cervello sfondato di pastiglie e i jeans McKenzie indosso. Dopo anni di duro (ed appagante) lavoro hanno finalmente deciso di raccogliere su disco il meglio dei loro remix sparsi per i quattro angoli del globo terrestre e donarli al resto dell'umanità. Most of the Remixes è un disco pazzesco, roba che farebbe muovere il sedere a chiunque, roba che è già un pezzo di storia. E per giunta è un disco doppio, visto che nel secondo volume ci sono alcune delle tracce presenti nel primo con annessi alcuni succulenti inediti, in versione mixata per accontentare i palati fini.
Sentendo vecchie cose come Conversation Intercom o Much Against Everyone's Advice sembra passata una vita ma in realtà si tratta della stessa band, o meglio dello stesso nocciolo duro della band, ovvero i fratelli Dewaele. Gente molto intelligente, gente che ha saputo rischiare e che è stata in grado di cambiare le carte in tavola sfondando porte che sembravano chiuse da sempre, quasi blindate. Ed in realtà non c'è tanta differenza tra i Soulwax degli esordi e quelli attuali. Qualche capello in meno, ma la voglia di cazzeggiare è rimasta la stessa, così come è rimasta la stessa la capacità di non prendersi sul serio. Un'attitudine che rende semplici anche le cose più complesse e permette di superare ogni ostacolo, o almeno di uscirne quasi indenne. Non si scappa, la mentalità che ci sta dietro è quella caratteristica degli anni novanta, anni in cui si pensava di poter cambiare il mondo in poche, semplici mosse. Solo che loro il mondo poi un pochino lo hanno cambiato sul serio, ed io non posso che essergliene grato.

COSE DA FARE OGGI: DIRE CHE ATTUALMENTE I DISCO DRIVE SONO IL MIGLIOR GRUPPO ITALIANO


Dei Disco Drive e di una fredda serata di fine novembre.

29 novembre 2007

COME SALVARSI DAL PROGRESSO SENZA ESSERE REAZIONARI

"I hear that you and your band have sold your guitars and bought turntables. / I hear that you and your band have sold your turntables and bought guitars."

Mi piace molto andare in giro per concerti. E mi piace non solo perché in quei luoghi di perdizione posso vedere i miei gruppi musicali preferiti (e volendo posso anche scoprirne di nuovi), ma anche perché ivi si incontra gente di tutti i tipi. In sostanza, andando a sentire musica dal vivo ho anche la possibilità di farmi un'idea su un microcosmo molto interessante e monitorare le sue evoluzioni nel tempo. Potrei limitarmi a farmi i cazzi miei e badare solo alla musica ma sarebbe troppo facile e non ci sarebbe gusto, ed allora osservo con attenzione chi mi sta attorno.
Da quando avevo sedici anni ad oggi è passata molta acqua sotto i ponti e sono cambiate tante cose: ho visto diventare mainstream cose nate per combatterlo, ho visto arrivare al successo gruppi partiti suonando in autentiche topaie, ho visto il pubblico andare in delirio per gruppi che si sono poi rivelati autentiche bufale, ho visto i Subsonica diventare una caricatura. Solo una cosa è rimasta costante e non è mai cambiata: quell'interessante e bizzarro esemplare di appassionato di musica che risponde al nome di neoalternativo. Sono cambiate le mode di riferimento, sono cambiati i personaggi, è cambiato il pubblico ma la specie dei neoalternativi non si è mai estinta.
Ma scendiamo più nel dettaglio. Il neoalternativo é colui che mette l'appartenenza a questa specie sopra a tutto e ne fa un vanto, un motivo di distinzione dalla massa. Non si rende assolutamente conto di essere in realtà totalmente omogeneo alla massa. Ha solitamente un'età compresa tra 16 e 21 anni (ma sono stati riscontrati sporadici casi al di fuori di questa fascia di età) ed affronta ogni situazione concertistica con l'attitudine del qui ed ora, come se il gruppo che si appresta a vedere fosse il migliore in assoluto sulla faccia della Terra. Talvolta addirittura passa tutto il tempo a pogare senza sentire nemmeno una nota di quello che viene suonato, ma tanto per lui basta esserci e poter dire che il gruppo ha spaccato. Concerti mediocri sono da lui percepiti come fossero i migliori concerti della storia, in quanto al solo pensiero di poter vedere i propri beniamini il neoalternativo va letteralmente in delirio e perde ogni barlume di spirito critico. E' un animale che sembra crederci parecchio, vive giorno per giorno il trend in ogni suo aspetto salvo poi saltare sul carro del vincitore appena il trend non é più tale.
Bisogna ammettere poi che anche la tecnologia é dalla sua parte. Internet gli ha fornito la possibilità di fare nuove scoperte musicali e di accodarsi ad altrettanto nuovi trend, ed inoltre da quando tra gli internauti ha iniziato a diffondersi l'usanza di aprire blog in cui si parla (anche) di musica, il neoalternativo ha imparato a fare ampio uso dello strumento del commento anonimo come arma per difendere i propri idoli da post più o meno critici. Non tollera l'ironia e ha l'offesa facile, tanto è nascosto dietro una tastiera e non rischia di prendersi un sacrosanto ceffone.
Quando ho iniziato a vederli in giro, i neoalternativi avevano tutti i capelli in stile Oasis ed ascoltavano britpop, poi da un giorno all'altro tutti hanno tagliato i capelli, li hanno tinti ed hanno iniziato a vestire skate, aggiornando i loro ascolti al punk californiano che allora sembrava la cosa più bella del mondo. Hanno ascoltato ska e mille gruppi tutti uguali, e poi hanno fatto crescere i capelli, hanno fatto un passaggio dal parrucchiere per fare i dread, si sono vestiti Adidas come Jonathan Davis dei Korn ed è venuta l'epoca del nu metal (che allora si chiamava ancora crossover, tanti gruppi mediocri che facevano ombra a pochi gruppi veramente validi). Hanno messo il cappellino di Fred Durst ed hanno ballato Nookie, hanno fatto crescere i capelli ed hanno iniziato ad ascoltare gli Iron Maiden che già esistevano quando loro non erano ancora nati, sono diventati depressi con frangetta ed eyeliner perché l'emo era la loro nuova filosofia di vita. Ad oggi hanno capito che tra la discoteca e il rock non c'è poi così tanta distanza e portare impresentabili felpe fluo non è peccato, ed allora è subito new rave. E' dura da accettare, ma così va la vita e non ci si può fare nulla.
Quale sarà il prossimo trend al quale per ovvie ragioni di età io non parteciperò? Forse condurre la finale del Festivalbar indossando la maglietta della Corona's, ma non è ancora detta l'ultima parola. Si accettano scommesse.

28 novembre 2007

RONALDO LUIS NAZARIO CESARE RAGAZZI DE LIMA IS COMING TO AMERICA

Non è vero che Ronaldo (qui a fianco fotografato con Alberto Gilardino all'uscita dall'allenamento di ieri pomeriggio) stia poi così tanto male con la nuova pettinatura. E' solo che non siamo abituati a vederlo così. Noi che negli anni novanta eravamo soliti vederlo magro, veloce e rasato dobbiamo farci l'abitudine. Sarà dura ma ce la faremo, ne sono sicuro.

E non è neanche vero che se ne va in giro con quella pettinatura per sembrare un panettone o per fare da testimonial ad un centro anti calvizie. Lo fa semplicemente per somigliare all'Eriq La Salle degli esordi, quello che recitò una piccola ma significativa parte in quel capolavoro chiamato Il principe cerca moglie. Un film parecchio trash, un concentrato di buoni sentimenti ed altre ovvietà assortite che viene replicato all'infinito ma che ha sempre il potere di tenerti incollato alla poltrona. Se solo hai il fegato di guardarlo, ovviamente.

Ronaldo ultimamente l'ha visto, ha avuto l'illuminazione ed ha deciso cosa vuole essere da grande.
Una scelta di gran classe, non c'è che dire.

26 novembre 2007

IO VIVO IN MODALITA' RISPARMIO ENERGETICO DA UNA VITA

Dopo aver visto i Wombats venerdì scorso al Covo mi chiedo solo una cosa: come fanno i neoalternativi a pogare con la fotocamera digitale (o al limite, con il cellulare) in mano? Già riuscire a pogare con così tanta veemenza anche quando non ce ne sarebbe assolutamente bisogno è da campioni, ma per compiere prodezze del genere bisogna sicuramente avere molta incoscienza, altrettanta destrezza e un provvidenziale senso dell'equilibrio. O magari bisogna solo essere ubriachi fradici, anche perché solo se si ha troppo alcool in circolo non ci si rende conto che fare foto in situazioni così precarie è perfettamente inutile: vengono tutte mosse e (potenzialmente) cestinabili, dei veri e propri obbrobri in formato jpeg. Probabilmente però comportarsi così riesce a trasmettere allo sbarbato una sensazione di ribellione a basso costo (garantendo oltretutto il privilegio di poterlo raccontare in giro il giorno dopo) e quindi la qualità dello scatto finisce per passare nettamente in secondo piano, travolta da una sensazione più che da un'idea sensata.

Comunque, quello dei Wombats è stato davvero un bel concerto. Facce da bravi ragazzi che spesso esagerano con l'alcool e saltuariamente fanno uso di droghe leggere, hanno una precisione e una perizia tecnica che non ti aspetti da un gruppo del genere. Non fanno assolutamente nulla di nuovo (per la cronaca, classico power-pop con ritmi molto spesso in levare), ma sono divertenti e coinvolgenti, non annoiano e fanno muovere il pubblico pagante, che gradisce ed osserva quantomeno con il sorriso sulle labbra. Il che, al giorno d'oggi, non è poco. Dopo una manciata di singoli e un unico full-lenght alle spalle, è presto per dire se saranno grandi o se rimarranno un gruppo da un disco e via, ma la strada imboccata è quella giusta e se sapranno rendere la loro scrittura più duttile ed eterogenea in futuro si sentirà molto parlare di loro. Ad ogni modo, si prega solo di evitare i momenti Trl che hanno fatto sfoderato a Bologna: far salire sul palco alcuni neoalternativi per cantare e ballare Party in a Forest può risultare esaltante agli occhi di un under 18, ma superata quella fascia di età situazioni del genere cominciano ad essere percepite come tristi ed imbarazzanti, e ciò può risultare controproducente. Io li ho avvertiti, poi ci guarderanno loro.


Invece, di neoalternativi neanche l'ombra sabato scorso all'esibizione bolognese dei Fujiya & Miyagi da Brighton, Gran Bretagna. Troppo cerebrali e complicati per chi cerca l'esibizione da qui e ora, troppo poco appetibili per chi è perennemente all'inseguimento dell'ultimo trend che tra poco non sarà più tale. Peccato perché ci sarebbe stato molto da imparare, visto che i Fujiya & Miyagi hanno suonato semplicemente da paura. Legna di gran classe, per il corpo, le gambe e la mente, una roba che chiudevi gli occhi e ti sembrava di sentire suonare i Joy Division a Colonia nel 1972 oppure i Neu! ad Ibiza nel 1988.

Sono in tre (basso, chitarra/voce e synth/drum machine/diavolerie assortite) e quello che ti stupisce è l'assoluta compostezza che mostrano sul palco: suonano divinamente e sono travolgenti, ma sembrano esserne imbarazzati e mantengono sempre un certo contegno e tanta signorilità. Rispetto a quanto sentito su disco, dal vivo suonano più diretti e un tantino meno krauti, ma la differenza non si nota, visto che mentre li ascoltavo mi capitava ugualmente di perdermi nel vortice dei loro riff ripetuti ad oltranza: musica per gettare la mente oltre l'ostacolo. Hanno riproposto quasi per intero lo stupendo Transparent Things più una manciata di inediti di assoluto valore (segno che i ragazzi sono assai intelligenti e continuano a crescere senza adagiarsi sugli allori) ed hanno vinto, senza nemmeno bisogno di ricorrere a momenti Trl per ingraziarsi il folto pubblico. Per quanto mi riguarda, uno dei concerti definitivi dell'anno.
Mi inchino a loro.

23 novembre 2007

SCENE DA UN MERCIMONIO

"Ho spiegato al presidente Berlusconi le ragioni per le quali non aderisco al nuovo partito". E così, con un improvviso scatto di dignità, Nando Adornato decide di non aderire al nuovo Partito del Popolino Basso. Un uomo che è stato tutto e il contrario di tutto, ex di mille partiti ma soprattutto ex persona, ha deciso di cambiare ancora una volta le carte in tavola. Con un colpo da maestro (del trasformismo) ha spiazzato tutti, compreso il suo datore di lavoro che voleva destinare il buon Nandino ad un ruolo di prestigio.
E ora che ne sarà di lui? Non deve essere facile trovarsi in una situazione del genere, ma sono sicuro che mantenendo la sua solita flemma riuscirà ad uscirne più forte di prima. Senz'altro c'è un altro partito da fondare, un altro spazio da occupare, altra visibilità da conquistare lottando con il coltello fra i denti. La sua coerenza sta nell'essere incoerente, senza pudore alcuno. Un idolo.

Diamogli tempo e fiducia, saprà regalarci altre soddisfazioni.

PRETEND YOU'RE INVINCIBLE AND NO ONE / CAN SAVE YOU FROM YOURSELF

Capelli pettinati con la pece, Lanfranco Pace pigrecomezzi, il predellino suona sempre due volte, il giornalismo all'americana che sublima in giornalismo all'amatriciana, la menzogna diventa realtà, il contradditorio questo sconosciuto, domande scomode accomodate, oltrepassare la soglia del ridicolo, l'ultimo comunista nel senso sovietico del termine, il blocco liberale che si sblocca, la tribù delle libertà.

In poche parole, Silvio Berlusconi intervistato da Giuliano Ferrara ad Otto e Mezzo. Un'esperienza a tratti psichedelica.

Ho addirittura il sospetto di aver visto apparire per pochi istanti il presidente venezuelano Chavez, ma forse era solo un messaggio subliminale.

21 novembre 2007

COSTANTINO VITAGLIANO LO STALLONE ITALIANO

Viaggiando in macchina mi capita spesso di vedere cartelloni pubblicitari come questo, ed ogni volta inorridisco. Passi per l'abbigliamento (anche se avessi pettorali del genere non mi vestirei così nemmeno sotto tortura), ma quella pettinatura proprio no. Non si affronta.

Le ciocche di capelli che scendono in quel modo sulla fronte non le vedevo da almeno dieci anni. Se solo Costantino avesse il coraggio di ossigenarle sarebbe identico alla Ginger Spice degli esordi.

Diciamocela tutta: se lo facesse sarebbe fantastico. Tutti si scorderebbero di quanto è truzzo, e talmente tanta gente accorrerebbe ad acquistare i capi d'abbigliamento da lui pubblicizzati che ci sarebbe da transennare i negozi per evitare incidenti. Sono sicuro che l'economia ricomincerebbe a girare a meraviglia grazie al prodigioso incremento delle vendite.
Costantino, la svolta platinata è dovuta. Fallo per il tuo paese.

19 novembre 2007

REPETITA IUVANT

IO CHIEDO AI MIEI CAPELLI DI DARMI LA CONFERMA / CHE ESISTO / E RAPPRESENTO QUALCOSA / PER GLI ALTRI

Proprio nel giorno in cui Silvio Berlusconi raccoglie (5)7 milioni di firme e dal nulla fonda un nuovo partito, Vanna Marchi ricomincia da capo aprendo un centro estetico.


Una curiosa coincidenza, non c'é che dire.

TESTE VUOTE OSSA ROTTE

Non ho mai imparato a fare le capriole, però mi sarebbe sempre piaciuto affrontare la vita in questo modo. Ho visto per caso il video, ed ho capito tutto.



The Pyramids - Hunch Your Body, Love Somebody

16 novembre 2007

UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI

"Per finire facciamo i nostri migliori auguri a Max, nella speranza che ci regali altri pezzi da ricordare. Magari per altri 40 anni."

Io purtroppo non sono riuscito ad andare, ma pare che mercoledì scorso Max Pezzali abbia messo a ferro e fuoco la solitamente tranquilla città di Ferrara. Un grande concerto, nel quale il sommo poeta ha festeggiato i suoi quarant'anni spegnendo le candeline e cantando subito dopo Gli anni. Da brividi.

Per dare l'idea della portata storica dell'evento, al concerto sono pure nati grandi amori (platonici) e qualcuno ha aperto un blog per celebrarli. Non ci posso credere.
E' mancato il tanto atteso ritorno di Repetto, è mancata la legna, ma avrei tanto voluto esserci per farmi quattro risate alle spalle di un uomo che è vecchio da una vita.

LA SPALLATA AL RALLENTATORE

Puntuale come i fantasmagorici retroscena di Augusto Minzolini (alias l'Amico Minzo) su La Stampa, arriva la notizia dell'annullamento del concerto dei Super Furry Animals al Covo.
Bel colpo, non c'è che dire. Soprattutto in considerazione che è saltato alche il tour dei Go! Team, e quindi domani sera niente concerto.
Di conseguenza tutti a nanna che al mattino ci si sveglia di buon ora e si fanno quattro risate leggendo l'ennesimo capolavoro dell'Amico Minzo. Un giornalista dalla schiena dritta, un vero e proprio eroe moderno che quando scrive ti sembra di sognare.
Definirlo Mr. Fantasy non sarebbe fuori luogo. Applausi.

13 novembre 2007

NON C'E' RELIGIONE PER LE CARAMELLE

Quando ero piccolo c'erano anche le caramelle salate.
Non so se al giorno d'oggi esistano ancora, ma all'epoca venivano vendute durante il periodo di Carnevale ed erano un divertente scherzo da fare a tutti i bimbi creduloni. Consistevano in caramelle che sembravano in tutto e per tutto le classiche Sperlari ma che avevano un ripieno decisamente salato, e nelle intenzioni di chi le aveva inventate avrebbero dovuto provocare il disgusto in chi si trovava suo malgrado a mangiarle. Io le compravo tutti gli anni e regolarmente riuscivo a rifilarne parecchie in giro, ma ogni tanto ne mangiavo qualcuna di mia spontanea volontà. Non so quali danni abbiano prodotto in seguito, ma allora trovavo che fossero molto buone.
Ciò che me le faceva gradire così tanto era il contrasto tra la dolcezza dell'esterno ed il salato del ripieno, e sentire gli Asobi Seksu dal vivo venerdì scorso mi ha trasmesso esattamente la stessa sensazione che provavo quando le mangiavo. Preceduti dai romani Sea Dweller (molto bravi, suonano come qualcosa a metà strada tra gli Smashing Pumpkins, i My Bloody Valentine e la maionese fatta in casa), gli Asobi Seksu hanno dato vita ad un bel concerto, coinvolgente dall'inizio alla fine. Dal vivo suonano più ruvidi che su disco, la magnifica voce della cantante Yuki Chikudate ben si lega allo shoegazing duro e puro suonato dalla band e ci si rende ben presto conto di come il contrasto tra le esplosioni chitarristiche e la dolcezza delle linee vocali sia il loro vero punto di forza. Proprio come nelle caramelle salate, percepisci prima la parte dolce, la assapori e te la gusti. Poi viene la durezza del sapore salato, la sensazione diversa dal solito. E lì puoi decidere se fermarti o continuare a scoprire il sapore nuovo. Un gruppo del genere può non piacere a tutti, ma se piace lo fa per davvero. Ti fa perdere il contatto con chi ti circonda, ti lascia inchiodato, incapace di reagire alle aggressioni chitarristiche, perso nel vortice dei tuoi pensieri che si fanno via via più palpabili, come se seguissero l'intensità della musica sospesa nell'aria intorno a te. Un bellissimo stato mentale provocato da bellissima musica.
Mi sa che da piccolo ho esagerato con le caramelle salate. Avrei dovuto drogarmi come fanno tutti quanti.

UN SALUTO AGLI AMICI DELLA CASSETTINA

Rispondo volentieri a questo invito di Manq e pubblico una assolutamente incompleta classifica di quindici-brani-quindici che sono stati importanti per me negli anni novanta e che raccontano come ho vissuto quell'epoca. L'ho redatta senza nessun criterio particolare, ho solamente seguito l'istinto (ed i ricordi). Leggendola mi viene quasi nostalgia dei novanta, anni importantissimi per tanti motivi ecc ecc.
Ma ora stop alle chiacchiere da bar.
Ecco la classifica, in rigoroso ordine casuale:

Red Hot Chili Peppers – Soul to Squeeze
2 Unlimited – No Limit
Nirvana – Smells Like Teen Spirit
Soundgarden - Black Hole Sun
Ice Mc – Think About The Way
De Lacy – Hideaway

Phoenix - If I Ever Feel Better
Paolino Paperino Band – Extracomunitario
Snapcase - Caboose

Nofx – Linoleum
Underworld – Born Slippy
White Town – Your Woman
Incubus – Summer Romance (Anti-Gravity Love Song)
Max Gazzé & Niccolò Fabi – Vento d'estate
Bran Van 3000 – Drinkin' in L.A.

Non so dietro a questa storia dell'invito di Manq si nasconda una di quelle famigerate catene, ma mi piace crederlo. E mi piace anche conoscere le opinioni altrui. Per questo motivo quindi giro l'invito a Zonda, Onanrecords, Disorder, Trentesimo, Icepick, Matte, Lollodj, Nonsischerzapiù, Batteria Ricaricabile, Stranigiorni, Felson, Bluto, Goldo, al Prete Messicano, agli Sciampagnini e comunque a chiunque si trovi a passare di qua e giudichi interessante (e non molesta) un'iniziativa del genere.

08 novembre 2007

SARA' IL CARISMA DI A.C. SLATER AD ORGANIZZARE LA FILA

Lo confesso: in un lontano passato (che poi tanto passato non é) sono stato un grande fan dei telefilm che venivano trasmessi al pomeriggio su Italia Uno. Il berlusconismo fortunatamente non mi ha mai colpito ma ho passato parecchie ore della mia vita a guardare con gusto quei piccoli spaccati di vita adolescenziale provenienti dall'America, e pensandoci bene non me ne vergogno. Presi con la giusta dose di ironia e leggerezza quei telefilm si sono rivelati parecchio formativi, anche se non so dire con precisione quale sia il beneficio che hanno apportato alla mia personalità. Sono stati importanti e basta. O semplicemente sono io che sono diventato grande, con tutto ciò che ne consegue.
Non ero uno di quelli che non perdevano una puntata, ma li seguivo spesso. Ripensandoci a mente fredda e lasciando affiorare ricordi rimasti a decantare per poco più di un decennio, trovo che molti di quei telefilm possano essere ancora attuali, o per lo meno più adeguati all'oggi che a quei (bei) tempi andati. L'unico telefilm che esce in maniera netta da questo schema è il fantastico Bayside School, e per questo motivo io lo considero senza ombra di dubbio il telefilm simbolo di quell'epoca.
Sarebbe troppo facile dire Beverly Hills 90210, ma in fondo ancora oggi d'estate viene replicato e poi i protagonisti (chi più e chi meno) hanno avuto un proseguimento di carriera (con esiti a volte imbarazzanti, come nel caso di Brian Austin Green e del suo terribile primo disco, che giustamente fu un flop colossale). Super Vicky non vale, perché non è vero che Jamie Lawson era interpretato dal piccolo Billy Corgan e poi quel telefilm è anni ottanta: già allora era una replica, un fondo di magazzino rispolverato per riempire un vuoto di palinsesto tra le 18:30 e le 19. Baywatch è andato in onda per troppo tempo e c'era l'immarcescibile David Hasselhoff, e poi Pamela Anderson è assolutamente ottanta perché è siliconata ed ha l'abitudine di frequentare solo metallari. Willy il principe di Bel Air ha lanciato in Europa Will Smith, che negli Stati Uniti era già un rapper famosissimo ma da noi non era un emerito sconosciuto, e visto che Will Smith è tutt'ora un divo il telefilm è di diritto attualissimo. Vale lo stesso per 21 Jump Street: non se lo ricorda proprio nessuno ma ha lanciato un ancora imberbe Johnny Depp, e per questo non può essere rappresentativo.
E quindi il telefilm definitivamente anni novanta é Bayside School. Un telefilm parecchio divertente, che però non viene più replicato. Nessuno se ne ricorda più, nessun personaggio è entrato nell'immaginario collettivo, nessun attore ha avuto un proseguimento di carriera eclatante. Mario Lopez si è ridotto ad una piccola parte in Beautiful, Elizabeth Berkley fu la memorabile protagonista del superflop Showgirls (film in cui, pur recitando nuda per tre quarti della durata, continuava a sembrare vestita tanto scarsa era la sua espressività: in poche parole non ci facevi caso perché sembrava di cera) ma poi si è totalmente volatilizzata nel nulla, Tiffani Amber-Thiessen ha avuto una parte in un ormai agonizzante Beverly Hills 90210 poi stop, mentre gli altri protagonisti risultano non pervenuti. Ogni personaggio è uno stereotipo (memorabile l'ultra-nerd Schreech), le vicende narrate sono quelle tipiche dell'epoca e a ripensarci risultano surreali nella loro ingenuità, così come surreali sono gli abbigliamenti e le acconciature dei giovani attori. Roba che adesso non è assolutamente più proponibile, anche se allora avevano pure lanciato sul mercato l'album delle figurine ispirato a quella serie.
Bayside School è un telefilm da qui e ora, che ha avuto i suoi quindici minuti di popolarità e poi è caduto nel dimenticatoio, che solo allora ha avuto un senso compiuto e proprio per questo è da considerarsi il telefilm simbolo di quei tempi. Tempi in cui con sei ragazzini alle prime armi, sfondi di cartapesta ed un budget di pochi soldi ci facevi un telefilm che piaceva quasi a tutti.

Ora invece a monopolizzare i pomeriggi televisivi ci pensano i tronisti di Maria De Filippi, e questo paese sta letteralmente andando a puttane.

VELTRONI, ANCHE BOBO VA MESSO NEL PANTHEON


"Hai fatto la scelta migliore. Io invece mangio come un malato, mangio come un morto: hamburger, due fette di bresaola, insalata scondita, acqua liscia. Devo mangiare così se no divento cento chili. Di mio mangerei fish’n’chips tutti i giorni, andrei fisso da McDonald’s, berrei decine di lattine di coca."
Christian Vieri é tornato in forma smagliante. Vive in campagna, va agli allenamenti in treno, é fidanzato e non va più in discoteca. Ha pure ripreso a segnare.

L'ho sempre detto che Bobo vota a sinistra.

07 novembre 2007

PARAPIGLIA / SCATTA IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA

Oliviero Diliberto é un vero fuoriclasse. La sua felicissima uscita sulla salma di Lenin, una perla pronunciata in occasione di un viaggio a Mosca ("La mummia di Lenin? Se la Russia non la vuole potremmo portarla a Roma"), é riuscita in un sol colpo a scatenare le sdegnate reazioni di Maurizio Digggitale Terrrrestre Gasparri, del sempre brillante Luca Volontè e addirittura di tale Sergio Boschiero, segretario dell'Unione Monarchica Italiana, che ne ha approfittato per reclamare a gran voce degna sepoltura in Italia per "i nostri re e le nostre regine, tuttora sepolti in terra straniera".
Un vero e proprio parapiglia, con scambi di accuse molto pesanti (Volontè arriva ad insinuare che l'uscita di Diliberto sia dovuta all'abuso di vodka moscovita, Diliberto ribatte alle accuse ricordando a Volontè lo scandalo di Cosimo Mele) ed uno splendido Gasparri che riesce a sbrogliare in extremis la situazione, facendo sfoggio della solita classe ("Comunque è davvero triste avere personaggi così squalificanti per il nostro paese che girano nel mondo").
Nemmeno la mente politica più geniale del mondo avrebbe potuto immaginare qualcosa del genere. Qui si va ben oltre i limiti dell'umana immaginazione.
Tutto questo succede in Italia, nell'anno 2007. Ma è come se fosse il 1957.

06 novembre 2007

GRANDE SPINTA SULLA FASCIA DESTRA

Vorrei tranquillizzare tutti coloro che continuano ad arrivare a questo blog cercando notizie su Umberto Previti, il mio vero idolo calcistico. Umbertino è un grandissimo portiere, e non è assolutamente raccomandato dal suo caro papà Cesare Previti. Ha grandi mezzi tecnici e sicuramente merita il posto alla Lazio. Anzi, meriterebbe una squadra più importante e, perchè no, la nazionale. Il tempo gli darà ragione e farà tacere le malelingue. Ormai è pronto per una gloriosa carriera, e queste intercettazioni stanno lì a testimoniarlo. Voglio sottolinearlo ancora una volta: chi pensa il contrario è il solito comunista che vede sempre tutto negativo e scende in strada a spaccare bancomat e vetrine.
Abbiamo la fortuna di essere al cospetto del nuovo Ragno Nero, dobbiamo solo esserne fieri.

Umberto sei tutti noi.

IL CALCIO E' UN GRANDE RITO CHE DEVI RISPETTAR


A volte anche gli ultras sanno essere geniali.
(Thanks to Enrico)

01 novembre 2007

GIMME GROWL

Povera Britney Spears. Non paga della figuraccia agli Mtv Music Awards e delle ultime polemiche innescate dalla Catholic League di New York (che con grande destrezza verbale l'ha addirittura accusata di essere una "peccatrice impenitente" che farebbe meglio a "rinchiudersi in una capanna nel bosco per pentirsi dei suoi peccati"), ha pensato bene di promuovere il suo ultimo singolo Gimme More con un video letteralmente terrificante.
Chiaroscuro forzato, primi piani in evanescenza, scarsa coordinazione nei movimenti, capelli plastici, calze smagliate, colori distorti, cellulite in aumento, chili di troppo ed effetto Mick Hucknall[*] per cercare disperatamente di mascherarli: in poche parole, il video é inguardabile. Peccato, perché la canzone è bella (o quantomeno fa la sua figura se confrontata con le ultime cose che la Spears ha proposto). Purtroppo é chiaro che quando un personaggio ha già intrapreso il viale del tramonto la tecnologia moderna non può più far nulla per salvarlo. Non si scappa.
A dire il vero però non riesco proprio a capire una cosa: perché nel ritornello della canzone il controcoro altro non é che una voce che pronuncia la parola "more" servendosi della tecnica del growl, in puro death metal style? Non ne riesco proprio a comprenderne l'utilità. Si poteva mettere qualunque cosa, ma non quello. Non c'entra nulla.
Ma forse Britney non é colpevole per questa lieve imperfezione. Quasi sicuramente quel growl é di natura divina, ed é piovuto dal nulla per disturbare e punire la peccatrice impenitente.

[*] effetto Mick Hucknall: utilizzato da almeno dieci anni nei video dei Simply Red, é un particolare tipo di effetto visivo che consiste nello "stirare" in altezza l'immagine al fine di far apparire il cantante Mick Hucknall (un po') più magro. Questo effetto ha il pregio di camuffare obesità e imperfezioni varie, ma ha il grottesco difetto di rendere oblunghi gli altri protagonisti del video. Nonostante ciò, la tecnica visiva ha però fatto scuola ed è stata negli anni utilizzata da altri artisti in momentaneo declino psicofisico.

I BELIEVE I CAN FLY

Ormai è passato un mese dalla fine del Ferrara Balloons Festival e sulla città é scesa la nebbia, una fitta nebbia che se ne andrà definitivamente in Marzo.

Nell'attesa che tutto passi, guardando queste foto mi sembra di volare.

30 ottobre 2007

IL TEMPO DELLE MELE

Mi sono talmente divertito sabato scorso al concerto dei Bonde Do Role che all'uscita avrei solo voluto mangiare un fritto misto con contorno di patatine e maionese ed addormentarmi sereno. Gran bella serata e gran bel gruppo.

(thanks to Ciccsoft)

ANTICOMUNISMO A GETTONE

"Staneremo uno per uno i fedeli amici di Lenin e dei suoi gulag."

Spesso la smania di voler piacere a Zio Silvio a tutti i costi finisce per generare autentici mostri, come ad esempio la proposta di legge di riforma costituzionale ad opera del sempre valido Luca Volontè, una proposta che vorrebbe introdurre nel nostro ordinamento il reato di "apologia di comunismo".

Una proposta talmente demenziale che non riesco nemmeno a scherzarci sopra. E' perfetta così.

Volontè grazie di esistere.

CENTO! CENTO! CENTO!

"Ma perchè invece di offendere gruppi che non vi piacciono non parlate d'altro che fareste meglio??? e poi non capisco che cazzo di noia vi dia se uno ascolta i Queen e basta x 20 anni di fila..saranno affari suoi????"

Il prezzo è ok per il signor Freddienelcuore, che ha lasciato il centesimo commento al mio post sui Queen.

Sono soddisfazioni.

27 ottobre 2007

IO C'ENTRO, PORNO TU

Fino a qualche giorno fa non avevo mai sentito parlare di Francesco Bosi dell'Udc. Credo si tratti di uno di quei deputati che rimangono nell'ombra per l'intera durata della legislatura ma che in determinate circostanze riescono finalmente (e meritatamente) nell'impresa di salire alla ribalta, rimangono sulla bocca di tutti per qualche giorno e poi ricadono nell'anonimato.
Nel suo caso, ciò che ha permesso di accedere i riflettori su di lui è stato il fatto che ha avuto il coraggio di proporre un'interrogazione urgente al Governo riguardante le partite di coppa Uefa della Fiorentina, trasmesse (a pagamento) sul digitale terrestre dall'emittente Conto Tv. Detta così senza spiegare il resto verrebbe immediatamente da dire che ci sono problemi ben più gravi di cui occuparsi e che non ha senso stare in Parlamento a parlare della Fiorentina in un momento del genere, ma Bosi adduce solide ragioni a sostegno di questa sacrosanta interrogazione.
A suo dire infatti, dato che il canale è caratterizzato dalla trasmissione di film per soli adulti, la trasmissione delle partite diventerebbe un veicolo per propagandare la pornografia, rischiando oltretutto di turbare i minori e comunque violando le leggi a loro tutela. Chiede quindi al Governo di “introdurre norme chiare che inibiscano alle società sportive la cessione dei diritti televisivi a certe emittenti tematiche, che non hanno nulla a che fare con lo sport e i suoi valori”, anche a costo di assumere “iniziative energiche presso le autorità nazionali e l'Uefa”. Una vera e propria campagna di moralizzazione in barba alla libertà di mercato, detto oltretutto da un esponente di uno schieramento politico che si autodefinisce Casa delle Libertà e che accusa l'altra parte di essere pericolosa ed illiberale. Non so se ridere o piangere. Tra l'altro, mi sforzo parecchio ma non riesco proprio a capire cosa al giorno d'oggi si possa rubricare alla voce “valori dello sport”.

Ecco quindi il colpo di genio che verrà ricordato negli anni a venire: i veri problemi del calcio non sono più la violenza negli stadi, il costo eccessivo dei biglietti oppure il fatto che ormai sia diventato finto come il wrestling e che sia sparita ogni genere di poesia. Il problema principale per Bosi è che dopo la partita vengono trasmessi film porno e qualcuno può anche decidere di guardarli. Il ragionamento da lui fatto è molto semplice ed immediato: dato che il costo di ogni gara è di 5 euro e la scheda prepagata ne costa 10, i 5 euro di differenza devono per forza essere utilizzati per guardare un film. Nel paese delle ardite semplificazioni mentali pensare che possano essere usati per guardare la partita di ritorno è troppo.

E' tanto che non seguo più il calcio, qualcosa che a mio avviso da almeno una decina di anni ha perso ogni minima forma di credibilità: semplicemente, trovo che non sia più uno sport ma una macchina da soldi in grado di fagocitare qualsiasi cosa pur di aumentare i profitti. A volte addirittura mi stupisco di come possa essere possibile che una buona fetta degli italiani viva per il calcio e per tutto quello che ruota intorno ad esso. Gente che discute e litiga per il risultato di una partita senza rendersi conto che i problemi veri sono ben altro. Il calcio è il vero oppio degli italiani.
Però quando sento cose come quelle dette dall'Onorevole Bosi mi viene voglia di tornare a provare di appassionarmi, anche solo per reagire al modo in cui gente come lui interpreta il concetto di libertà. Ho maturato quindi la decisione di tifare d'ora in avanti per la Fiorentina, compagine che sosterrò con molta signorilità e senza farne una fissazione. E' una bella squadra, ha un allenatore e molto intelligente, e soprattutto schiera tra le sue fila il grande Bobo Vieri, un personaggio che mi sta parecchio simpatico e che non ha certo bisogno di guardare film porno.
Quindi, d'ora in avanti forza Viola e forza Bobo.


Una cattiveria gratuita: viene facile da sospettare che il vero fine ultimo di Bosi sia quello di evitare che lo spettatore si trovi nella stessa imbarazzante situazione in cui finisce il protagonista di Porno tu della Paolino Paperino Band, una delle band italiane più intelligenti di sempre.
La famiglia va difesa non solo con il Family Day ma anche con interrogazioni come questa, che vogliono evitare a tutti gli uomini che guardano una partita di pallone l'onta di scoprire propri cari nelle vesti di protagonisti di film a luci rosse. Le attrici di quei film dopo tutto sono mamme, zie, sorelle e figlie di qualcuno, e quel qualcuno potresti esser proprio tu.