29 agosto 2008

FRANCESCO RUTELLI, PROFESSIONE IETTATORE

È stato già detto praticamente tutto sulla Convention di Denver in cui Barack Obama ha accettato di essere il candidato dei Democratici alle prossime elezioni presidenziali americane. Discorso storico, nuova promessa, rinascita, ri-cambiamento, il migliore, trionfo, cambiamento, incoronazione, scenografia ultrakitsch (ma ogni tanto ci vuole), convince ma non vince, vince ma non convince.
Solo una cosa purtroppo è stata taciuta: nella delegazione del nostro Partito Democratico inviata a Denver per assistere al grande evento c'era pure il noto liberal Francesco Rutelli, l'uomo che sa come far vincere la sinistra italiana e che soprattutto sa come tenere a bada certi poteri forti.
Ripeto: c'era pure Rutelli, ed io comincio a temere il peggio.
Se vince McCain è solo colpa sua.


27 agosto 2008

UNA STORIA ITALIANA

A volte capita che un prestigioso settimanale americano dedichi un articolo al Nostro Magnifico Governo contenente lodi sperticate per l'autentico miracolo compiuto nei primi cento giorni di attività. E via con i complimenti per come è stata gestita l'emergenza rifiuti a Napoli, per come è stata affrontata la questione sicurezza, per come si è resa governabile una nazione da sempre ingovernabile ecc. ecc. Un'articolessa che più che un pezzo giornalistico è un osanna alla bravura di Zio Silvio. I più coraggiosi direbbero che è roba da socialismo reale, ma io che non voglio querele tra il serio e il faceto dico che è roba da Italia 2008, dobbiamo solo farci l'abitudine.
E a volte capita che questo articolo sia stato scritto da tale Jacopo Barigazzi, giornalista italiano che a quanto pare collabora con Newsweek. Il problema è che qualcuno (Furio Colombo, per la precisione) si è accorto che cercando in rete notizie su di lui non si trova niente di niente. Anzi, qualcosa si trova, ma solo notizie su un suo omonimo vissuto nel '500 autore di importanti trattati medici. Un personaggio che nulla c'entra con il collaboratore di Newsweek, insomma. E facendo ricerche presso agenzie giornalistiche, Ordine dei Giornalisti e cazzivari non si trova nessuna informazione su di lui.
Il mistero si infittisce. Esiste o è un bot manovrato dai servizi segreti (o da Daniele Capezzone, ex radicale ora sempre pettinato portavoce di Forza Italia – partito che credevo che non esistesse più ma che invece evidentemente esiste ancora, visto che ha il buon Daniele come portavoce)? Perché a seguito della denuncia di Colombo sono come per magia apparse in rete le più svariate informazioni su Barigazzi? Ma soprattutto perché Newsweek per parlare di Italia si è affidato ad un collaboratore italiano che non si sa se sia residente negli Stati Uniti, corrispondente dall'Italia, corrispondente dal satellite dal quale dovrebbe trasmettere Rete4 o semplicemente l'Agente Betulla mascherato?
I quotidiani di casa Mediaset (ma non solo) ovviamente stanno massacrando il povero Colombo, Newsweek ha tentato una imbarazzante difesa che sa tanto di coda di paglia e L'Unità ha risposto definendo i dARI come qualcosa che suona come una via di mezzo tra i Bee Hive e i Finley. Ovviamente questa impagabile definizione ha fatto vincere la sfida a L'Unità anche se ha mandato via il direttore Antonio Padellaro.
E anche se poi Barigazzi è uscito allo scoperto per dimostrare che esiste davvero ed ha sete di rivincita.

25 agosto 2008

THE NIGHT OF THE LIVING DORKS

Il rock è morto, viva i Jonas Brothers che si spacciano per un gruppo rock ma compongono colonne sonore per i film della Disney e soprattutto fanno da spalla ad Avril Lavigne nel suo ennesimo megatour europeo!
Due giovanissimi fratelli ed un terzo incomodo, tre dischi in tre anni (tanto mica li scrivono loro), grande musica e soprattutto gossip a volontà per un gruppo di dannati del rock la cui più grande trasgressione è sniffare un paio di righe di Orzo Bimbo ciascuno appena prima di salire sul palco, luogo ove la loro Arte trova il massimo sfogo e manda in delirio migliaia e migliaia di giovanissimi fan americani (ma anche italiani, visto il buon seguito che purtroppo stanno iniziando ad avere anche da noi).
Musicalmente (ed esteticamente) ricordano qualunque cosa abbia avuto successo negli ultimi dieci anni: Blink 182, Renzo Bossi, Good Charlotte, Don Spritz, Justin Timberlake, My Chemical Romance, George W. Bush, la sigla di McGyver, Eagle Eye Cherry, gli Hanson, Giacomo Crosa, gli Strokes, tutto proposto senza soluzione di continuità a seconda di cosa possa far più comodo e possa garantire maggiore visibilità. Dunque, la versione teen-rock di Francesco Rutelli, potenzialmente il gruppo preferito di ogni giovane bianco repubblicano, roba che se la passano in tv ti fa venir voglia di sfasciare lo schermo e denunciare i vertici di Mtv Italia per attentato alla sanità mentale dei tanti giovani italiani ingenui ed indifesi che finiranno per cascarci. Si vantano di essere felicemente single e di indossare tutti e tre gli anelli di purezza come simbolo della loro castità, però poi si fanno beccare a portarsi in camerino le tipe e fanno brutta figura di fronte al mondo (per giunta il maggiore dei tre vorrebbe una ragazza che si accontenti anche solo di parlare al telefono e che non gli chieda di esserci sempre, dunque la frittata è fatta e non possono che coprirsi il capo di cenere e sparire per un po' di tempo, sennò le loro fans potrebbero offendersi). Dei veri geni, gente che non ha fatto un secondo di gavetta ma si è trovata catapultata senza nessun merito nel pericoloso mondo del successo musicale, gente che farà la fine di Britney non appena si renderà conto che il mondo esterno è più duro della realtà ovattata in cui ha sempre vissuto.
Solo una cosa potrebbe salvarli da questo triste destino: vedere al più presto un film del calibro di Maial Zombie – Anche i morti lo fanno. Una parodia-horror di grande portata culturale, un vero e proprio film generazionale che ha come sua unica colpa un titolo orribile (il titolo originale è The Night of the Living Dorks), roba talmente brutta e trash da risultare bellissima. Tre giovani nerd tedeschi si ritrovano trasformati in zombie senza nemmeno sapere il perché, e ciò che viene di seguito sono solo gags irresistibili e colonna sonora a base di gruppi hc-mel tedeschi. La scena in cui uno dei protagonisti perde una importante appendice anatomica durante un incontro amoroso con la ragazza dei propri sogni vale da solo il prezzo del biglietto (e/o la fatica fatta per scaricare il film). “Dai, vieni, fammi vedere di cosa sei capace..." Zac! "Ehi, ma ti è caduta una palla!". "Ops...": la stessa cosa che probabilmente succede ai Jonas Brothers quando si portano le groupies in camerino e fanno fumare loro latte in polvere ed omogeneizzati della Plasmon.
I Jonas Brothers sono infatti tre zombie nelle mani dell'industria musicale, ma vedere Maial Zombie potrebbe far capire loro come vanno le cose e, perché no, convincerli che sarebbe meglio che si ritirassero dalle scene per sempre e si godessero le vagonate di soldi fin qui estorte senza pudore a migliaia di fan che non hanno colpa alcuna. Qualcuno ne regali loro una copia ciascuno, per favore.

I SOGNI SON DESIDERI, LA-LA LA-LA LA-LAAAH

Il nome potrebbe trarre un inganno, ma l'idea è di quelle che lasciano il segno. L'Associazione Accendi un sogno per Vittorio non è un'associazione che si propone di mettere in ogni città un pupazzo a grandezza naturale di Vittorio Feltri al fine di permettere ad ogni cittadini di sfogare contro di lui la propria rabbia ed insoddisfazione (sia chiaro che dicendo il nome Vittorio Feltri non mi riferivo di certo al suo quasi omonimo Littorio Feltri, giornalista-pupazzo e direttore di Libero), ma è un'associazione di tipo socio-umanitario che si propone di organizzare eventi quali tiratissimi concerti, avvincenti gare sportive, contest di destrezza ed agilità, nobilissime opere di beneficenza et altre divertenti cosucce che possono attirare i giovani d'oggi. Il tutto a cura di Vittorio D, che incidentalmente è pure il bassista dei muscolosi Tonight, We Dance! (una band che si definisce autoscontri-core e per questo non può che starmi parecchio simpatica).
Nobilissima iniziativa, dunque. Da sostenere in ogni modo e con ogni mezzo possibile, ad esempio mettendo YouPorn come homepage nel proprio pc (io ovviamente non lo farò perché come homepage ho già il blog del Partito Comunista delle Libertà, ma compiere un gesto del genere sarebbe doveroso), inviando foto oppure inserendo nel proprio profilo MySpace il logo dell'organizzazione, un vero e proprio feticcio per ogni nerd da cameretta che passa le ore più felici e spensierate della propria vita davanti al laptop.
E non è goliardia, è molto di più. È solidarietà, è sostegno, è incoraggiamento (anche solo tramite un obolo fotografico estorto prima o dopo un concerto) a chi vive a testa alta la propria situazione di precarietà sessual-affettiva.
Massimo rispetto e massimo sostegno. Aiutiamolo ad accendere un sogno.

21 agosto 2008

COSTRETTI A SANGUINARE

883. Un gruppo importantissimo nella storia della canzone italiana, due ragazzi come tanti che però hanno saputo sparigliare le carte per il solo fatto di essere riusciti a parlare ai giovani con il linguaggio dei giovani, entrando di conseguenza nel cuore di milioni di italiani e cambiando per sempre la loro vita. Con i loro primi due, tre, forse quattro dischi hanno scritto pagine epocali, sono entrati nell'immaginario collettivo ed ancora oggi quando pensi agli anni '90 ti vengono in mente gli 883, Pezzali che canta e Repetto che scappa perché nessuno lo considera. Fino a qualche anno fa non era estate se non usciva un disco degli 883, tanto per dire quanto fosse importante la band pavese.
Si potrebbe definirli non a torto un gruppo generazionale, però anche loro bravi ragazzi della provincia italiana cresciuti a pane e Nutella hanno un aspetto sconosciuto ai più, qualcosa che a qualcuno fa male ricordare, una loro dark side of the spoon, un album diverso dal resto della loro discografia che proprio per questo è stato letteralmente ghettizzato dalla critica musicale di regime ed è stato praticamente disconosciuto dagli stessi autori. Quel disco si chiama Remix '94.
L'urlo di una generazione che si apprestava a perdere tutte le battaglie ben prima di combatterle. L'incontro scontro tra due culture diverse ed opposte. Pura ribellione punk, che quattordici anni dopo brucia ancora e brucerà per sempre. Il disco che Repetto avrebbe sempre voluto fare, l'ultimo disco prima che Repetto venisse ingurgitato da Max Pezzali, Remix '94 è sicuramente l'opera più sottovalutata degli 883, quella che nessuno si ricorda, quella che viene a torto considerata la loro opera minore. Eppure è un capolavoro. Con Remix ' 94 gli 883 (o chi per loro) hanno fatto la cosa più ovvia: hanno preso le megahit dei primi due dischi e le hanno affidate ai nomi più caldi dell'allora imperante movimento musicale eurodance. E quindi remix a cura di U.S.U.R.A., Molella, Datura. Fargetta, Bliss Team, vecchi brani che brillano di una luce nuova, diversa, più intensa ed emotivamente toccante. Sulla carta una bomba commerciale, Remix '94 è stato un flop clamoroso, talmente flop che è stato il loro unico disco a non arrivare in testa alla hit parade. Ed io non ho ancora capito il perché, visto che aveva (ed ancora oggi ha) tutte le carte in regola per essere definito un capolavoro.
Le prime canzoni degli 883 hanno sempre avuto una caratteristica: erano bellissime ma avevano arrangiamenti estremamente poveri. Sembravano quasi basi midi, le batterie sembravano registrate nell'oltretomba ed i suoni erano finti e molto scarni. Ancora oggi nei karaoke delle birrerie di provincia quando parte un brano degli 883 ti aspetti di vedere entrare da un momento all'altro Max Pezzali e, perché no, Mauro Repetto proprio perché i brani degli 883 sono gli unici ad avere la base praticamente uguale all'originale. Ma con Remix '94 gli 883 sono riusciti anche ad ovviare anche a questo piccolo, grande inconveniente.
Infatti, veri e propri anthems come Sei un mito, Non ci spezziamo, Weekend, Rotta x casa di dio, Nella notte grazie alla nuova veste sonora trasfigurano in qualcosa di altro, di così uguale eppure così diverso, si trasformano in figure di una forza sovrumana, figure che non riesci a muovere, figure che non vorresti muovere e nemmeno ci provi, tale è la tempesta di sentimenti contrastanti che sono in grado di scatenare. Li ascolti e torni indietro nel tempo, ad un'epoca diversa, più umana più vera, in cui ti pareva di avere il mondo in mano anche se eri in sella ad un motorino sgangherato ed osavi caricare un amico in barba al divieto di portare passeggeri su di un 50cc. Oggi è possibile trasportare un passeggero e comunque i ragazzini sono più temerari, ma allora era fortemente trasgressivo anche solo ascoltare il walkman mentre viaggiavi in scooter o tentare il cosiddetto fughino qualora la Municipale ti avesse colto in fallo. I tempi sono cambiati, allora c'era chi si vergognava a dire che ascoltava gli 883, oggi che sono passati ben 14 anni si recupera un disco come Remix '94 e se ne riconoscono finalmente l'enorme valore e l'enorme portata socio-culturale.
Ed a questo punto qualcuno prelevi con la forza Repetto da Eurodisney e Pezzali dalla Festa Democratica di Firenze, li costringa a sanguinare copiosamente, li imbottisca di sostanze non propriamente lecite e li obblighi a fare di nuovo un disco insieme come ai bei tempi, ovviamente prodotto da gente di un certo livello come Gabry Ponte o Mario Più. Non potrebbe che venirne fuori qualcosa di sensazionale.

VIRTUA FIGHTER 2

Umberto Bossi è un grande uomo di Stato, e come tale va rispettato. Un duro e puro che ha fatto della coerenza il suo punto di forza (tanto per dire, vuole la secessione del Nord e poi fuma sigari Garibaldi, spara a zero su Roma ma poi nella stessa città siede in Parlamento - ben retribuito grazie ai denari versati dai cittadini italiani), un uomo tutto d'un pezzo che non teme smentite (anche perché la spara sempre più grossa ma poi prontamente si smentisce da solo, come da manuale).
In una sontuosa intervista apparsa sul Corriere della Sera Bossi si racconta dalla A alla Z, ed è subito poesia. Si va dal suo feeling speciale con Indro Montanelli (che ovviamente non può smentire) all'adorazione che il suo popolo nutre per lui (pare che ci sia addirittura chi passa le proprie vacanze seguendo gli spostamenti di Umbertone), dalla propria malattia del 2004 (chiamata, quasi affettuosamente, “coccolone”) alla sua guardia personale formata quasi interamente da militanti della Val Seriana (giustamente chiamata SIA, Serian Intelligence Army). Un pezzo di grandissimo giornalismo, consigliato soprattutto ai deboli di vescica o ai fan di Ringo Dj.
Infatti Bossi, tra un bicchier di Coca e di caffè, tira fuori i suoi perché e parla anche di Bettino Craxi, che improvvisamente diventa uno statista con le palle che sul finire della carriera politica tentò di chiedergli aiuto. Eccolo il vero capolavoro del grande capo di Varese: parlare bene di una persona che fino a qualche anno prima era considerato un grande ladrone, roba da cappi sventolati in Parlamento e manette che tintinnavano tra le ole dei banchi occupati dalla Lega. Una conversione a 360°, un repentino cambio di pensiero degno del miglior Francesco Rutelli. Roba che quando la leggi ti chiedi se è vera o se è solo un frutto della tua immaginazione.
Ovviamente nei prossimi giorni smentirà e coprirà il polverone sollevato evocando i soliti fucili, ma vuoi mettere la soddisfazione di sentirlo dire cose del genere? Un giorno comunque Bossi verrà studiato nelle università di tutto il mondo, ne sono convinto.

17 agosto 2008

SE IO AVESSI FOTOGRAFATO LE MUCCHE LE COSE SAREBBERO ANDATE DIVERSAMENTE

Chi se ne frega delle Olimpiadi in Cina e della Lega che rivuole l'Ici, tanto poi il barbiere di Arcore, l'uomo che si pettina con la Nutella riesce sempre a stoppare ogni vento di tempesta che disturba il suo favoloso Governo. L'unica cosa importante è aprire per caso Plagimusicali.net e scoprire che gli Interpol hanno plagiato niente popò di meno che Biagio Antonacci. Se lo racconti in giro la gente non ci crede però è tutto vero, Roland è identica a Ritorno ad amare e nessuno se ne era mai accorto. Un gruppo osannato da tutti, un gruppo ritenuto (a torto o a ragione) la quintessenza dell'indie rock moderno che si riduce a scopiazzare Biagio, un uomo alla frutta da una vita. Non c'è più religione (che poi a dire il vero mi sa tanto che abbiano entrambi scopiazzato dalla stessa fonte ma non riesco a risalire a quale fonte, dunque per ora sono gli Interpol ad essere stati pescati con le mani nella marmellata, un domani si vedrà), non c'è più speranza di riscatto per questo povero paese malato.
Ed allora non ci resta altro che Fasciinatiion, nuovo, fantastico disco degli altrettanto fantastici Faint. Un album che è una bomba, roba che potenzialmente potrebbe farli arrivare al grande pubblico e farli diventare famosi. Se vivessimo in un mondo migliore in heavy rotation su Mtv ci sarebbero loro, invece allo stato attuale delle cose i critici musicali da cameretta storcono il naso e preferiscono i Klaxons e Madonna perché pensano che i Faint siano troppo anni ottanta. Siccome io invece sono convinto che Madonna sia più anni ottanta oggi che negli anni ottanta (perché almeno all'epoca inventava qualcosa e/o riusciva a stare al passo coi tempi, mentre oggi si limita ad ingaggiare i produttori di grido per illudersi di riuscire a scimmiottare i suoni alla moda, senza però rendersi conto di essere sempre più in ritardo sui tempi perché la tecnologia oggi è molto più veloce di lei), alla faccia di chi non se li caga andrò a vedermi i Faint non appena passeranno a suonare in Italia (sempre se si degneranno di farlo).
Ma forse l'Italia non si merita un gruppo come i Faint, e nemmeno i Les Savy Fav o le CSS (altri gruppi che questo blog conta di sentire dal vivo durante l'inverno – ormai sono diventato uno human blog come Beppe Grillo e parlo non più a titolo personale ma a titolo del blog). L'Italia si merita solo Giusy Ferreri, una Amy Winehouse wannabe che fuma il Nesquik invece del crack e che partendo da X Factor è arrivata dritta dritta al numero uno della classifica dei dischi venduti. Non ti scordar mai di me è una lagna che la senti ovunque ed inspiegabilmente piace a tutti (ma neanche tanto inspiegabilmente, visto che se una canzone la senti dappertutto prima o poi finisce per piacerti), roba che somiglia a tantissime cose, talmente tante che neanche riesci a capire chi ha plagiato cosa. Giusy Ferreri grazie a questo capolavoro è al primo posto della hit parade con un solo mini cd all'attivo, roba da non crederci. O forse bisogna smettere di porsi troppe domande e rassegnarsi, in Italia al peggio non c'è mai fine.
Grazie dunque a Morgan, Simona Ventura, Mara Maionchi ma soprattutto a Dj Francesco per averci regalato Giusy Ferreri e gli Aram Quartet, ed anche se non c'entra nulla un sentito grazie anche a Matteo Cambi per averci regalato questo grande sogno impacchettato. Un grande comunicatore, un grande imprenditore che come se nulla fosse si è tirato 54 milioni di euro in un paio di anni. La vera Italia è questa. Gente che lavora, che produce e sa come fare a divertirsi. Mister 8 grammi al giorno libero subito!

11 agosto 2008

IO CONFESSO, IO CONFESSO-WRESTLING (Tutti uguali ed intercambiabili)


Questo pezzo è dedicato alle autorità russe, che vogliono rendere illegale lo stile emo. Una legge che interesserà siti web, band e modo di vestirsi all’interno di scuole ed edifici governativi. In sostanza, vuole impedire ai ragazzi di essere ciò che vogliono. Questione di etica, dicono loro. Sporca dittatura, dico io. Qui si ride e si scherza, ma ognuno deve essere libero di vestirsi come vuole e di essere quello che vuole, senza se e senza ma. Alla faccia dei benpensanti.

LOOKIN’ GOOD? - Mi hanno sgamato, ma ne vado fiero. Finalmente grazie a questa intervista de La Repubblica la mia identità è stata svelata al mondo interno, ed ora nessuno può fermarmi. Anni di fatica per trovare il look giusto, anni di sofferenze e duro lavoro, ma alla fine anche io ho avuto il mio quarto d’ora di celebrità. E non importa se non ci credo per nulla, se il mio è solo apparire e non essere, se non sono nulla senza i miei piercing e l’acconciatura, l’importante è vivere alla grande e spassarsela alla faccia di chi in passato ha dedicato la propria vita ad attitudini come queste perché ci credeva e ne andava fiero. Una volta a vestirti così rischiavi veramente, mentre ora è moda e riesci pure ad essere figo. Cosa potrei voler di più dalla vita?

ALTERNATIVI A NESSUNO - Ieri gabber o punk, oggi emo, truzzo, dark o brutal, domani non si sa - ma tanto del doman non v’è certezza, dunque chi se ne frega? Si cresce, si cambia da un anno all’altro ma un’altra moda è servita, un altro fenomeno di massa per noi che alla fine siamo tutti uguali ed intercambiabili. Perché i ragazzi non si fanno vedere, sono sfuggenti come le pantere e quando li cattura una definizione il mondo è pronto ad una nuova generazione. Lo so che può sembrare strano che io mi conci così, ma tanto mica io ci credo veramente. È solo una posa, è solo un costume da cambiare all’occorrenza per essere accettato dal punto di vista sociale. Anzi, per fingere di non essere accettato dal punto di vista sociale ben sapendo che è in realtà il modo migliore per essere accettati dal punto di vista sociale. Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per nulla?

GRANDE GIORNALISMO - La storia insegna che chi è rimasto volontariamente in disparte prima o poi ha sempre raccolto i suoi frutti, e dunque io mi autoescludo, tanto poi vengono ad intervistarmi e magari Lucignolo mi dedica pure un servizio. Come? La musica che ascolto fa schifo? Chi se ne frega, tanto manco la ascolto sul serio. È più comodo dire di ascoltarla, è più comodo dire di scaricarla. Anzi, è meglio scaricarla e basta, senza fare troppo baccano perché ufficialmente scaricare è illegale. Ma così fan tutti e quindi la rete è meglio sfruttarla finché si può, la rete mi ha dato celebrità. La rete sono io. Un grazie dunque a La Repubblica che non ha avuto niente di meglio da fare che mettersi ad inseguire Lucignolo dilettandosi in un’inchiesta dal tono sfacciatamente giovanilista. Dopo le fiabesche confessioni-wrestling di Tavaroli, un sontuoso speciale sulle nuove mode giovanili. Bel colpo ragazzi!

08 agosto 2008

BENVENUTI A RADIO SUONO ENERGIA


La pizza della Pizzeria Caveja di Marina di Ravenna è davvero la pizza che non ti aspetti. Un sabato sera ad orario di punta arrivi in questa strana pizzeria sul lungomare e scopri che è piena di strani personaggi, tanto che ti sembra di essere davvero in quegli infuocati trenta secondi che concludono Worm of the Senses/Faculties of the Skull, traccia numero uno di The Shape of Punk to Come, l'immortale capolavoro dei Refused – disco che ancora oggi sanguina nonostante siano trascorsi più di dieci anni dalla sua uscita. Partono interferenze, scariche, onde radio lontane, echi di The Rhythm is Magic di Marie Claire D'Ubaldo provenienti da chissà dove, e poi come un fulmine a ciel sereno arriva la voce di un vocalist da discoteca di serie Z che in italiano annuncia un fantomatico hardcore-techno megamix della famosa band svedese di house Refused. Il martellone parte subito dopo ed è il delirio, è la calanza. E tutto questo perché la Caveja è vicina al Bagno Zanzibar, teatro ogni weekend di epici scontri tra neuroni, chimica e musica house, con tutto ciò che ne consegue a livello socio-culturale.
La pizza però è davvero buona. La devi mangiare nel cartone, all'aperto, seduto in terra o su una panchina con altra gente seduta sulla tua schiena, però ne vale la pena. Per amore della scienza noi della redazione di Spadrillas in da mist l'abbiamo provata in due versioni (parmigiana ed ortolana) ed è stata una grande esperienza, di quelle che lasciano il segno: farcitura abbondante, pomodoro che imbratta magliette e tutto il resto, cottura perfetta, qualità prezzo e cortesia, velocità nel servizio e temperatura da fonderia alla cassa fanno di questo esercizio commerciale una tappa obbligata per chi deve andare alla ricerca del divertimento a tutti i costi, ma anche per chi deve svolgere il proprio duro compito di inviato sul campo.
L'unica nota stonata è che nella pizza ortolana c'era un sacco di cipolla, classico ingrediente che in determinate circostanze ti dà quel tocco in più, quel tocco di classe rappresentato dall'alito delle occasioni importanti, l'Alitosi Nazionale (A.N.). Forse ma forse è stato proprio questo il motivo per cui Pernazza e Zonda non hanno voluto concederci un'intervista, fuggendo a gambe levate alle nostre prime domande. Peccato, sarà per un'altra occasione. In futuro staremo più attenti a ciò che mangeremo, anche se alla Caveja potrebbero avvertire che nella ortolana c'è la cipolla, sennò poi sembra che la gente ci voglia boicottare e noi ci stiamo male.
(voto 4 cucchiai su 5)

(Ill Bill Laimbeer is his name and the boys it’s comin straight outta Caveja)

Ero già stato alla Caveja l’anno scorso, ma quella volta commisi l’errore di comprare dal lato friggitoria, che vende a peso. Oltre alla fila biblica (e anche byblos) il risultato quella volta fu di pagare 4 € per una porzione di patatine sì impeccabili ma pur sempre a 4 €. Il lato pizza invece nonostante la poca varietà di scelta si è contraddistinto per la rapidità e il prezzo tutto sommato contenuto, 8 € per una ortolana cotta nel forno a legna, verdure abbondanti e mozzarella da veri uomini, non scarti di produzioni. Considerato che la Caveja si trova a un centinaio di metri dal Bagno 72 aka Hana-bi Spadrillas in da mist la consiglia a tutti i vip della scena, quelli che la muovono e che la agitano, che si conoscono tutti anche se non si sono mai visti.
Tra l’altro alla Caveja in attesa della pizza c’erano anche uno o due dei The Calorifer is very hot, gente che avendo cancellato il loro profilo myspace non fanno più parte della scena, infatti hanno servito prima me e il mio socio, perché la scena siamo noi.
(Voto hotness/coolness: pizzeria molto speciale aka PMS)

Pizzeria Caveja comunque promossa, come sono stati promossi gli Ex-Otago che avevano suonato poco prima all'Hana Bi. Concerto ad orario bagno in mare delle sei e mezza, caldo torrido, Mitch Buchannon, el viento radioactivo despeina los cabellos ma grandi emozioni e grande esibizione. I mammasantissima della Scena Indie Nazionale (S.I.N.) li criticano aggrappandosi ad una loro presunta pochezza dal punto di vista tecnico, però poi si strappano i capelli per i Klaxons che dal vivo non sanno suonare i loro pezzi o per i Ministri che hanno avuto di recente l'onore di uno speciale su Panorama in cui sono stati definiti “la band più cool della scena rock italiana”, ed allora ti rendi conto che c'è qualcosa che non va. Ma dei mammasantissima e degli snob io me ne frego (non in quel senso però) e gli Ex-Otago me li sono gustati, cantati, ballati, vissuti dall'inizio alla fine. E mi sono pure divertito un sacco.
È superfluo dire che quando hanno eseguito The Rhythm of the Night invece mi sono commosso.
(Ill Bill)
Io oltre un dissing di Pernazza contro la pelata di Arturo Compagnoni durante il suo freestyle non ho molto da segnalare, ero troppo impegnato ad evitare le Ill Bill cazzo di fans che mi importunavano quando invece mi sembrava chiaro che gli Ex-Otago a me piacciono in quanto gruppo a favore della brotherood, quella per soli uomini tipo i Spadrillas in da mist)

06 agosto 2008

MORE HUMAN THAN HUMAN

Ignazio La Russa è un figo. Sguardo da duro, pizzetto scolpito nella roccia, tono di voce forte e deciso, è un uomo sempre sicuro delle proprie idee ed opinioni ma che soprattutto sa come imporle.
Tanto per dire, ha deciso di non andare in Cina alla cerimonia inaugurale dei giochi olimpici. E, da vero fuoriclasse qual'è ha così motivato la sua mancata partecipazione: “Io non vado dove non può andare il Dalai Lama. Perché la mia piccola storia politica non può accettare che vengano negati dei diritti. Quando verrà invitato il Dalai Lama potrò andare anch'io”. Affermazioni che non fanno una piega, pronunciate da uno che viene da un partito che di rispetto dei diritti umani se ne intende.
Dov'erano i vertici del suo partito quando nei giorni del G8 a Genova vennero sospesi i diritti umani, ignorando le più elementari norme di diritto penale e diritto penitenziario? Dov'erano quando svariati elementi delle Forze dell'Ordine (e sia chiaro ho detto svariati elementi, non tutte le Forze del'Ordine) menavano come fabbri a destra e a manca, rispondendo a chissà quali ordini provenienti dall'alto? Perché nessuna parola di condanna dei fatti accaduti a Genova da parte non dico di La Russa, ma da parte di Gasparri e della Meloni (i più attivi sul fronte della proposta di boicottaggio della cerimonia)?
Perché parlando della Cina si può comodamente sventolare in faccia agli italiani lo spauracchio comunista, e quale migliore occasione della vetrina mediatica garantita dalle Olimpiadi per fare un altro po' di lavaggio del cervello all'Italietta non è riuscita ad andare in spiaggia (ovviamente per colpa dei danni economici causati da Prodi)? Chi se ne frega dei diritti della Cina, l'importante è fare propaganda. La solita storia, insomma. La solita minestra riscaldata che però ad alcune tipologie di persona fa sempre un certo effetto.
È dunque palese che tutta questa improvvisa attenzione verso la Cina nasconde un trucco. E comunque, se proprio proprio i nuovi campioni del rispetto dei diritti umani avessero davvero voluto sensibilizzare la gente sulla questione cinese compiendo un gesto clamoroso, avrebbero potuto decidere di boicottare le Olimpiadi e non mandare nessun atleta in rappresentanza dell'Italia. Ci sarebbe voluto poco, ma fare così sarebbe stato fare un favore al regime cinese, che avrebbe potuto comodamente approfittarne per recitare a livello internazionale la parte della vittima, con tutto ciò che ne consegue. Meglio, molto meglio gareggiare e vincere alla faccia di tutte le dittature di questo mondo. Ma tutto questo AN non lo sa.
E comunque Ignazio La Russa è metal perchè ancora oggi dice le stesse cose che diceva nel '68.

04 agosto 2008

UNA TRIBÙ CHE BALLA

Deejay Time. Si è detto tutto e il contrario di tutto sull'inaspettato ritorno di quel fantastico universo che ha animato i pomeriggi adolescenziali negli anni novanta, un universo di cui in tanti sentivamo la mancanza. Albertino con umiltà e dedizione alla causa commoventi ha risposto “Obbedisco!”, si è rimboccato le maniche e si è gettato nella mischia, ottenendo risultati egregi fin dalle primissime battute. Senza dubbio è davvero un grandissimo uomo, ma quello che nessuno dice è che Albertino già da parecchio tempo stava preparando il terreno a quella che si presenta sicuramente come la reunion definitiva dell'anno 2008.Il buon Alba, da grande artista quale è, aveva infatti già capito l'aria che tirava e stava lavorando al grande evento almeno dai tempi in cui è tornato sul luogo del delitto dando alle stampe la mastodontica Deejay Parade Collection, un super cofanetto in cinque cd che raccoglie tutti quei 75 brani che negli anni sono stati al numero uno della classifica del Deejay Time e li proietta da qui all'eternità. Un'idea geniale, che vorrei aver avuto io.La Deejay Parade Collection è una compilation che è gioia allo stato puro, una miscellanea che contiene tutto ciò che serve per essere un piccolo principe: il punk (Yerba del Diablo dei Datura), il metal (Satisfaction di Benny Benassi), l'emo (Crying at The Discotheque degli Alcazar, Passion dei Netzwerk, Lady dei Modjo, Angel di Jam&Spoon, Gypsy Woman di Crystal Waters, addirittura L'Amour Toujours di Gigi D'Agostino), il funk (Professional Widow di Tori Amos riveduta e corretta da Armand Van Helden), la ribellione più umana più vera (L'aiuola di Gianluca Grignani in versione remix), sangue (Hyper Hyper di Scooter, Barbie Girl degli Aqua), lacrime (Please Don't Go di Double You), e sudore (Tubthumbing dei Chumbawamba, The Rhythm of the Night di Corona), sperma (Short Dick Man di 20 Fingers). Non manca proprio nulla, è una compilation completa ed esaustiva sotto ogni punto di vista. Peccato solo che sia in vendita su Mediashopping e dunque ufficialmente esista solo nella mia mente. Ma si può sempre lavorare per renderla reale - bastano solo tempo libero, sprezzo del pericolo, una buona connessione web ed il gioco è fatto.Questa non è roba per m2o, qui si va oltre. Musica per il corpo e per la mente, la definitiva possibilità di riscatto e redenzione per un genere musicale (la dance) che i detrattori considerano spazzatura ma che è anche l'unico in grado di far sognare ancora la gente, intere generazioni alle quali finalmente viene data la possibilità di rivedersi allo specchio e pensare a quanto tempo è passato dall'ultima volta che. Commovente.E comunque poche storie: Blue degli Eiffel 65 è la canzone italiana più bella degli ultimi dieci anni.

01 agosto 2008

IL TRIONFO DELL'INTERESSE PARTICOLARE

Sulla scia di quanto fatto qualche tempo fa da Avril Lavigne, anche Mediaset è uscita allo scoperto ed ha deciso di citare in giudizio YouTube e Google Video. Per la precisione la cifra richiesta come risarcimento è 500 milioni di euro, molto probabilmente perché contro l'inflazione serve ottimismo e dunque anche Mediaset vuol dare il suo contributo.
Un grande colpo per un'azienda che tanto ha fatto per il popolo italiano, un bellissimo esempio dato da gente che ormai va avanti a format importati dall'estero, calcio, tronisti ed Emilio Fede. Rete 4 trasmette abusivamente da anni su frequenze non sue e nessuno muove un dito, loro invece se la prendono a male se qualcuno posta filmati del Megasalvi Show e come al solito gli italiani ringraziano, ma gli italiani sono ormai italieni e dunque ciò non fa testo. Il Belpaese è tutto qua.
Dovrebbe essere la gente che posta i filmati ad essere pagata da Mediaset, però a questo punto se fossi in YouTube e Google Video avrei paura, visto che si è mossa Mediaset la grande azienda, Mediaset il partito-azienda, e di conseguenza fioccheranno le denunce da parte di altre emittenti tv e/o altri artisti. La prossima sarà quasi sicuramente la Rai e a seguire sarà il turno Claudio Baglioni – artista alla frutta da una vita che però va avanti solo per darti fastidio e che a suo tempo ebbe pure il coraggio di diffidare legalmente Anonimo Italiano – soggetti che non difettano certo di quella rara ed apprezzabile caratteristica umana che risponde al nome di “sprezzo del ridicolo”. Staremo a vedere.