31 dicembre 2011

LA CLASSIFICA DEI MIGLIORI DISCHI DEL 2011

Il 2011 sta per finire, il 2012 è ormai alle porte ed io come tutti gli anni sono in giro a far esplodere le cassette della posta con i Raudi. Non sono di certo davanti al computer a scrivere cose, ma grazie a Blogger e alla funzione che permette di impostare l'orario di pubblicazione di un post la mia classifica dei migliori dischi del 2011 si è autopubblicata poco prima della mezzanotte, così dopo pochi minuti è già diventata vecchia perché siamo nel 2012 e tutto comincia da capo. Prodigi della scienza & della tecnica.

In panchina (ma di poco)
Danger Mouse & Daniele Luppi – Rome
Jovanotti – Ora
Ajello – Smells Like Too Cheesy
13&God – Own Your Ghost
WhoMadeWho – Knee Deep

Benissimo, La mia classifica invece è questa:

Cover Album

10. TIZIANO FERRO
L’Amore E’ Una Cosa Semplice

Il disco giusto per incasinarsi il cervello senza fare uso di droghe, con in sovrappiù il fatto che ascoltandolo ti puoi fare un sacco di paranoie senza spendere nulla.

Io mi riconosco un sacco nei testi di Tiziano anche se non sono un tipo paranoico, e la musica poi è degna di quel grande autore di pop italiano che per l’appunto Tiziano è.

Cover Album

9. BATTLES
Gloss Drop

Il disco giusto per incasinarsi il cervello senza fare uso di droghe.

Questi qua ci hanno guadagnato parecchio dall’addio di Ty Braxton, e quando sei vicino a capire cosa stanno suonando loro sono già avanzati di un passo. Geniali.

Cover Album

8. FOO FIGHTERS
Wasting Light

Mi gasa tantissimo ascoltare in auto la notte il nuovo dei Foo Fighters.

A volte mentre lo ascolto mi illudo di avere ancora sedici anni, essere in botta per il punk californiano & i Nirvana ed essere in sella ad uno scooter elaborato fino al midollo. Bella storia.

Cover Album

7. THE RAPTURE
In The Grace Of Your Love

Li credevo dispersi invece son tornati con un mezzo capolavoro che non si filerà nessuno ma resta sempre un mezzo capolavoro anche solo perché è un disco che se ne frega delle leggi di mercato ed è vero e sincero come pochi. Bravi.

Cover Album

6. PNAU
Soft Universe

Musica pop di classe, quasi house music da stadio con ritornelli da cantare in coro e da cantare in tanti.

Bella sorpresa (si dice sempre così, anche se sono almeno tre dischi che impazzisco per i Pnau – non scopro di certo l’acqua calda).

Cover Album

5. JUSTICE
Audio, Video, Disco

Un disco tamarro con i pochi, che se lo ascolti troppo ti crescono i baffi a manubrio e poi la gente si spaventa quando ti vede.

I Justice hanno pescato dal mazzo i suoni più eccessivi, li hanno messi insieme con una certa perizia ed hanno confezionato un’opera che verrà capita negli anni. Respect.

Cover Album

4. BUGO
Nuovi Rimedi Per La Miopia

Stroncato dalla solita turbocritica che via via negli anni è impazzita per Offlaga Disco Pax, Il Genio, I Cani ed altri progetti portasfiga, è un disco di pop italiano con le palle.

Bugo è un frontman di livello eccelso e meriterebbe di riempire gli stadi, altroché pubblico cosiddetto indie che non riesce a capirlo perché non vuole.

Cover Album

3. SANDRO CODAZZI
Sandro Codazzi

Dal Canton Ticino alla conquista del mondo, pop analogico come lo si faceva trenta e passa anni fa.

Che i tizi che stanno lavorando al megafilm tratto da “Player One” di Ernes Cline gli facciano comporre la colonna sonora, please.

Cover Album

2. EX-OTAGO
Mezze Stagioni

Un disco che ha tante cose da dire e le dice benissimo, come pochi altri in Italia riescono a fare.

Si ride e ci si commuove fino alle lacrime, ed intanto ci si rende conto che chi era adolescente negli anni novanta ha già toccato i trent’anni. Meno male che ci sono gli Ex-Otago, certezza su cui contare.

Cover Album

1. MACROBIOTICS
Balerasteppin

Un disco da paura. Suonano cover di grandi classici italiani, ma lo fanno come potrebbero farlo quelle due menti geniali di Dargen D’Amico e Nic Sarno.

E dunque, canzoni che non c’entrano nulla con l’originale e vivono di vita propria – così come dovrebbe essere per una cover che si rispetti

30 dicembre 2011

LIFE IS FULL OF POSSIBILITIES

(nella foto: i funerali di Umberto Bossi che si sono tenuti nei giorni scorsi a Pyongyang nella Val Brembana. C'era l'ormai celeberrimo milione di persone col fucile e piangevano tutti, c'era tanta disperazione ma niente paura: morto un papa se ne fa un altro, e comunque la salma di Umberto Bossi continuerà la lotta per la liberazione della Padania in altra maniera - ossia continuando a narrare di milioni di persone col fucile pronte a lottare per l'indipendenza della Padania così come ha fatto negli ultimi diciassette/diciotto anni. Se tutto va bene tra poco siamo liberi e dovremo dire grazie a lui, a suo figlio e alla deputata leghista che continua ad andare ai comizi vestita da operaia manco fosse Carnevale)

Ha ancora senso nel 2011 avere un blog? Dico, ha ancora senso portare avanti un blog nel 2012 quando tutti abbandonano i blog per sbarcare su Twitter e/o abbandonano i blog per lasciarli lì a testimonianza di annate come il 2006-2007 nelle quali la cosa piu trendy (trendy, che termine. Sembro Ricky Tognazzi nella pubblicità dell'Aceto Ponti, mi faccio senso da solo) era avere un blog ed aggiornarlo costantemente?

Secondo me sì, ha ancora senso - a condizione che:
  • si perda meno tempo possibile per aggiornarlo (non ho mai capito chi impiega giorni per scrivere post nel quale non viene detto un bel nulla quando si può benissimo impiegare un attimo infarcendoli di cose buttate lì a caso ed il risultato è uguale. Tanto comunque vada le cose scritte in rete non le legge per intero nessuno ed un'ora dopo sono già vecchie, ed allora perchè non vivere la vita vera evitando di stare ore di fronte ad uno schermo ad invecchiare precocemente);
  • si scriva d'istinto, senza preoccuparsi troppo della forma e della sostanza (idem come sopra, con in sovrappiù il fatto che scrivendo d'istinto non si perde un grammo dell'urgenza di ciò che si voleva dire ed il divertimento ne guadagna);
  • lo si prenda poco sul serio e ci si prenda poco sul serio (perché è sempre un hobby e non un lavoro, anche se c'è chi lo fa per lavoro e ci campa. Beato lui che ha 'sta fortuna);
  • si eviti di rivolgersi ad eventuali lettori dando loro del tu o del voi, interpellandoli o chiedendo loro di intervenire nei commenti (tanti blog che pure mi piacciono tantissimo lo fanno, io invece cerco di evitare perché penso che un blog vada scritto principalmente per se stessi, poi se lo leggono anche altri tanto meglio. Ma siamo poi sicuri che la gente lo legga sul serio? Torna il discorso di cui sopra: la gente solitamente legge le prime righe, le ultime e quelle centrali e per il resto segue il metodo deduttivo. Non è possibile riuscire ad essere attenti di fronte ad un testo scritto troppo in piccolo, è provato scientificamente dal San Raffaele di Milano);
  • si eviti di essere autoreferenziali (evitando dunque di fare come sto facendo io ora e come faccio di solito, ad esempio) e contradditori (evitando dunque di fare come sto facendo io ora e come faccio di solito, ad esempio), la coerenza e l'umiltà prima di tutto;
  • si parli di ciò che si vuole senza preoccuparsi di piacere alla gente (anche perché non ci si guadagna un penny e nemmeno in autostima, la vita vera è altra) e senza preoccuparsi dell'eccessiva lunghezza (tanto non c'è mai tempo per leggere per intero le cose in rete);
  • si tenga conto del fatto che Twitter è davvero divertente ed è un mezzo interessante, ma hai 140 caratteri a disposizione e per forza di cose non puoi per forza esprimerti come su un blog (se sei logorroico ciò è davvero un guaio). Facebook non consideriamolo nemmeno, non lo merita;
  • varie ed eventuali da aggiungere alla bisogna.

Ora, queste righe non hanno la pretesa di essere una guida anche perché il mio è un umile blog e non un famoso romanzo fantasy come il Vangelo che secondo alcuni è verità assoluta da non mettere mai e poi mai in discussione. Io faccio così da quando ho iniziato ad avere un blog e così farò fin tanto che continuerò ad aggiornarlo perché così mi diverto e così mi piace (anche a scrivere questo pezzo mi sono divertito molto, ci ho messo pochissimo e non l'ho nemmeno riletto perché non ho avevo più tempo). Quando non mi piacera più e/o quando non mi divertirò più vedremo, intanto per ora questo basta. Vado al mare che è tempo.

28 dicembre 2011

VOLO NON VOLO


Una volta andavo al cinema d'essai mentre ora passo le serate guardando i programmi di Real Time (sono un grande esperto di architettura e cucina, Gordon Ramsay è pettinato come Solange, Enzo Miccio è uno dei miei idoli, Ale Borghese ingrassa a vista d'occhio e da quando il programma è sul digitale terrestre è raddoppiato ecc. ecc.) e mi sento una persona migliore, ma non per questo io apprezzo Fabio Volo. Anzi, se devo dirla tutta Fabio Volo mi sta piuttosto sui coglioni.

All'inizio era partito bene ma adesso proprio nun se po vedé (come dicono in Val Brembana, dove taroccano le quote latte e contribuiscono a mettere in ginocchio l'Italia, 'sti bifolchi teròni del nord). Ha sempre quell'aria da persona capitata lì per caso ma se la tira un mucchio, mettendo in fila una serie mostruosa di ovvietà e luoghi comuni spacciati per pensieri profondi che colpiscono talune persone (anzi no, tante persone - dati gli andamenti delle vendite dei suoi libri e gli spettatori dei suoi film) fino a farle sentire persone migliori - o per lo meno persone maggiormente consapevoli del mondo che lo circonda. Non riesco proprio a spiegarmi il suo successo ma mi adeguo, anche perché quando Luca Telese arriva a scrivere che Fabio Volo ha il difetto di essere un piccolo genio ed è lo Hugh Grant italiano non si può aggiungere altro. Ed infatti non aggiungo altro e chiudo qui, anzi no dico che una volta ero un fornaio anch'io ma non vado di certo a dirlo in giro come fa sempre Fabio Volo.

24 dicembre 2011

CHIAMATE ROMA VIA GRADOLI 96


Ho provato per due volte di fila a guardare Kalispera! - il programma di Alfonso Signorini che va in onda il venerdì in prima serata su Canale 5 - ma proprio non ce l'ho fatta perché spesso e volentieri vedendo Signorini mi è venuto il terrore di essere diventato omofobo per le cose che mio malgrado mi scoprivo a pensare di lui ed allora cambiavo canale vinto dal rimorso politicamente corretto. In realtà il programma l'ho guardato solo perché speravo venisse trasmesso il filmato di Piero Marrazzo con Brendona che per tanto tempo ha stazionato sulla scrivania del brillante giornalista, ma purtroppo non se ne è fatto nulla ed allora ho guardato Kalispera con zapping compulsivo su Real Time per programmi di gusto come Il boss delle torte o Malattie Imbarazzanti ed ho tratto le mie conclusioni. Bel venerdì da campione, roba da beccarsi una malattia venerea a caso (no, non è omofobia).

Dicevo, Alfonso Signorini. Chiama grandi ospiti tipo Cicciolina, Al Bano, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Gabriel Garko (ed in questo caso ha avuto una vistosissima erezione - ecco che vien fuori l'omofobia, perà non è omofobia ma solo antipatia per il personaggio) e chiude con uno share che neanche Canale Italia quando trasmette in loop Cantando Ballando, non riesco proprio a spiegarmelo. Un altro conduttore avrebbe visto scomparire la trasmissione e/o avrebbe subito cambiamenti d'orario e di formula, ma lui no e persevera con questa cosa che è una versione di Che tempo che fa di Fazio che vuole venire incontro alle ridotte funzioni mentali dei lettori di Libero, del Giornale, di Chi, di Tv Sorrisi & Canzoni e di altri fogli di regime berlusconiani (no, non è omofobia ma solo antipatia per il personaggio), con tutto ciò che ne consegue in termini di neuroni che fanno ciao e non tornano più all'ovile. Non è che per caso Signorini è intoccabile perché ha fatto un favore al capo? Ed in definitiva, chi se ne importa?

21 dicembre 2011

I SINDACATI NON SONO USCITI VIVI DAGLI ANNI SETTANTA (cit.)



Forma e sostanza. Non ci sono vie laterali, ma una strada maestra: quella di copiare la intro-e-non-solo-quella da una recensione di Il sangue di Vincenzo Fasano firmata Ester Apa (Rumore dicembre 2011, pag. 90). Ultimamente la realtà supera talmente tanto la fantasia che non fai nemmeno in tempo a scrivere qualcosa che già te ne sei scordato (0 al limite, quando hai scritto qualcosa lo rileggi e non ci capisci nulla - come in questo caso) e devi per forza copiare, in nome del cantautorato all'italiana. Tanto per dire, non abbiamo nemmeno fatto in tempo a metabolizzare il fatto che qualche giorno fa una deputata leghista si è presentata in Parlamento indossando la divisa da operaia (la stessa divisa che tra l'altro indossava il giorno in cui ha votato Ruby nipote di Mubarak, il che per una che nella vita di tutti i giorni a quanto pare fa la commerciante di vini è molto strano - non è vero, è una bufala il fatto che è una commerciante di vini; faceva l'operaia sul serio ed era pure delegata CGIL nella sua azienda, BUM!) per protestare contro la manovra Monti e contro il fatto che Monti non ha mai visto un operaio in vita sua (Berlusconi invece ha visto solo operaie russe) che dall'altra parte del mondo muore Kim Jong-Il, piangono tutti anche se sono affamati, ne espongono la salma e decretano che il successore sarà suo figlio obeso e ritardato (che i nordcoreani non chiamano Trota perché a livello nutrizionale sono alla canna del gas e non sanno nemmeno cosa siano queste benedette trote ma soprattutto il vero Trota, quello padano, non è né obeso né ritardato). Ci mancano solo un baio di rivelazioni-bomba di Igor Marini ed abbiamo tutto ciò che serve per essere felici, con un piglio estremamente fiero e fortemente popolare.

Comunque, è finalmente morto il dittatore nordcoreano, la Lega Nord incita alla ribellione fiscale (linko volutamente una notizia del 2007 anche se siamo nel 2011 per dare l'idea della grande portata di questa ennesima ribellione fiscale leghista, avrei potuto linkare qualcosa del 1996 ma ho avuto pietà), Ruby dà alla luce una figlia con il parrucchino-le scarpe con il rialzo-il cerone-le orecchie enormi ma il padre non è Lui, i sindacati continuano a difendere solo pensionati e statali (ma non dimentichiamo l'articolo 18, ostacolo che ogni datore di lavoro può aggirare con un po' di buon vecchio mobbing), Cristiano Doni viene arrestato dopo aver tentato perfino il metodo dell'accento svedese per non essere riconosciuto al telefono, sono uscite le foto di Don Verzé in vacanza in Brasile assieme al suo ex braccio destro che poi si è sparato, Paolo Brosio esce con l'ennesimo libro su Medjugorje (ci torneremo perché la sua casa editrice me ne ha inviata una copia da recensire sul blog, sto già leggendo ed è un favoloso romanzo fantasy - roba che se ne leggi più di dieci pagine al giorno ti sembra di esserti fatto un paio di Super Simpson del '96) ed altre cose così. Il Natale è ormai alle porte, speriamo in un 2012 migliore: potrei andare avanti all'infinito ma mi fermo qui, che si è fatto tardi ed è ora di fare altro. Al servizio di un insieme e un'atmosfera più grandi, come il disco di Fasano secondo Ester Apa.

Amy Winehouse back from the grave

Siamo sinceri: c’è qualcuno che crede davvero che questo rimarrà l’unico disco postumo di Amy Winehouse come è stato più volte dichiarato alla stampa? Killing is business and business is fine dicevano gli Agnostic Front (e se per questo pure i Megadeth, solo che per loro business era affar proprio ed era good e non fine – ma siamo lì, il senso è lo stesso) ed anche se Amy Winehouse non è stata uccisa ma è morta di cause… ehm… naturali nei prossimi anni (se non nei prossimi mesi) si assisterà sicuramente ad un fiorire di brani inediti, collaborazioni virtuali, incisioni rimasterizzate e remissate manco Amy Winehouse fosse il fu King Of Pop Michael Jackson. La morte di un artista di primo piano è troppo redditizia per non essere sfruttata, soprattutto se è vero che nel cassetto ci sono decine e decine di ore di demo di brani nuovi così come ci è stato più volte raccontato nelle ore successive alla morte di Amy, a cadavere ancora parzialmente tiepido.

Polemiche sterili a parte (sterili anche perché il ricavato della vendita del disco in questione verrà devoluto ad associazioni che si occupano di bambini – dunque parte del discorso fatto in apertura riguardo a questo album cade), ora abbiamo questo “Lioness: Hidden Treasures” e lo ascoltiamo non senza riserve. Infatti, pare davvero un po’ esagerato chiamare tesori nascosti le tracce che lo compongono: dentro a quest’opera è finita qualsiasi cosa, dalla cover di “The Girl From Ipanema” (una delle primissime incisioni della Winehouse, ed infatti si sente visto che spesso è volentieri la sua voce è incerta e non si sa dove voglia andare a parare) alla prima bozza di “Valerie” (senza dunque il fondamentale lavoro di Mark Ronson alla produzione, un uomo che in questo caso è riuscito a trasformare un discreto brano in una bomba), dalla collaborazione postuma/virtuale con ?uestlove dei Roots “Half Time” (brano che sarebbe dovuto finire sull’album nuovo di Amy Winehouse se solo questa non fosse tragicamente perita – si dice così, vero?) alla prima bozza di di “Tears Dry” (vale il discorso fatto per “Valerie”, tenendo però conto del fatto che il brano di per sé era già una bomba anche senza l’apporto del produttore ed è finito in “Back To Black” e non in una compilation/album di Mark Ronson), dalla poco riuscita collaborazione con Nas di “Like Smoke” (una cosa che suona davvero datata ed artificiale) alla riuscita collaborazione con Tony Bennett di “Body and Soul” (una cosa che suona davvero datata ma sincera), da una straziante “A Song For You” che pare uscita dalla penna dei Portishead ad una “Best Friends, Right?” che pare uscita dal diario di seconda superiore della povera Amy (nel senso che pare scritta da una Winehouse alle primissime armi). Tutto appare molto improvvisato, non c’è nessun filo logico e c’è parecchia confusione, la confusione data dalla fretta di battere il ferro finché è caldo e capitalizzare la morte dell’artista prima che la gente inizi inesorabilmente a dimenticare. Più che tesori nascosti, dunque, siamo di fronte a tesori nemmeno tanto nascosti e ad autentiche raschiature del fondo del barile, ma sarebbe stato troppo complicato spiegarlo in inglese ed intitolarci il primo disco postumo di Amy Winehouse (se poi vogliamo dirla tutta l’ultima, barcollante Amy Winehouse che non riusciva nemmeno a concludere i concerti era tutto tranne che una leonessa, ma questo è un altro discorso che non sto ad approfondire in questa sede).

C’era davvero bisogno di un’opera del genere? Ad occhio e croce direi di no. Bastava ed avanzava “Back To Black”, disco di spessore come pochi altri si sono sentiti negli ultimi anni e con il senno di poi vero e proprio epitaffio artistico. Però i momenti belli di “Lioness – Hidden Treasures” sono davvero belli e conservano intatta quella malinconia di fondo che caratterizzava il capolavoro di Amy, dunque vale la pena di dare almeno un ascolto in memoria di un’artista che avrebbe potuto dare ancora tanto o che magari aveva già dato tutto ed allora ha scelto di uscire di scena al momento giusto e nel modo più clamoroso possibile. Siamo forse tutti obbligati ad essere felici?

(IFB)

19 dicembre 2011

A VOLTE RITORNANO: MIKE BONGIORNO, MINZOLINI, BOSSI, LUISA CORNA E L'INCREDIBILE SPOT DELLA GRAPPA BOCCHINO CON MIKE BONGIORNO



È stata finalmente ritrovata la salma di Mike Bongiorno: non era nei camerini dei Teatro Ariston di Sanremo ma si trovava nelle campagne lombarde (e quindi in piena terra Lega – particolare da non sottovalutare in un'epoca in cui la salma di Umberto Bossi seguita a blaterare di secessione e moneta padana), più o meno in un fossato colmo di acque di scolo (ovviamente non nel senso della nota malattia venerea – particolare da non sottovalutare in un'epoca in cui la salma di Umberto Bossi seguita a blaterare di secessione e mona padana... pardon, moneta padana), praticamente intatta e con tutte le scritte al posto giusto. L'ha trovata un passante (che non era Fiorello e nemmeno il cane della pubblicità di Infostrada), ha segnalato il ritrovamento alla Forze dell'Ordine e la giustizia ha fatto il suo corso. Speriamo che avvenga lo stesso anche nel caso dell'ex premier Silvio Berlusconi (ovviamente sto parlando della giustizia e non della salma, anche se a volte vedendo come si fa truccare Berlusconi è facile fare confusione), è tempo che ritorni a casa pure lui.

Ora che abbiamo finalmente ritrovato il prossimo conduttore del Festival di Sanremo è tempo di trovare il prossimo direttore del Tg1 visto che Augusto Minzolini è caduto sull'uccello e si è fatto cacciare per una buffa vicenda di carte di credito aziendali e limiti all'uso delle stesse superati per più di sessantamila euro in 14 mesi (ad occhio e croce un record che sarei disposto a battere se solo la Rai mettesse a mia disposizione una bella carta di credito aziendale). Non sarà facile sostituire un grande giornalista del genere, ma sono sicuro che i vertici Rai ce la metteranno tutta e troveranno un degno surrogato – in mancanza del povero Paolo Frajese potrebbero ad esempio buttarsi a pesce su Marina Lotar Frajese, che ad occhio e croce piacerebbe un sacco pure all'ex premier Silvio Berlusconi e costerebbe senz'altro meno dell'ex direttorissimo Minzolini. Resta il fatto che Luisa Corna sarà la nuova valletta del Festival di Sanremo in quota Lega (scherzo, sono praticamente certo che la storia di lei è Bossi non è vera ed è una leggenda metropolitana. Son solo storie messe in giro da poveracci invidiosi che volevano solo diffamarla, anche se gli invidiosi avrebbero potuto fare di peggio dicendo ad esempio che il figlio nero di Baresi è in realtà figlio della Corna e di Franklin Rijkard), o forse no perché non si sa che fine abbia fatto Luisa Corna visto che è un bel po' che non la si vede in tv.

Dicevo, Minzolini paga colpe non sue. Ha fatto bene il suo mestiere (ossia sfasciare il Tg1 e fare ascolti da Tg regionale) ma è stato incastrato perché in Italia è momentaneamente cambiato il clima politico ed era necessario smuovere qualche pedina per evitare di sprecare ulteriore denaro dei contribuenti. Fermo restando che il canone Rai è un'imposizione illiberale questa di mandare via Minzolini mi pare comunque una scelta sensata, che approvo al 100% come qualunque provvedimento preso dal Governo Monti. Il fatto che la salma di Mike Bongiorno sia stata ritrovata a poca distanza dalla caduta di Berlusconi non è assolutamente un caso.

UN DISCO CHE FA CAGARISSIMO: The Path of Totality dei Korn

Schiacci il tasto play e parte un groviglio di suoni fuori tempo massimo – uno spaventoso crossover di chitarre ad accordatura ribassata e tamarrissima elettronica da squatter come se dopo gli Atari Teenage Riot solo il diluvio universale, roba che già nel 1999 era vecchia, figuriamoci dodici anni e tanta tecnologia dopo – partono le risate, partono gli applausi di scherno, partono le pernacchie. Finché non schiacci il tasto stop perché non resisti più e senti il disperato bisogno di impiegare meglio il tuo tempo, perché effettivamente ascoltare musica così raffazzonata è davvero una perdita di tempo. Dopo aver provato ad affrontare “The Path of Totality”, il nuovo album dei Korn (oddio, chiamarlo album è parecchio difficile. Chiamiamolo con il suo vero nome: fetecchia che esce per la Roadrunner, etichetta ormai diventata una sorta di ospizio per gruppi metal che un tempo avevano molto successo ed ora no) ti viene da pensare parecchio, e non sono necessariamente pensieri belli.

Dico, a cosa serve chiamare addirittura Skrillex (segnarsi questo nome perché tra qualche mese l’America sarà ai suoi piedi, basta vederlo in faccia e si capisce che ce la farà. Sembra un morphing tra i due tipi di “Fusi di testa” virato emo, praticamente un babbeo pieno di tatuaggi e piercing) se ciò che ne esce è un pastone del genere? A chi giova tutto ciò? Ai Pitchshifter che avevano già fatto un album del genere dodici anni fa e non se li è fumati nessuno? A Marilyn Manson che è stato davvero pericoloso per parecchio tempo perché metteva la gente di fronte ai propri incubi/alle proprie fobie (parola del mio ex parrucchiere, mica mia)? Utilizzando il nome di Skrillex i Korn sperano forse di dare alla loro musica quella fittizia patina di modernità che permetta loro di vendere dischi e pagarsi un soggiorno in una lussuosa clinica dove possano finalmente porre rimedio ai danni causati dai troppi abusi giovanili? Dubstep poi? Dov’è la svolta dubstep di cui si parlava tanto da mesi? Dove si è nascosta? Non la sento proprio. Ma i Korn credono sul serio in questa musica oppure stanno disperatamente cercando di rincorrere il successo che ottenevano ai bei tempi che furono, senza nemmeno sapere che con cose del genere non vai tanto lontano (ma almeno regali momenti di buonumore all’ascoltatore, momenti che durano lo spazio di un attimo)? O magari hanno finalmente realizzato che non hanno più un senso dal momento esatto in cui hanno dato alle stampe “Follow The Leader” (stiamo parlando del 1998, mica di ieri o l’altroieri) e come minimo gli ultimi tre album sono stati un’imbarazzante pantomima ed allora stanno andando avanti solo per rispettare il contratto con la loro casa discografica? Perché nelle interviste sparano frasi a caso in cui parlano di abbattimento dei confini tra pubblico dance e pubblico metal? Perché una copertina così inenarrabilmente brutta? Perché Jonathan Davis spreca così la sua bella voce? Non potrebbe fare altro? Ci hanno forse visto giusto il batterista David Silveria ed il chitarrista Head, fuggiti di corsa dalla band rispettivamente per intraprendere una carriera da modello ed una carriera da cristiano rinato? Non ci si capisce nulla, se non che certi gruppi fanno quasi pena per quanto si ostinano ad andare avanti in barba alle evidenze, in barba ai fallimenti personali e musicali.

È davvero impossibile salvare qualcosa di questo “The Path of Totality”. Ci ho provato ma non ce l’ho fatta, e mi dispiace davvero. Non c’è nulla per cui valga la pena di ascoltarlo. La bella musica è altra.

(IFB)

15 dicembre 2011

IL FRANCESCO MANDELLI DELLA FIDGET WOBBLE HOUSE


Sono triste e non so il perché. Anzi no, lo so benissimo: mi manca Silvio Berlusconi. Ora il quadro politico è noiosissimo e la situazione è talmente grave che non c'è nemmeno la voglia di scherzarci sopra, ma ai Bei Tempi in cui c'era Lui le cose andavano diversamente e c'era più leggerezza, c'era chi aveva voglia, c'era chi stava insieme, c'era chi andava avanti nonostante il male, c'era la musica – ricordi, la musica. Ora manca tutto, e chi ha il pane non ha i denti per mangiare.

Questo blog si è autogenerato nell'aprile 2006 dopo la drammatica vittoria di Romano Prodi alle elezioni politiche ed ha avuto in Silvio Berlusconi e nel Buonumore da lui regalato la sua principale ragione di essere. Ora che non c'è più Berlusconi non c'è più nulla da dire, ed infatti non nominiamo più Berlusconi (che francamente ha un po' rotto le palle visto che sono quasi vent'anni che ce lo dobbiamo sorbire ovunque – è ora di smetterla, cazzo) ma parliamo di qualcos'altro, decisamente più interessante. Tipo Skrillex, ad esempio. Ma da dove salta fuori questo bel personaggio? La prima volta che l'ho visto l'ho scambiato per un travestimento emo di Francesco Mandelli durante una puntata a caso de I soliti idioti, ed invece è colui che (si dice) farà finalmente impazzire l'America per la musica dance. Bum! Dance a dire il vero è un termine un tantino esagerato per qualificare la sua musica: le cose che ho potuto sentire in rete sono abbastanza tamarre (senza comunque quella poesia che caratterizzava l'opera di/degli Scooter dei tempi d'oro), hanno parecchio fascino ma soprattutto inenarrabilmente brutte, talmente brutte che fai fatica ad arrivarne a capo (o al termine, tanto è uguale visto che è musica assolutamente circolare – schiacci il tasto play, il cd fa un paio di giri ed in automatico schiacci il tasto stop). Skrillex ha un soprannome che fa troppo ridere, ha all'attivo una collaborazione con gli ormai derelitti Korn ed a quanto pare l'anno prossimo uscirà con il suo vero e proprio disco di esordio. Ci sarà da ridere, soprattutto quando finirà in heavy rotation su Mtv ed i ragazzini inizieranno ad andarsene in giro conciati come lui (ok, su Mtv ormai non c'è più musica ma era bello dirlo tanto per buttarla in caciara), con tanto di suonerie del cellulare rumorose come camion perché a tal scopo vengono utilizzati suoi brani e cose così.



13 dicembre 2011

LA STRATEGIA DELLA PENSIONE

Ho verificato l'apposito link di Repubblica.it ed ho appurato che andrò in pensione più o meno nel 2043, che faccio nel frattempo? Mi faccio ospitare nella comunità I Lautari così poi mi mandano in giro per le strade di città a raccogliere in maniera autoritaria firme contro la droga? Trovo un qualche astuto modo per frodare il fisco così almeno mi riprendo con gli interessi i contributi Inps che sto versando per pagare la pensione a Cicciolina? Inizio a riflettere fatto che il mitologico porno di Cicciolina con il cavallo è il primo porno in assoluto che ho visto ed allora abbandono l'idea di frodare il fisco perché pagare la pensione a Cicciolina in fondo è un onore? Mi imbottisco di Tavor e dilapido tutto il mio patrimonio al videopoker, così poi lo Stato mi deve mantenere visto che prima o poi qualcuno arriverà a condannare lo Stato per il modo in cui chiude entrambi gli occhi di fronte alla gente che si rovina per colpa del vizio del gioco? Investo mille euro nell'acquisto di Gratta & Vinci sperando di fare il colpaccio e mandare affanculo il lavoro ed il vizio del gioco? Oppure apro una paninoteca in franchising, fuggendo all'estero quando si tratterà di pagare i fornitori e/o l'erario statale? O magari imparo a suonare uno strumento, faccio fortuna nel mondo della musica e quando mi stanco divento un presentatore tv, che se ce l'ha fatta Dj Francesco posso benissimo farcela anch'io?

Potrei andare avanti all'infinito ma mi fermo qui, che altri 32 anni di lavoro son troppo lunghi da far passare. Comunque mi sa che il link di Repubblica.it fornisca dati sbagliati perché ho fatto un paio di conti e mi risultano almeno cinque anni di più da lavorare. Se John Titor esistesse sul serio gli chiederei di portarmi a spasso nel tempo così andrei subito in pensione e non se ne parlerebbe più.

12 dicembre 2011

Un disco per riflettere su cosa siamo, da dove veniamo e dove andremo: The Singles Collection 2001-2011 dei Gorillaz

Si sciolgono i Gorillaz, viva i Gorillaz! Chi avrebbe mai detto che sarebbero arrivati a compiere il decimo anno di età[1] e saremmo arrivati pure a celebrarne i fasti recensendo un greatest hits dopo tre album ufficiali (ed un quarto lavoro dal titolo di “The Fall” composto interamente su iPad e distribuito gratuitamente in rete che è una delle cose più brutte che mi sia mai capitato di ascoltare)? Nessuno, eppure ci sono arrivati in grande stile ed è andata pure a finire che la gente ormai si ricorda di Damon Albarn per i Gorillaz e non per i Blur. Non so se questo fosse l’esatto risultato che il buon Damon sperava di ottenere mettendo in piedi questo progetto, ma il susseguirsi degli eventi e delle cose ha portato a tutto ciò e non ci si può far proprio nulla (se non tirare in ballo il fatto che i Gorillaz si sono trovati al posto giusto nel momento giusto, ossia quando stava scoppiando il boom del file sharing grazie a Napster ed affini e la gente passava ore ed ore a chattare di musica sui canali mIRC millantando nuove sensazionali scoperte)[2].

Comunque, sulla qualità della musica dei Gorillaz non ci piove. La loro miscela di pop, elettronica in bassa battuta (così si chiamava agli albori degli Anni Zero e così la chiamo io per dovere di cronaca), indolente cazzeggio, intelligenza a tranci, arditi concept di cartoon band immaginarie e produttori hip hop di grido funzionava dannatamente bene dieci anni fa e funziona dannatamente bene anche oggi che è possibile tirare le conclusioni con lucidità perché tanto tempo è trascorso dal loro avvento e la band ormai è soltanto un bel ricordo. Inserisci questo “The Singles Collection 2001-2011” nel lettore, schiacci il tasto play e parte la musica, partono i ricordi: il primissimo singolo “Tomorrow Comes Today” (un bel manifesto programmatico a partire dal titolo), l’involontaria bomba superpop che ha segnato un’epoca “Clint Eastwood”(tanto per dire, Mtv ne stava facendo vedere il video in anteprima nel momento esatto in cui ha interrotto le trasmissioni per l’attentato alle Torri Gemelle del 11/09/01)[3], la conturbante “Rock The House”, la raggiunta maturità di “Feel Good Inc” e “DARE”, “Superfast Jellyfish” dall’ultimo (e troppo sottovalutato) “Plastic Beach” e compagnia bella sono tracce che ascoltate l’una dopo l’altra in fila indiana portano a rendersi conto che la musica dei Gorillaz è davvero invecchiata bene nonostante abbia segnato un’epoca – gli Anni Zero – nella quale superprogetti e/o semplici gruppi del genere nascevano come funghi ma ciò che mancava davvero erano le canzoni che ti ritrovavi a canticchiare anche quando non volevi. E scusami se è poco.

Forse (e dico forse) i Gorillaz sono stati la dimostrazione sul campo del fatto che la Battle of the bands l’hanno vinta alla grande i Blur: è possibile immaginare i fratelli Gallagher intenti a pasticciare con il pc componendo musica di un certo livello come quella dei Gorillaz? Direi di no perché probabilmente non sanno nemmeno come si accende un pc, figuriamoci usarlo per comporre – è molto più probabile vederli pasticciare con pipette per fumare pcp e riscrittura di trite e ritrite canzoni dei Beatles, ma questo è tutto un altro paio di maniche. Comunque, da qualunque parte la si voglia vedere i Gorillaz ci mancheranno molto.

[1] Falso storico: si sono formati nel 1998 come scusa per fumarsi le canne tra amici e loro prima uscita ufficiale è stata nel 2001.

[2] Quest’ultima frase scritta tra parentesi è archeologia informatico-musicale purissima. Non so nemmeno se Napster e mIRC esistano ancora, ma se attualmente esistono sono sicuramente qualcosa di molto diverso da ciò che erano un tempo. Tra dieci anni comunque rideremo anche dei dischi composti lavorando su iPad, don’t worry.

[3] Altro falso storico: il singolo “Clint Eastwood” è uscito a marzo 2011, ben prima del terribile attacco alle Torri Gemelle. Non era mia intenzione scherzare su questa immane tragedia o anche solo lontanamente metterla in discussione, sia chiaro – era solo un espediente narrativo per arrivare a scrivere in una nota che quando penso al 2001 dal punto di vista musicale la prima cosa che mi viene in mente è proprio “Clint Eastwood” dei Gorillaz, così come quando penso al 2001 dal punto di vista socio-politico la prima cosa che mi viene in mente è ovviamente l’attacco alle Torri Gemelle. Direi che non sono proprio uno di quei fieri complottisti alla Giulietto Chiesa e nemmeno un babbeo che ride di queste cose, e non sono nemmeno tanto così sicuro che ormai la gente si ricordi di Damon Albarn per i Gorillaz e non per i Blur.

(IFB)

"AIUTO AIUTO AIUTO AIUTO AIUTO"



Ed ecco che in questi ultimi giorni di 2011 irrompe la canzone dell'anno: Manuto di Mc Fierli. Roba finissima scoperta grazie al programma radio di quei culattoni raccomandati del Trio Medusa, con una base di altissimo livello ed un testo che ti chiedi se l'autore abbia pensato prima a Manuto oppure ad imbuto per fare la rima. Mc Fierli è il capo, ha l'atteggiamento giusto e mi auguro proprio che con musica del genere riesca perfino a farci i soldi. Se ce l'ha fatta il suo sosia magro Vasco Rossi può benissimo farcela pure lui.

09 dicembre 2011

RAZZI ARPIA INFERNO E FIAMME



Le notti non finiscono all'alba nella via. Le porto a casa insieme a me, ne faccio melodia e poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere, chilometri di parole a caso riguardo alla puntata della trasmissione di La7 Gli Intoccabili dedicata alla fulgida carriera politica di Antonio Razzi. La trasmissione l'ho vista un paio di notti fa, e la vicenda ivi narrata mi ha fatto talmente schifo che quando la trasmissione è finita ho cambiato canale imbattendomi in Malattie imbarazzanti su Real Time e non ho nemmeno notato la differenza (tanto per dire, in quella puntata di Malattie imbarazzanti hanno fatto vedere nell'ordine 1) un tizio con delle schifose pustole sullo scroto 2) una tizia con fastidiosissimi ascessi sotto le ascelle e sull'inguine 3) analisi delle urine di una tizia affetta da cistite, con campione di urine ovviamente in favor di telecamera 4) un tizio a cui hanno verificato con un tampone l'imboccatura della bottiglia che era solito usare per abbeverarsi in palestra ed hanno scoperto che c'era qualcosa di strano, probabilmente materia fecale - mica pizza e fichi).

Dicevo de Gli Intoccabili e dell'onorevole Antonio Razzi. Copio a caso la disdascalia di un filmato su YouTube relativo alla vicenda perché meglio non saprei illustrarla (se per questo non ne ho nemmeno voglia, ma tant'è): "stralcio della trasmissione Gli Intoccabili, in onda su La7 e condotta da Gianluigi Nuzzi, in cui viene narrata la fulgida carriera politica di Antonio Razzi, il peon ex IDV poi passato nel gruppo dei Responsabili a seguito della compravendita indetta da Berlusconi perchè venisse scongiurata la sfiducia al suo governo il 14 dicembre 2010. In questo documento video una ricostruzione della storia politica di Razzi, anche attraverso sue eloquenti dichiarazioni rese davanti a un parlamentare che per molti giorni ha indossato una telecamera pirata per testimoniare quel che avviene in Parlamento". Capito? A quanto pare il Razzi in questione è passato con Berlusconi solo per salvare la pensione, mica per senso di responsabilità o cazzate simili. Che schifo. Dimissioni. Cazzo. Figa. Culo. Tette. Ex operaio in Svizzera che se cade il governo deve ricominciare a lavorare. Mutuo da pagare. Avrei fatto così pure io, o forse no. Ho un briciolo di dignità, io.

Ma poi, che cazzo di capelli c'ha Razzi? Dovrebbe dimettersi per quello, mica per la (presunta) compravendita. C'ha scritto in faccia Germania Est '72 in faccia come Alberto Stasi, mica Abruzzo o Svizzera (a proposito: assolto Alberto Stasi. Mi chiedevo che fine avesse fatto e me lo ritrovo assolto. Che schifo. Dimissioni. Cazzo. Figa. Culo. Tette. Ex operaio in Svizzera che se cade il governo deve ricominciare a lavorare. Mutuo da pagare. Avrei fatto così pure io, o forse no. Ho un briciolo di dignità, io - e comunque Alberto Stasi sembra proprio un agente della Stasi, nome omen). E la faccia di [omissis] dell'ex ministro Franco Frattini quando viene intervistato e finge di non saper nulla della vicenda Razzi? Classico caso di coda di paglia o solamente faccia di [omissis - Frattini ti voglio bene]? E Di Pietro dove la trova gente del genere? Nel fustino del Dash? Nel dizionario della lingua italiana che è solito sfogliare per migliorare il suo uso della lingua italiana? Li sceglie lui o li fa scegliere ai lettori del suo blog tramite instant poll? E Beppe Grillo cosa dice? Dice di acquistare il suo libro o il suo dvd? Ma non divaghiamo troppo, perché questa è una vicenda parecchio grave che come di solito succede in Italia finirà a tarallucci & vino - e difatti non se ne parla e nessuna delle principali testate italiane sta cercando di insistere sulla polemica, segno che farsi eleggere in Parlamento e resistere ad oltranza gettando nel cesso le proprie convinzioni per salvare la pensione da parlamentare in Italia si può. Mi sa che la prossima volta che dovrò far benzina nell'auto mi pettinerò come Razzi, così mi scambieranno per lui e mi faranno un pieno aggratis (o al limite avrò un forte sconto e non mi accorgerò che ancora una volta ci sono stati aumenti delle accise dei carburanti).

07 dicembre 2011

UN ITALIANO COL CIUFFO RIBELLE / UN ITALIANO COL ROCK NELLA PELLE (R.I.P. Mino Reitano)



Qualche giorno fa cazzeggiando in rete mi sono imbattuto in un favoloso post di Sabina Guzzanti datato settembre 2010. Il post in questione è una roba di seconda mano ma sempre valida, visto che questa celeberrima comica (o ex-comica? Non so dirlo con precisione) se la prende niente popo' di meno che con Ryanair facendo immediatamente balzare alla mente i peggiori luoghi comuni relativi all'italiano in viaggio all'estero (o in Italia, tanto è uguale) e più in generale l'italiano che si lamenta sempre senza pensare che c'è libertà di scelta e volendo si anche può optare per altro (in questo caso, volare con un'altra compagnia spendendo molto di più e mangiando un panino gonfiabile gentilmente offerto dalla stessa – oppure stare a casa).

In soldoni: la Guzzanti di ritorno dalle vacanze in Sicilia si è sentita vessata da Ryanair e ci ha scritto un pezzo, arrivando perfino a canzonare il personale di volo che fa il suo lavoro (se avesse messo anche foto ed email dei soggetti in questione catalogandoli come spie sarebbe arrivata ai livelli di Chemtrails e delle sue fantasmagoriche liste di proscrizione – pubblico il link così se ne accorgono e finisco anch'io sulla loro black list) e concludendo con un invito a boicottare Ryanair e/o inondarla di fax di protesta perché non lascia portare in cabina le latte di olio e le confezioni di pasta da 5 kg ai poveri italiani in viaggio.

Tutto legittimo, per carità, ma tutto semplicemente eccezionale: sintassi e grammatica zoppicanti (proprio come le mie, solamente che io scrivendo cazzate purtroppo non ci guadagno nulla mentre la Guzzanti ne approfitta per pubblicizzare un suo spettacolo o a scelta un suo dvd), contenuti discutibili, mancata conoscenza delle condizioni di acquisto Ryanair, mancata lettura delle email che Ryanair invia per ricordarti qualsiasi cosa (dalla stampa della carta d'imbarco ai limiti di peso per il bagaglio a mano), lamentele per la pubblicità stile televendita durante il viaggio, commenti dei lettori che hanno suscitato la mia invidia, risposte della Guzzanti che gettano benzina sul fuoco incitando alla ribellione, gente che si ribella sul serio ed afferma di aver già inviato un fax a Ryanair (che probabilmente è volato in un cestino della spazzatura accompagnato dalla stessa sinfonia che parte quando un aereo Ryanair atterra in anticipo), varie ed eventuali.

Ad un certo punto vien perfino da chiederti: ma qual'è il senso di tutto ciò? Ribellarsi al sistema o far parlare di sé per vendere un libro e/o un dvd e/o un biglietto di uno spettacolo? A fine post la Guzzanti tra l'altro invita i lettori alla presentazione di un suo film, e – ragiono per assurdo perché so che non è così – se scrivendo un post per vendere un libro (o un dvd, o un biglietto - tanto è uguale, non lo compro comunque) la Guzzanti si comportasse esattamente come le hostess che vogliono venderti una sigaretta smokeless su un volo Ryan? E cos'è la ribellione? Volare Alitalia per un nuovo miracolo italiano a spese del contribuente, pigliare un treno Trenitalia con relativo odore di ascella trascurata o rimanere in casa guardando le scie chimiche in cielo invidiando chi nonostante tutto viaggia? Francamente non lo so, però io viaggio come capita cercando di spendere il meno possibile e sto a posto così. Certo, a differenza di Sabina Guzzanti se avessi un padre parlamentare gli ruberei la tessera da parlamentare e viaggerei solo in business class prenotando i voli più costosi che esistono (dicendo magari in giro che è stata tutta un'idea di Mario Scaramella per sentirmi a posto con la coscienza), ma queste sono scelte personali e comunque non avendo padre parlamentare opto per il risparmio mangiando junk food prima di partire così in volo non mi viene fame (al limite sto male, ma tanto il bagno è gratis e non spendo nulla). Il mondo è bello perché vario ed ognuno fa ciò che vuole.

Che poi il post della Guzzanti è del settembre 2010 e nel frattempo è trascorso quasi un anno e mezzo (esagero), tempo che in rete equivale almeno a dieci anni o forse più (esagero ancora). Nel frattempo qualunque cosa può essere avvenuta e quel post non vale più o ha perso il senso originario anche se rimane fissato sulle pagine di un blog fino al momento in cui lo stesso viene chiuso. In pratica parlandone ho scritto cose a vanvera perché nel frattempo la Guzzanti può essere diventata assidua cliente Ryan, ma resta solo un fatto: voglio che la Guzzanti a La7 torni a far ridere davvero come ai tempi de L'Ottavo Nano. Mi faceva ridere e pensare molto di più allora, mentre adesso vederla rincorrere un Beppe Grillo qualunque mette addosso una grande tristezza. Sono comunque scelte personali che non si discutono, e se sta bene a lei buona camicia a tutti (come diceva Massimo D'Alema quando lavorava a Mediaset ed era grasso e pelato).

05 dicembre 2011

GRECIA O SPAGNA BASTA CHE SE MAGNA


Che ridere i megadibattiti e i megacommenti sulla nuova manovra economica di Mario Monti. Che ridere vedere personaggi come Matteo Salvini (sembra sempre in fase digestiva avanzata, secondo me prima o poi rutta in diretta tv - o a scelta emette un qualche gas di natura intestinale), Piero Sansonetti (grande giornalista davvero, sembra sempre capitato lì per caso però vuol farti credere di essere più di sinistra di te - lui ed i suoi occhiali sulla testa la sanno lunga), Marco Liorni (che a volte conduce dibattiti pomeridiani in cui si parla di manovra economica di Mario Monti ma non te ne accorgi perché è un conduttore inutile), Antonio Di Pietro (che pur di rubare uno 0,005 % nei sondaggi al Pd entrerebbe in studio alla guida del suo trattore - tipo Renato Pozzetto ne Il ragazzo di campagna, Matteo Salvini nelle vesti di Severino Cicerchia ci sta tutto), Umberto Bossi che straparla di Padania indipendente (la Padania è quella cosa che quando tiri lo sciacquone va giù senza tanti complimenti, altroché indipendenza), e mi fermo qui perché l'elenco sta diventando troppo lungo e poi va a finire che scrivo pure frasi scombinate del tipo "Berlusconi è improvvisamente sparito nel nulla, in un altro paese se avesse combinato un disastro simile lo sarebbero andati a prendere di peso e lo avrebbero portato in piazza per bungabungarlo mentre qui da noi va ancora in giro sulla sua bella macchina blindata pagata da noi contribuenti e saluta la gente dal finestrino come se fosse un divo" (non vorrei mai scriverle sul serio, io sono contro la violenza negli stadi).

Comunque, la manovra di Monti è lacrime è sangue ma è un male necessario se non vogliamo fare la fine della Grecia o della Spagna (però c'è da dire che almeno loro fanno delle pause pranzo di sei ore e lavorano alla cazzo di cane con orari random, niente male come programma di vita). Si può stare a disquisire giorni interi su cosa avrebbe potuto fare in più o in meno (ad occhio e croce: patrimoniale, Ici ridotta per la prima casa degli under 35, tracciabilità dai cento euro in poi, maggior prelievo forzoso sui capitali scudati - mi fermo qui perché sto scrivendo di cose che non conosco, come Salvini, Di Pietro e Sansonetti), però c'è da tener conto che la maggioranza del Parlamento è composta da gente che ha votato il fatto che Ruby è davvero nipote di Mubarak e dunque Monti ha fatto il massimo che poteva con il materiale umano a disposizione e soprattutto qualcuno quella manovra economica dovrà pur votargliela altrimenti siamo fottuti. Vedremo come va a finire, speriamo bene.

E comunque, anche se sono passati diversi giorni: solidarietà ad Oscar Giannino contestato e preso a pomodori, uova & insulti da gente che manco conosce le sue idee (nemmeno io le conosco, se per questo). Chiunque deve poter essere libero di esprimere la propria opinione, chiunque può essere contestato civilmente, chiunque eventualmente può sbattersene se non è interessato alla cosa. Semplice no? Che non mi si chieda però di indossare scarpe come quelle che indossa di solito Giannino, sono davvero troppo oltre ogni limite e dire che sono un bel po' ridicole è un eufemismo. E poi, come cazzo si veste Oscar Giannino? Per me l'hanno contestato per quello, mica per le idee.

Un disco trash senza cash: Smells Like Too Cheesy - Ajello



Gira e rigira vien fuori che abbiamo tutti una grande nostalgia degli anni ottanta anche se li abbiamo vissuti solo di striscio (o non li abbiamo vissuti affatto perché eravamo troppo piccoli). In definitiva, cosa sono stati questi famigerati anni ottanta? Gli anni dei Roy Rogers come jeans (come diceva Max Pezzali, uno dei massimi cantori della nostalgia per quel periodo storico), del Drive In, di Colpo Grosso con Umberto Smaila e le ragazze Cin Cin mai nude per intero, della perestrojka di Michail Jackson Gorbaciov, delle scritte Emoscambio lungo le principali arterie autostradali e/o stradali italiane, delle Vespe truccate sulle quali spesso e volentieri veniva pure montata l’autoradio, di Diego Armando Maradona sempre strafatto che fa vincere un paio di scudetti al Napoli, della paura per le figurine all’Lsd regalate all’uscita da scuola ma soprattutto gli anni di Piccoli Fans condotto da Sandra Milo (programma al quale tra l’altro io presi parte nelle vesti di giovanissimo cantate, non sto scherzando) interrotto a causa una fantomatica rissa che tutti ricordano ma della quale attualmente non esiste filmato su YouTube e che dunque non è mai scoppiata.

Ma non siamo qui per parlare di politica, dobbiamo parlare di musica: a livello mainstream, cosa sono stati musicalmente gli anni ottanta? Bella roba e brutta roba, ma da qualunque parte la si volesse vedere c’era sempre una certa ingenuità di fondo unita ad una certa purezza di intenti che ti rendeva simpatici i musicisti anni ottanta. Per non parlare del kitsch: synth tagliati col coltello che disegnavano melodie a presa rapida che si incollavano in testa e non ne uscivano più, acconciature ed abbigliamenti impossibili, voglia di uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta e scandalizzare i benpensanti, sempre e comunque (o almeno provarci). Cosa resta degli anni ottanta musicali? Tutto. La roba che va per la maggiore attualmente sembra provenire da quegli anni (ed ecco spiegata la faccenda della nostalgia di cui parlavo sopra), solo che suona molto più fredda ed artificiale – quasi si fosse perduta per strada l’anima.

In ambito dance/pop sono almeno dieci anni che viviamo in un revival continuo degli anni ottanta. Si è partiti dall’electroclash di dieci anni fa e non si è finito più, in un continuum di progetti sempre più concettuali e/o asettici. Come uscirne? Con l’ignoranza. Van bene gli anni ottanta, ma soprattutto va bene il divertimento. Un disco come “Smells Like Too Cheesy” degli italianissimi Ajello è esemplare a tale scopo. Copiaincollo a caso dalla loro nota stampa (posso farlo): “ci sono ingredienti sonori come la electro, la new wave, l’italo-disco, la eurodance, le atmosfere del film Tango & Cash, Giorgio Moroder ed il Cosmic sound miscelati a dovere per ottenere un qualcosa che oggi suona come poche altre cose in Italia ed ha un battito che batte come non ce n’è”. In poche parole: tutto viene spinto al limite ma tutto viene preso con grande ironia cercando di suonare il più kitsch possibile, ed allora escono fuori cose davvero notevoli come “Coconaut Explosion” (con featuring dei Krisma!) “My Rhythm” (featuring Fred Ventura), “What’s The Matter” (featuring Benji dei Ridillo) e “Sabrér” (con un featuring di Don Chico che ti fa girare la testa) che si lasciano ascoltare, riascoltare e comunque vada lasciano il segno – e non è poco in tempi in cui da musica di La Roux piace praticamente a tutti. Gli anni ottanta visti a quasi trent’anni di distanza non sono poi tanto male.

(IFB)

01 dicembre 2011

IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DOPO CADEO (CESARE CADEO)


Ho letto su Vice Magazine che esiste una macchina in grado di leggere nel cervello umano (devo ancora capire bene cosa significhi “leggere nel cervello umano” ma l'ho letto su Vice e dunque è vero), una roba che consiste in un paio di elettrodi che li colleghi al cranio e catturano gli impulsi elettromagnetici provenienti dalla mente per mandarli ad una scatoletta in grado di analizzarli accuratamente. Ok, non ho capito un cazzo di come funziona questa macchina (anche perché in realtà non l'ho letto su Vice ma l'ho solamente sentito dire da un tipo in treno mentre andavo a Milano per lavoro – per rendere l'idea: il tipo aveva addosso più o meno la camicia a scacchi di flanella che indossava Kurt Cobain quando si è sparato e diceva cose che neanche John Titor, io fingevo di dormire ma in realtà provavo invano a capire ciò che diceva) e non so nemmeno se esista sul serio (ad occhio e croce no, ma magari la CIA l'ha già brevettata e la utilizza per punire a livello mentale coloro che - a ragione, anche se nessuno lo sa - si dicono fermamente contenti che i governi mondiali e la massoneria causino terremoti et altri eventi catastrofici con le scie chimiche rilasciate dagli aerei), però il non aver capito e il non sapere non rappresentano assolutamente un problema perché tutto questo pistolotto iniziale è solo un espediente funzionale alla narrazione e dunque va preso così com'è, alla lettera.

Dicevo, vorrei una di quelle macchine per leggere nel cervello umano e capire cosa porta dieci e passa milioni di persone a trascorrere un lunedì sera guardando il programma di Fiorello su Raiuno. Non ne ho guardato neanche un secondo ma già immagino di che si tratta: Fiorello mattatore, l'imitazione del Gobbo di Notre Dame o di La Russa con battute prese dai falsi profili Twitter dell'ex ministro e del suo gobbo, grandi ospiti canori tipo la Pausini (che è sempre in copertina su Vanity Fair) o Giorgia (che è sempre in copertina su Vanity Fair), quel comunista di Marco Baldini (che Baldini sia comunista è ormai assodato, visto che è iscritto al partito di Marco Rizzo, il Partito Comunista della Libertà) a fare il Mauro Repetto della situazione, una ventina di interruzioni pubblicitarie ed un non troppo velato accenno alla polemica via Twitter con Sabina Guzzanti (una che una volta faceva ridere tantissimo ed improvvisamente ha smesso di far ridere quando ha indossato i panni messianici del comico convinto di salvare il mondo – ok, dopo questa mi prenderò del rosicone sia da lei che da Fiorello) a completare il quadro. Quasi quasi fa più ridere I soliti idioti, ma non ne sono così sicuro dato che non ho visto nemmeno quello e mi baso solo su ciò che ha detto il tipo con la camicia a scacchi di Kurt Cobain (che nel frattempo in treno aveva pure iniziato a raccontare di quando è andato a vedere I soliti idioti al cinema, ma si era ormai a Milano e non ho capito nulla perché ero sceso) e sul fatto che il successo di quel film ha scandalizzato certa sinistra radical-chic e benpensante (ad occhio e croce, tutto ciò che scandalizza certa sinistra radical-chic e benpensante è buono e/o fa molto ridere – è una legge di mercato).

Comunque un giorno o l'altro proverò a guardare sul serio una puntata de Il più grande spettacolo dopo il weekend anche se un titolo del genere ed il fatto che Fiorello sia stato eletto re italiano di Twitter dalla stampa di regime non depongono a suo favore. Magari la mia vita cambierà in meglio, non so.

(Tutti questi periodi lunghissimi e la continua apertura di parentesi sono dedicati al tipo sentito sul treno per Milano, che parlava proprio così – periodi lunghissimi e continua apertura di parentesi, roba da fusione del cervello).