30 ottobre 2009

A DENTI STRETTI

Se ne parla ovunque. È stato in streaming integrale su Repubblica.it e pure Libero ne ha parlato in una elegante articolessa nella pagina degli spettacoli. Piace a tutti, piace alla gente che piace, piace alla gente a cui piace piacere. Eppure A Sangue Freddo, il nuovo disco de Il Teatro Degli Orrori, è una cagata pazzesca.

E non lo dico perché è un disco italiano, ma lo dico perché a differenza del debut album questo è il classico disco che è cool ascoltare in una città come (omissis) ed ha un senso compiuto solo al di sopra del fiume Po, con tutto ciò che ne consegue. Infatti, appena si oltrepassa il Po un disco come A Sangue Freddo diventa improvvisamente roba incomprensibile, buona solo per lasciare commenti sulle pagine di famosi siti specializzati come (omissis) e (omissis) che lo descrivono – seppure utilizzando toni e termini radicalmente diversi – come un nuovo capolavoro della musica italiana, scomodando nomi come Piero Ciampi (non l'ho mai ascoltato in vita mia), Oxbow (non li ho mai ascoltati in vita mia), Jesus Lizard (non li ho mai ascoltati in vita mia), Shellac (questi li ho ascoltati e non c'entrano assolutamente nulla). In realtà è roba priva di sostanza, all'apparenza minacciosa ma in pratica assolutamente inoffensiva, però è bello parlarne bene perché serve a stare bene con se stessi e con gli altri (soprattutto la prima che ho detto). Non si scomodano i mostri sacri per roba del genere, non si scrivono testi così scontati come quelli de Il Teatro Degli Orrori ultima versione.

La carica distruttiva degli esordi è solo un ricordo, sostituita da un assurdo quanto inutile featuring di (omissis) degli innominabili (omissis) che sta lì a testimoniare quanto sia purtroppo caduto in basso Il Teatro. Prevedo un per loro un futuro come ospiti d'onore in importanti programmi gggiovani Rai, però i fasti del passato son diventati solo un lontano e sbiadito ricordo. Peccato.

A CHIAPPE STRETTE


Non è Maurizio Gasparri il politico di centrodestra sorpreso anni fa in compagnia di alcune transessuali in Via Gradoli. È uscito il suo nome ma non può essere lui, è solo una voce messa in giro ad arte dalla stampa comunista per distrarre l'attenzione degli italiani dal grave scandalo Marrazzo. Quella sera si era solo perso in una zona di Roma che non conosceva bene, non è assolutamente vero che a quei tempi abitava lì vicino come hanno scritto alcuni giornali. Punto e basta.
Maurizio Gasparri non fa cose del genere, non ha lo spessore. È un uomo tutto d'un pezzo, brillante, intelligente, timorato di Dio e soprattutto rispettoso dell'istituto della famiglia fondata sul matrimonio in chiesa – l'unica vera, grande famiglia naturale. Chi ne parla male e dice cose non corrispondenti al vero è in malafede, e fa bene Gasparri a minacciare querele. La ragione è dalla sua parte e deve difendersi, con la stesso coraggio che ci metteva quando da giovane militante del Fronte della Gioventù si doveva proteggere dalle continue aggressioni dei compagni che lo volevano menare.

No, non è Gasparri il politico di centrodestra sorpreso anni fa in compagnia di alcune transessuali in Via Gradoli. L'uomo preso con le mani nella marmellata è Piero Marrazzo, che all'epoca stava in AN anche se nessuno se ne è mai accorto. Dunque, Marrazzo è recidivo ed è pure un voltagabbana, e bene ha fatto il sommo Maurizio Gasparri (che saluto) a chiederne prontamente le dimissioni. Uomini del genere danneggiano la credibilità della politica italiana.

A TESTA ALTA

Facciamo un gioco: prendiamo un musicista qualsiasi del giro della Ed Banger (o, ancor meglio, della Dim Mak), e proviamo ad immaginare cosa ne sarà sarà di lui tra quindici anni e soprattutto cosa ne sarà della sua proposta musicale. Non occorre pensare troppo né tantomeno possedere particolari capacità divinatorie per immaginare l’ovvio: il musicista in questione finirà nel dimenticatoio, mentre la sua proposta musicale finirà nel cestino della spazzatura (nel vero senso del termine, visto che nessuno compra più dischi e basta un click per spostare nel cestino i files musicali ormai caduti in disuso). La storia li condannerà non menzionandoli nemmeno di striscio.

E proviamo ora ad analizzare la parabola artistica dei Basement Jaxx. Sono emersi più o meno quindici anni fa, son partiti rivoltando la musica house come un calzino e l’hanno amata, onorata e rispettata talmente tanto da contaminarla con batteri di varia natura e specie fino ad allora invisi ai puristi. Dj set infuocati, singoli ancora oggi oggetto di culto, remix entrati nella storia, e poi si passa al formato album e alle esibizioni dal vivo, come una vera band – per conquistare il mainstream dopo aver conquistato l’underground senza fare prigionieri. Due dischi memorabili (Rooty e Remedy - in poche parole, house music più radiofonica, più populista di quella degli esordi, ma sempre house music a livelli stellari), e poi una svolta pop di gran classe, per dimostrare che si sa andare oltre, che si possiede la giusta sensibilità per trattare anche materiale più ricercato rispetto ai tellurici esordi. In poche parole. i Basement Jaxx son partiti da Brixton alla conquista del mondo e quindici anni dopo solo ancora sulla cresta dell’onda.

Tra quindici anni nessuno di ricorderà più di carne da cannone come SebAstian o Bloody Beetroots, mentre quindici anni dopo i due ragazzi londinesi stanno ancora lì a dimostrare chi vale e chi no, chi è nella leggenda e chi è buono giusto per una stagione. Sarò poco cool ascoltarli e ballarli (e suonarli), avranno forse perso la carica eversiva di un tempo (non è vero, hanno solo deciso di focalizzarsi su aspetti diversi dell’eversione, non hanno perso un briciolo di carica), ma un disco come Scars è un disco di grande valore, forse il loro migliore da parecchi anni a questa parte. Non una caduta di tono, non un cedimento. Un disco da ascoltare dall’inizio alla fine, con la devozione che si deve a chi ha saputo dire qualcosa di nuovo, lo ha detto talmente bene da influenzare una intera generazione di produttori e riesce tuttora a dirlo.

Stile da vendere, featuring azzeccatissimi che non mettono in secondo piano il grande lavoro dei Basement Jaxx, produzione stellare: c’è tutto un mondo dentro a tracce come la MGMT-Mdma oriented Raindrops, la gothic sci-fiction track Scars, la toccante My Turn, la velenossima electro-ragga track Saga, un mondo che chiede a gran voce all’ascoltatore di entrare a farne parte. Ed una volta entrati uscirne diventa difficile, molto difficile.

(Indie For Bunnies)

28 ottobre 2009

PRENDILO TU QUESTO FRUTTO AMARO



Una rockstar non è mai stabile. È sempre in giro per il mondo ed è circondata da falsi amici, mantiene un ritmo di vita al di sopra delle proprie capacità fisiche e mentali, deve essere sempre al cento per cento delle proprie possibilità ed allora è costretta strafarsi per resistere al logorio di un'esistenza condotta sempre e comunque sul filo del rasoio. Spesso e volentieri sbrocca ed allora si spara un colpo di fucile e scompare, lasciando nel dolore migliaia e migliaia di fans che per elaborare il lutto compreranno (o scaricheranno) qualsiasi raccolta, biografia, retrospettiva che la riguarda. Ma in fondo non è questo che chiediamo ad una rockstar? Una rockstar mediamente timorata di Dio non sarebbe credibile, una rockstar che si accontenta della stabilità lo sarebbe ancora meno.

E allora perché un politico – che è pur sempre un personaggio pubblico come una rockstar, anzi è molto più di una rockstar – non può andare a mignotte, andare con le minorenni, andare con gli uomini, fare sesso con transessuali, pippare di coca, farsi togliere le multe, evadere le tasse, portare sui voli di Stato i suoi nani e le sue ballerine, comprare una casa al proprio/alla propria amante, andare al cinema gratis, parcheggiare sulle strisce pedonali ed usare l'auto blu anche per andare a fare la spesa al Lidl? Perché l'ex presidente del Senato Marcello Pera non può farlo e se lo fa non può dirlo? Perché Francesco Rutelli non può prostituirsi passando da un partito all'altro senza soluzione di continuità?

Non voglio dire che Rutelli debba spararsi un colpo di fucile, però chi se ne frega se Rutelli se ne è andato dal Partito Democratico per passare con Casini? Deve per forza stare fermo ed accontentarsi della stabilità, della sicurezza? Deve sempre subire vessazioni da parte dei compagni di partito? Assolutamente no, che vada e viva una vita al di sopra delle proprie capacità. Rutelli inutile era e inutile rimane, sta seguendo solo le proprie malcelate aspirazioni (ovvero adagiare le proprie chiappe su poltrone riservate a chi comanda – non importa cosa, basta comandare) e per questo va rispettato. Non lo vota più nessuno, non ha idee, non ha credibilità, finge di essere timorato di Dio, finge di essere una rockstar anche se dovrebbe andare a lavorare come fanno le persone normali. Lasciamogli vivere il sogno di una vita, lasciamolo vivere nell'illusione di contare ancora qualcosa. Il suo addio non sposta una virgola perché più che una persona è l'esatta personificazione del nulla. Punto e basta.

Però intanto da oggi ci sarà ancor più gusto a ridere di lui. Che la festa cominci.

25 ottobre 2009

MARIO GIORDANO DOVE VAI SE LA BANANA NON CE L'HAI



La notte chiudo gli occhi e vedo Piero Marrazzo. Ormai se ne parla ovunque, tutti giudicano e sparano sentenze, come se avessero avuto il privilegio di assistere in diretta agli incontri mercenari (definizione davvero infelice, tra l'altro) avuti dal governatore della regione Lazio con svariate transessuali.

Perfino un grande giornalista del calibro di Mario Giordano si permette di dire la sua sull'odierno numero di Libero, sputando fuori e fissando su carta non riciclata una vomitevole articolessa tutta doppi sensi/giochi di parole/allusioni sulla virilità di Marrazzo. E se un uomo in tutto e per tutto virile come Mario Giordano si permette di sfottere un'altra persona per i suoi gusti sessuali – accusandola nemmeno tanto velatamente di non essere virile – c'è da rimanere quantomeno perplessi riguardo a questa vicenda dai contorni molto strani. Fateci vedere i video hard di Marrazzo e che non se ne parli più, altrimenti tacete per sempre e fatevi gli affari vostri.

Ma cosa ha combinato Piero Marrazzo di tanto grave da scandalizzare perfino un uomo dallo stomaco forte come Mario Giordano?
Era solito avere rapporti sessuali pagamento con alcune transessuali, ed in luglio è stato pizzicato in flagrante da alcuni carabinieri che hanno pensato bene di iniziare a ricattarlo minacciando di diffondere filmati (veri o presunti) relativi a queste sue abitudini sessuali. Il povero Marrazzo ha avuto paura, non ha denunciato subito la cosa ed il tutto ha finito per travolgerlo qualche giorno fa.

Si dice “i trans” o “le trans”?
Direi che in questo specifico caso si dice “le trans”. Qualcuno lo spieghi a Mario Giordano, ad occhio e croce dovrebbe essere già maggiorenne e vaccinato – dunque in grado di capire come vanno certe cose della vita.

Marrazzo ha mai candidato qualcuno all'europarlamento?
No.

Marrazzo ha mai raccomandato per un posto in Rai qualche sua compagna di giochi?
No.

Marrazzo ha mai saltato qualche importante appuntamento politico/internazionale/di lavoro per assecondare le sue voglie sessuali?
No.

Un uomo politico deve essere giudicato per le proprie abitudini sessuali?
No, a meno che queste sue abitudini non diventino una ossessione tale da condizionarne in negativo l'operato.

Dove ha sbagliato allora Piero Marrazzo?
Ha sbagliato da pubblico ufficiale a non denunciare subito il ricatto da parte di altri pubblici ufficiali. Probabilmente il suo operato da luglio in avanti è stato condizionato dal timore di subire ulteriori ricatti, e se avesse denunciato subito probabilmente ora sarebbe ancora al suo posto. Ha sbagliato da politico ad usare l'auto blu con l'autista pagata dal contribuente per andare agli incontri con le transessuali, causando un danno all'erario. Ha sbagliato da persona di sinistra a non chiarire subito la vicenda, perché arrampicandosi sugli specchi e fornendo tre o quattro versioni diverse ha tradito il mandato dei propri elettori. Da uomo non ha sbagliato un bel nulla, ma dovrà eventualmente rendere conto del suo comportamento a moglie e figlie ed assumersene la responsabilità. Ad occhio e croce Piero Marrazzo dovrebbe essere già maggiorenne e vaccinato – dunque in grado di capire come vanno certe cose della vita ed assumersi le proprie responsabilità. Speriamo che dal punto di vista umano ne esca a testa alta.

Deve dimettersi Piero Marrazzo?
Sì, ma non per i propri gusti sessuali (che sono e restano parte della sua sfera privata). Non basta farsi da parte, Marrazzo deve dimettersi perché non ha denunciato il ricatto ed un politico non può essere ricattabile o ricattato, e poi perché si è permesso di usare l'auto blu per proprie esigenze personali. Tutto il resto è game over, buffonata dell'autosospensione per motivi di salute compresa. Si deve andare ad elezioni anticipate e lasciare la parola agli elettori, tanto la destra vincerà comunque. Speriamo almeno che vinca candidando l'ottima Renata Polverini e non (faccio un nome a caso) Fabrizio Toffolo capo degli ultras della Lazio, e speriamo che a sinistra non venga riesumato Walter Veltroni per una sconfitta che con lui diventerebbe di proporzioni bibliche.

I quattro carabinieri che ricattavano Marrazzo sono elementi manovrati da qualcuno che sta in alto?
Vien da pensare di sì, ma non ci sono prove. Quello che fa pensare è che han cercato di vendere subito il video alla stessa persona che ha piazzato in giro le foto di Sircana che parla con una transessuale. Fa molto pensare anche che abbiano provato ad offrirlo a Chi e ad Il Giornale e che già da luglio anonimi parlamentari di area Pdl parlassero di un video di Marrazzo con due transessuali che avrebbe scatenato un casino. Un po' di sana dietrologia non guasta mai, anche perché il condominio in cui era solito recarsi Piero Marrazzo è in via Gradoli (con tutto ciò che ne consegue quando si pronunciano accostate le parole “Via” e “Gradoli”).

Può Mario Giordano permettersi di sfottere Marrazzo per 174.326 battute, utilizzando gags ed altri espedienti letterari che vorrebbero far ridere ma non ce la fanno proprio?
Assolutamente no. Uno con quella voce e quella faccia non può dire nulla. E nemmeno scriverlo.

MY LOVELY MAN CLAUDIO SLOVAK BRACHINO


La cosa che ufficialmente fa più ridere del 2009 viene dal blog Non leggerlo.

Tra l'altro, nel geniale fotomontaggio Claudio Brachino è al posto di Hillel Slovak. Speriamo che non faccia la stessa fine dell'ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, sarebbe una perdita troppo grande per il giornalismo italiano.

23 ottobre 2009

LENTAMENTE MUORE CHI DIVENTA SCHIAVO DELL'ABITUDINE, RIPETENDO OGNI GIORNO GLI STESSI PERCORSI



Clemente Mastella sta vivendo un grave dramma personale: a Napoli lui e sua moglie sono coinvolti in un'inchiesta della procura riguardante appalti e assunzioni all'Agenzia per l'Ambiente.
La faccenda per lui si fa parecchio complicata: a quanto pare in quell'agenzia venivano regolarmente fatte assunzioni clientelari ed il tutto veniva messo nero su bianco in un file – che ora ovviamente è al vaglio delle autorità inquirenti, parecchio incazzate ed ansiose di stanare i colpevoli. Dall'analisi del prezioso file stanno venendo fuori parecchie sorprese: Mastella avrebbe raccomandato ben ventisei persone ed è uscito fuori perfino il nome di un giovane presentatore di programmi musicali giovani e milanesi, che secondo voci di corridoio sarebbe arrivato in Rai grazie al decisivo intervento dell'On. Mastella. Ma sono solo voci di corridoio, non c'è nulla di certo, nulla di sensato.
Quel che è certo è che Mastella è di nuovo nella polvere, e sarà difficile per lui rialzarsi. I gloriosi tempi della caduta del governo Prodi e delle poesie declamate in Senato tra l'ilarità generale sono solo un ricordo, ora Clemente è all'europarlamento nelle file del Popolo della Libertà e non c'è governo Berlusconi da far cadere per perorare la causa della propria serenità familiare. Ora c'è solo sofferenza retribuita ben 290 euro al giorno.
Povero Clemente! Cosa vuoi che sia una raccomandazione in tempi in cui i giovani che non conoscono vips faticano parecchio a trovare occupazione? Mastella è un uomo buono ed onesto che paga colpe non sue: così fan tutti, solo che lui lo faceva per aiutare i poveri e i bisognosi. È un animo nobile, la solita stampa comunista lo attacca perché non gli perdona il voltafaccia che ha fatto cadere il governo Prodi, ma ci penserà lo Zar Silvio dalla Russia a zittire la canea annunciando una fantasmagorica abolizione dell'Irap entro il 2010, che poi si tramuterà in abolizione entro 2011, poi entro 2012, poi entro 2013, senza però essere mai realmente messa in pratica. Conta solo l'annuncio, conta solo fare giochi di prestigio per distogliere l'attenzione dalla realtà e dalle seccature che essa è solita causare.

Si ripete la solita magia del precedente quinquennio di governo berlusconiano, solo che allora Mastella stava con il centrosinistra a fare il suo dovere di spaccatutto e Berlusconi poteva fare giochi di prestigio con maggiore libertà mentre ora sta col centrodestra e Berlusconi deve fare promesse mirabolanti per distrarre l'implacabile stampa comunista e poter salvare il buon Clemente dalla gogna mediatica (e pure dall'Europa che lo tiene troppo impegnato e non gli permette di difendersi a dovere). Speriamo solo che tutto fili per il verso giusto, sarebbe un peccato vedere in manette un uomo buono ed intelligente come lui.



CHI VUOL CHIUDERE BLOG E PAGINE FACEBOOK È SOLO UN REAZIONARIO CHE NON HA IL SENSO DELL'IRONIA


"Metodi per divertirsi con Carlo Pastore #135:

Recarsi nella più vicina fabbrica in rivolta (ce ne sono a iosa). Condurlo sul tetto tra i metalmeccanici furibondi.
Indicare Carlo Pastore dicendo a tutti:
- Ecco, lui è il responsabile unico della "ristrutturazione" del personale, appena arrivato da Ginevra.
Aspettare per vedere l’effetto che fa."

Tutti a protestare, a stracciarsi le vesti, ad indignarsi, a minacciare chiusure per il gruppo Facebook Uccidiamo Berlusconi e nessuno che interviene contro Divertirsi con Carlo Pastore, un blog che più un blog è un manifesto programmatico? Robe da pazzi.

Blog dell'anno.

22 ottobre 2009

PROFESSIONE SCOLAPASTA



L'onorevole Paola Binetti ci ha visto giusto: meglio stare in un partito dove puoi recitare la parte dell'emarginato piuttosto che andartene tra la tua gente a farla da padrone. A stare in disparte e a fare la voce fuori dal coro ci si guadagna sempre (come minimo ci si guadagne in stima e solidarietà da parte dei presunti avversari politici, ma a volte si riesce ad ottenere qualcosa in più) ed in più facendo così diventa possibile costruirsi una solida carriera a dispetto di chi ti ha lanciato. Tradotto in parole povere: lei se ne stia lì dov'è, che se ne vada chi l'ha voluta candidare a tutti i costi o, in alternativa, che se ne vadano di colpo gli elettori così chi l'ha voluta candidare a tutti i costi sarà costretto a passare il resto dei suoi giorni nascosto in un fienile, al riparo dall'ira dei poveri operai che un tempo ci credevano sul serio e che ora si sentono traditi (sempre che esistano ancora operai che votano a sinistra invece di votare Lega oppure Silvio Polanski).

Eppure la Binetti fondamentalmente è una persona come tutte le altre: non mangia i bambini, ha smesso di utilizzare il termine “pettineria” non appena la rivista Paninaro ha cessato le pubblicazioni, ha una certa predisposizione per le attività manuali tipo uncinetto, ama la vita mondana, ama il prossimo più di se stessa, ascolta musica metal come quando era una ragazzina, scrive per riviste e webzine specializzate, fuma sigarette Davidoff al mentolo, beve birra scura (meglio se di elevata gradazione alcolica) e va in chiesa una volta al giorno. Insomma, ama fare tutto quello che amano fare i ragazzi e le ragazze della sua età. Dove sta il suo grosso problema? Sta nell'omofobia.

La Binetti in materia di omosessualità ha sue opinioni (opinioni fascistoidi e bigotte, aggiungerei), che purtroppo sono più o meno le stesse opinioni della maggior parte degli italiani (o, almeno, di una larga fetta dell'opinione pubblica – la maggioranza silenziosa che non si espone mai, non ha un'opinione ben precisa su nulla, crede alle leggende metropolitane e passa le sue giornate ad informarsi utilizzando principalmente il mezzo televisivo e/o carta straccia come City, Metro o Leggo, vivendo altresì convinta che i gay siano pervertiti e/o malati da redimere).

Fa male dirlo, ma la Binetti è lo specchio di certa Italia che si indigna se circolano voci su una presunta omosessualità di George Clooney, con in sovrappiù un fervore religioso di tutto rispetto (non è dato sapersi se sia un fervore di facciata o sia un fervore animato da reale convinzione). Cosa c'entra con un partito che osa definirsi 'progressista' in un paese fondamentalmente conservatore come l'Italia? Nulla. Quanti voti porta un personaggio come lei? Nessuno. Perché candidarla? Per puro spirito di testimonianza, per far vedere che la strategia vincente è quella del 'ma anche'. Quali interessi particolari stanno dietro ad una candidatura come la sua? All'apparenza nessuno, e spero di non sbagliarmi. Perché tenerla lì? Perché altrimenti diventa una martire immolata sull'altare della libertà di opinione.

Bisognava pensarci prima, ormai è tardi ed è inutile piangere sul latte versato. Fu candidata da Rutelli e Franceschini nel 2006 quando tutti a sinistra erano convinti di vincere le elezioni a mani basse e candidavano cani e porci (aiutati anche da una prodigiosa legge elettorale che favorisce tali manovre). Che la Binetti stia lì, comoda e tranquilla, monumento ad una dirigenza che ha fatto il suo tempo e non ne imbrocca più una perché ha perso il contatto con la realtà. Che chi l'ha voluta paghi il conto, e pure molto salato. Se Gianfranco Fini è diventato la grande speranza del popolo di sinistra un motivo ci sarà, no?

19 ottobre 2009

AUTOSTRADA DESERTA AL CONFINE DEL MARE / SENTO IL CUORE PIÙ FORTE DI QUESTO MOTORE



È un Antonello Venditti imperiale quello che si è visto sabato scorso a Che tempo che fa, lo scoppiettante programma tv magistralmente condotto dal sempre più democristiano Fabio Fazio.

Quindici minuti di puro delirio, con Venditti che sembrava fatto di cera, sfoderava incredibili capelli che sembrano pittati con l'olio di scarto di una vettura che ha percorso ben più di 35mila chilometri senza mai effettuare un cambio d'olio, ma soprattutto indossava i soliti occhiali Rayban a goccia che indossa da una vita senza che ci sia un perché ben definito. Ha parlato di tante cose (tranne che del suo grottesco giubbetto, un capo simil-fetish pareva rubato dal guardaroba del povero Maicol Gecson) ma soprattutto del suo libro nuovo (che ovviamente esce per Mondadori), della sua vita artistica (è un cantante che non ha più nulla da dire da vent'anni e vive di ricordi) e della situazione italiana (ha citato la P2 ed ha detto che il peggio deve ancora venire, speriamo che non porti sfiga). Non si è capito nulla, Venditti parlava più con se stesso che con Fazio e di conseguenza più che un'intervista è stata un flusso di coscienza senza inizio né fine, uno di quelli che le persone mediamente normali fanno quando hanno esagerato con gli Jagerbomb.

Uno spettacolo davvero esaltante, roba che ti galvanizza, ti convince che la televisione è una invenzione geniale e ti fa uscire di casa per andare al Covo a sentire questa band-di-cui-tutti-parlano chiamata XX con uno stato d'animo diverso, più cosciente del fatto che la realtà che ti circonda non è poi così brutta.

E come è stato il concerto di sabato scorso?

Misterioso, anche perché non mi han fatto entrare in quanto il locale era tutto esaurito.

Da fuori si sentiva qualcosa?

No, perché i muri del Covo sono troppo spessi, le finestre sono chiuse e le nubi di fumo che caratterizzano l'atmosfera di quel locale assorbono i suoni e non lasciano trapelare nulla all'esterno.

Non facevano più entrare gente per ragioni legate alla sicurezza nel locale?

Probabilmente sì, ma se vogliono rendere ancor più sicuro il locale i tipi del Covo devono anche far rispettare alla gente il divieto di fumo. L'aria di quel locale è irrespirabile, e le finestre chiuse di cui sopra non aiutano per nulla.

La gente era incazzata?

Tantissimo, anche perché girava voce che il locale non fosse davvero sold out e che i soliti nani e ballerine siano entrati senza fare la coda perché conoscono questo, conoscono quello ed hanno un blog. Ma son solo voci di popolo che serpeggiavano incontrollate, e spesso le voci di popolo non corrispondono a realtà – o forse sì, chi lo sa. Non sono Frate Indovino e nemmeno Frate Metallo.

Te ne frega qualcosa di essertelo perso?

Sinceramente non me ne frega nulla. È molto probabile che gli XX siano il solito gruppo da un disco e via (che per la cronaca, è comunque un gran bel disco) che a suonare dal vivo proprio non gliela fa, si andava lì solo per curiosità ma soprattutto per avere una scusa buona per fare una tappa all'Autogrill di fiducia.

E al mio Autogrill di fiducia ho scoperto (per mia grande gioia) che al banco frigo è disponibile il caffè freddo Illy in lattina, una vera bomba che ti permette di affrontare a testa alta qualunque spostamento in auto. Magari avrò perso la possibilità di vedere il gruppo del secolo, ma tutto ciò è nulla di fronte ad una scoperta del genere – e pure di fronte alla grande performance televisiva di Antonello Venditti, roba da storia della televisione. Ora basta concerti, solo Autogrill a sfondarsi di caffè freddo assumendo caffeina fino a lambire le soglie dell'autismo e poi a casa raccontando in giro di essere stato ad un concerto epocale. Son queste le cose che contano veramente nella vita, altroché il Covo e i suoi concerti esclusivi.

18 ottobre 2009

TELECHAVEZ CINCO



La trasmissione è stata poi interrotta da uno squilibrato entrato in studio armato al grido di "la vera normalità è andarsene in giro con il cerone in viso, i capelli bitumati e i tacchi di 8 cm per sembrare più alti, più sani e più giovani". Non è successo nulla, ma comunque i presenti (e pure i mentalmente assenti che stavano guardando la trasmissione comodamente seduti in poltrona di fronte alla tv) si sono spaventati molto.
Per la cronaca: i Red Hot Chili Peppers hanno approvato l'uso di una loro canzone come musica di sottofondo per il memorabile servizio di giornalismo-verità, segno che esistono ancora anche se sono una band finita da quasi dieci anni.

15 ottobre 2009

L'UOMO CHE NON DOVEVA CHIEDERE MAI


Ho scoperto che nei croccantini per gatto venduti in offerta al Lidl (prezzo: € 2,99 per un sacco da Kg. 5 – un grande affare, direi) c'è la taurina come nella Red Bull. E non ce n'è nemmeno poca: ce n'è una dose da cavallo, e qualora venga assunta tutta in un sol colpo permette al fortunato che se l'è pappata di compiere imprese memorabili, tutte da ridere tantissimo.

Ecco forse spiegato il segreto del successo di Silvio Berlusconi: si strafoga dalla mattina alla sera di croccantini per gatto, e proprio per questo si mantiene giovane, vitale e carico di entusiasmo. Solo che probabilmente negli ultimi tempi sta esagerando con le dosi (il suo medico di fiducia Lapo Scapagnini è ancora convalescente e non riesce più a tenerlo a freno come un tempo) e i risultati si vedono: ha detto ai suoi pards che c'è una guerra, che la sinistra ha in mano il paese e bisogna riformare tutto, dalla magistratura fino alla modalità di elezione del presidente, dal ponte sullo Stretto di Messina fino alla par condicio, senza soluzione di continuità. Come viene viene, tanto nella Casa delle Libertà facciamo un po' come cazzo ci pare e dunque non c'è problema.

Ci sarà da ridere molto, anche se purtroppo si riderà per poco (e magari si riderà pure un tantino amaramente). Infatti, da qualche settimana a questa parte Silvio è gonfio e marrone, ha gli occhi ormai ridotti a due fessure praticamente invisibili, anche a riposo suda assai copiosamente e quando inizia a parlare guidato dal suo ego non la smette più, con effetti che potrebbero essere letali per chiunque si trovi suo malgrado ad ascoltarlo.

È una triste realtà ma bisogna farsi forti ed accettarla: l'abuso di croccantini alla taurina sta avendo la meglio sul Grande Condottiero. Mi aspetto che da un momento all'altro il lume della ragione lo abbandoni ed inizi a autodivorarsi come Pizza The Hutt di Balle Spaziali, mettendo così fine ad una Gloriosa Storia che per 73 anni ha illuminato il cammino del Popolo Italiano ed ha permesso all'Italia di raggiungere grande fama internazionale. Speriamo che l'epopea berlusconiana non finisca così amaramente, sennò la sinistra perderà la sua unica proposta concreta: fare da sponda a Berlusconi nei momenti giusti per conservarlo vivo e vegeto e dunque mantenere in vita l'unica scusa che permette alla sinistra di prendere ancora voti alle elezioni.


Dedicato al compagno Matteo Mezzadri da Modena, ingiustamente crocifisso per una battuta sul suo Facebook e bollato addirittura come fomentatore di potenziali terroristi. Le pallottole di Bossi costano 300 lire come un tempo o dopo il passaggio dalla lira all'euro il costo è aumentato in proporzione maggiore rispetto all'aumento dei salari? E i miliziani leghisti pronti all'azione in caso di necessità sono ancora trecentomila o Bossi quando li cita parla in realtà delle comparse utilizzate nel film Barbarossa, una autentica chiavica finanziata dalla Rai (e dunque messa in piedi utilizzando soldi pubblici, un altro motivo per eliminare quell'insensato balzello chiamato “canone tv”). L'Italia purtroppo non si smentisce mai.

CARIOCINESI ENERGIA FENOMENOLOGIA MECCANICA ANAFASE MUTAZIONE



Romano Prodi (per gli amici Romano Prodigy) è stato l'unico che è risucito a battere Berlusconi due volte, salvo poi venire fottuto dagli stessi compagni di coalizione che invidiavano questo suo singolare primato. Niente male per un essere senza metabolismo che se ne sta fermo, immobile dietro alla sua bella linea gialla.
Ma poi chi se ne frega, Berlusconi fa più ridere di Romano Prodigy e pure di Corrado Guzzanti. Leggo solo City e Metro perché non ho tempo di leggere altro, anzi non riesco a capire i quotidiani vecchio stile ed allora leggo City e Metro che sono pure aggratis. Striscia la notizia è il vero giornalismo, il Gabibbo è di sinistra. Antonio Ricci è un intellettuale e pure di sinistra, dunque rispetto. Renato Brunetta è di sinistra e non è complessato, dunque rispetto. Mara Carfagna è arrivata lì grazie a meriti propri, dunque rispetto.
Le primarie 2007 del Partito Democratico non sono state un'operazione di facciata messa in piedi da un gruppo dirigente ormai bollito per salvarsi le chiappe (e la poltrona su cui appoggiarle) deformando a proprio uso e consumo l'idea di Romano Prodi, le primarie 2009 sono avvincenti e cambieranno il corso della storia italiana almeno quanto l'hanno cambiato quelle del 2007.
Annullo la scheda votando sia Franceschini che Marino. Tutto tranne che Pierluigi Bersani (per gli amici Pierluigi Giussani), tutto tranne quel democristiano di D'Alema.

13 ottobre 2009

UOMINI AMMOLLO



C'è un momento che è ormai storia del cinema italiano e che idealmente è servito a definire tutto ciò che è avvenuto successivamente in Italia.

Cinepanettone di quindici anni fa circa. Durante un vacanza ad Aspen in Colorado, Massimo Boldi porta sua figlia (interpretata da Cristiana Capotondi, oggi icona cinematografica di certa sinistra che ha definitivamente perso il contatto con la realtà ma allora giovanissima e debuttante che stava per perdere il contatto con la realtà) a ballare in una improbabile discoteca dai tratti molto kitsch. Dal nulla sbuca fuori Luke Perry a.k.a. Dylan di Beverly Hills 90210, ovvero colui che oggi è un monumento ai tempi che furono ma che allora era considerato un vero e proprio sex symbol (nonostante facesse la parte del sedicenne pur avendo nella vita reale quasi il doppio degli anni del suo personaggio), un tipo dalla pettinatura grottesca che è riuscito a risultare figo in maniera a dir poco inspiegabile salvo poi finire nel dimenticatoio nell'attimo esatto in cui è terminata la celeberrima serie tv. Luke Perry/Dylan la degna di uno sguardo, parte una pitchatissima Hideaway dei De'Lacy nel memorabile remix opera dei Deep Dish e lei non capisce più nulla: si fionda sul cubo, inizia a ballare seminuda sotto gli occhi del divo, suda e si contorce, risulta arrapante come Noemi Letizia che mangia la pasta al forno in spiaggia però intanto Christian De Sica la cataloga sotto la voce “troia” e Massimo Boldi si incazza e la porta, da buon padre italiano che desidera la donna d'altri però quando gli toccano la figlia diventa una belva. Fine della storia.

Tutto questo per dire che i cinepanettoni sono il simbolo del declino della cultura pop italiana però spesso e volentieri fanno ridere, che quel Vacanze di Natale non era poi tanto male ma che i successivi han fatto più danni della Lega Nord (che comunque spesso e volentieri fa ridere), che Massimo Boldi interpretava molto bene quello che di lì a poco sarebbe divenuto lo stereotipo dell'italiano medio (o che forse è sempre stato lo stereotipo dell'italiano medio ma nessuno se ne era accorto prima), ma soprattutto che la versione migliore di Hideaway è sicuramente il remix dei Deep Dish mentre tutte le altre (comprese quelle revival degli ultimi anni) lasciano il tempo che trovano nonostante siano lontane parenti della colonna sonora di un punto di svolta nella storia d'Italia.

Ho fatto un sogno. Ho sognato di prendere una versione acappella di Hideaway (in rete si trova) e di adagiarla comodamente su una versione strumentale di Bonkers della premiata ditta Dizzee Rascal/Armand Van Helden (idem come sopra). Nel sogno questa strana alchimia spaccava parecchio, ora devo solo provare come suona nella vita reale.

12 ottobre 2009

UNA PERA DI FELICITÀ



Durante una seduta dell'Europarlamento sulla libertà di stampa Mario Borghezio ha regalato una performance di cui tutti noi italiani dovremmo essere fieri.

Occhi pallati, occhiali alla Filini, nervi a fior di pelle, nervi tesi fasci appesi, litri di grappa che circolano nel sangue, il corpo umano è come un motore ed ha bisogno di benzina per funzionare, i suoi neuroni funzionano solo se alimentati a superalcoolici, seduto in quel caffè io non pensavo a te, seduto nell'Europarlamento lui pensa alla Padania ed intanto se la ride lautamente pagato dagli italiani per distruggere l'Italia, paga tutto il partito idiota, Padania is not Italy, la Padania non esiste se non nel suo cervello, la libertà di stampa è in pericolo ma nessuno ci fa troppo caso, la libertà di stampa non esiste, si scrive quello che vuole la politica, nessuno legge i quotidiani, Borghezio giustamente ricorda che in Iran/Cina/Cuba si rischia la vita per la libertà di stampa, ogni tanto ne dice qualcuna giusta ma lo fa in malafede, in Iran/Cina/Cuba tutti i mezzi d'informazione sono nelle mani di una persona sola, l'uomo-Stato, Borghezio che urla "conigli!" all'indirizzo degli eurodeputati dell'Italia dei Valori, l'Europa intera che ride e non ci crede nemmeno. Il tricolore sventola per te.

Borghezio meriterebbe di più. Un posto al parlamento italiano, maggiore spazio in tv, uno show in tv il sabato sera. Ha dato tanto all'Italia, è giusto che venga ripagato come merita.

08 ottobre 2009

RITMO DA BAILAR (Non son più carabiniere - anche perché non lo sono mai stato)


Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz. La petomarmitta della mia Fiat Ritmo Cabrio a metano si è rotta e fa ancor più rumore del solito, ma è il tipico suono in grado di aprirti la mente e farti capire cose fondamentali nella vita di un uomo – tipo che Romborama dei Bloody Beetroots non è poi così male perché fa lo stesso identico rumore della petomarmitta rotta della mia Fiat Ritmo Cabrio a metano.

La mia Fiat Ritmo Cabrio a metano è una di quelle che si vedevano nei video gangsta rap circa a metà degli anni novanta, solo che è italiana, corre parecchio, consuma poco, non inquina ma soprattutto è in grado di riportarmi in un batter d'occhio alla stazione di servizio Autogrill Secchia Est (MO), ameno luogo ove ho lasciato ai posteri la mia copia di Romborama. Mi ricordo benissimo che l'ho lasciata bagno degli uomini, appena entrato prima porta a destra – per la precisione sotto la tazza del cesso, esposta a qualunque genere di intemperia. Quasi quasi vado e me la riprendo.

La mia copia di Romborama è come la titina: io cerco e non la trovo, guardo ovunque e non salta fuori; qualcuno se l'è già portata via. Son disperato e decido di andare al bancone ed acquistare delle caramelle White Bull, la caramella che ti mette le ali e forse si becca una querela per aver clamorosamente copiato il nome ad una ben più famosa bevanda energetica.

Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz. Mentre mi lavo le mani e mi appresto ad andare a fare l'acquisto del secolo sento un rumore strano proveniente dal bagno a fianco. Che succede? Cos'è stato? Han sparato? Mi spavento e sono inquieto, ma poi esce Alberto Tomba che ride ed urla “Non son più carabiniere!” e mi porge un cd che non avevo mai visto prima. Un cd che magari non esiste, un cd che forse é storia ma che comunque non costa nulla perché è regalato da un mito vivente. Il mio animo si rasserena, non c'è più bisogno di comprare le White Bull. Ed è meglio così visto che ogni compressa di White Bull contiene:

  • taurina: mg370,

  • inositolo: mg 80,

  • caffeina: mg 160,

  • tribuls t: mg 100,

  • guaranà: mg 50,

  • vitB1,B3,B5,B6,B12 pari al 50% della dose giornaliera raccomandata;

ed affrontare il viaggio di ritorno con una botta del genere diventerebbe un grosso problema. Meglio affrontarlo ascoltando buona musica di seconda mano – speriamo almeno che il rumore assordante della petomarmitta rotta non rovini la mia festa.

Il cd che mi ha regalato Alberto Tomba si chiama Beyond All Reasonable Doubt ed è opera di tale Flightcrank, che altri non è l'ex ballerino dei Prodigy Leeroy Thornhill sotto falso nome. In pratica, l'ex protagonista di Alex l'ariete mi ha regalato il primo disco dell'ex ballerino dei Prodigy, e per giunta me lo ha regalato ridendo di lui. La vita a volte è strana.

Beyond All Reasonable Doubt è uscito nel 2001 ma è nato già vecchio. Suona come se i Thievery Corporation avessero vissuto da leoni tutta la gloriosa stagione rave britannica dal 1991 fino al 1993, e dunque tanto bassa battuta, tanto dub, synth ragionevolmente acidi, voci da soul diva con in sovrappiù Leeroy Thornhill che prova a fare il toaster ma non risulta del tutto credibile. Musica per gente che si è stancata di lasciare neuroni in discoteche di frontiera e/o a party illegali ed ha deciso di precipitare in uno stato di down perenne, solo che roba del genere aveva senso quando era fatta bene ma soprattutto ha avuto un senso compiuto fino al 1998, poi stop. Un disco di rara bruttezza, talmente brutto che potrebbe anche risultare affascinante, Ma è solo un'illusione perché siamo già nel 2009 ed il futuro corre ben più veloce della mia Fiat Ritmo Cabrio a metano.

Beyond All Reasonable Doubt è un'opera grottesca e fa ridere un sacco perché si prende troppo sul serio nonostante nel 2001 fosse fuori tempo massimo ed oggi lo sia ancor di più. Ma chi se ne importa, l'importante è aver definitivamente dimenticato di dare un'altra possibilità a Romborama dei Bloody Beetroots, l'importante è sapere che in italiano ascolto Vasco Rossi e Califano, non due pupazzi mascherati che giocano a fare i punk ma sono supportati ciecamente da importanti e multicolor siti musicali milanesi di cui non sto a fare il nome.

Chissà se Leeroy Thornhill è una persona serena. e chissà se si rende conto che Beyond All Reasonable Doubt faceva schifo. Magari Leeroy è una persona serena perché ha visto quale piega ha preso la carriera dei Prodigy dopo il suo abbandono e se ne sbatte totalmente della sua carriera solista, però intanto io ho deciso di andare oltre ogni ragionevole dubbio e disfarmi del disco in questione perché è inutile lasciarlo a prender polvere sulla scrivania. Ho deciso che mi recherò all'Urban Disorder e lo lascerò nel bagno degli uomini, sotto al lavandino così se verifica una perdita d'acqua il pavimento non si bagna troppo e nessuno corre il rischio di scivolare. Alberto Tomba approverebbe perché ai bei tempi era un tipo che in gara sapeva scivolare nel modo giusto, e sono sicuro che in cuor suo anche Leeroy Thornhill ne sarebbe parecchio orgoglioso – anche se magari preferiva praticare lo sci da tavolo piuttosto che lo sci alpino.

07 ottobre 2009

FINALMENTE È STATA FATTA GIUSTIZIA: LA LINGUA ITALIANA NON È PIÙ UN'OPINIONE. UN'ALTRA GRANDE VITTORIA DELLA SINISTRA ITALIANA!



“Queste cose qua A ME MI caricano, agli italiani GLI caricano, viva l'Italia, viva Berlusconi!”

Se ne va così Silvio Berlusconi, portato via da un'ambulanza giunta sul posto a sirene spiegate. La mancata approvazione del Lodo Alfano e del Lodo Califano gli sono state fatali.

Erano giorni che era gonfio, sudato e tirava su di naso come un cane da tartufo, ma oggi il suo fisico già minato non ha retto allo shock ed ha dovuto alzare bandiera bianca.

Ora l'Italia è priva del suo Grande Condottiero ed è un paese allo sbando, però intanto la lingua italiana sta tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo.

05 ottobre 2009

LETTERA AD UN UOMO MAI STATO UOMO


Milano è divorata dalla calura del primo pomeriggio mentre i venditori di magliette sono già appostati fuori dall'Arena Idroscalo. Dentro è una distesa di prato con un mastodontico palco e qualche gazebo qua e là, ma questo purtroppo non è un report dell'Idroscalo Festival nell'epica prosa di Elisabetta Bellosta. Questa è la presentazione di Lettera ad un partito mai nato, il nuovo, entusiasmante libro di Francesco Rutelli. E soprattutto this is Bologna, not Milano.

Rutelli non avendo niente di meglio da fare ha scritto un libro e durante il tour di presentazione del suddetto ha toccato anche Bologna, ed io non avendo niente di meglio da fare ho presenziato al grande evento forte dell'accredito fornitomi gentilmente da Liberal - la prestigiosa testata con cui collaboro da più di nove mesi.

Bologna è una città blindata, ci sono code chilometriche di gente sfinita, gente che vuole a tutti i costi vedere, sentire, toccare Rutelli. E lui ne è consapevole, forte del grande consenso elettorale ottenuto alle ultime comunali a Roma. «Se si percorrono binari già tracciati si va al deposito», assicura.

E Rutelli parla, parla, parla e come al solito sembra quasi che non stia dicendo nulla, però tutto ha un sapore diverso. Tutto sa di lampone, ispirazione e unione – di corpo ma soprattutto di anime, andare di corpo e cacare anche l'anima. Il pubblico è stranamente immobile, quasi in uno stato contemplativo. Sembra che la gente sia assistendo ad una funzione mentre in realtà è tutta una finzione, Rutelli non crede in nulla se non nell'opportunismo e nella convenienza, blatera a vanvera dicendo cose di cui non conosce nemmeno il significato, però tutti i presenti (compreso il sottoscritto) pendono dalle sue labbra.

Il protagonista assoluto della giornata dice la sua riguardo a parecchi argomenti importanti. Il suo strappo con il Partito Democratico è «una partita ancora aperta, ma ogni giorno che passa, la direzione sembra già scritta», il congresso del partito «è solo una conta, non serve a sciogliere dei nodi, non si danno risposte. Se uno di voi va per strada e chiede ai passanti di che cosa sta discutendo il congresso del Pd, difficilmente qualcuno saprà rispondervi. Al limite vi chiederanno “chi vince?”» (io ho provato a chiedergli cosa risponderebbe un passante se gli chiedessero che ne pensa di Rutelli, ma mi sono preso uno schiaffone da uno dei katanga del suo servizio d'ordine ed ho capito che non era tempo per conoscere la verità).

E poi Rutelli si è avventurato in un interminabile flusso di coscienza del quale si è capito ben poco, ma quel poco è stato in grado di illuminare i presenti (ma soprattutto gli assenti). «Abbiamo creato il Pd per ampliare, non per rispolverare vecchie ideologie», ha cercato di spiegare il fondatore della Margherita, dei Verdi e della futura Grande Cosa Bianca. «Se il Pd dovesse andare a sinistra, alla ricerca di porti magari più sicuri per qualcuno, tradirebbe le sue ragioni fondative». Per fronteggiare la ventata di destra che ha trascinato gran parte dell’Europa (Italia compresa, anche se in Italia più che una ventata è una flatulenza) – ed in particolare per fronteggiare quel «grande uomo di marketing ma non di governo» che è Silvio Berlusconi - per Rutelli serve «uno sforzo straordinario per fare nascere un nuovo pensiero politico, un impasto nuovo, un’esperienza nuova. Serve lo Sforzo, servono pasticche di qualità scadente con le quali avvelenare gli avversari e vincere facile».

Francesco Rutelli è infine esploso ed ha concluso l'arringa dicendo qualcosa a riguardo ad una «moratoria sull'uso del termine “pettinato” su giornali e siti specializzati, perché l'Italia non è Milano e Milano non è l'Italia», ma non si è capito bene a chi e a che cosa si riferisse, visto che le sue parole sono state interrotte da un inquietante personaggio che si è introdotto armato nella sala dove si svolgeva la presentazione. Il sabotatore era in tutto e per tutto identico a Pato Aguilera ma purtroppo non era lui, la pistola che aveva in mano fortunatamente era una pistola ad acqua e nessuno si è fatto male però intanto il pubblico è fuggito e Rutelli si è detto indignato dell'accaduto ed ha deciso di presentare un'interrogazione parlamentare. Vien perfino da pensare che il tipo che è entrato in sala fosse qualcuno che non ne può più di sentire Rutelli parlare da una vita di cose in cui non crede, ma in fondo non bisogna essere troppo caustici con il buon Francesco, Probabilmente Rutelli è così perché il suo medico curante gli ha ordinato di continuare a fare politica per sempre, senza mai farsi da parte (nemmeno davanti ad una serie impressionante di sconfitte elettorali) e soprattutto rimanendo sempre in posizioni di comando e/o posizioni che assicurano massima visibilità. E il parere dei medici curanti va sempre rispettato, perché i medici curanti hanno fatto il giuramento di Ippocrate e non quello di ipocrita, con tutto ciò che ne consegue.

E il libro? Beh, non bisognerebbe dirlo ma lo dico: il libro di Rutelli è una cagata pazzesca. A caval donato non si guarda in bocca, però intanto io per cautelarmi ho già venduto su Ebay la copia autografata che veniva regalata a tutti i partecipanti. Pecunia non olet si dice di solito, e mai come in questo caso l'affermazione suona azzeccata visto che me l'hanno pagata molto bene. Comunque qualcuno ha già provveduto a scannerizzare tale opera d'arte pagina per pagina e a metterla in rete, e quando fra qualche anno quando avrò la mia bella svolta teodem la potrò recuperare agevolmente e senza grossi danni al mio portafoglio. Un bell'affare, direi.

PRONTO ALLA LOTTA, CON IN TESTA UNO SCOLAPASTA ED IN MANO FORCHETTA E COLTELLO



Ok, c'era tanta gente (molta più di quanta gli organizzatori si aspettassero, molta più di quanto ha dichiarato la Questura), non è piovuto, ci sono stati interventi interessanti e Saviano è stato magistrale. Tutto molto importante, tutto molto bello, ma il dato di fatto che emerge dalla manifestazione di sabato scorso a Roma: in Italia c'è troppa libertà di stampa, di pensiero e di voto. Giornali come Libero e Il Giornale continuano ad arrivare in edicola nel solito formato nonostante siano fogliacci pullulanti di notizie talmente utili ad avere una chiara visione dei fatti che dovrebbero essere stampati direttamente su carta igienica (meglio se riciclata, così si salvaguarda la Foresta Amazzonica e si aiuta l'umanità), il PdL sta pensando di chiamare il popolino a raccolta perché Silvio Polanski viene continuamente attaccato dalla stampa di sinistra/dai giudici di sinistra (all'estero ridono di noi, in Italia il popolino con le pezze al culo pensa che valga davvero la pena di scendere in piazza per salvaguardare gli interessi di un miliardario ridens) e Silvio Gecsoni sta pensando di andare ad elezioni anticipate (che ovviamente saranno regolarissime come quelle del 2006) per far vedere chi comanda veramente in Italia.

Vien quasi da sperare che queste libertà vengano limitate, vien quasi da sperare in un colpo di Stato. Che Barack Obama mandi i marines a ristabilire l'ordine precostituito (ma anche la pubblica quiete) e non se ne parli più.

03 ottobre 2009

A DIRTY PLASTIC UNDERGROUND

Ne parla (molto e bene) tutta la blogosfera che conta (e dunque bisogna essere quantomeno diffidenti e farsi parecchie pippe mentali prima di ascoltarlo) però io, che lurko costantemente Sceneboot – la message board più ganza che ci sia – ma mi faccio passare i dischi da Carlo, in verità dico che Tarot Sport dei Fuck Buttons in fondo è un bel disco, un tantino inferiore al debut album ma sempre di un certo spessore (e, visto il livello della concorrenza, è tutto grasso che cola). Forse gente che li ha scoperti ieri dirà il contrario, ma io che li ho scoperti l'altro ieri posso solo dire che il disco in questione suona più o meno come alzarsi una domenica mattina, prendere una collezione di vinili di musica elettronica e/o chitarristica in voga dal 1991 al 1997 (diciamo tutto ciò che parte da Loveless dei My Bloody Valentine ed arriva fino a Young Team dei Mogwai e da Adventures Beyond The Ultraworld degli Orb fino a Richard D. James Album di Aphex Twin) e frantumarla con una pesante barra di acciaio per sfogare tutto lo stress accumulato a causa di una vita troppo frenetica, avendo poi cura di rimettere insieme i cocci a caso utilizzando una colla extraforte dalle esalazioni extratossiche (di quelle che se le utilizzi per un periodo di tempo troppo prolungato inizi a sentire il ronzio degli elicotteri). Dunque, un disco meno rumoroso del suo predecessore, più morbido e levigato, più studiato e ragionato, un disco di cui si potrebbe parlare indistintamente sulle pagine di Blow Up, su quelle di Vanity Fair, su quelle di Vice Magazine e su quelle di Cronaca Vera (perché nel nome del gruppo è contenuta la parola 'fuck'). La mano di Andrew Weatherall si sente tutta, ma a questo punto non so più se sia un bene o un male, non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura(cit.) e quindi rispetto incondizionato ai Fuck Buttons che suonano ancora musica rischiosa, piacciono alla gente e riescono pure a farsi produrre un disco da Sua Maestà Andrew Weatherall. Avercene di gente così.

01 ottobre 2009

JOHN LENIN E RINGO STALIN


Il pensiero che ci guiderà : Silvio forever sarà. Sembra scritta da Cristina D'Avena feat. Gem Boy imbottiti di gas esilarante invece è stata scritta da una oscura cantante napoletana folgorata sulla via di Arcore. Non fa una piega: Silvio Berlusconi ci piace per questo, perché ha il senso dell'umorismo e permette ai suoi fan più accaniti di scrivere canzoni(?) come questa, fatte di melodie killer e immortali versi che si impadroniscono dei tuoi neuroni e non li mollano più (se non dopo averteli bruciati completamente).Personalmente mentre mi faccio la barba non faccio altro che cantarla, e cantandola provo la stessa identica sensazione che provano gli operai nordcoreani quando intonano canzoni inneggianti a Kim Jong II: all'apparenza mi sento galvanizzato, rido e mi sento rinascere, ma poi mi rendo conto che la sinistra è triste e non sa fare a divertirsi mentre la destra è allegra, diverte e si diverte, ed allora mi vien da piangere. La destra vince anche grazie a canzoni come queste, la sinistra perderà sempre e sarà destinata a morire (dal punto di vista elettorale, s'intende) quando morirà l'ultimo vecchiardo che balla il liscio alla Festa Democratica a.k.a. Festa de L'Unità. Se le cose non cambiano repentinamente siamo fottuti - o forse no, perché se Silvio vivrà fino a 120 anni ci sarà da ridere per almeno altri 47 anni (o almeno, ci sarà da ridere finché avremo i denti).

E dov'è la sinistra (o meglio, dov'è il Partito Democratico - che sulla carta dovrebbe essere il principale partito di sinistra) mentre l'Italia si sta lentamente ma inesorabilmente trasformando nella Corea del Nord? Sta facendo un congresso.
Cosa?
Un congresso per eleggere il nuovo segretario. La sinistra degli aperitivi nei posti alla moda, la sinistra dell'etno chic, la sinistra radical chic, la sinistra che però Massimo D'Alema ha carisma ed è il più intelligente, la sinistra che non bestemmia perché dice di essere atea, la sinistra che profuma di patchouli, la sinistra che legge i libri di Veltroni, la sinistra che guarda i film di Muccino, la sinistra che guarda i film di Ozpetek, la sinistra che guarda i film con Maxibon Accorsi (che da quando sta con la Casta sta perdendo i capelli), la sinistra dei pomodori pachino, la sinistra della rucola biologica, la sinistra chill out, la sinistra pizzica e taranta, la sinistra che Vasco Brondi è sopravvalutato molto meglio chiamare Marco Carta che almeno piace ai giovani, la sinistra di Giovanni Allevi è un genio, la sinistra di Aldo Giovanni e Giacomo fanno ridere, la sinistra del complesso di superiorità intellettuale, la sinistra che pensa che tutti quelli che votano a destra siano dei minus habens: la sinistra che ci fa perdere le elezioni sta eleggendo un segretario, il terzo in un anno.

Lo scudo fiscale? Non passano le pregiudiziali di costituzionalità perché i parlamentari dell'opposizione sono ovunque tranne che in Parlamento.

La battaglia per l'abolizione del Canone Rai? Lasciamola a Feltri.

Testamento biologico? Lotta alla disoccupazione e al precariato? Proposte per superare la crisi economica? Meritocrazia? Scuola che prepari seriamente gli studenti ad affrontare quello che verrà dopo la fine degli studi? Liberalizzazioni? Non pervenuti.

Una cazzo di proposta unitaria su un argomento qualunque? Non pervenuta.

Con un'opposizione del genere Silvio vince anche se dopo la morte deciderà di candidare la sua salma.