28 aprile 2008

VOLEVAMO ESSERE I NUOVI DHAMM, MA CI SIAMO LIMITATI AD UNA GROTTESCA PARODIA

A volte le giornate sembrano uggiose e prive di quella necessaria svolta quotidiana in grado di cambiare le carte in tavola. Sembra di essere in un tunnel del quale non si intravede la fine, ci si annoia ed il tempo sembra non passare mai. Ma poi, grazie al fato ma soprattutto ad un bizzarro scherzo del destino, capita di imbattersi per caso in Hitlist Italia, scoprire che non è più condotto da Carlo Pastore ma da una simpatica fanciulla di cui nessuno conosce il nome ma che ha il suo stesso, alto tasso di simpatia e ci si rende ancora una volta conto di quanto sia piatto il panorama della musica da classifica in Italia. Si ride e si scherza alla faccia loro, dei discografici che li finanziano e di chi compra ancora dischi di livello così infimo, ed allora le cose cambiano, il buio diventa luce, il grigio diventa colore e si può affrontare il mondo a testa altissima, consapevoli di essere superiori alla media del pubblico musicale italiano e, soprattutto, a chi si trastulla le membra e si sollazza i neuroni guardando programmi come Lucignolo.

MELODY FALL - Tutto questo per dire che poco tempo ho visto una delle cose peggiori che io abbia mai visto: il video di Ascoltami, supermegahit nazionalpopolare dei ganzissimi emominkia Melody Fall. Loro sono anche onesti e probabilmente credono in ciò che fanno (ci credono talmente tanto che sono pure stati a Sanremo 2008 tra le Nuove Proposte, segno che hanno fatto tanta gavetta e sanno mettersi in gioco in contesti pienamente adeguati all’ex nobile genere che suonano), hanno frangette ed eyeliner d’ordinanza, ma il video è talmente scontato e stucchevole da risultare inguardabile e la canzone è qualcosa che va di gran lunga oltre l’umana capacità di sopportare le cose molto fastidiose. Tanto per dire, strofa e ritornello degni di una versione cattiva del primissimo Nek e bridge che sembra letteralmente preso da quell’immortale capolavoro che risponde al nome di T’appartengo, a cura di Ambra Angiolini pre-svolta democrat. I Finley al confronto sembrano degli dei del rock. Quindi, roba forte, roba da trattare con i guanti e a cui deve essere garantita la massima diffusione, al fine di educare la gente a scegliere cosa non deve ascoltare.

CHEDDELUSIONE! - Mi piange il cuore quando penso che generi musicali che nascevano come ribellione ora sono il sistema in carne ed ossa, e che gruppi come i Melody Fall sono null’altro che le loro frangette e il loro eyeliner ed hanno zero attitudine e zero voglia di cambiare le cose. La verità è che gente del genere è giovane solo sulla carta perché in realtà mentalmente è vecchia, vecchissima. Praticamente reazionaria. Ma, se proprio devo essere onesto, la colpa non è nemmeno tutta di Melody Fall et similia. Sono solo ragazzi che stanno inseguendo il loro sogno, o comunque qualcosa molto più grande di loro. Lasciamoli divertire in santa pace finché dura, che tanto se va male per loro ci sono sempre X Factor o Amici. La colpa è tutta dei discografici che non appena vedono che un modello funziona negli States provano a proporlo anche in Italia, adattandolo alla nostra realtà assolutamente immobile finendo per ottenere effetti davvero esilaranti. Gli stessi discografici che quando fanno il colpaccio con i Finley, tanto per battere il ferro finché è caldo hanno già pronti i Lost, i Melody Fall ed altri gruppi tutti assolutamente identici ed intercambiabili.

POVERE STELLE! - Li mandano allo sbaraglio, li illudono per bene, li spremono finché il genere tira salvo poi piantarli in asso non appena cambia l’aria e passa la moda. Come ad X Factor e ad Amici non esiste più la gavetta, non esiste più il farsi le ossa facendo qualsiasi tipo di sacrificio per suonare dal vivo: esiste il solo successo temporaneo, che è bello finché dura ma quando se ne va son dolori (come cornice a tutto ciò esistono poi gli agganci per raggiungere dal nulla questo successo, le favole inventate ad arte per giustificarlo e l’arroganza con cui si vive questo successo – arroganza che se ne va accompagnata dal delicatissimo suono di uno sciacquone forza sette non appena il successo di pubblico termina). Il brutto è che quei ragazzi non si rendono ben conto (o non si vogliono rendere conto) di essere marionette nelle mani di avidi discografici, e questo è un chiaro e limpido segno del declino dei nostri tempi. In sostanza, meglio la fama e il successo della dignità intatta. Una massima che purtroppo riesce a descrivere meglio di mille parole questa nostra Italietta nell’anno 2008.

FIN QUI TUTTO BENE

Vediamo di fare un pochino il punto della situazione riguardo al secondo V Day e a tutto ciò che ruota intorno a questo fenomeno che a me risulta ancora un tantino estraneo.

Beppe Grillo in fondo dice cose giuste e comprensibili. Sbaglia nel fare di tutta un'erba un fascio, perché non tutti i politici sono uguali, e poi facendo di tutta un'erba un fascio si finisce per fare di ogni sfizio uno screzio e pure di ogni sfizio un Borghezio – e quindi tanta gente che lo segue molto probabilmente finisce per votare Lega e non ciò è cosa buona e giusta. E sbaglia a dirle in quel modo – del tipo: uomo della provvidenza solo, paonazzo ed urlante su un palco/folla oceanica che lo ascolta adulante ed esultante (che poi magari sono io che non colgo il fatto che gli italiani, per arrivare a capire le cose, hanno bisogno di cose del genere e finiscono per prestare attenzione solo agli imbonitori che agiscono in questa maniera).

I tre punti che Grillo ha proposto all'attenzione sono sostanzialmente giusti ed avrei potuto sottoscriverli pure io (un pochino di dubbi solo sull'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, visto che preferirei che ci si limitasse a procedure molto più selettive nell'assegnazione di questi finanziamenti, ma non si può pretendere tutto dalla vita), ma non so quanto potrebbero realmente incidere sullo stato attuale dell'informazione italiana.

E a proposito di informazione e dell'ottimo stato di salute in cui versa la stessa, è significativo il fatto che, mentre del primo V Day in televisione si è parlato e straparlato in tutte le salse (con contorno di antipolitica, malcontento verso governi in carica ed altre delizie assortite), questo è passato totalmente in sordina. Sembrava quasi che non esistesse, o comunque che fosse un fatto marginale e/o folkloristico (proprio come vogliono far passare certe uscite della Lega, tra l'altro). Qualche notizia qua e là, ma tutte sparate col silenziatore per non far troppo casino e non disturbare il manovratore. A pensar male vien da trovare un nesso con il recente cambio di maggioranza, una nuova maggioranza che sta già portando il paese sul binario giusto tanto da rendere di nuovo felici e contenti grandi e piccini.

Ma per una volta voglio essere buono che è Natale tutto l'anno (o non è Natale mai): l'informazione in questo caso non ha voluto informare per non essere costretta a parlare male di se stessa. Ecco, facciamo che sia così, ché ad essere troppo sospettosi poi si finisce per fare la figura dei soliti bolscevichi che non ridono mai e trasmettono solo pessimismo e negatività.

SOGNI MOSTRUOSAMENTE PROIBITI

Il programma di Ferrara Sotto Le Stelle è ancora assolutamente in via di definizione, ma se mi propongono cose come Franz Ferdinand (12 Luglio), Interpol (15 Luglio) ed addirittura Hercules and Love Affair (13 Luglio - aggratis, roba che neanche nei sogni più bagnati!) vuol dire che siamo davvero sulla buona strada.



A questo punto chiamare anche un gruppo di un certo livello come i Distretto 51 diventa un dovere morale. Verrebbe gente da tutto il Nord Italia ed il pienone sarebbe assicurato (e quindi l'economia ferrarese ne trarrebbe sicuro giovamento), o al massimo ci si farebbero due sane risate di fronte agli occhiali del loro tastierista.
Spero quindi vivamente che l'organizzazione del festival si muova presto in tal senso, sarebbe davvero stupendo.

25 aprile 2008

PROFESSIONE IMBARAZZO

Della serie "gente che ha toccato il fondo da anni ma sta scavando per andare ancora più sotto": a quanto pare ieri a Roma alla manifestazione conclusiva della campagna elettorale di Gianni Alemanno erano graditissimi ospiti niente popò di meno che superstar del calibro Pino Insegno, Enrico Montesano e Jerry Calà - tre Grandi Artisti che da anni subiscono l'ostracismo del mondo dello spettacolo (un brutto mondo che notoriamente è di tendenze filo-bolsceviche) e non possono lavorare per colpa delle loro idee politiche. Tre Grandi artisti che dunque hanno tutta la mia solidarietà per il dramma che si trovano a vivere.
Avrei voluto esserci anche solo per vivere in prima persona il momento esatto in cui Maurizio Gasparri ha presentato il grandissimo Calà definendolo "un parente di tutti noi che racconta il paese con i suoi pregi e difetti", riuscendo per giunta a rimanere serissimo mentre pronunciava la fatidica frase. E magari potermi emozionare ancora una volta sulle note di Io Vagabondo dei Nomadi cantata dall'incommensurabile Jerry - che per l'occasione nel testo ha pure sostituito la parola "Dio" con la parola "Silvio". Da antologia.

A questo punto chiedo a gran voce al prossimo governo di ridarci le repliche di Professione Vacanze, un telefilm che ormai è storia. Come minimo ce lo devono.

20 aprile 2008

IL SUO NOME È NON PIÙ, PIERO NON PIÙ

Visioni psichedeliche ieri pomeriggio a Scalo 76: l'ospite d'onore era niente popò di meno che il grande rocker orgoglio dell'Italia intera Piero Pelù. Ed ovviamente è stata una goduria, un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per la mente, qualcosa in grado di riconciliare chiunque con il quieto vivere e per il quale vale veramente la pena di pagare il prezzo del canone tv alla Rai. Anzi, confesso che io per roba del genere sarei disposto a pagare addirittura un canone doppio, tali sono state la grandezza e la profondità dei momenti che si sono vissuti in studio.

Tanto per dire, perfino Mr. Personality Daniele Bossari riusciva ad essere imbarazzato di fronte al declino di un uomo che non riesce ad arrendersi all'inesorabile trascorrere del tempo, delle mode e degli stili di vita e continua a cercare di comportarsi esattamente come quindici anni fa, come se nel frattempo niente fosse cambiato e nulla fosse successo. Oserei addirittura definirlo “il Billy Idol italiano” ma almeno il buon Billy ha avuto il pudore di ritirarsi per qualche anno dalle scene e quindi il paragone non reggerebbe per nulla, per cui mi limiterò a chiamarlo “Pelù” oppure, ancor più confidenzialmente, “Piero” che tanto chiamandolo così non si sbaglia mai.

Il buon Piero indossava ancora i soliti, inflazionatissimi pantaloni di pelle nonostante negli ultimi tempi abbia preso svariati chili di troppo, ed ha di nuovo i capelli lunghi ed unti nonostante sia costretto a raccoglierli in un bizzarro codino strategico per camuffare una chierica emergente. Ha suonato qualcosa dal suo ultimo album, l'ennesima cover dei Litfiba ed una scontatissima-ma-molto-furba (dato il momento socio-politico che l'Italia si trova mio malgrado a dover affrontare) cover di Revolution dei Beatles. In alcune fasi della trasmissione ha indossato addirittura occhiali Rayban neri a goccia e con grande sprezzo del ridicolo ha ripetutamente fatto il gesto delle corna rivolgendosi al pubblico in sala, al pubblico comodamente seduto in poltrona a godersi lo spettacolo ma soprattutto alla sua dignità definitivamente autocalpestata. È uscito dallo studio acclamato da un gruppo di vecchiette, giunte fin lì solo per seguire il loro idolo, e chiaramente lui le ha salutate e ha rivolto loro il gesto delle corna. A memoria d'uomo, uno dei momenti tv più tristi che io ricordi.

Povero Pelù. Povero Piero. Povero Billy Idol italiano. Dispiace molto vederlo così. Dispiace perché è una persona intelligente, che avrebbe tante cose da dire ma non lo fa quasi più. Dispiace perché quando vuole è uno dei pochi capaci di prendere posizione e di dire cose scomode. Dispiace perché è stato per certi versi una delle poche, autentiche, rockstar italiane. I bei(?) tempi dei Litfiba sono finiti ma lui non vuole rendersene conto, o forse se ne è reso benissimo conto ma si ostina a far finta di nulla per cercare di sbarcare ancora un po' il lunario, visto che è da almeno quattro dischi che dice di voler tagliare definitivamente i ponti col passato e di voler fare cose totalmente diverse, salvo poi propinare al mondo intero la solita sbobba che caratterizzava i suoi ultimi tempi con i Litfiba.

E vedendolo esporsi a figuracce come quella di Scalo 76, viene spontaneo pensare una sola cosa: dovrebbe avere il fegato di dire basta e fermarsi. Anche se ha ancora un suo pubblico affezionato (meno di quello che aveva un tempo), anche se vende ancora dischi (molti meno di quelli che vendeva un tempo), dovrebbe fare una scelta netta e coraggiosa, prima di perdere tutto il seguito che gli resta e trovarsi ad imboccare da solo il viale del tramonto.

Sta diventando l'imitazione di se stesso, per favore qualcuno gli dica di fermarsi.

19 aprile 2008

IL SOPRAVVISSUTO


«Come se la gente sapesse cosa significa essere un famoso leader spirituale. Come se ognuno di loro, mentre sta guardando le notizie in tv, e mi giudica, non stesse già cercando un nuovo guru per dare un senso a quella noia priva di rischi che è il loro stile di vita. La gente è in cerca di questo, di essere presa per mano. Di rassicurazione. Di qualcuno che le prometta che andrà tutto bene. Questo è tutto quello che volevano da me. Me, celebre, stanco, disperato. Me, sotto pressione. Nessuno di loro conosce la prima cosa dell'essere un grande, clamoroso, grande, carismatico, grande modello di vita.
È salendo le scale fino al centotrentesimo piano che cominci a delirare, a farneticare, a parlare le lingue.»

Sì, però devi ancora iniziare ed hai già fatto la tua prima gaffe internazionale... Ma forse sono io a sbagliare. Forse mi sfugge qualcosa. O forse il punto è un altro ed io non posso capire. Una cosa è certa: dal punto di vista culturale hai già vinto almeno dal 1989, quando il Milan trionfò in Coppa dei Campioni sulla Steaua Bucarest e tu dicesti qualcosina riguardo all'occidente libero che in quell'occasione aveva vinto sul blocco comunista. Poi è venuto il tutto resto.

«Nessuno ti adora se hai i suoi stessi problemi, lo stesso alito cattivo, gli stessi capelli radi, come una persona normale. Devi essere tutto quello che la gente normale non è. Dove loro falliscono, tu devi andare fino in fondo. Essere quello che loro hanno paura di essere. Diventare qualcuno che loro possano ammirare.
La gente che vuole comprare un messia cerca la qualità. Nessuno è disposto a seguire un perdente. Quando si tratta di scegliere un salvatore, non si accontentano di un semplice essere umano.
A te sta meglio un parrucchino” mi aveva detto l'agente. “ Ha il giusto livello di perfezione che ispira fiducia. Scendi dagli elicotteri, stai ogni minuto in mezzo al pubblico, i capelli veri non sai mai che aspetto avranno.”
L'agente, il suo piano me l'aveva spiegato così: il nostro target non erano le persone più intelligenti del mondo, solo il maggior numero di persone possibili.»

Intelligenti o no, ti hanno votato. È la democrazia, e guai se non ci fosse o tu non potessi partecipare. Hai vinto tu, ed insieme a te hanno vinto i tuoi capelli che ultimamente sembrano pettinati-col-budino-al-cioccolato-ma-è-solo-una-mia-impressione e non volermene, i nuovi capelli britpop di Bossi, i capelli da omino Lego di Castelli, i suoi occhiali, gli occhiali rossi di Maroni, lo sguardo fresco e sveglio di Calderoli, Maurizio Gasparri, il pizzetto scolpito nella roccia di Ignazio La Russa, l'abbronzatura di Bondi, il piglio risoluto di Cicchitto, l'incontenibile verve di Schifani, la travolgente simpatia di Daniele Capezzone, Gianni Alemanno che talvolta sembra un'imitazione di Corrado Guzzanti, Paolo Guzzanti e la Commissione Mitrokhin, la coerenza di Lamberto Dini, Fini che sembra sparito nel nulla, il Generale Speciale, il Partito dei Pensionati, Ronaldinho, la maggioranza silenziosa.
Ci sarà da divertirsi parecchio, ne sono convinto.

(citazioni tratte da Survivor, Chuck Palahniuk, 1999)

GOLEADOR A CONFRONTO




Alla prossima conferenza stampa, parlando di Alitalia esulterà facendo l'aeroplanino come Vincenzo Montella.
(via SimoMerli)

15 aprile 2008

VITTORIA!

Il partito di ispirazione maoista Popolo della Libertà ha trionfato nelle prime elezioni libere in Nepal. Ed è stato un trionfo meritatissimo, giunto a conclusione di una eroica campagna elettorale condotta da Silvium Berlachanda (leader indiscusso del partito e vero e proprio capo spirituale per milioni di cittadini nepalesi), che, a dispetto di tutti i media in mano ad esponenti del vecchio regime e ai loro sondaggi falsi diffusi con l'unico scopo di danneggiarlo, è riuscito a rimontare la china e a giungere ad una netta e bellissima vittoria. Caroselli di auto e folle festanti stanno in queste ore invadendo le strade della capitale Kathmandù.
Con il trionfo di Berlachanda è finalmente terminata la dittatura fiscale di Re Mortadendra (un temibile monarca dall'aspetto bonario che con una serie di misure fiscali altamente restrittive aveva messo in ginocchio tutte le classi sociali nepalesi) ed il Nepal si avvia a diventare un paese civile, con un grande partito di massa capace di indicare la strada per il raggiungimento del successo e della prosperità, rendendo migliore la vita dei cittadini in ogni suo aspetto – anche il più recondito ed impensabile.
Tutti saranno più ricchi e buoni, i rifiuti (problema che affliggeva da almeno quindici anni la capitale Kathmandù) spariranno repentinamente dai palinsesti delle emittenti televisive, verrà finalmente salvata la compagnia aerea di bandiera, spariranno calvizie, bassa altezza e capelli bianchi, ci sarà lavoro per tutti e tanta, tanta felicità per i giovani per troppo tempo vessati dal vecchio regime.
Ed ora lasciamoli lavorare.
(nella foto, il giovane militante Ignazius LaRushkiam esulta per la vittoria)

13 aprile 2008

HO SCELTO L'ITALIA NUOVA

Ho appena finito di votare, ed ora mi sento più libero e sereno. Quasi sollevato, e comunque molto fiero della mia scelta.
Mentre ero nella cabina elettorale ho provato una certa rabbia verso Dini e Mastella, due personaggi che, in ottemperanza al divieto di fare propaganda nei giorni della consultazione elettorale, non potrei nominare, ma che nomino in quanto non-persone (genere umano nei confronti del quale questo divieto non vale). Non appena la matita ha iniziato a tracciare la croce sul simbolo prescelto, come per incanto la rabbia è svanita. Non si scappa, loro sono il vecchio ed io il nuovo, e quindi non devo nemmeno più preoccuparmi di loro (se non per continuare a sfotterli allegramente ad oltranza).
Ed ora sono qui in attesa del responso.
Comunque vada sarà un successo.
Comunque vada, ridere di gusto.

Intanto però per sicurezza vorrei potermi svegliare direttamente giovedì mattina, senza dover vivere il prolungarsi dello spoglio delle schede e lo strazio delle tonnellate e tonnellate di discussioni che ci saranno sui risultati.

VOTO DI AMICIZIA?

“Il 13 e 14 aprile bisognerebbe votare alla Camera per la lista per la moratoria sull’aborto non solo per sostenere la magnifica passione morale e culturale di Giuliano, ma anche per dare una risposta agli squadristi che vogliono togliergli la libertà di parola". Passione morale e culturale. Roba da brividi.

Addirittura in versione integrale, le dichiarazioni di voto dei collaboratori de Il Foglio.

Era da parecchio tempo che non mi capitava di ridere così tanto.


10 aprile 2008

CHI FUMA AVVELENA ANCHE IL TUO BLOG, DIGLI DI SMETTERE (cit.)

Pur avendo una larghissima maggioranza la destra ha governato malissimo per cinque anni. Non ha fatto nulla se non curare gli interessi dei soliti noti, e per giunta ha nascosto la sua sua inefficienza mediante una fitta cortina fumogena di giustificazioni puerili, riforme costituzionali polenta e osei, promesse reiterate, manovre bis e ter, bandane bianche, campagne denigratorie nei confronti degli avversari e finzioni rese come per incanto realtà grazie al potere assoluto del mezzo televisivo. Potrei aggiungere alla lunga lista anche “l'occhio attento e sveglio di Maurizio Gasparri che vigila sulla riforma del sistema radiotelevisivo” però non lo faccio: temo ritorsioni da parte dei ragazzi di Azione Giovani, sempre pronti ad accorrere in difesa del buon Maurizio (che saluto). E se accorrono quelli di Azione Giovani è la fine. Mi limito quindi solo a dire “una riforma del sistema radiotelevisivo non esente da critiche”, e vissero tutti felici e contenti.
Ma, se proprio devo salvare qualcosa in questo hellzappoppin' di politichetta fatta da dilettanti allo sbaraglio, senza ombra di dubbio io salvo il provvedimento riguardante il divieto di fumo nei locali pubblici. Mi costa molto ammetterlo ma è così, e lo ripeto quasi sottovoce, con una sorta di timore reverenziale: l'unico buon provvedimento che la destra ha approvato in cinque anni di governo è stato il divieto di fumo nei locali pubblici. Peccato solo che, soprattutto ai concerti, venga rispettato molto, molto raramente. La solita Italietta si vede anche (e soprattutto) da particolari come questo.
Sono tutto tranne che fascista, sono tutto tranne che reazionario, sono e sarò sempre per il rispetto delle libertà individuali, però non mi sta tanto bene soffrire le pene d'inferno perché la gente intorno a me vuole per forza fumare mentre io mi sto gustando in santa pace un concerto. Non mi sta bene dover uscire ogni tanto a respirare aria pura quando dovrebbero essere loro ad uscire a fumare. E non mi sta nemmeno tanto bene che la maggior parte dei locali continuino a tollerare una situazione del genere in nome di una pelosa forma di (presunto) alternativismo d'accatto – del tipo “chiudiamo un occhio altrimenti poi passiamo per gente di destra e la gente non viene più”.
È ora di finiamola, che non se ne può più di tutte quelle storie finte che si basano sui film. Dico basta agli occhi che lacrimano anche il giorno dopo, agli abiti che odorano di osteria numero sette, alla gola in simil-fibra di carbonio, all'aria al sapor di carbonchio. Chi fuma deve farlo all'aria aperta e non dentro al locale, anche solo per una semplice e civile forma di rispetto verso chi non fuma e non ha troppa voglia di respirare il fumo altrui. Interroghiamoci tutti su dove finisce la propria libertà e dove comincia quella degli altri, riflettiamoci sopra con saggezza ed insieme renderemo il mondo (un pochino) migliore. O, per lo meno, renderemo ancor più piacevole la visione di concerti et similia al sottoscritto. Fine della mia noiosa tiritera antitabagista.
Sto diventando il nuovo Luca Giurato, e non me ne rendo nemmeno conto.

08 aprile 2008

VITTIMISMI D'ARTIFICIO

Qualche giorno fa Giuliano Ferrara ha tenuto un comizio elettorale a Ferrara (scopa!), organizzato all’Hotel Ferrara (tris. Vado per una!). E l’evento era talmente imperdibile che, nonostante l’altissimo rischio di blocchi digestivi ad oltranza causati da ciò che avrei sentito dire in quella sede, non ho resistito e sono andato, prendendomi pure il lusso di documentare tutto accuratamente tramite sms inviati a raffica ad un imprecisato numero di telefono. Nuda e cruda, ecco la cronaca in 160 caratteri di una giornata particolare:

Ore 10 e 30: Giulianone ha deciso che parlerà nella sala congressi. Paura del contatto con la folla o semplicemente volontà di usufruire del buffet gentilmente offerto dalla casa? -

Ore 10 e 32: Arrivato in loco. Mi hanno fatto entrare. E non è poco. -

Ore 10 e 45: Ad un quarto d’ora dal teorico orario di inizio non c’è ancora un’anima viva. È un buon segno. Sarà sicuramente un trionfo. Operazione Trionfo. -

Ore 10 e 46: Non ho nemmeno la fotocamera per immortalare il momento, è un segno del destino. Forse devo uscire perché non mi sento all’altezza della situazione. -

Ore 10 e 50: Provo a calarmi nella parte, non so se ce la farò a reggere. -

Ore 10 e 51: Non demordo e resto, anche se mi costerà molto in termini di sofferenza psicofisica. -

Ore 11: Dovrebbe iniziare ma non c’è ombra di essere vivente in sala. C’è tempo per una pausa caffè, in barba alla moratoria. -

Ore 11 e 10: Rientro più tonico che mai e trovo persone(?) che attaccano manifesti. La situazione si sta facendo parecchio ingarbugliata. -

Ore 11 e 14: Voci di corridoio dicono che Giulianone arriverà intorno alle 11 e 30; applausi a scena aperta e scene di giubilo in sala. -

Ore 11 e 15: Fuori ci sono anarchici che distribuiscono materiale ma niente clima di tensione. Giustamente la città di Ferrara non prende sul serio Ferrara. -

Ore 11 e 20: Mi siedo vicino ad una finestra, pronto alla fuga nel caso la situazione precipiti. -

Ore 11 e 21: Mi hanno già sgamato. Una signora dell’organizzazione mi ha chiesto se sono un giornalista, ed io non ho saputo come rispondere. Tremarella. -

Ore 11 e 22: Ho recuperato tutta la mia arroganza e mi sono dichiarato blogger. Lei è perplessa ma tutto fila liscio. -

Ore 11 e 24: Prime polemiche e divisioni tra i pochi presenti. Qualcuno non riesce a spiegarsi come possano essere sepolti i feti. La signora di prima dice la sua e termina immediatamente la polemica. Peccato, speravo di veder volare stracci. -

Ore 11 e 28: Guardo fuori dalla finestra e vedo un perfetto sosia di Alexi Lalas: altro chiaro segno del destino. Infatti Ferrara arriva, anche se avrei preferito il vero Alexi Lalas. Almeno ne sa di musica ed è divertente da vedere. -

Ore 11 e 29: Flash dei fotografi, ma io non scendo. Ho paura che non mi facciano più rientrare. -

Ore 11 e 30: Scatto d’orgoglio: scendo a vederlo e resto deluso. Me lo immaginavo un pochino più corpulento. -

Ore 11 e 35: Ha i capelli palesemente tinti ma almeno oggi sulla giacca non ha la Forfora della Liberta. -

Ore 11 e 41: Sale a fatica ed ordina subito di occupare i posti davanti “per riempire di più”. Non gli darò mai questa soddisfazione. 25 persone, ed io che con grande arroganza mi sistemo dietro. -

Ore 11 e 43: Mi chiedono di spostarmi perché “sennò la sala sembra vuota”. Rispondo piccato e non mi muovo di un centimetro. -

Ore 11 e 44: Telecamere in sala. Se per caso mi inquadrano è la fine della mia vita sociale. -

Ore 11 e 45: Da non crederci: qualcuno dei presenti lamenta il boicottaggio da parte dei media. No comment. -

Ore 11 e 47: Mi sembra di sentire i Manowar in sottofondo, ma è solo un’impressione. -

Ore 11 e 48: Super gag: “Qui tre Ferrara in uno”. L’ho capita dopo venti minuti. Ma, si sa, il Molto Intelligente è uno solo. -

Ore 11 e 49: “Ce la caviamo rapidamente e bene, che siamo pochi”. Il Molto Intelligente è consapevole del flop e lo affronta con dignità, sempre che abbia senso associare i termini “Giuliano Ferrara” e “dignità“. -

Ore 11 e 50: Si è autodefinito una persona normale. I miei dubbi in merito rimangono, ma fingo di credergli. -

Ore 11 e 51: “La mamma di tutti i programmi”. Umorismo di classe per un uomo che ha fatto della classe una ragione di vita. -

Ore 11 e 52: Mi sento un tantino osservato, ma è solo una paranoia. -

Ore 11 e 55: Parla tale Salizzoni, un candidato della lista pazza della mucca pazza. Esordisce dicendo che l’aborto è come la guerra, ed io inizio a sudare freddo. -

Ore 11 e 56: “Denatalità, estinzione della cultura: colpa dell’aborto.” Salizzoni spara le prime cartucce ed i presenti gradiscono molto. Applausi a scena aperta, ed io sono talmente imbarazzato che vorrei trasformarmi in una sedia o in una pianta ornamentale.-

Ore 11 e 58: A questo punto Salizzoni cerca di stupire utilizzando il termine “balotta” (compagnia di amici in dialetto bolognese), senza però avere lo spessore per farlo. Quindici anni fa lo utilizzavano con profitto i Sangue Misto, oggi ci prova lui. -

Ore 12 e 01: Riprendo conoscenza ed inizia a parlare Ferrara. -

Ore 12 e 02: Ha la sconfitta scritta in faccia ma nonostante ciò è sempre molto arrogante. -

Ore 12 e 04: Vorrei poter dire “ha un aspetto pacioso e se non fosse lui potrebbe sembrare un tranquillo signore di mezza età“, ma non so se mi sia consentito. -

Ore 12 e 05: Inizio invece a rendermi conto che sembra un punk rocker invecchiato male. Non so perché, ma è così. -

Ore 12 e 06: “Meno si parla di noi, meglio è.” Bravo Giuliano, l’hai detta giusta. Stai cominciando a capire come funzionano le cose. Sei sulla buona strada. -

Ore 12 e 08: Ogni tanto mi sorprendo a pensare a ciò che ha detto di lui Luttazzi, ed inizio a pensare che abbia ragione. -

Ore 12 e 09: Dice tutto e il contrario di tutto mantenendo sempre la stessa faccia tosta di sempre. Un continuo detto e contraddetto su ogni tema, senza che nessuno glielo faccia mai notare. Potrebbe rimanerci male o, peggio, infuriarsi come una belva. Meglio non rischiare. -

Ore 12 e 10: Vorrei essere intervistato da lui ad Otto e Mezzo per ridergli in faccia e togliermi le scarpe in diretta tv. -

Ore 12 e 11: Il microfono ha dei seri problemi e la voce inizia ad uscire molto distorta. Boicottaggio o semplice trovata per dare più forza al tutto? Comunque, nessuno riesce a sistemare il guaio tecnico e lui decide di continuare imperterrito. Tanto, quello che ha da dire può dirlo anche così. -

Ore 12 e 12: La distorsione continua, ed io continuo a ridere parecchio. Qualcuno inizia a scocciarsi. -

Ore 12 e 13: “Un governo caduto in circostante imbarazzanti.” Quindi, ha ammesso implicitamente che Dini e Mastella sono imbarazzanti? -

Ore 12 e 14: “Le elezioni sono solo un vecchio schema politico.” Certo, come no. -

Ore 12 e 15: “Il problema più grave è l’aborto. Da quello discende tutto il resto”. Ecco, ora ho capito da dove derivano carovita, disoccupazione, precarietà selvaggia, salari troppo bassi, inquinamento e Grande Fratello. -

Ore 12 e 16: Vorrei chiedergli se anche a Guantanamo si è difesa la vita, ma desisto. Meglio ignorarlo e simulare disinteresse. -

Ore 12 e 17: “Insostenibile” è la parola esatta per definire un comizio del genere. Fondamentalmente sta dicendo le stesse cose da un quarto d’ora, ma la gente venuta solo per lui nemmeno si pone il problema. -

Ore 12 e 18: Ha paragonato la moratoria sulla pena di morte alla sua pagliacciata sull’aborto ed è pure riuscito a rimanere serissimo mentre lo faceva. Sono già a livello. -

Ore 12 e 19: Sono stanco di fare numero. Continuando a rimanere gli faccio solo un favore -

Ore 12 e 20: Sto maturando decisioni importanti, con il sorriso sulle labbra. -

Ore 12 e 21: La vita umana è sacra, il mio tempo libero anche, e quindi prendo coraggio, mi alzo e me ne vado. Non ha senso continuare a documentare dando ulteriore visibilità a certa gente. -

Ore 12 e 22: Non ci posso credere: mentre uscivo ho sentito Ferrara che mi diceva qualcosa in tono canzonatorio. Spero vivamente di non essermelo immaginato, ma comunque non ci ho nemmeno fatto troppo caso perché con me certe provocazioni non attaccano. Non voglio giocare al suo gioco. -

(thanks to Giornalettismo)

06 aprile 2008

DANCING WITH THE POGO KIDS

La chiave di volta per comprendere un'opera come Deejay Parade vol. 4 sta tutta nei quindici secondi iniziali del disco. Parte il jingle del Deejay Time e quasi immediatamente la voce fuori campo, con una solennità che ha dell'inverosimile, pronuncia la fatidica frase “Configurazione Albertino attivata”. Parole in libertà che messe insieme non significano nulla di compiuto eppure nello stesso tempo vogliono dire tantissimo, parole che sono diretta espressione di un'epoca in cui non si aveva ancora ben chiaro che cosa sarebbe arrivata a fare la tecnologia perché i computer erano visti ancora come entità saldamente controllate dagli uomini e non il contrario. Ascoltandola ora si prova tenerezza, eppure allora una frase del genere faceva sempre un certo effetto. Beata ingenuità.
Ed è proprio questa ingenuità di fondo che rende Deejay Parade vol. 4 un capolavoro immortale. Una compilation a cura di Albertino e mixata da Fargetta uscita nell'anno di grazia 1994, diciotto brani, diciotto inni. Nulla da dire. Ci si trova di tutto: da megahit entrate nell'immaginario collettivo (Change di Molella, Think About The Way di Ice Mc, la fantasmagorica The 7th Allucination dei Datura) a perle nascoste troppo presto dimenticate (All Around the World di Silvia Coleman, Call My Name di Aladino, addirittura Sex Drive di Glam feat. Pete Burns – ripeto Sex Drive di Glam feat. Pete Burns), da tamarrate quasi eccessive (Pupunanny di Afrika Bambaataa) ad improbabili odi alla rivoluzione (W la Revolution di Z100). Da lacrime agli occhi.
Non ci sono cazzi, Deejay Parade vol. 4 è assolutamente imprescindibile. Da avere a tutti i costi, anche solo per farsi un'idea di come una volta funzionavano le cose. Per rivivere i bei tempi che furono se uno li ha già vissuti, ma per farlo anche se uno non li ha mai vissuti - basta solo pensare di averli vissuti e lavorare spudoratamente di fantasia. La finzione che diventà realtà, la realtà che supera l'apparenza, l'apparenza che non inganna, il grande inganno dell'uomo che è controllato dalla tecnologia e non (più) il contrario. Si torna sempre lì, all'uomo che non è più ingenuo ma si fa fregare come se lo fosse. Abbiamo tutti bisogno di ingenuità: almeno avremo sempre una scusa per farci fregare.

03 aprile 2008

GIORNALETTISMO!

"Giornalettismo vuole cercare di competere con i giornali e i siti d'informazione on line, facendo del sano, vecchio giornalismo."

Parte oggi Giornalettismo, e nulla sarà più come prima.

E, a quanto pare, farò anche io parte della allegra brigata. Spero solo di essere all'altezza del duro compito che mi è stato assegnato.

01 aprile 2008

OVATTA

Serata memorabile quella del concerto degli Shout Out Louds al Covo. Anzi, una serata che a suo modo è stata un evento mondano. Ne ha parlato pure Libero nella pagina 'cultura e spettacoli', con una fragorosa articolessa per scrivere la quale si è scomodato addirittura l'Agente Betulla in persona, quindi l'evento era davvero mondano, se non modaiolo (ma decisamente non reazionario). Tanta gente, musica di un certo livello, un gruppo che ci crede e spacca, clima da party e persone che sono tornate quindicenni senza nemmeno rendersene conto. Il solitamente mite gruppo svedese, forse trascinato dal calore della folla, ha concluso il concerto devastando tutti gli strumenti – tra l'altro presi a prestito, visto che la strumentazione di legittima proprietà del gruppo è andata smarrita all'aeroporto di Milano. Un concerto di quelli che anche tra dieci anni racconterai in giro, un concerto che ti cambia la vita. Peccato solo che io non sia riuscito ad entrare e non abbia visto nulla di tutto ciò (che quindi non è detto sia accaduto sul serio). E tutto perché sono arrivato il lieve ritardo sulla tabella di marcia, il locale era già sold out e mi hanno lasciato fuori come un cane, sbattendomi pure la porta in faccia. Capita, ma fa male al corpo e alla mente.

Attentato alla libertà di stampa, a quanto pare. O, molto più probabilmente, sono entrati i soliti amici degli amici e/o persone che non avevano mai sentito dir nulla del gruppo e/o parruccati vari – ed io no, non ero tra i privilegiati. Accrediti che c'erano ma non c'erano, speranze di entrare svanite con la stessa leggerezza di una tirata di sciaquone, miraggi ed imboscati vari hanno completato il quadro di una serata no – almeno per il sottoscritto, che sta ancora sputando bile ma che forse un giorno si calmerà.

A questo punto per rispondere a tale enorme ingiustizia serve una scelta decisa, un atto di forza che sia in grado di sparigliare le carte e smuovere questa assurda situazione di Stasi (nel senso della famigerata organizzazione di sicurezza e spionaggio dell'ex Germania Est, non di Alberto Stasi) in cui ci veniamo a trovare. In pratica, serve una sana e consapevole messa in mora.

E dunque, che moratoria sia. Per ottemperare ai gravosi impegni elettorali che mi tengono in giro per l'Italia non metterò più piede al Covo per un bel pezzo, per colpa di quella assurda legge illiberale e liberticida che risponde al nome di “Par Condicio” non scriverò più post a sfondo socio-musical/politico, ma mi occuperò di cose molto più innocue e piacevoli – oserei quasi dire ovattate.

Ovattate come l'inno del PdL dal titolo Meno Male che Silvio c'è. Non ho mai avuto il coraggio di ascoltarlo per intero, ne ho sentiti solo alcuni brandelli assortiti che però mi sono bastati per formulare un giudizio compiuto: è roba che sembra uscita dalla penna di un ipotetico Luciano Ligabue (o di qualche altro musicista di cui non faccio il nome perché non voglio grane legali) sparato indietro nel tempo mediante la DeLorean di Ritorno al Futuro e catapultato esattamente a Santiago del Cile nei mesi seguenti al colpo di stato del 1973. Divertente in maniera tragica, di fronte a cose del genere non bisogna scandalizzarsi ma si deve solo ridere a crepapelle per neutralizzarle all'istante e sconfiggerle. Quindi, cantiamo in coro: “Meno male che c'è Silvio a regalarci quintali di buonumore! È lui il re del buonumore!” e diventerà sempre più basso, rimpicciolendo fino a divenire visibile solamente con l'ausilio di un sofisticato microscopio.

Ovattate come le avventure di uno dei miei cari (che non riferisco perché non voglio grane con la Buoncostume), o ancor meglio ovattate come il fatto che una sera me ne andavo a spasso con amici e, non sapendo che fare, abbiamo deciso di fare un veloce passaggio agli autoscontri per vedere che aria tirava e, perché no, fare un sano giro sugli autoscontri in ricordo dei tempi che furono. Purtroppo ho constatato che non c'era nessuno, era il deserto del Mojave salvo qualche desperado che ci ha guardato subito con aria parecchio minacciosa. Clima di tensione, e quindi ce ne siamo tornati a casa dopo poco, non prima di aver constatato che in fondo l'assortimento di videogames delle sale giochi è rimasto fermo al 2001, come se le Torri Gemelle non fossero mai state attaccate e fossimo ancora in pieni anni novanta. Se mi mettessi a giocare a Pizzaman o a Virtua Striker farei quindi ancora la mia porca figura al cospetto degli sbarbatelli-Moccia Generation, però peccato solo che i ragazzini di oggi preferiscano altro a divertimenti in fondo innocui come videogames o autoscontri. Altro segno del degrado dei nostri tempi, altro giro, altro regalo.

Fatte queste doverose precisazioni, torniamo al dunque – ovvero alla mia personale moratoria e a ciò che verrà in futuro. A questo punto ho un sogno nel cassetto (e tre nell'armadietto, come diceva il buon Davide De Marinis): la priorità assoluta diventa prendere il posto di Carlo Pastore ad Mtv entro due anni e diventare quindi onnipresente come lui (visto ormai a qualsiasi ora ed in qualunque situazione su Mtv c'è Carlo Pastore, il principale leader dello schieramento a me avverso). Ho buone possibilità, devo solo fare un po' di allenamento ed assumere un atteggiamento un po' più sbarazzino, ma le potenzialità ci sono tutte ed il tempo gioca a mio favore. Tutti i miei sforzi saranno dunque indirizzati ad intraprendere una nuova carriera da imbonitore di giovani appassionati di musica. In fondo, non siamo tutti un pochino imbonitori? E allora perché negarsi l'onore di essere imbonitori ben retribuiti? Non c'è nulla di male, basta crederci.

Per ora fine delle trasmissioni, e che la natura faccia il suo corso.