30 novembre 2008

COME SALIRE SUL CARRO DEL VINCITORE ED USCIRNE INDENNI, #6

Vladimir Luxuria ha vinto L'Isola dei Famosi, e su questo non ci piove.
Come non ci piove sul fatto che Liberazione sia salita subito sul carro del vincitore mettendo una sua foto in prima pagina e sparando qualcosa del tipo “Vladimir Luxuria come Obama”, o giù di lì. La stessa Liberazione che all'inizio si scandalizzava per la partecipazione di Vladimir ad un reality ora trasforma lo stesso reality in una battaglia per i diritti civili e lancia addirittura una serie speciale di magliette in onore di Obama e Luxuria.

Ma in fondo le ultime vicende di Rifondazione Comunista sono esse stesse un reality show, e allora perché non provarci fino in fondo cercando di garantire al partito la sopravvivenza colonizzando i programmi tv più dozzinali? Già mi vedo Fausto Bertinotti opinionista al Processo del Lunedì (ma qui c'è già Capezzone, ed è molto dura conquistare la scena) oppure voce fuori campo a Lucignolo (più probabile, viste le tendenze modaiole del personaggio), Gennaro Migliore che canta ad X-Factor e Paolo Ferrero concorrente a L'Eredità. Basta solo crederci, basta solo provarci. Si può fare.

In fondo se Fausto Raciti è riuscito a vincere con percentuali bulgare le primarie dei Giovani Democratici - una strana competizione ove a Milano hanno votato solo 900 persone, a Catania (città natale di Raciti) 5000 persone e a Cosenza addirittura 10000 persone, tutte corse in massa a votare Raciti che a questo punto con numeri del genere avrebbe potuto direttamente candidarsi alle elezioni europee prossime venture – chiunque ce la può fare, anche Rifondazione.

In fondo, come dicevano i Pitboss 2000, Everyone's a Winner anche se quando senti dire che Raciti è il nuovo D'Alema ti vien voglia di scappare dall'Italia senza nemmeno chiederti cos'hai fatto di tanto male per meritare tutto ciò.

PRONTI AL PEGGIO

Gira voce che Girolami con il suo Pronti al peggio abbia fatto qualcosa di carino e degno di nota.
Bravo.

27 novembre 2008

IL LATO OSCURO DELL'ANIMA

Intimacy dei Bloc Party è un disco macchietta. Uno di quei dischi che lo infili nel lettore e ti aspetti che da un momento all'altro venga fuori Gabriele La Porta a spiegarti che è tutto uno scherzo, che quella musica che senti in realtà è lui che si sta prendendo gioco di te e non aspetta altro che tu te la prenda a male per sputtanarti in giro, magari in diretta tv su uno dei suoi fantastici programmi notturni in onda ad orari random sulle reti Rai. E tutto questo perché

- Gabriele La Porta a quanto pare è raccomandatissimo da Fausto Bertinotti e, quando il suo partito esisteva ancora, era in Rai in quota Rifondazione Comunista;

- Fausto Bertinotti è una macchietta da discoteca (cit.);

- i Bloc Party di Intimacy sono macchiette che suonano pseudo-musica da discoteca

e dunque il fatto che Gabriele La Porta possa interessarsi ai Bloc Party per farti uno scherzo non dovrebbe stupire nessuno, tantomeno chi ha il coraggio di gradire il loro ultimo album. Infatti, Intimacy un disco talmente sopraffino che tanto vale organizzare serate a tema con gli amici per sbertucciarlo a dovere mentre si cena insieme e si ride alle spalle di questo ex-gruppo promettente già finito al terzo album. Nemmeno se si fossero impegnati allo spasimo sarebbero riusciti a fare peggio di così, ed ora per loro c'è solo il dimenticatoio.

No, non può essere vero. Non possono essere usciti con un disco del genere. Non un'idea, non un guizzo. Anzi, un'idea che guizza lungo tutto il percorso del disco come fosse un pesce fuor d'acqua, uno di quelli moribondi perché come è noto un pesce fuori dall'acqua non vive molto a lungo. E dunque idee parecchio stantie come le batterie alla Chemical Brothers epoca Setting Sun di Ares, il cantato di Kele Okereke mai così mieloso e democristiano, le chitarre che non pungono, il basso che non si sente più. Più lo ascolti e più ti vien da ridere per quanto si prendono sul serio questi quattro ragazzi, per quanta poca passione siano in grado di comunicare a chi sta comodamente seduto in auto o sul divano di casa e prova a trovare anche un solo motivo per salvare un disco come il loro Intimacy.

Non ne hanno più voglia, vogliono solo spendere i quattrini meritatamente guadagnati e non fare altro. Quando il loro manager li ha chiamati per ricordare che DOVEVANO uscire con un disco nuovo come da contratto si sono trascinati malvolentieri in studio, hanno buttato giù un paio di cose a casaccio, hanno smanettato con Pro-Tools ed hanno provato a raffazzonare qualcosa che si potesse essere chiamato “disco nuovo”, ma la ciambella non è riuscita col buco ed ora ne pagano ampiamente le conseguenze.

Doveva essere l'album allo stesso tempo più dance, scuro e riflessivo dei Bloc Party, è forse il disco più brutto di tutti i tempi. Avrei dovuto evitare di rischiare grosso andandolo a recuperare nei bagni della stazione Autogrill Castelbentivoglio Ovest dove lo avevo lasciato. Avrei dovuto lasciarlo lì al freddo e al gelo, avrei risparmiato ai Bloc Party un'umiliazione.
Mi chiedo solo come faranno i Bloc Party a suonare i brani di Intimacy dal vivo e soprattutto se riusciranno a rimanere seri mentre lo fanno. L'ideale sarebbe che si presentassero sul palco vestiti da clown, ma mi sa tanto che non abbiano il coraggio per compiere un gesto del genere

IL PREZZO È OK PER... PASTONE PIONATI!

Francesco Pionati, il grande Francesco Pionati, l'incommensurabile Francesco Pionati lascia l'Udc ed i suoi ex compagni di partito non riescono più a darsi pace.
E lo fa come sempre da grande difensore della libertà di pensiero. Lui, la sua flemma, i suoi neuroni, il suo sguardo fresco e sveglio, i suoi capelli, il suo riporto, i suoi pastoni (e la mano destra con cui gesticolava per dare maggiore enfasi ai suoi visionari pastoni) se ne vanno infatti per fondare un nuovo partito: l'ennesimo, il millesimo, il milionesimo partito di centro a conduzione personale, chiamato con grande sfoggio di grandeur ed originalità "Alleanza di Centro".

Ed ora Francesco-Pionati-che-si-è-fatto-partito è già agguerritissimo, e si propone di essere «casa e riferimento dei moderati che, non condividendo l'attuale posizionamento dell'Udc, intendono collocarsi senza ambiguità all'interno del centrodestra, a sostegno di Berlusconi e del suo governo, e che guardano al Pdl come interlocutore naturale, alla ricerca delle forme di collaborazione più utili e opportune in vista delle elezioni amministrative della primavera 2009». Parole come poesia, che fanno quasi a pugni con il Pionati liberal di qualche tempo fa (quello che non si sarebbe scandalizzato se un gay fosse salito alla guida dell'Udc) e che probabilmente gli costeranno l'ostracismo da parte di tutti i suoi vecchi fan che sognano di vederlo ancora una volta al Tg1 ad occuparsi della cronaca politica.

Ma Pionati è uomo tutto d'un pezzo, Pionati non si spaventa per così poco. Non ha paura di essere confuso con i Popolari Liberali, con i Cristiano Popolari o con la Democrazia Cristiana per le Autonomie. E non ha paura nemmeno di essere scambiato per un giornalista promosso a uomo politico per meriti ottenuti sul campo. Lui è sempre stato imparziale, ha sempre dato le notizie con il massimo dell'obiettività. Ed ora è un grande politico, di quelli che entreranno nella storia e che cambieranno il mondo.
Ed è pure un bell'ometto, di quelli che tutte le donne si voltano a guardarli e poi si innamorano all'istante. Secondo me in realtà l'Udc l'ha cacciato perché soffiava tutte le donne ai suoi colleghi di partito, ma come al solito le tv di regime nascondono le verità scomode come questa ed allora finisce che tutti come al solito pensano che Berlusconi se lo sia comprato.

25 novembre 2008

SONO UN FENOMENO PARANORMALE, #2

In principio fu questo. Tutti lo credevano uno stupido, ma in quell'occasione Antonio diede spettacolo facendo ricredere sul suo conto anche il più scettico degli ascoltatori.
Ma ora Antonio Cassano è cresciuto ed ha deciso di portare il discorso ad un livello più elevato. Più ricercato ed intellettuale, più convincente ed incisivo. Intervistato domenica scorsa da Fabio Fazio ha deciso di scendere tra noi comuni mortali semplicemente per reinventare la lingua italiana (in barba a chi si ostina a ritenere importante l'utilizzo corretto dei congiuntivi), reinventare il buon gusto nel vestire (con una camicia così si fa bella figura in ogni circostanza) e nel pettinarsi (utilizzando anche la saliva se necessario, in quanto il fine giustifica i mezzi ed avere una chioma a prova di proiettile è forse lo scopo di vita di ogni vero uomo) ma soprattutto ha deciso di reinventare la nobile arte della buona cucina (anche a costo di dover glissare quando si deve leggere una ricetta tratta da un libro ufficialmente scritto di proprio pugno con la collaborazione di un giornalista). Venti minuti che cambieranno il corso della storia, ne sono sicuro.
Un Cassano assolutamente stellare in un'intervista a tratti psichedelica, un Cassano che forse contro Fabio Fazio gioca e vince la miglior partita della propria carriera. Quasi ai livelli di Alberto Tomba intervistato da Beppe Severgnini ad Italians su Raitre undici anni fa, solo che di quella memorabile intervista non resta altro che un breve estratto (peraltro rovinato dal commento della Gialappa's Band) e perciò è stata cancellata dalla memoria collettiva, mentre questa di Cassano è già oggetto di studio nelle scuole italiane ormai sventrate dalla terribile Riforma Gelmini.
Un bell'applauso.







23 novembre 2008

SONO UN FENOMENO PARANORMALE



Passino Berlusconi, Dio Patria e Famiglia e le domande insidiose della Bignardi alle quali la Carfagna risponde come un'automa dalla pochezza culturale a tratti disarmante. Passino il fatto che la Carfagna sembra teletrasportata dagli anni cinquanta grazie ad una ipotetica DeLorean inventata dal Nostro Giovane Premier nelle vesti di un ipotetico “Doc” Emmet Brown con i capelli tinti e i rialzi nelle scarpe. Passi lo spauracchio comunista agitato da una Carfagna tragicamente a corto di argomenti. Passino le storie strappalacrime sul padre vecchio liberale che ha sempre cercato di metterla in guarda sui pericoli della mentalità comunista. Passi tutto questo ed altro ancora.

Però, perché quello sguardo così allucinato? Perché la Carfagna sgrana continuamente gli occhi? Perché una volta il suo sguardo era normale ed ora invece gli occhi sembrano sempre sul punto di uscirle dalle orbite? Perché? Perché? Perché?

Guardando la Carfagna intervistata a Le Invasioni Barbariche non riuscivo a capire cosa mi ricordassero quegli occhi allucinati. Inizialmente ho pensato a Totò Schillaci ad Italia '90, ma poi ho capito, ho avuto la rivelazione. Ed ora sono un'altra persona, più saggia e cosapevole.
Lo sguardo della Carfagna è lo stesso sguardo di Dez Fafara, il cantante dei Coal Chamber – band minore facente di quella terribile invasione nu metal che impestò le orecchie dei giovani ascoltatori italiani e non sul finire degli anni novanta. Tutti gruppi uguali, zero fantasia, cloni dei Korn ecc- ecc. ecc. Carfagna come Dez, solo che gli italiani non sanno chi sia Dez perché le tv musicali di regime hanno sempre pompato i ben più rassicuranti Limp Bizkit di Fred Durst.
Gli occhi fuori dalle orbite sono gli stessi, non si scappa. Ed anche lo spessore delle argomentazioni usate è più o meno lo stesso, il che spiega molte cose su come sia ridotto questo nostro povero paese nell'anno 2008.
La Carfagna è nu metal e non lo sa. Qualcuno glielo spieghi.

LA LONTANANZA, SAI, È COME IL VENTO

Vedere gli Okkervil River dal vivo è un'esperienza che ti lascia perplesso.
Bravi son bravi, sanno suonare bene ed hanno canzoni che funzionano. Hanno presenza scenica, carisma da vendere e soprattutto un cantante che somiglia a talmente tante persone che farne un elenco diventa quasi impossibile (per la cronaca: i principali indiziati sono Nanni Moretti e Mauro Germàn Camoranesi).
Però non mi convincono e non capisco perché siano così oggetto di culto. Tutti cantavano ed ho visto qualcuno tirar fuori gli accendini manco fossimo ad un concerto di Vasco (Rossi e/o Brondi).
Gli Okkervil River non mi hanno coinvolto. Anzi, mi hanno annoiato. E parecchio.
I loro dischi restano belli però dal vivo sono troppo perfettini e senza sbavature, troppo primi della classe, talmente primi della classe che dopo un po' il mio cervello ha iniziato a vagare in giro per il locale fino ad arrivare a chiedersi se Giulia Innocenzi rischi col tempo di diventare un altro Daniele Capezzone (la risposta è no) e subito dopo provare profonda compassione per lo stesso Daniele Capezzone, che dopo lo scioglimento del suo partito ha perso il posto di portavoce ed ora è disoccupato.
Ero talmente in balia dei miei pensieri che sono uscito prima del bis. La misura era colma ma almeno ero consapevole del fatto che a quel punto l'unica cosa sensata da fare era andare a recuperare la copia di Intimacy dei Bloc Party lasciata qualche tempo fa nei bagni maschili della stazione di servizio Autogrill Castelbentivoglio Ovest. Ma questo è un altro discorso, che non c'entra nulla con gli Okkervil River o gli A Classic Education che stranamente suonavano come gruppo spalla.

22 novembre 2008

VOGLIAMO I COLONNELLI

Apro Vanity Fair (quello che senza ombra di dubbio è il miglior magazine italiano) e la prima cosa che mi salta agli occhi è un'intervista al giornalista/scrittore Giorgio Dell'Arti.
Più o meno gli viene chiesto di scegliere a bruciapelo chi, tra i 7.247 nomi della nuova edizione del suo Catalogo dei viventi, potrebbe essere l'Obama italiano, ossia il leader su cui puntare per un'Italia migliore. E lui più meno snocciola quattro nomi del calibro di Giulio Tremonti, Mario Draghi, Giuseppe Rita e Luca Ricolfi. Ed io chiudo la rivista, in attesa di tempi migliori – che comunque arriveranno non appena la riaprirò ad un'altra pagina.

Nessuno dei quattro è anche solo lontanamente un giovane, nessuno di loro è bello e nemmeno abbronzato (in compenso Tremonti ultimamente presenta strane e bizzarre macchie rosse sul viso, segno che forse la trasformazione è in corso e ormai nessuno può fermarlo dal diventare un grande statista), nessuno mi rappresenta veramente. E soprattutto almeno due di loro non li conosce nessuno e non vedo come possano fare a farsi conoscere dal grande pubblico, quello che pensa che il Tg1 sia un telegiornale e che Gianni Riotta svolga il suo lavoro serenamente.

E dunque, basta nascondersi dietro al comodo paravento del nuovo a tutti i costi o dell'usato come nuovo, 'chè tanto l'Italia non sarà mai pronta per un Obama e/o un soggetto che comunque porti con sé una ventata di cambiamento. L'Italia è il paese in cui tutto cambia per non cambiare. A questo punto tanto vale dire l'unico Obama italiano è Clemente Mastella, ingiustamente boicottato ma sempre pronto a ritornare in pista, con la stesso sprezzo del ridicolo di sempre.

19 novembre 2008

LA PECORA ROSSA

La situazione è drammatica ed ormai nel mondo non ci sono più certezze. Tutto ciò che pareva ormai stabile ed inamovibile si è capovolto, gettando le istituzioni nel caos più totale. Stiamo andando tutti alla deriva, e non capiamo nemmeno il perché. Anzi, un motivo in realtà c'è. Ma è un motivo che non ha spiegazione logica, ed oltretutto il quadro appare ancora più confuso perché nemmeno la tecnologia riesce a farci comprendere ciò che è successo veramente negli Stati Uniti nei giorni scorsi.

Ma andiamo con ordine. Martedì 4 novembre, al termine dell'ultima giornata elettorale, è stato all'unanimità dichiarato vincitore Barack Obama, il candidato democratico. Scene di giubilo, grande emozione, fiumi di parole, televisioni, giornali e blog invasi dal punto di vista di chi ci credeva veramente, di chi si è salito sul carro del vincitore, di chi è stato fortemente critico, di chi si è disperato per la sconfitta e di chi semplicemente ha scelto di assumere posizioni apparentemente fuori dagli schemi pur di non fare la figura di colui che si accoda al mainstream obamiano.

Pareva finalmente che il mondo avesse la possibilità di cambiare per davvero e che la gente comune potesse davvero essere parte attiva di questo cambiamento, ma poi, in un batter d'occhio tutto questo fragile castello di carte è crollato in maniera fragorosa, lasciando solo cumuli di macerie. È bastato che qualcuno si rendesse conto dell'errore ed ogni certezza è svanita, lasciando spazio solo a disperazione, rabbia e sgomento. In poche parole, ancora una volta le macchine hanno sbagliato, ci sono stati errori a ripetizione nel conteggio dei voti ed il risultato finale è stato falsato. No, purtroppo non ha vinto Obama. Ma non ha vinto nemmeno McCain. Il vero vincitore delle ultime elezioni americane è stato Ròger Calero, il candidato trozkista del Socialist Workers Party. I pronostici lo davano sconfitto in partenza ma lui, nonostante il boicottaggio da parte di tutti i mezzi d'informazione, dopo la cocente delusione iniziale può ora festeggiare una inaspettata quanto meritata vittoria.

La verità è finalmente venuta a galla, ed ora il mondo intero si interroga su quale sarà il proprio futuro. Nessuno si immaginava un verdetto del genere, anche se dopo il crollo delle borse mondiali e le ultime mosse anti-crisi dell'amministrazione Bush una svolta del genere era nell'aria. Gli americani sono stati chiamati a dire la loro ed al momento del dunque hanno scelto il candidato che più li rassicurava e che incarnava un'ideologia politica che sembrava ormai un lontano ricordo. Calero ha trionfato in quasi tutti gli stati, è perfino riuscito ad espugnare l'ex feudo repubblicano Texas e quel secolare bastione liberal chiamato Stato di New York ed ora è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Si è avverato quello che era sogno per alcuni, incubo per altri.
Il mondo è sgomento ma negli Stati Uniti già si vedono i primi effetti della cura-Calero: i carri armati marciano su Washington, è stato abolito l'embargo su Cuba, Oliviero Diliberto è stato fermato mentre tentava di trafugare la mummia di Lenin per portarla in America e gli oppositori sono stati incarcerati oppure stanno fuggendo dal paese con mezzi di fortuna. Sono saltati tutti gli schemi ed i commentatori politici di tutto il mondo non trovano parole per raccontare ciò che fino a poche settimane fa sembrava una boutade di dubbio gusto.

Gli Stati Uniti hanno per la prima volta nella loro storia un presidente comunista e si respira un'aria nuova: è finita la festa per chi credeva di fare il bello ed il cattivo tempo solo perché aveva ingenti mezzi finanziari. Tanto per rendere l'idea di come negli States sia cambiata la rumba Joe l'idraulico è stato internato in un gulag in Alaska, Sarah Palin è fuggita a Guantanamo con Marilyn Manson, George Bush e Dick Cheney sono stati processati dal tribunale del popolo e condannati ai lavori forzati in una piattaforma petrolifera, Barack Obama è al sicuro a casa di Furio Colombo (con grande disappunto di Massimo D'Alema e Walter Veltroni che avrebbero voluto essere ricordati come coloro che hanno salvato dal nemico comunista il leader democratico americano ), John McCain è volato ad Arcore ma è stato rispedito al mittente perché non è abbastanza abbronzato, Clarissa Burt presiederà un'altra marcia Pro-Usa, i Guns N'Roses stanno per fare uscire un nuovo disco nonostante degli originali sia rimasto solo un iperbotulinizzato Axl Rose. Insomma, proprio un bel pasticcio che sta facendo tremare l'Occidente e toglie ogni certezza in ciò che pareva conquistato da secoli, ma intanto gli americani ricominciano a sperare in un domani migliore e l'economia mondiale piano piano sembra ripartire.

Per la cronaca, gira voce che il Premier Silvio Berlusconi abbia dichiarato ai suoi più stretti collaboratori di aver sempre creduto nella rivoluzione ed ora si aggiri nelle stanze di Palazzo Chigi con barba lunga ed eskimo.

COME SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE INDENNI, #5

I Guns N'Roses sono ormai finiti da un centinaio di anni, ed Axl Rose non trova niente di meglio che mettere su una band virtuale, salire sul carro del vincitore facendosi fotografare con note icone afro-americane e soprattutto far finalmente uscire un album a cui sta lavorando da almeno una decina d'anni. Una mente superiore.
Ed io non vedo l'ora di sentire Chinese Democracy anche solo per il fatto che Brian May si è incazzato con Axl Rose perché parti di chitarra da lui registrate anni ed anni fa sono state buttate nel cestino e cancellate dalla versione del disco immessa sul mercato. Data la portata storico musicale che avrà Chinese Democracy, come fare a dargli torto? Mi incazzerei pure io, e parecchio.
Una polemica emozionante per emozionanti artisti che sono degli ex sotto tutti gli aspetti da ormai quindici anni, ma cercano ancora gli ultimi scampoli di gloria prima della pensione.
Brian May è il miglior chitarrista del mondo, Axl Rose il più grande frontman della storia.
Studio Aperto è un vero telegiornale, Mario Borghezio è un grande intellettuale.
Vittorio Feltri è un vero liberale, Bruno Vespa è un giornalista imparziale.
Giuliano Ferrara è magro, Sandro Bondi è giovane, bello ed abbronzato.
Massimo D'Alema è di sinistra.
Mi fermo qui, ma potrei andare avanti all'infinito.

17 novembre 2008

LA SCIMMIA PENSA, LA SCIMMIA FA

Vedere Daniele Capezzone faccia a faccia venerdì scorso con Marco Travaglio ad Otto e Mezzo è stato qualcosa di indescrivibile, qualcosa che più passavano i secondi e più pensavi che i due venissero alle mani e si prendessero a sediate e/o calci rotanti in faccia.
Non si è capito di cosa stavano parlando, però Dignità Capezzone non diceva nulla di sensato ed interrompeva di continuo, era rosso di rabbia ed a fine trasmissione aveva il labbro inferiore che tremava, Travaglio gli rideva in faccia ed ha pure detto qualcosa del tipo “sei un cameriere e prendi le mance per andare ogni giorno a dichiarare ai telegiornali il punto di vista del tuo padrone”. Lilli Gruber non sapeva più che dire, ma è talmente rifatta che se le cedono i punti di sutura diventa come Maicol Gecson e dunque quella sera non poteva nemmeno ridere.
Uno spettacolo impagabile, momenti di estasi assoluta che entreranno di sicuro nella storia della tv e senz'altro spingeranno i giovani di tutta Italia ad interessarsi a quell'entusiasmante parco giochi che è l'arena politica italiana.
I giovani italiani vogliono sicuramente essere tutti come Capezzone.



Anzi, i giovani italiani devono imparare da Walter Zenga, che con un'arroganza che in tv non si vedeva da anni ha ricordato al giornalista Varriale come ci si comporta in pubblico. Che stile, che classe!



Questa ormai è storia della tv. Il prossimo passo è Walter Zenga vs. Dignità Capezzone in campo neutro - cioè a Porta a Porta. Arbitra Bruno Vespa.

15 novembre 2008

COME SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE INDENNI, #4




E fu così che anche Qoob salì sul carro dei vincitori.
E per la precisione questa benemerita emittente musicale ci è salita martedì scorso quando, approfittando dell'onda lunga della vittoria di Barack Obama, se ne è uscita con un programma-contenitore di video musicali chiamato più o meno Rock The Niggaz. Solo video con artisti musicali dalla carnagione più o meno nera, una bella accozzaglia di generi musicali che non c'entravano nulla l'uno con l'altro (ma soprattutto con il rock nel senso più classico del termine). Però cose come Battles, Rage Against The Machine e N*E*R*D non si regalano a nessuno, ed è sempre bello rivederle senza chiedersi il perché di certe forzature.
In poche parole. uno spazio da apprezzare incondizionatamente anche solo per il recupero di Groove Is the Heart, immortale capolavoro dei Deee-Lite, roba che è stata scritta nel 1990 ma riesce a suonare nello stesso tempo datatissima e molto attuale, roba da delirio di onnipotenza. Estetica, suoni, tematiche e produzione del video: tutto era tipico di quell'epoca, tutto oggi viene ripreso dai gruppi più alla moda senza che nessuno se la prenda a male, senza che nessuno se ne accorga nemmeno. I Deee-Lite avevano già detto tutto 18 anni fa, punto e basta. Ora meritano di essere ricordati ed incensati per i loro incommensurabili meriti.


Chissà che ne pensa di questo prestigiosissimo recupero un fuoriclasse come Matteo Salvini della Lega Nord. Visto stamattina ad Omnibus ad orario caffellatte con pettinata incorporata, è stato qualcosa da funzioni fisiologiche da poter espletare nel tempo di valore europeo di sei secondi netti. Camicia bianca, cravatta verde slacciata, sguardo assente, capello spettinato, è parso in netto sovrappeso rispetto alle sue ultime apparizioni televisive: praticamente, riusciva nella grande impresa di somigliare nello stesso tempo a Diego Armando Maradona e a Fat Mike. Una giovane speranza, un nuovo eroe della politica italiana che in trasmissione ha continuato a perorare la causa leghista del blocco per due anni del flusso di immigrati, riuscendo oltretutto a non scoppiare a ridere.
Una misura per rispondere alla crisi economica mondiale, dice lui. Una misura per far chiudere la gran parte delle fonderie della Padania, rispondo io. Ma meglio non farglielo notare, potrebbe offendersi. In definitiva: chi se ne frega, io non sono nessuno per contraddirlo e lui somiglia sia a Maradona che a Fat Mike, e per definizione uno che somiglia a questi due eroi è un intoccabile. Smettiamola di fare la parte della solita sinistra giustizialista che poi perde le elezioni anche quando non ci sono.
Oltretutto, Matteo Salvini è un comunista-padano, come si fa a dargli torto? Ha sempre ragione lui anche se sale sul carro del vincitore facendosi fotografare con Sylvie Lubamba, nota soubrette nonché esponente di quella celeberrima corrente di pensiero che Salvini chiama "stranieri che vengono a rubare il posto di lavoro ai giovani italiani". Sì, a Salvini e pure alla Lubamba piacerebbero molto i Deee-Lite ed il loro recupero. Se solo sapessero cosa sono i Deee-Lite.

IL MARADONA DI BARI

Il grande Antonio Cassano sta per pubblicare una biografia. In questa biografia, scritta a quattro mani con Pierluigi Pardo (all'inizio avevo capito Pierluigi Diaco, ma purtroppo è stato solo il mio udito che mi ha giocato uno scherzo – però non sarebbe poi mica tanto male una biografia di Cassano scritta da Diaco...), non si dice assolutamente nulla di nuovo su di lui: ha avuto un'infanzia difficile, il calcio lo ha salvato, ha avuto spesso un rapporto conflittuale con gli allenatori, ha comprato la patente di guida, sa leggere e scrivere ma ormai ha perso l'abitudine, è un talento purissimo che se avesse un briciolo di cervello in più sarebbe il più forte giocatore al mondo.

Dunque, l'autobiografia non è nulla per cui strapparsi i capelli. Però quando meno te l'aspetti (come una bomba) se ne esce fuori con un super-gossip che permette di conoscere un aspetto inedito del fuoriclasse barese: Cassano ha ama il cibo ed il sesso, ed ha avuto seicento o settecento donne (non ricorda nemmeno lui quante, segno che il ragazzo è sempre lucido e presente) in tutta la sua vita.

E con grande classe e prosa finissima racconta questo suo insospettabile hobby: «Non ho mai fatto cilecca, a meno che per cilecca non si attenda appunto essere veloci e un po' egoisti. Spesso ho giocato grandi partite dopo aver fatto sesso. Andatevi a vedere Roma-Juve 4-0. Avevo fatto le 6 la domenica mattina, con una delle tante amiche che avevo in quel periodo. A Madrid era ancora più facile, perché eravamo in albergo, tutti sullo stesso piano, così sopra e sotto potevi invitare chi volevi e raggiungerla nel cuore della notte. Avevo un cameriere amico. Il suo compito era portarmi 3 o 4 cornetti dopo aver trombato. Portava i cornetti sulla scala, io accompagnavo quella là e facevamo lo scambio: lui prendeva la tipa, io mi sfondavo di cornetti. Sesso più cibo, la notte perfetta». Dunque, roba da correre in libreria e gettare al macero tutta la propria collezione di libri, che tanto non servono a nulla se non a prendere di polvere ed occupare spazio prezioso sulle mensole di casa.

Ora Cassano è fidanzato con una giocatrice di pallanuoto che somiglia vagamente a Floriana Secondi del Grande Fratello e non può più regalarci prodezze del genere, però è sempre bello ricordare ciò che è stato e ciò che sarà non appena lascerà la sua fidanzata diciassettenne.
Antonio Cassano è il numero uno in campo e fuori.

12 novembre 2008

COME SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE INDENNI, #3

Primi effetti del cambiamento epocale attualmente in corso nel mondo: sull'onda della vittoria di Barack Obama, Beyoncé ha sentito l'irrefrenabile bisogno di fare sapere al mondo intero che vuole diventare la prima Wonder Woman nera. E fin qui niente di strano. Sembra la solita favola della cantante che parte dal nulla e riesce a costruirsi una carriera fino a diventare una stella di fama mondiale, un'artista che può permettersi di dire la sua in campo socio-politico senza che nessuno abbia per questo nulla da ridire, ma c'è molto di più.
Ci sono anni di sacrifici, anni di sofferenza, anni di ostracismo verso la sua figura (ritenuta troppo pop da certa sinistra che poi crede che Massimo D'Alema sia di sinistra). Ci sono inizi in sordina, sforzi sovraumani per emergere grazie al padre introdotto nell'industria discografica e poi l'inarrestabile crescita artistica. C'è un convinto e sincero sostegno a Barack Obama, fin da quando il Senatore dell'Illinois ha deciso di partecipare alla corsa alla precedenza.
Dunque, Beyoncé nuova Wonder Woman nonché liberal convinta.
Peccato solo che fino all'altro giorno sostenesse attivamente il presidente in carica (fortunatamente a termine) George W. Bush, prendendosi pure il lusso di schierarsi a suo favore in occasione della campagna per le presidenziali del 2004.
Ma va bene lo stesso, l'importante è salire sul carro del vincitore ed indossare in pubblico la t-shirt di Obama. O farsi fotografare insieme a Vasco Brondi.
O addirittura fare come un ammuffitissimo e ben pettinato Morgan che, ospite del programma di Maurizio Crozza su La7, canta una canzone di Tenco e 53 secondi dopo non resiste e cita “un gruppo che si chiama Le Luci della Centrale Elettrica”. Mi chiedo solo come abbia fatto il grande Crozza a non ridere in faccia a questo bieco tentativo di non arrendersi all'inesorabile scorrere del tempo cercando pure di mostrarsi al passo con i tempi. Roba da bollino rosso, roba che se me l'avessero detto anche solo un anno fa non ci avrei creduto.
Il boriosissimo Morgan che ha l'umiltà di saltare sul carro dell'attuale vincitore Vasco Brondi è davvero un fenomeno che non ha una spiegazione scientifica. Meglio alzare bandiera bianca e lasciare che la natura faccia il proprio corso, tanto tra vent'anni la pettinatura di Morgan verrà studiata nelle università italiane.

10 novembre 2008

MY HEART WILL GO ON

Alla fine sabato scorso ne è valsa la pena di sfidare l'insidiosa nebbia padano-romagnola per arrivare fino al Bronson, però quanta fatica (sia dal punto di vista fisico che mentale)! Fino ad una settimana fa me ne andavo in giro con indosso una t-shirt, ora è arrivato il Generale Inverno con tutto ciò che ne consegue. Non esistono più le mezze stagioni, non ho più il fisico di una volta, però faccio il possibile per dissimulare tutte queste verità dure da accettare.
Più o meno: Pete & The Pirates sono giovani e simpatici, non sono particolarmente innovativi, hanno dato l'impressione di una band che suona gli stessi tre pezzi in loop per tutta la durata del concerto ma mi sono piaciuti parecchio. Hanno un chitarrista talmente sborone da risultare del tutto fuori luogo, un altro chitarrista talmente identico a Screech di Bayside School da farmi pensare che le voci che circolano in merito a Screech pornoattore siano menzogne belle e buone, un cantante sosia di Michael Owen, un bassista che non si nota nonostante sia molto alto ma soprattutto hanno un batterista che più che un giovane batterista è il Leonardo Di Caprio versione Titanic, e dunque l'emozione è forte perché son tornati gli anni novanta e non possiamo fare altro che festeggiare tutti insieme appassionatamente. Musicalmente sono fighi, suonano più o meno come i Franz Ferdinand che decidono di cimentarsi solo ed esclusivamente con cover dei Pixies, sono allo stesso tempo gioiosi e malinconici e se queste sono le premesse bisogna dar loro il tempo di crescere e diventare una grande rock'n'roll band.
Però il mondo della musica è spietato e nulla è certo, per cui può anche accadere che l'anno prossimo nessuno si ricorderà più di loro. Staremo a vedere come andranno le cose.

COME SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE INDENNI, #2

Non so se in questo momento sia più cool farsi fotografare con indosso la maglietta di Obama o farsi fotografare con Vasco Brondi a.k.a. Le Luci della Centrale Elettrica, però quello che è certo è che anche Carlo Pastore è salito sul carro del vincitore. E pure di brutto.
Ma lo capisco e logiustifico: uno che ha sempre supportato Le Luci della Centrale Elettrica (e tutta la scena musicale indipendente italiana del passato, presente e futuro) può anche permettersi il lusso di un supporto postumo ad Obama, senza oltretutto mai aver preso una posizione precisa perché altrimenti i genitori dei suoi piccoli fans che lo seguono su Mtv potrebbero spaventarsi.
Ormai è pronto per il Festivalbar, direi. E potrebbe anche nello stesso tempo condurlo e vincerlo senza che i soliti critici da cameretta lo guardino con la puzza sotto il naso.

09 novembre 2008

COME SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE INDENNI, #1

Sono cadute tutte le certezze: i 30 Seconds To Mars, che io ho sempre ritenuto una delle band più inutili della storia della musica, si sono presentati sul palco degli Mtv European Music Awards 2008 con indosso le magliette di Barack Obama.
È il segno definitivo del cambiamento, e dunque deve cambiare anche il mio (pre)giudizio nei loro confronti: non più band inutile, ma una buona band che dà il meglio di sé su palchi prestigiosi come quelli di Trl e del Festivalbar. Quando non mi piacevano la colpa non era loro, ero io che non ero in grado di capire la loro Arte.
Un altro muro è stato abbattuto, e con esso il velo pietoso che nasconde lo scoop dell'anno: la prossima estate tornerà il Festivalbar e sarà condotto da Carlo Pastore, eminenza grigia della Scena Indie Italiana. Speriamo almeno che i gruppi che parteciperanno siano degni del conduttore.

07 novembre 2008

LA CAPANNA DELLO ZIO BOND

A nemmeno tre giorni dall'elezione di Barack Obama il nostro sempregiovane (e sempre amato) Premier è già riuscito la sua prima gaffe a stelle e strisce. Durante un incontro con il presidente russo Medvedev è ha detto che Obama ha tutte le carte in regola per fare bene, essendo “Giovane, bello ed abbronzato”. Sembra incredibile ma ha davvero utilizzato il termine “abbronzato”, ed ovviamente a seguito di queste parole si è scatenata la bufera: la solita sinistra antagonista, massimalista e giustizialista (ma soprattutto rompicoglioni) ha accusato il Premier di avere per l'ennesima volta messo in ridicolo l'Italia, la stampa internazionale si è a lungo domandata come gli italiani possano essere così alla frutta da scegliere come capo di governo come lui. L'ennesima situazione difficile, insulti a destra e a manca (“imbecilli”, “laurea del coglione”, “Gasparri” ), una scaramuccia durante una conferenza stampa con un reporter della tv bolscevica Bloomberg, momenti di tensione che si taglia col coltello risolti dalla provvidenziale smentita del brillante portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone.
La spiegazione dell'accaduto data dall'unico, vero Nongiovane è da manuale: il Premier come al solito non è stato capito e sono state deformate le sue parole per cercare di scalfire quanto di buono ha fatto fino a questo momento per far rialzare l'Italia. Quando ha detto “giovane, bello e abbronzato” non stava parlando di Barack Obama, ma di Sandro Bondi.
Non è successo nulla di grave, e dunque la verità è salva così come l'onore del nostro fantastico paese.


(Sandro Negro Necro Nekros Bondi)

05 novembre 2008

HISTORY REPEATING

Così come il Number One era il locale dell'impossibile, gli Stati Uniti sono la nazione dell'impossibile, la nazione in cui accadono cose fino ad un attimo prima assolutamente impensabili. Tanto per dire, ultimamente gli Stati Uniti sono perfino riusciti ad eleggere un presidente nero, che di nome fa Barack Obama.
Nonostante Rutelli Obama ha stravinto, alla faccia dell'incolpevole McCain, dei tre neuroni di Sarah Palin e dello pseudo-idraulico nonché evasore fiscale Joe l'idraulico, un personaggio del tutto grottesco che si è rivelato l'unica, vera punta di diamante della campagna elettorale dei Repubblicani (il che è tutto un dire) Obama è stato uno schiacciasassi, ma ora lo aspetta un compito difficile: affrontare Bondi, Cicchitto, la Gelmini, Ronchi e tutti gli altri politici della destra italiana pronti a saltare immediatamente sul carro del vincitore, prendendosi pure il lusso di dichiararsi sostenitori della prima ora. Un'impresa disperata, che gli richiederà mesi e mesi di duro lavoro e che potrebbe distoglierlo da quello che sarà il suo compito principale per i prossimi quattro anni (per la cronaca: fare il presidente degli Stati Uniti d'America). E a questo punto, tanto per non sprecare tempo prezioso ed accelerare i tempi facendo partecipare anche noi alla festa, l'invio dei Marines sul suolo italico diventa un dovere morale. Ormai solo loro, con il loro prezioso operato, potrebbero salvarci da certa gentaglia che è solita frequentare le aule parlamentari.
E solo loro potrebbero salvarci dalla Binetti, che ogni volta che apre bocca andrebbe espulsa all'istante dal (nostro) Partito Democratico.
Obama salvaci.

04 novembre 2008

PORTAME AR MARE, DOVE TE PARE, TANTO SPACCO UGUALE

La pizza con le patatine fritte è una forzatura, ma ciò non vuol dire che non sia uno delle forme di piacere più alte che possano capitare sulla strada di un uomo nel pieno del suo vigore giovanile. In teoria, una persona normale per evitare l'overdose di grassi&carboidrati dovrebbe mangiare o la pizza o le patatine (e mai tutte e due le cose contemporaneamente), però l'occasione fa l'uomo ladro, nessuno è in grado di resistere alle tentazioni e si finisce per esagerare ordinando tale prelibatezza. Si fatica ad arrivare in fondo, ma non si riesce a smettere e si finisce per terminarla, desiderando subito di ricominciare daccapo (ovviamente se non si stramazza al suolo prima). Tutto questo per dire che spesso le cose più eccessive e fuori dagli schemi richiedono maggior impegno fisico e mentale, però poi sanno sempre regalare le loro belle soddisfazioni.
Prendiamo un disco come Take Me To The Sea dei Jaguar Love, nuovo progetto di Johnny Whitney, l'ex Farinelli dei Blood Brothers che ha deciso di prendersi una vacanza definitiva dalla ormai disciolta ex band ed assieme ad un manipolo di reduci della scena post-hardcore statunitense si è lanciato in un'avventura a metà strada tra l'hard rock, i Roxy Music, degli ipotetici e meno onanisti Mars Volta, il down da morfina e i T-Rex di Marc Bolan. In poche parole, un mix di gocce nella cedrata, una mistura che potenzialmente stroncherebbe anche un ascoltatore con lo stomaco a prova di bomba, un'arma letale che invece si rivela un disco della madonna che vorresti non finisse mai. Mentre lo ascolti ti senti un tantino a disagio per te stesso che presti orecchio a roba del genere ma soprattutto stai male per Johnny Whitney che ha perso il senso del pudore, vorresti farlo smettere di rovinarsi così le corde vocali, ti chiedi come è possibile che un uomo ed il suo gruppo scelgano sempre la soluzione musicale più kitsch tra le tante disponibili, pensi di mandarli a cagare e spegnere tutto, però poi continui ad ascoltare con gusto e quando finisce il disco vorresti che ricominciasse senza nemmeno dover premere il tasto play. Un disco che come la pizza con le patatine fritte potrebbe piacere a tutti, perfino al mio opinion leader Nando Adornato.
Va da sé che se qualcuno non li porta a breve termine i Jaguar Love a suonare in Italia io mi trasformo nell'infiltrato di Blocco Studentesco.



TORNA A CASA MARIO

Solidarietà a Paolo Guzzanti, un uomo talmente colto ed intelligente da capire solo ora che il Popolo della Libertà si chiama così perché lascia massima libertà di pensiero ed opinione a tutti gli aderenti, nessuno escluso. I soliti comunistelli che lo credevano un partito di ispirazione maoista possono stare tranquilli: in quel partito vige la meritocrazia e i/le migliori fanno strada per i loro meriti sul campo, mica per le conoscenze che contano. Ed anche lui come tutti ha la sua libertà: libertà di fare la parte della voce fuori dal coro, quello che dice le cose scomodo che tutti sanno ma non osano dire, il bastian contrario perseguitato da tutti che però se ne sta comodamente seduto in Senato su una poltrona targata PdL senza nemmeno lontanamente pensare alle dimissioni da quel partito che, a suo dire, lo osteggia in tutti i modi. La diatriba Paolo Guzzanti-Mara Carfagna ha ormai raggiunto toni da operetta. Lui l'ha definita “calendarista delle opportunità”, nominata con “nomina di scambio” nonostante la sua “intelligenza politica nulla”: parole pesanti come macigni, che gli sono ovviamente valse una querela per diffamazione da parte del Ministro Carfagna. Tutto grasso che cola per l'immarcescibile Senator Mitrokhin. Infatti, quasi sicuramente Guzzanti andrà a far compagnia a sua figlia Sabina, che forte dell'accusa di vilipendio ad un capo di stato estero sta girando l'Italia con uno spettacolo teatrale, ovviamente chiamato Vilipendio tanto per far cassa che più cassa non si può. Ovviamente scherzo, ma neanche troppo visti i personaggi che interpretano questo brutto film.
Ed in tutto questo bailamme di querele, vittimismi, ribellioni a buon mercato, chitarre distorte e basso che pompa, che fine ha fatto Mario Scaramella? È ancora moribondo in ospedale o ce lo siamo tutti solo immaginato? È sparito, comincio un po' a preoccuparmi.

02 novembre 2008

CARLO PASTORE - PER UN NUOVO MIRACOLO ITALIANO

Sto diventando reazionario, ma è tutta invidia.
Invidia per un Grande Uomo come Carlo Pastore, che su Mtv presenta Trl e si prende insulti dalla gente che ne sa però intanto a fine mese guarda il cedolino della busta paga e ride alla faccia nostra e della nostra boria veterocomunista sempre e comunque sconfitta dalla storia.
Presentare gruppi come i dARI, gli Indovena, i Too Much Blond (memorabili, quasi dei Libertines de' noantri capitanati da uno pseudo-Pete Doherty che all'eroina ha preferito di gran lunga l'Ovomaltina) e gli Ubik non è bello, non è figo, ma il mio voto è dentro al frigo e Pastore è milionario ed io no. Però, se proprio vogliamo dirla tutta, gli Ubik hanno vinto il prestigiosissimo Cecchetto Festival e dunque sono un gruppo che ha un certo spessore, quindi anche stavolta Carletto Pastore vedendo questo “promettente gruppo piemontese emergente” nonché incredibile morphing estetico-musicale tra Baustelle, Velvet, Vibrazioni, Barbarian Brothers e Barbara Berlusconi (nel senso che potrebbero essere il gruppo preferito della figlia del Premier) ha visto giusto, giustissimo. Ed ha visto giustissimo anche con i dARI, che faranno pure musica inqualificabile ma sono dei bravi ragazzi, fanno volontariato, hanno un nuovo batterista che sembra Metal Carter ma soprattutto sono prodotti dalla Bliss Corporation e quindi respect anche solo per questa lontana parentela con colossi del calibro di Bliss Team ed Eiffel 65.
E poi mica siamo obbligati a guardare i programmi di Carlo Pastore. Basta cambiare canale col telecomando o non degnare Pastore della benchè minima attenzione, puntando invece su cose come Neri Marcorè che imita il grande Daniele Capezzone – portavoce di Forza Italia. Un'imitazione più esilarante dell'originale, che fa capire meglio di mille noiosi discorsi quale sia lo spessore di Capezzone (che potrei definire il Carlo Pastore della politica italiana, ma non lo definisco perché non voglio rischiare querele da Forza Italia, Mtv o Rockit) e quanto lo stesso creda in ciò che dice e fa. Inventa un sito internet, fanne la base dove esprimere le tue idee, zompa di qua, zompa di là, fai pilates, nega quello che fino ad un anno fa pensavi, afferma ciò che forse non pensi, incassa a fine mese, giù col gettone che ricomincia il giro: senza ombra di dubbio si tratta di gente che ha capito tutto dalla vita, altrochè noi.