26 ottobre 2008

BLOC BORING BEATS (cit.)

Intimacy, il nuovo dei Bloc Party, è un disco talmente bello ed entusiarmante che il lettore cd della mia auto si è rifiutato anche solo di leggerlo e farmelo ascoltare. Lo inserivo e lui lo rigettava dopo pochi istanti di attesa, quasi a volermi salvare da qualcosa di indescrivibilmente brutto. Ed allora ho pensato al video di Flux, alle sue (probabilmente) involontarie citazioni di Megaloman, alla sua boria fintointellettuale, ed allora ho avuto l'illuminazione: ho lasciato la mia copia di Intimacy nei bagni maschili della stazione di servizio Autogrill Castelbentivoglio Ovest, prendendomi pure il lusso di di disturbare un distinto signore che se ne stava comodamente seduto sulla tazza del cesso mentre faceva i suoi bisogni e leggeva Liberal, quotidiano di resistenza umana diretto da Nando Adornato, il vero Megaloman della scena politica italiana. Un gesto da campione del mondo, vero e proprio situazionismo allo stato puro che ha fatto prendere tutta un'altra piega alla serata e mi ha fatto sentire ebbro di gioia mentre percorrerevo i chilometri che mi separavano dall'Estragon, location denuclearizzata (nel senso che è un locale in cui viene più o meno rispettato il divieto di fumo) ove si teneva il concerto dei Ladytron, una band con i controcazzi proveniente da Liverpool, Regno Unito.
Date le premesse mi attendevo tanto da loro, ma invece il concerto è stato un tantino sotto le aspettative. Discreto, ma nulla più. Ok, i pezzi degli ultimi due dischi sono clamorosi e dal vivo rendono parecchio, però il resto sembrava suonato da una band che aveva inserito il pilota automatico ed aveva volontariamente scelto di non trasmettere nessuna emozione al pubblico pagante, una scelta che di per sé non costituirebbe un problema (in fondo, quante cose a questo mondo non trasmettono emozioni?) ma che per un concerto basato per più della metà della sua durata su brani presi dai vecchi album rappresenta un ostacolo quasi insormontabile. Più o meno, i momenti belli del concerto sono stati davvero belli, i momenti noiosi facevano perdere la concentrazione e ci si ritrovava improvvisamente a riflettere su grandi dubbi esistenziali del tipo (estrapolo a caso) “Perché ho sempre pensato che Pop Levi fosse il bassista della band e solo stasera mi sono accorto che non è vero?”, “Chi è quel chitarrista uguale a Lester Bangs?”, “Perché Chad Hugo ha mollato i N*E*R*D ed è improvvisamente passato a suonare il synth nei Ladytron?, “Le due cantanti sono o no le Paola e Chiara dell'electroclash?”, e via discorrendo.
Avrei voluto di più ma forse chiedevo troppo, ecco tutto. E poi chi se ne importa se alcuni momenti del concerto erano noiosi ed altri clamorosi? Facendo la media si arriva al sei politico, e comunque nella vita l'eccellenza non sempre è fondamentale. L'importante nella vita è ben altro. Ad esempio, pensare che ogni volta che guardo Studio Aperto devo indossare una cuffia da piscina per tenere a bada i neuroni che vogliono scappare dal loro habitat naturale, ma che ogni volta che guardo Studio Aperto mi rendo conto di essere vivo, più vivo che mai, e le difficoltà che fino ad un attimo prima sembravano insormontabili diventano cose su cui riderci sopra. I Ladytron sono diventati solo un pretesto per esprimere una massima di vita, ma la musica è bella anche per questo. Linea ad Angelo Macchiavello.

CAN YOU COUNT SUCKERS? I SAY THE FUTURE IS OURS! IF YOU CAN COUNT.

Mi è sinceramente dispiaciuto non essere andato alla manifestazione di Roma. Proprio non ce l'ho fatta, gli anni avanzano ed il fisico ormai è quello che è ed una giornata così sarebbe stata troppo. È stato proprio un bel bagno di folla: due milioni e mezzo di persone secondo gli organizzatori, trecentomila persone secondo Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia. Daniele, persona arguta e sagace,li ha contati tutti, uno per uno, ed ha constatato che erano quasi meno dei voti presi dalla Rosa nel Pugno alle Politiche del 2006, solo che non lo può dire perché altrimenti la gente si ricorderebbe che all'epoca lui sosteneva ciecamente le liberalizzazioni di Bersani ed allora qualcuno all'interno del suo nuovo partito potrebbe arrabbiarsi e ricordargli che è pettinato esattamente come Mr. Bean.
Mi è dispiaciuto anche non aver sentito Max Pezzali che eseguiva per intero Remix 94 prima dell'intervento di Veltroni. Un disco mai eseguito dal vivo prima di ieri, tantomeno senza Repetto: un bel colpo, che dimostra chiaramente che Max ha capito che finalmente si può fare, che c'è entusiasmo, che le cose finalmente possono cambiare. Io lo avevo sempre creduto destroide ma mi sbagliavo di grosso. In sostanza, Pezzali come Veltroni ha capito che questo paese è molto meglio di chi lo governa.
Vedendo la diretta su RaiNews24, vedendo Rutelli, D'Alema, Fioroni, Marini e gli altri soprammobili viventi che paiono lì da sempre, io ho invece capito che la gente che c'era ieri alla manifestazione è molto meglio della classe dirigente che ci ritroviamo. Ivan Scalfarotto ieri giustamente diceva che bisognerebbe utilizzare la manifestazione come benchmark per i mesi futuri, provando ogni giorno ad essere all'altezza delle aspirazioni di tutta questa gente, ma chi ce lo vede uno come (faccio un nome a caso) Fruttelli anche solo fermarsi ad ascoltare i desideri e le aspirazioni della gente comune?

SARÀ LIBERTINO MA È RIFORMISTA

"Mi accorgo di essere spesso in sintonia con Il Riformista e penso che questo sia un bene sia se visto da destra che da sinistra''. Così disse Giancarlo Galan, governatore del Veneto. E così dico io, che lunedì scorso all'alba mi sono fiondato in edicola per non rischiare perdermi la prima de Il Riformista new style. Ho dovuto affrontare una coda infinita di gente sfinita, ma l'ingorgo mi dà la felicità, la gente sta male, io godo impazzisco, poter mettere le mani su un quotidiano di tale caratura è una soddisfazione impagabile ed io non posso proprio farne a meno.
L'hype dato da settimane di martellanti campagne pubblicitarie, ospitate di Antonio Polito in svariati programmi radio e tv ed agghiaccianti marchette al sapore di piña colada è ben più che meritato: è doveroso. Il Riformista ha la grafica della testata simile a quella de Il Manifesto, però se osservato con occhio attento si rivela essere Libero sotto mentite spoglie, ma chi se ne importa? Importa il fatto che sia un quotidiano ribelle, incazzato (anzi, incazzzzzato), talmente incazzzzzato e controcorrente da sfoderare nell'arco delle sue 32 pagine inserzionisti pubblicitari da capogiro: Telecom, Lufthansa, Intesa San Paolo, Kia, Monte dei Paschi di Siena, Fastweb, Sky. Tutte cose che la solita sinistra snob fino ad ora aveva visto solo in sogno, ma in fondo Il Riformista è o non è la vera sinistra? Due insidiosissime pagine di intervista al Cardinal Ruini stanno proprio lì a dimostrarlo, brillanti come il Sol dell'Avvenire. E poi la pagina dello sport, il vero fiore all'occhiello del quotidiano: un'intervista al Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che è puro gonzo journalism, la crisi della Juventus raccontata come se si parlasse del pacchetto europeo per la diminuzione delle emissioni, o come se Giampaolo Pansa non fosse del tutto bollito. Completano il quadro una pagina di gossip in cui tra le altre cose si stronca Fabio Fazio, un corsivo di Guia Soncini nel quale si consiglia a Veltroni di autoinvitarsi a Lucignolo ma nello stesso tempo si stronca Fabio Fazio, un'articolessa nella quale si stronca Carlo Petrini di Slowfood che solo per caso è appena stato ospite di Fabio Fazio: il presentatore genovese ha raccolto materiale a sufficienza per sporgere querela per diffamazione, ma non lo farà mai perché non è consigliabile querelare una testata che finge di denunciare il fatto che Previti è fuori dal mondo della politica ed i previtiani no ma poi incensa il Ministro Sacconi e continua a definirsi oltre l'attuale sinistra. E lo è sul serio: è la sinistra ad uso e consumo della destra berlusconiana. È il sogno dalemiano che finalmente si avvera, ed i salotti buoni, i 30 centesimi di finanziamento statale, le duemila copie vendute al giorno sono tutte bugie, è tutta invidia. Antonio Polito rappresenta assieme a Gianfranco Vissani la più grande colpa di Massimo D'Alema, ed ormai dobbiamo tenercelo.
(Giornalettismo)

23 ottobre 2008

SI RIBELLA IL POPOLO DELL'APERITIVO


Sul fatto che Gianluca Grignani sia l'unica rockstar italiana non ci piove. Un uomo che vive una vita al limite e che non fa nulla per nasconderlo non può che essere un maestro di vita per le giovani generazioni, soprattutto quelle che seguono con passione quel favoloso programma satirico travestito da telegiornale che risponde al nome di Studio Aperto. Vasco Rossi gli fa una pippa.
Ed infatti dopo la sua ultima prodezza che lo ha ormai elevato a versione italiana di Lemmy Kilmister il Grigno ha pensato bene di farsi intervistare dalle telecamere di Studio Aperto, non senza nascondere tutto il suo pentimento per ciò che ha combinato nei giorni scorsi. Si è fatto pizzicare in stato di ubriachezza dai Carabinieri mentre guidava a fari spenti nella notte, ma poi si è reso conto di aver fatto una cazzata ed è corso a piangere in tv: senza ombra di dubbio un vero situazionista, un uomo disposto a tutto pur di recitare la parte che gli hanno cucito addosso – ovvero quella del rocker bello e dannato (più che dannato, bollito) però ancora capace di provare dei sentimenti. Praticamente, l'equivalente musicale di Rudy Giuliani che sostiene che Sarah Palin è grande e porterà una ventata di aria fresca alla Casa Bianca e riesce pure a rimanere serio, o ancor meglio l'equivalente musicale di Carlo Pastore che si dichiara sostenitore del Do-It-Yourself dall'alto della sua esperienza di presentatore di trasmissioni nelle quali i Tokio Hotel sono il gruppo di punta.
Però a quanto pare Rudy Giuliani si trovava in macchina con il Grigno al momento del fermo ed ha rilasciato quell'intervista subito dopo essere riuscito miracolosamente a fuggire alle Forze dell'Ordine, mentre Carlo Pastore collabora con un portale di nome Rockit, covo di pretenziosi e spocchiosi sto-scrivendo-il-mio-romanzo-generazionale-è-quasi-finito-oh che hanno letto e riletto lo stesso libro di merda di Bukowski da 15 anni,e quindi è potenzialmente in grado di vincere ogni sfida con Rudy Giuliani o Sarah Palin. Dunque, solo lui regge il paragone con Grignani.
Nonostante ciò, e nonostante il fatto che Carlo Pastore sia ormai simbolo generazionale nonché capo rivoluzionario di un esercito di fan dei Sonhora, Grignani rimane assolutamente inimitabile ed irraggiungibile. È il migliore di tutti, e spero che qualche fan dei Sonhora , di Sarah Palin o di Carlo Pastore faccia il gran gesto situazionista di mettere su YouTube il filmato della sua intervista-confessione a Studio Aperto. Sarebbe bellissimo, mi darebbe una gioia immensa.

KIDS OF THE K-HOLE

“Camminare per strada con un bel vestito di lino bianco ed essere colpiti da un pitale colmo fino all'orlo lanciato dalla cima del Pirellone sarebbe un'esperienza di sicuro molto più gratificante che vedere questo cesso inverecondo.”

Qualcuno ha avuto il coraggio di decrittare il film Albakiara, e ne è venuto fuori qualcosa di clamoroso.


19 ottobre 2008

ANTONIO POLITO FROM BARCELONA, EMILIO FEDE FROM BARCELLONA POZZO DI GOTTO

“Who Killed Harry Houdini?” si chiedono gli I'm From Barcelona, ed io non so proprio cosa rispondere, ma so che il loro nuovo disco è piuttosto moscio e noiosetto, roba che al primo ascolto in macchina ti vien voglia di lanciarlo fuori dal finestrino - ma non essendo ancora disponibile su supporto fisico non è possibile farlo decollare e dunque ti devi costringere a sopportarlo. Poi successivamente provi e riprovi ad ad ascoltarlo ma la sensazione è la stessa, ti resta un certo amaro in bocca e ti chiedi come è possibile che facciano ancora concerti-party anche se le loro canzoni sono diventate così inaspettatamente tristi e scure. Se la copia che circola ultimamente in giro non è un fake Who Killed Harry Houdini? pare un disco di una clone dei Polyphonic Spree, che a loro volta nell'ultimo disco avevano scoperto il cazzeggio e parevano una band clone degli I'm From Barcelona – ed il cerchio si chiude e siamo tutti più felici e contenti. Forse richiede più ascolti e più pazienza per essere digerito, ma ho voglia e tempo perché sono troppo impegnato a leggere Vanity Fair che intervista Antonio Polito, un uomo che è sempre in grado di regalare sensazioni superiori e per questo potrebbe essere considerato come la versione umana del monolito di 2001 Odissea nello spazio.
“Who killed la sinistra italiana?” si chiede il buon Polito nella superintervista, ma non riuscendo a darsi una risposta non trova niente di meglio da fare che ricordare al pubblico pagante il grande evento che cambierà per sempre la storia dell'umanità: da lunedì 20 esce in tutte le edicole Il Riformista nella sua nuova versione 32-pagine-full-color-ed-ancora-maggiore-approfondimento. E poi via di spottoni alla sua nuova, mostruosa creatura, un crescendo di superlativi assoluti, eleganti giri di parole che nascondono il vuoto siderale ed un alone di autoreferenzialità che spesso e volentieri raggiunge livelli a dir poco imbarazzanti:
- “un quotidiano opinionato” (sospetto che il termine opinionato nemmeno esista nella lingua italiana, ma fa nulla);
-“noi non ci posizioniamo, noi prendiamo posizione” (sembra una citazione da un film porno, invece è tutto vero);
- “la nuova sede di Via Botteghe Oscure” (immagino che migliaia e migliaia di vecchi militanti siano felicissimi di sapere che la sede del vecchio PCI è di proprietà degli editori di Libero e de Il Riformista);
- “il grande colpo è Giampaolo Pansa” (un uomo bollito ormai da un sacco di tempo);
“mi piace il libertinaggio intellettuale” (l'ho sempre sospettato, ed ora finalmente Polito ha confermato che gli piace vendersi al miglior offerente),
-“ho litigato con Veltroni perché non voleva riconoscere che il Pd ha perso” (scemo io che ho sempre creduto che il litigio fosse avvenuto perché Polito Monolito alle ultime elezioni non è stato ricandidato al Senato);
- “Rutelli? Una grande promessa mancata, per colpa più della storia che sua. Sempre candidato al momento sbagliato” (putroppo invece dopo ogni sconfitta Fruttelli ha avuto sempre più peso all'interno del proprio schieramento, però speriamo che questa sia la volta buona);
- “Berlusconi ha perso le elezioni del 2001 e del 2006 perchè non aveva processi in corso” (ho sempre creduto di aver perso nel 2001, ma Polito mi ha fatto cambiare idea. La sinistra ha governato dal 2001 al 2006 grazie alle Toghe Rosse che finalmente hanno dato tregua al nostro povero paese, ponendo dunque termine ad un assedio giudiziario che durava fin dai tempi del dopoguerra);
- “Perché intercettano Sottile e la Gregoraci? Qual'è il reato?” (nessun reato, però pagare le meretrici con i soldi del contribuente italiano non è mai bello).
Psichedelia pura, roba che se la leggi i neuroni ti volano manco ti facessi di crack, roba che ti fa venir voglia di correre in edicola a comprare Il Riformista subito, senza nemmeno passare dal via o più semplicemente aspettare domani mattina. Polito Monolito ha colpito ancora, il suo giornale è la sinistra che gioca a fare la destra per compiacerla, è la destra che si finge di sinistra perché così è ancora più visibile, è la vera rivincita dopo anni di dominio culturale di una certa sinistra che si crede intellettualmente superiore ma è noiosa, non capisce il Popolo e dunque perde sempre le elezioni. Il Riformista non esiste nel mondo reale, esiste solo nei salotti che contano e nelle rassegne stampa notturne sui canali Mediaset, ma non fa niente, l'importante è credere che la sua nuova versione possa essere un grande successo di massa. Domani tutte le edicole saranno transennate dalle Forze dell'Ordine per evitare incidenti, ci saranno code chilometriche di persone sfinite dall'attesa di impossessarsi delle poche copie rimaste manco fossimo alla prima di Albakiara ma io lo acquisterò a tutti i costi, lo sfoglierò con avidità sognando di diventare colto ed intelligente come Polito Monolito e magari mi sentirò una persona migliore. Poi magari lo lascerò in treno a vagare in giro per l'Italia, ma l'importante è crederci e sentirsi almeno per un attimo un vincente come Polito.
“Who killed la sinistra italiana?” Quelli come Polito, direi. Ma comunque poche storie: Antonio Albanese che fa il Ministro della Paura è il più grande di tutti. Quasi quasi lo voto.

SUPERGENIUS!

Clamoroso: Il Genio ha spudoratamente plagiato Cicciolina, o qualcosa di simile.

16 ottobre 2008

COUNTRY FIRST

Non pago delle figuracce collezionate quando di nome faceva Diego, era argentino e giocava nella Fiorentina, Nicola Latorre ne ha combinata un'altra delle sue. Il dalemiano di ferro, il grande trascinatore di folle, l'uomo che è sempre in pista nonostante sia sconosciuto ai più, il fautore del dialogo con la destra-perché-dobbiamo-smetterla-con-l'antiberlusconismo, il politico che finge di essere di sinistra in realtà è un ibrido è andato in Libia assieme ad altri quattro esponenti politici di rilievo ad incontrare il colonnello Gheddafi alias il Colonnello Gheddàun. Il leader libico è un noto campione mondiale di democrazia solito a non andare tanto per il sottile con gli oppositori, mentre i quattro politici italiani che sono andati il Libia assieme a Latorre sono addirittura superstar del calibro di Giulio Andreotti, Vittorio Sgarbi, Beppe Pisanu e Lamberto Dini.
E qui viene il punto. Dei primi tre e del loro destino sapevamo già praticamente tutto (Andreotti ha recitato in un film,Vittorio Sgarbi e la sua forfora sulla giacca sono primi cittadini di un comune siciliano, Beppe Pisanu grazie ad una magistrale gestione delle Elezioni 2006 ora gioca a fare la voce critica in Forza Italia), mentre Lambertone Dini pareva scomparso nel nulla, cancellato dalla Storia, quasi evaporato. Voci di corridoio parlavano di una sua uscita dai Liberaldemocratici, di una sua malcelata insoddisfazione per non essere stato eletto Presidente del Senato come gli era stato promesso tanto tempo fa, di un Silvio Berlusconi che non gli ha assegnato il Ministero delle Difesa o degli Interni perché porta sfiga, di un Dini che ha acquistato la stessa camera iperbarica in cui dorme Michael Jackson perché spera di vivere fino a 150 anni, di una sua fuga dall'Italia per andare a fare l'eremita nel mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa a Mosca. Solo voci e nulla più, ma niente di certo e, soprattutto, nessuna apparizione tv a testimonianza del suo buono stato di salute. Cominciavo a preoccuparmi per lui che solo fino a sei mesi fa era sulla bocca di tutti, ero certo che fosse depresso per la mancanza di attenzione, ma vederlo di nuovo così vispo e pimpante mi ha reso sinceramente felice.
Dini se lo merita. Finalmente ha potuto sentirsi di nuovo importante ed ha potuto assaporare ancora una volta l'ebbrezza di posare le sue nobili terga su una poltrona che conta. In segno di rispetto i presenti lo assecondavano - allo stesso modo si assecondano i molto anziani ridendo forzatamente ad ogni loro battuta – ma erano e restavano consapevoli della grandezza morale e materiale del personaggio. E tutto questo senza nessuna decisa azione per la riduzione della spesa pubblica, nessun ridimensionamento delle persone che vivono di politica, nessuna riduzione del carico fiscale per i contribuenti, nessuna rinuncia alle centinaia di programmi inconcludenti in cui vengono dispersi fondi preziosi, nessuna realizzazione del sistema nazionale di valutazione dei risultati scolastici, nessuna riduzione dei giorni di sospensione feriale dei termini processuali, nessun ridimensionamento del ruolo della politica nella gestione della sanità pubblica. Le sette richieste che Dini proponeva come essenziali per continuare ad assicurare il proprio sostegno al governo Prodi sono finite nel cesso, accompagnate da una delicata musichetta mentre qualche anima pia tirava lo sciacquone: un'altra grande vittoria del Governo Berlusconi che ci rende grandi anche fuori dall'Italia. E tutto questo grazie a Nicola Latorre che ha tirato fuori Dini dal sarcofago dentro al quale rifletteva serenamente sui propri errori. Non possiamo che essergliene estremamente grati.

13 ottobre 2008

CONTENERE IL DISSENSO

Forse per uno scherzo del destino cinico e baro è saltato il concerto dei Fujiya & Miyagi di venerdì scorso al Covo. Le voci di corridoio (nel senso del corridoio che porta alle scale per salire al locale) dicevano annullato, anzi, rimandato a dicembre. Fujiya & Miyagi torneranno dunque a breve, però quando accadono cose del genere ci si rimane sempre molto male, soprattutto se apprendi del lieto evento quando sei già arrivato davanti ai cancelli del locale e ti sei scolato un paio di rigeneranti caffè all'Autogrill per riprendere i sensi dopo una lunga giornata lavorativa. Che beffa.
Il perché dell'annullamento è semplice: viviamo in uno Stato di Polizia ed il bassista ha avuto problemi di passaporto e quindi per evitare che Mario Borghezio venisse al Covo a cacciarlo a pedate lo spettacolo è stato rinviato. Sarebbe stato semplice ovviare all'inconveniente sostituendo il bassista con un cartonato come fecero i Blur con Graham Coxon a Sanremo nel 1996, ma non sarebbe stato lo stesso. In primis, uno stratagemma del genere avrebbe potuto urtare la sensibilità di Paolo Guzzanti (al quale va tutta la mia solidarietà – rendersi conto che nel Popolo della Libertà non c'è poi tanta libertà di dissentire con il Capo deve essere molto dura – Paolo, ricordati degli amici e vieni da noi, ti aspettiamo a braccia aperte!), e poi se avessi visto un concerto con un bassista cartonato sarebbe stato troppo, sarebbe stato come vedere Piero Pelù in balia delle micropunte, avrei riso troppo e di certo non avrei di certo potuto scoprire in giro questo effervescente post che spiega in maniera chiara e limpida cos'è davvero il fenomeno Beppe Grillo, l'uomo che da quando governa Silvio non ha più nulla da reclamare ed è sparito dalla televisione.
E sempre a proposito di oggetti smarriti, sono scomparsi pure i radicali mangiapreti che in campagna elettorale terrorizzavano la gente ma in compenso è rimasto Capezzone, radicale in salsa Pdl oggetto di scherno anche da parte dei suoi colleghi di coalizione manco fosse ancora nell'Unione. Gira e rigira, sono sempre le stesse cose che si dicono di lui, ma è sempre bello dirle ai quattro venti anche se non sono molto sicuro che il povero Daniele-pettinato-come-Big-Jim ne sia contento. Un uomo che ormai sembra rassegnato al ruolo che sta recitando, mi dispiace parecchio vederlo ridotto così.
Una cosa è certa: il primo Facebook Party della città di Ferrara del 18 ottobre è da boicottare con tutte le proprie forze perché è più reazionario del Resto del Carlino. “Dal virtuale al reale in una sola notte...”: ma vaffanculo, va'.

09 ottobre 2008

NO CASH FOR TRASH

Meno male che Silvio c'è, e meno male che c'è la nuova versione di Rockit ad allietare queste lunghe giornate autunnali che altrimenti sarebbero interminabili (ed intercambiabili). Sono giorni in cui gli editorialisti non sanno che pesci prendere, e spesso prendono granchi. Succedono cose mai viste, e si devono pensare cose mai pensate (cit.), cose del tipo che su Mtv passano per l'ennesima volta il video di Pop Porno de Il Genio e ti vien talmente tanta voglia di prendere a schiaffi la tv che la devi spegnere per non causare danni a persone e/o cose intorno a te. Un video insensato, un tappeto di synth già sentito ovunque e comunque, una voce irritante, un testo di cui non riesco bene ad afferrare il senso logico: il gioco è fatto ed è nata un'altra megasensazione indiepop che durerà lo spazio di un inverno.
Tu sei cattivo con me perché ti svegli alle tre per guardare quei film un po' porno, però se a Canale Italia hanno sostituito le maratone notturne condotte da Lea Di Leo con orchestre di liscio et similia - gruppi pseudoamatoriali che però suonano molto più credibili de Il Genio, gruppo che purtroppo non ha nulla a che vedere con i film porno amatoriali - qualcosa ci deve essere sotto. Probabilmente deve trattarsi di una sorta forma di protesta verso Rockit che pompa all'inverosimili gruppi come Il Genio come se fossero potenzialmente in grado di cambiare il corso della storia (a tal proposito, il fatto che su tale sito Pop Porno sia stata definita “memorabile inno pop” si commenta da sè), ma non mi azzardo ad andare oltre perché non voglio rischiare querele o altre spiacevoli conseguenze.
Però Il Genio piace (o piacciono?) assai alla gente, ed il video gira parecchio: bisogna prenderne atto e riflettere. Autocritica, come nella migliore tradizione della sinistra che fa autocritica ma tanto non conta nulla perché perde sempre le elezioni, anche nei paesi in cui è partito unico. A Rockit ricevono commenti del calibro di “ A me piacciono da morire! Gianluca De Rubertis è geniale e Alessandra Contini è gradevolissima oltre che carinissima. Io sono un musicista e devo dire che sono davvero colpito per il sound e per la verve del duo. A regà, mi piacete proprio assai!!! Vorrei contattarvi ma non so come. Salutissimi!”, per cui forse sono bravi e sono io che non sono in grado di comprendere bene la portata artistica del loro progetto. O magari è solo perché la parola scritta è un'opera lirica (cit.) mentre la musica pop no, ed allora io apprezzo di più i giornali spazzatura dei buoni gruppi. Sono cose che succedono, ma intanto ridateci Lea Di Leo.
O, al limite, ridateci i suoi quiz, vero ed indimenticabile oggetto di culto mai troppo rimpianto.

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA



"Ditemi voi - ha detto il presidente del Consiglio - come possiamo andare a parlare con chi dice che stiamo portando il paese verso un regime e stiamo andando verso una dittatura."

07 ottobre 2008

LA FIERA DELLE BANALITÀ

Un Luca Sofri in uno stato di forma stellare ha moderato un fantasmagorico dibattito su come gli uomini italiani sono (o sarebbero) visti dalle donne straniere, una roba potenzialmente devastante che, per tono ed andamento, si è rivelata ben peggio del previsto.
Già il fatto di chiamare una tavola rotonda “Cocco di mamma” non è il massimo della vita, ma farla moderare a Luca Sofri (un fuoriclasse che meriterebbe di calcare ben altri campi, ma scrive sul Foglio e sulla rubrica di costume della Gazzetta dello Sport pur non avendone colpa) fino a farla diventare una collezione di luoghi comuni triti e ritriti riguardanti l'uomo italiano ed il suo mondo è un'impresa che merita di essere ricordata a lungo e tramandata ai posteri. Però alla fine ho imparato molto anche se ero circondato da leccesi, ed è questo ciò che conta veramente.
Ho appreso, ad esempio, che l'uomo italiano è implicitamente razzista con le donne straniere, le guarda con occhi diversi rispetto alle donne italiane, ma nello stesso tempo ne è incuriosito. Talmente incuriosito che si interessa alla loro nazione di provenienza, non sa dove sia, la scambia per un'altra nazione più famosa (ad esempio confonde Taiwan con la Thailandia), va giù di luoghi comuni talmente comuni da rendere il discorso un tantino surreale, gli stessi luoghi comuni che vanno propagandando in giro per il mondo che l'uomo italiano è ignorante di default.
Un'altra importante novità è stata il sentirmi raccontare che gli uomini italiani pensano che le donne olandesi siano tutte prive di tabù e dunque quando si trovano ad approcciare con loro agiscano di conseguenza, dando sfogo a tutte le loro pulsioni di tipo sessual-narrativo. Non ci credo, non può essere vero, ma lo prendo come un dato di fatto perché ho visto che Luca Sofri annuiva e quindi deve essere per forza vero. Pur essendo un credulone, l'italiano vero -quello con la chitarra in mano come diceva il sommo poeta Toto Cutugno – è un grande gentiluomo, galante, altruista, pronto a donare tutto se stesso alla sua partner, facendola sentire davvero una donna fino al momento in cui entra in campo la mamma, ed allora non c'è santo che tenga. La mamma è sempre la mamma, ogni scarrafone è bello a mamma sua, ed allora ogni uomo italiano che si rispetti non fa nulla in casa e quando la mamma chiama lui risponde “presente!” e non capisce più nulla, anche mentre è in situazioni piuttosto piccanti con la propria lei. È un mammone, è un bamboccione come diceva il buon Tommaso Padoa Schioppa oppressore dell'Italia che lavora e che produce, la stessa Italia che ha nel Foglio il suo organo di stampa del cuore. Tutto molto interessante, dunque.
E mentre si diceva tutto questo, mentre si discorreva del più e del meno, è venuto fuori uno scoop di quelli che possono cambiare il corso di un'esistenza: Luca Sofri ha intenzione di scrivere una sceneggiatura di un film, ma non una sceneggiatura qualunque, una sceneggiatura che utilizzi come battuta/gag chiave la frase “Ho un ottimo rapporto con mia suocera: è morta”. Il mammismo è un problema urgentissimo, ed allora perché non sostenere il buon Sofri Jr. in questa grande impresa e comprare almeno una volta alla settimana Il Foglio, quotidiano di resistenza umana? Io ho già iniziato a farlo, e la prima copia sta già viaggiando l'Italia in treno, libera come una farfalla che volteggia su un prato in primavera. Un giornale di sole quattro pagine grondanti di fondi pubblici, che è stampato su carta vetrata e che ha nel pezzo di chiusura a cura di Maurizio Milani l'unico guizzo di classe e decenza non merita altro che una sorte del genere.

«GLIELA STRUTTURIAMO, GLIELA CONFEZIONIAMO ADDOSSO»

La puntata di ieri sera di Otto e Mezzo è stata talmente pazzesca che credo di essermela immaginata. C'era ospite Bruno Vespa, ed anche se al posto di Giuliano Ferrara alla conduzione del programma hanno messo Lilli Gruber si sono vissuti momenti di pura trance mistica.
Berlusconi deve tutto il suo potere grazie agli eccessi di Mani Pulite che hanno spazzato via un'intera classe politica, Bertinotti è un mio amico, sono l'unico moderato che riesce a stare sulla piazza da così tanto tempo perché rispetto le opinioni dell'altro, faccio domande scomode a chi è più potente, metto in difficoltà gli ospiti con domande di buon senso, a proposito di Berlusconi ditemi la domanda che non gli ho fatto, la televisione è un mezzo onesto, Prodi diceva che se mi fanno un segretario forte diventa un mio alter ego, Baget Bozzo ha detto che Porta a Porta è la cosa più utile del centrodestra, la grande intelligenza di Don Gianni Baget Bozzo, Mentana è un'estremista io sono un moderato, Cogne rappresenta un caso unico nella storia della criminologia internazionale, ho contato quarantacinque clandestini che sbarcavano, ho parlato due ore con Prodi, il successore di Bruno Vespa verrà dopo il successore di Berlusconi, ci sono alcune persone radical chic che per carità Vespa no.
Roba che ti serve una settimana per riprenderti, roba che sei appena cenato tutto ciò che hai mangiato si ripropone come l'onda del mare.
Lo chiamano giornalista, è qualcosa che va oltre ogni capacità umana di comprendere le cose.

Per non dimenticare: «Gliela strutturiamo, gliela confezioniamo addosso»

06 ottobre 2008

I DONT BELIEVE THAT ANYBODY / FEELS THE WAY I DO / ABOUT YOU NOW

Se Noel Gallagher è bollito, Liam Gallagher lo è molto di più. Ma bollito del tipo che gli restano solo tre neuroni che vivono per il Manchester City e i peli pubici femminili, solo che la gente non se ne vuole accorgere e lo crede ancora un divo.
Invece Gallagher non è un divo ma è più fastidioso di Cladio Baglioni e di Lars Ulrich. Tanto per dire, ha affermato che gli Oasis non hanno modelli ed esistono a prescindere dai Beatles ed è pure riuscito a rimanere serio mentre lo diceva. Una gigantesca panzana degna (tanto per cambiare) dell'incommensurabile Giulianone Ferrara, vero idolo delle folle italiane ed uomo intelligente per definizione – proprio come il frontman del gruppo inglese. Liam Gallagher, forse in crisi mistica, ha poi proseguito arrivando a dire che gli Oasis hanno smesso con la droga e puntano a conquistare il mercato religioso. Un prodigioso rutto ha concluso l'intervista, lasciando sbalorditi i presenti ed anche gli assenti (che erano tanti, a dir la verità).
Stupisce ancora che l'uomo ci creda ancora, che si senta ancora al massimo dello splendore e che cerchi ancora di fare l'indisponente come ai bei tempi che furono. Stupisce il fatto che il 1996 sia passato da un bel pezzo ma nessuno glielo abbia ancora detto, tenendolo all'oscuro degli eventi e dei cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi dodici anni. I Blur sono sempre stati più ganzi (tanto per dire Clover Over Dover è un plagio spudorato di Sì viaggiare di Battisti/Mogol – come non voler bene a Damon Albarn e soci anche solo per questo?), ed almeno hanno saputo evolversi e di seguito riciclarsi senza farlo pesare al resto del mondo. Gli Oasis no, e Liam Gallagher è il peggiore di tutti perché ha ancora le stesse pose di dieci (o quindici?) anni fa.
Qualcuno gli faccia un favore: lo fermi e gli dica che è ora di andare in pensione a godersi i tanti quattrini guadagnati durante la sua lunga e sfavillante carriera. Quando è troppo è troppo.

IN CULO ALLA BALENA (BIANCA)

"Ricambiamo totalmente se non la dirigenza del partito – non arrivo a chiedere tanta banale ovvietà – ma almeno tutte le figure destinate alla comunicazione pubblica: che da Vespa e Floris ci vada Matteo Colaninno, ci vada Cuperlo, ci vada Alessia Mosca, ci vada Zingaretti, ci vadano i dirigenti di domani, che altrimenti non lo saranno mai, senza nessuna visibilità e autorevolezza pubblica. Vogliono D’Alema e Rutelli? D’Alema e Rutelli dicano no, grazie: e mandino Letta e Cuperlo."

Incredibile: condivido al 99,8 % l'intervento di Luca Sofri alla Direzione Nazionale del Partito Democratico.

Non esistono più le mezze stagioni.

04 ottobre 2008

PADANIAN NERDS WILL HAVE THEIR REVENGE ON LA SOLITA CRITICA COMUNISTOIDE

Ieri sera al Covo c'era anche Fusi di Testa. Dopo mesi e mesi di penosa quanto inutile ricerca l'ho finalmente rivisto, ed è stata festa grande. Nuova pettinatura (non ha più la frangetta ma ha i capelli più lunghi con la riga di lato, segno che il ragazzo è davvero un buongustaio) per alcuni secondi di ilarità assoluta che hanno segnato il resto della serata in maniera indelebile. È apparso per qualche istante poi è sparito improvvisamente (come solo i Grandissimi possono e devono fare), ma nulla è stato più come prima. Probabilmente me lo sono immaginato, ma vederlo finalmente in compagnia di una donna di dubbio gusto è stato emozionante quasi quanto sapere che il Ministero della Pubblica Istruzione sta indagando sull'ennesima bocciatura del figlio di Bossi all'esame di maturità. In poche parole, siamo di fronte a due eventi di incommensurabile portata: gente che ha dovuto affrontare momenti difficili per farsi accettare da questa Società dell'apparire e non dell'essere finalmente ha trovato il proprio pieno riscatto, ed io che ho sempre creduto in loro non posso che approvare incondizionatamente e festeggiare.
Fusi di Testa però non ha fatto passare in secondo piano il concerto di Styrofoam, un ragazzo venuto dal Belgio che, album dopo album, è riuscito a dire la sua in un campo minato come quello dell'indietronica, un genere (sempre che conti qualcosa parlare di generi musicali) dove ormai tutto è già stato detto e ripetuto ed è difficile anche solo pensare di uscire dagli schemi inventando cose nuove. L'influenza dei Postal Service, dei Notwist e dei New Order (che saranno pure ottanta ma erano maestri nello scrivere canzoni memorabili, ed è questo ciò che basta) si sente tutta, ma lui riesce ad essere originale e personale, ed oltretutto sul palco mette tutto sé stesso grazie anche all'aiuto di un formidabile batterista-sosia di Cesarone Cremonini ed una tastierista-chitarrista che nell'unico momento in cui ha suonato la chitarra ha voluto che fossero accese le luci altrimenti non ce la faceva manco per scherzo. In sostanza, davvero molto bravo ed ancor più convincente che su disco, bella serata da ricordare per un bel pezzo.
Un'ora e mezzo di concerto, il nuovo A Thousand Words in primo piano, alcune chicche dai dischi precedenti, un clima rilassato, la gente che balla e si diverte, Styrofoam a.k.a Armand Van Petegem che beve qualcosa che somiglia ad uno spritz con Campari, le chitarre che graffiano un po' più del solito e la gente non si scandalizza, il laptop c'è ma non si vede perché è nascosto. Se Kurt Cobain non avesse mai provato i Melvins e l'eroina oggi suonerebbe così, ne sono sicuro.

01 ottobre 2008

IL MIO CANTO LIBERO

C'è un non so che di autoreferenziale a recarsi in edicola ed acquistare contemporaneamente Vanity Fair ed Internazionale. Chi lo fa è solo qualcuno che vuole ostentare al mondo la propria apertura mentale, il proprio essere duttile e malleabile in un mondo che poi tanto elastico non è. Non si scappa: o ti chiami Enrico Ghezzi, o certe cose non le puoi proprio fare. A volte io lo faccio ma non mi riesce mai bene, forse sbaglio qualcosa o non ci metto abbastanza impegno. Succede.
Tutto questo per arrivare a dire che Vanity Fair è assolutamente ganzo, ma Internazionale lo è molto di più – anche se la solita critica paleobolscevica dirà sempre il contrario perché è bastian contraria di default, ma basta non farci caso e passa tutto. Semplicemente, Internazionale ti fa sapere molto di più su come gira il mondo e ti fa sentire informato. È un settimanale davvero appagante, anche solo per il fatto che una volta all'anno viene organizzato Internazionale a Ferrara – un weekend con i giornalisti di tutto il mondo e dunque c'è la possibilità di toccare con mano tutto ciò che ruota attorno al prestigioso settimanale in questione, e per i più fortunati c'è la possibilità di toccarlo a due passo da casa.
E dunque dal 3 al 5 ottobre a Ferrara non ci sarà il Tg1 a.k.a. la nuova Pravda fedele alla linea diretta da Gianni Riotta, non ci saranno i capelli phonati di Emilio Fede, non ci sarà il buon Vittorio Feltri che ha faccia e capelli dello stesso identico colore, non ci sarà il Megadirettore Galattico Giuliano Ferrara, non ci saranno i baffetti da sparviero di Antonio Polito, non ci sarà nessun Beppe Grillo che urla dal balcone e non ci sarà nemmeno demagogia a buon mercato fatta tanto per impressionare la gggente, ma solo giornalisti, dibattiti e notizie – come in fondo è giusto che sia.
A questo punto aspetteremo il weekend - convinti che sarà il più bello dei weekend (cit.), e staremo a vedere cosa succederà di bello.



Tra l'altro, Lucio Battisti è uno dei più grandi di sempre. Anche quando canta in tedesco.
Non c'entra nulla ma è bello ribadirlo.

SONO COSE DELLA VITA, VANNO PRESE UN PO' COSÌ

Giocando a basket con gli amici sono cresciuto, me la sono spassata, wow che fissa ogni minuto! Le mie toste giornate filavano così, tra un megatiro a canestro e un film di Spike Lee. Però niente Miracolo a Sant'Anna, il revisionismo proprio non riesce ad andarmi giù. Gente che, senza sapere nulla di come andava allora la vita in Italia e di cos'è stata la Resistenza, dice cose come «anche i partigiani non erano amati da tutti, c'erano anche quelli che dopo aver fatto qualche azione scappavano sulle montagne, lasciando la popolazione civile a subirne le conseguenze» non merita nemmeno il prezzo del biglietto d'ingresso al cinema.
A questo punto non gli resta da fare altro che tornarsene a fare film su Malcom X, spot per la Nike con protagonisti del calibro di Michael Jordan o, ancora meglio, dirigere video di Eros Ramazzotti. Non può che fargli bene.

I'M A RAVER BABY / SO WHY DON'T YOU KILL ME?


BPA – Toe Jam (feat. David Byrne & Dizzee Rascal)
Un video talmente bello e geniale che mi ha traumatizzato, una canzone che è una spanna avanti sul resto del mondo. Gira già da un bel po' ma io ci arrivo solo ora perché vivo in vacanza da una vita.
Norman Cook is in da house, David Byrne e Dizzee Rascal pure. Chiudi gli occhi e ti sembra di essere nel 1998, precisamente nel momento in cui Zidane ha alzato la Coppa del Mondo di calcio.