30 gennaio 2008

FRANKIE, SONO TUTTI IDENTICI GUARDALI STANNO DIETRO A MASCHERE E NON LI PUOI DISTINGUERE

«Mi piace invece perché sarà il vero Sanremo quello con Baudo, un patrimonio reale che è lo specchio dell' Italia. Non voglio dissacrare nulla, trovo penoso chi arriva a polemizzare per garantirsi la popolarità, è come chi vende la storia del vicino ammazzato per andare in tv. Io a Sanremo voglio andarci con le mani sporche solo del mio sangue, quello che ho sputato per scrivere le mie canzoni».

Il buon Frankie Hi NRG, ex grandissimo, spiega il perché della sua inaspettata partecipazione a Sanremo. Interpreterà il prestigioso ruolo della testa pensante, dello scomodo che combatte il sistema dall'interno senza venire a patti con lo stesso. Tanti nomi importanti erano in lizza ma è stato scelto lui, e non ha che da esserne orgoglioso.

Il cronista (con grande sprezzo del ridicolo) lo definisce addirittura "predicatore di apocalissi", forse un delicato sinonimo di "personaggio scomodo messo lì per legittimare agli occhi dei gggiovani de'sinistra il nazionalpopolarismo della manifestazione canora più prestigiosa d'Italia". In un'altra memorabile intervista Frankie ha detto addirittura che al festival sarà come Satana. Deve esserci stato un refuso. Forse ha detto "come Santana": in poche parole, bollito.

Le prime avvisaglie del crollo si erano avute ai tempi di Chiedi Chiedi, miliardesimo video ispirato a Dedicato a te (megahit a cura di quei rocker belli e dannati che rispondono al nome di "Le Vibrazioni e che da cinque anni infiammano i palcoscenici dell'Italia intera), di Rap Lamento (e relativo video che ospitava addirittura quel gran rebel without a pause di Aldo Biscardi, forse anche in quell'occasione ben indirizzato da Lucianone Moggi) e dell'edizione di Brand New da lui presentata (un ottimo rimedio per l'insonnia durato purtroppo solo due mesi: il popolo della notte lo rimpiange ancora), ma questa volta si è toccato davvero il fondo.

Un'innovatore, uno che aveva molto da dire e che a modo suo ha cambiato qualcosa nella storia della musica italiana decide di giocarsi definitivamente la residua credibilità e porre anzitempo fine alla propria carriera.

Peccato, sono sempre i migliori che se ne vanno. Ricordiamolo così e così.

IL FUNAMBOLO

Pierferdi è bello e soprattutto coerente. Un giorno va dal Presidente e dice che è per un governo istituzionale, il giorno dopo dice che è per le elezioni. C’è Cuffaro da salvare e, quando i voti di Totò Vasa Vasa chiamano, Piercasinando risponde.


Ma tutto questo nessuno glielo farà notare. Meglio concentrarsi sul suo genero comunista.

28 gennaio 2008

UDEUR O UDC?

Il problema è che a volte la realtà supera la fantasia.

YES, WE CAN

Un devastante Barack Obama ha battuto Hillary Clinton nelle primarie democratiche in South Carolina. Il distacco è stato clamoroso (55,4% a 26,5%, briciole agli altri candidati), segno che qualcosa può cambiare davvero.


Il ragazzo è pronto e al Super Tuesday lotterà per la vittoria.

25 gennaio 2008

MUOIA SANSONE INSIEME AI FILISTEI

Giornata strana quella di ieri. Giornata fatta di dibattiti al Senato e speciali su La7, trasmissioni con in studio ospiti del calibro di Gianluigi Paragone (capelli che iniziano a diradarsi, probabilmente tinti col nero di seppia, notizie fresche e saporite come il pesce avariato) ed Augusto Minzolini (testa rasata, anarchia tricologica, notizie bomba che raramente esplodono) in cui non si parla assolutamente di nulla, si parla solo del nulla perché la verità è un optional e le bugie hanno le gambe lunghe, lunghissime. In aula qualcuno con pochi capelli grigi ha tradito ma era il segreto di Pulcinella, qualcuno con i capelli tinti ha citato Neruda omettendo il verso conclusivo che avrebbe fatto crollare tutta l'impalcatura che sorreggeva il ragionamento, qualcuno forte dei suoi capelli asfaltati vuole andare subito a votare, capitalizzando il malcontento. Il suo tricologo garantisce che va tutto bene, madama la marchesa.
E poi ti capita di passare su Mtv, di imbattersi in Trl e rimanere veramente senza parole. Vuoto siderale, applausi a comando e quasi rimpiangi Marco Maccarini con i dread ossigenati. Un gruppo come i Lost primi nella classifica degli ascoltatori sono la prova che c'è poco da fare, il danno ormai è tratto. Il primo gruppo della generazione post-Finley, che riesce addirittura a farli rimpiangere suonando come un agghiacciante incrocio tra i Finley stessi e gli indimenticabili Bee Hive di cristind'aveniana memoria. Più o meno come Paolo Meneguzzi con le chitarre dure ed il look ben studiato, come dei My Chemical Romance molto più fashion con l'acconciatura giusta al posto giusto. Addirittura uno di loro ha le mechés viola. Viola. Tra qualche mese nessuno si ricorderà più di loro, o almeno così spero.
In ogni caso, non ti curar di loro. Anche se però mi rimane un dubbio, uno solo: perché Roberto Castelli si ostina a portare quella pettinatura? Passi per lo sguardo sveglio come quello di Neffa, passi per i grotteschi occhiali che vogliono simulare un'intelligenza che non c'è, ma quei capelli proprio no. Non vanno proprio, sembrano quelli di un omino Lego. Anche se forse nemmeno a Legolandia uno del genere avrebbe potuto fare il ministro per cinque anni.
Urge un nuovo parrucchiere per tutti, qualunque cosa possa voler dire una frase del genere.





Lost - Tra pioggia e nuvole

22 gennaio 2008

EINS - ZWEI - POLIZEI (Cercasi Carlo Pastore disperatamente)


Sabato scorso ho sfidato la fitta nebbia per andare al Covo a sentire il dj set di Carlo Pastore, ma Carlo Pastore non c'era. Non è venuto, ha tirato il pacco lasciandomi parecchio inquieto. Forse non è abbastanza padano per sfidare la nebbia, o forse c'era ed io non l'ho notato, perso com'ero nei miei mille pensieri e mille ragionamenti contorti. Sono cose della vita, vanno prese un po' così e bisogna farsene una ragione. Peccato però, sarebbe stato bellissimo vedere vivo Karl Shepherd (d'ora in avanti lo chiamerò così, perché ripetere un nome troppe volte non va bene e poi dire che Carlo Pastore è un turboposer può essere molto pericoloso, si rischia minimo una querela per diffamazione), stringergli la mano e magari fare una foto insieme a lui, avrei coronato un sogno.
Ma si sa, i sogni son desideri, Ciccio Desideri non ha avuto la carriera che avrebbe meritato perché magnava troppi bucatini e forse a Karl Shepherd non piacciono i bucatini, quindi mi sono consolato vedendomi almeno il concerto. Nell'ambito di una serata chiamata “Pensiero stupendo” ed organizzata in collaborazione con i tipi di Rockit al Covo suonavano infatti Le luci della centrale elettrica, i Ministri e gli Amor Fou e, anche se tutti probabilmente erano accorsi lì per sentire Mr. Shepherd mettere dischi, è stata ugualmente una serata meritevole di essere vissuta appieno.

Ha aperto Le luci della centrale elettrica a.k.a. Vasco Brondi e il concerto avrebbe potuto anche finire lì, vista la manifesta superiorità del giovane Brondi sul resto della truppa. Era un bel po' che non lo sentivo e devo dire che mesi di concerti in giro per l'Italia gli hanno fatto parecchio bene. È parso più sicuro di sé e delle sue enormi potenzialità, estremamente razionale nell'organizzare il suo caos organizzato, una vero globetrotter che grazie a voce, chitarra ed effetti vari risulta molto più evocativo e potente di qualsiasi altra cosa che si sente in giro ultimamente, in particolar modo del suo quasi omonimo modenese (con grande sprezzo del ridicolo etichettato da tutta la stampa nazionale come “l'unico che piace a tutti ed è in grado di riempire gli stadi” o “il rocker italiano per eccellenza”, come se l'Italia fosse la repubblica delle banane). Vasco Rossi in realtà ha superato i cinquanta ed è grottesco e sovrappeso, mentre Vasco Brondi è giovane ed ha ampi margini di miglioramento. Il futuro è dalla sua parte ed il ragazzo si farà anche se ha le braghe larghe, e non è poco.

A seguire hanno suonato i Ministri. Chi si aspettava di vedere sul palco Al Jourgensen e soci è rimasto deluso, visto che i Ministri non sono i Ministry ma sono un gruppo italiano che schiera una line-up di tutto rispetto: Ricky Memphis alla batteria, Marco De Marchi alla chitarra, Riccardo Rossi al basso/voce ed un passante opportunamente camuffato con parrucca e barba all'altra chitarra. Giovani speranze vestite in maniera indescrivibile (più o meno come dei Kasabian che hanno deciso di rinnovare il loro guardaroba facendo acquisti all'Uba Uba), suonano un qualcosa a cavallo tra Negramaro e Pearl Jam, con in sovrappiù testi leggermente sopra la media nazionale. Muccino aveva un sogno: scappare al bar a bere acqua molto fresca. Lui non ce l'ha fatta, io sì. Ed ho pure trovato un'ottima scusa per fuggire da un'esibizione che aveva già ampiamente oltrepassato i livelli di guardia. Ma forse sono solo troppo cattivo. Risentirò in altra occasione.

La kermesse è stata chiusa in bellezza dagli Amor Fou di Alessandro Raina che, complice la mia distanza dal palco, per un attimo avevo addirittura scambiato per Ivan Cattaneo. Un gruppo che suona un qualcosa a cavallo tra Tiromancino e Lali Puna e che, mentre su disco mi era sembrato alquanto noioso, dal vivo riesce a risultare caldo e coinvolgente. Gli anni novanta che piacciono a me non sono di certo quelli dei La Crus ma loro sono molto bravi, non si limitano di certo a svolgere il compitino e, complice la presenza scenica del Raina, tengono molto bene il palco. Potrebbero diventare famosi, devono solo scegliere se far prevalere il lato Tiromancino o quello Lali Puna. In Italia roba del genere piace, basta crederci. In fondo, se ce l'ha fatta Meg dei 99 Posse, perché non dovrebbero farcela loro in quest'Italietta degli anni zero?

Ma a dire il vero che ce la facciano o no poco importa. Il punto fondamentale è un altro: cosa rimarrà di questi anni zero? Penso (quasi) nulla. Sono non-anni, in cui si cerca di riproporre una minestra riscaldata fatta di tutto quello che ha funzionato nei decenni precedenti, semplificato ad uso e consumo delle nuove generazioni che non l'hanno vissuto in prima persona. Vuoi il punk? Ci sono i Finley. Vuoi il rock? Ci sono i Negramaro. Vuoi Enrico Brizzi? C'è Federico Moccia. Vuoi Maurizio Costanzo? C'è la De Filippi. Vuoi Daniele Bossari? C'è Daniele Bossari (che tra l'altro con il suo Scalo 76, un programma che ha fatto del ritmo la sua cifra stilistica, è miracolosamente arrivato alla quarta puntata). In poche parole, c'è un surrogato di tutto, ma non è la stessa cosa. Tra quindici anni gli adolescenti di oggi non ricorderanno l'odierna dance da classifica come noi oggi ricordiamo la eurodance, una delle espressioni artistiche più alte di tutti i tempi, baluardo insuperabile a difesa dell'identità di un'intera generazione. Non c'è verso, si torna sempre lì.
Però ieri Enrico Silvestrin e oggi Carlo Pastore, ed il cerchio si chiude. E qualche dubbio mi rimane.

21 gennaio 2008

L'ASSO NELLA MANICA

Pare che con la vittoria in Nevada Hillary Clinton abbia fatto un deciso passo avanti verso la candidatura democratica nella corsa per la Casa Bianca, ma nulla è ancora deciso definitivamente. Staremo a vedere come va a a finire.

Grande incertezza invece tra i repubblicani. In Nevada ha vinto Romney, in South Carolina ha vinto McCain, in Florida potrebbe rientrare in gioco addirittura Rudy Giuliani: in poche parole, chi ci capisce qualcosa è bravo.
Ed in una situazione di caos come questa, temo proprio che i repubblicani saranno costretti a giocare il jolly: Clemente Mastella, l'Obama della Campania. Un uomo nuovo che, forte dei grandi successi ottenuti in Italia, diventerebbe il vero favorito per la presidenza americana.
Frasi forti come: «Se raccomando qualcuno, raccomando uno bravo. Prendi un primario d’ospedale: a me conviene che sia bravo, perché se poi ho un incidente stradale e quel primario non mi salva, quando vado dal Padreterno, lui mi dice: “La colpa è tua, l’avevi raccomandato tu”!» sanno tanto di discesa in campo. E quando scende in campo un peso massimo del genere, non ce n'è per nessuno.
Ceppaloni-Washington: viaggio a un senso solo, senza ritorno se non in volo.
Meglio se il volo è pagato dai contribuenti americani, però.

FATTANZA BLU (ANZI, FATTANZA ROSSA)

Il presidente venezuelano Chavez ha confessato di masticare coca ogni giorno e subito dopo ha mostrato i bicipiti a chi lo stava ascoltando.

17 gennaio 2008

L'ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL GIOCO DEL CALCIO

Di tutto l'affaire-Mastella mi ha colpito soprattutto una cosa: Antonio Polito ospite ieri sera a Matrix.

Ex direttore del Riformista (quotidiano intelligente nonchè organo ufficiale di quella sinistra talmente di sinistra che poi vota a destra perché con questi girotondini giustizialisti si perderà sempre) e attualmente mezzo destro/mezzo sinistro un senatore nel pallone (in quota Pd, per la precisione), il buon Polito aveva l'aria di uno capitato lì per caso. Praticamente un passante che dibatteva di tutto e il contrario di tutto senza sapere (quasi) nulla.

Vera e propria improvvisazione jazzistica applicata alla politica (ma anche alla vita di tutti i giorni): è riuscito in poco meno di un'ora ad essere ragionevole, democratico, ultragarantista, ad attaccare i giudici che a suo dire farebbero continuamente irruzione nella vita politica, ad attaccare Mastella, a difenderlo, a lisciarsi i baffetti e soprattutto a giocare con la sua fida pipa, vero tratto distintivo del personaggio. Un virtuoso della parola.

Il fatto che sia stato chiamato uno come Polito a dire la sua sulla situazione la dice lunga su che razza di aria tiri oggi nel nostro paese. Discutere a notte fonda di un tema veramente importante senza spiegare nulla al povero spettatore, parlare ore senza dire nulla, interpellare esperti che in realtà non sono tali, creare confusione e se necessario colpire nel mucchio: praticamente, l'informazione italiana spiegata in poche parole.

E se prima di imbastire superpuntate speciali, teleprediche e plastici di Villa Mastella si aspettasse di conoscere con calma tutti gli aspetti dell'inchiesta?

16 gennaio 2008

A GUY CALLED GENIUS

In un tempo come il nostro domani odierno, un tempo in cui è veramente difficile credere ancora in qualcosa, si può essere certi di un'unica cosa: il momento più alto della storia dello sport italiano è stata senza ombra di dubbio la finale del campionato italiano di basket 1990/91, una vera e propria sfida all'ok corral che vide contrapposte Philips Milano e Phonola Caserta. Un duello sulla carta assai impari che si concluse però con la vittoria del più debole sul più forte, come succede solo in certi film americani che ormai non vanno più di moda. Al giorno d'oggi Davide purtroppo non batte più Golia, ma allora poteva ancora succedere l'impensabile.
Giunta fin lì in maniera soprendente Caserta trionfò contro tutti i pronostici. Tutti si aspettavano il tonfo, ma il tonfo non arrivò mai, ed invece venne la vittoria, netta ed indiscutibile. Una squadra favolosa che arrivò fino a quel traguardo guidata dal suo uomo di punta Vincenzino Esposito, un vero e proprio genietto che in seguito fece splash arrivando addirittura a calcare i palcoscenici della Nba, seppure da comprimario e solo per una stagione. Un folletto che ad un passo dal trionfo si fracassò un ginocchio ma volle restare lo stesso a bordo campo ad incitare i compagni, come solo i veri leader sanno fare.
Qualche giorno fa ho avuto un flash relativo a quella finale. Caserta sta lottando col coltello fra i denti, Esposito soffre a bordo campo ed io sono davanti alla tv che nonostante tutto faccio il tifo per Milano. Il cronista passa la linea a Franco Lauro per un'intervista ad un Vincenzino ormai devastato dal dolore. Mentre continuano a scorrere le immagini della gara, quello che si ode sono solo frasi sconnesse ed una memorabile serie di parolacce urlate in diretta tv, per la gioia di tutti gli abbonati Rai. La linea torna quindi velocemente in studio, dove l'imbarazzo è palpabile e sembra poter essere in grado di prendere vita da un momento all'altro. Pura poesia.
Lo sport però è fatto anche di questo e qualcuno ha deciso di postare quel filmato su YouTube, guadagnandosi la mia perenne riconoscenza. Riguardandolo mi accorgo che è passata davvero una vita, e dello sport vero si stanno perdendo le tracce. A certi livelli e qualunque sia lo sport, purtroppo contano solo i soldi e non la passione. Non c'è scampo: se non c'è la possibilità economica non si va avanti. Nel frattempo Caserta è fallita ed è risorta dalle proprie ceneri, Esposito ha conosciuto gioie e dolori ma continua a giocare nelle serie minori, Milano vivacchia nella massima serie tra mille difficoltà ma episodi come questo sono entrati di diritto nella leggenda, ed è l'unica cosa che conta veramente.


14 gennaio 2008

IL PICCOLO LORD

Snoop Dogg ha sette vite come un gatto. Nonostante il suo nome dire una cosa del genere non è assolutamente una contraddizione, visto che nella sua vita (artistica) é caduto centinaia di volte ma si è sempre saputo rialzare, rimanendo al passo con i tempi e, soprattutto, sulla cresta dell'onda.
Un uomo che ha fatto del pelo e dell'erba le sue ragioni di vita, un uomo che ormai ha le occhiaie non solo sotto agli occhi ma anche sopra (tanto che ti chiedi come riesca ancora a tenerli aperti), un uomo che se ne è uscito di recente con quello che è il suo capolavoro definitivo, tanto per ricordare al mondo chi è il capo. Ad un Kanye West che campiona i Daft Punk Snoop risponde direttamente con i Daft Punk, ovvero con una cosa di gran classe come Sensual Seduction, un brano che è un po' la sua One More Time opportunamente dopata alla ganja.
Sensual Seduction ridefinisce totalmente il concetto di cafonaggine e si raggiungono vette di emotività che solo un capolavoro come Crying at the Discoteque degli Alcazar era riuscito solo a sfiorare.

Snoop che canta, vocoder, sintetizzatori very cheap, drum machine TR 808, un video che sembra uscito direttamente dal 1981, intro simil-Vhs danneggiata, luci soffuse, effetti speciali pionieristici ed inquadrature impossibili: talmente bello da sembrare demenziale. Sembra Discoring ma è il 2008, ed è tutto vero. Ed ora superarlo sarà molto, molto difficile.

10 gennaio 2008

LA PRIMA REGOLA DEL FIGHT CLUB È: NON PARLARE MAI DEL FIGHT CLUB

Ieri sera, in una felpatissima intervista al Tg1, Pierferdinando Casini ha superato i limiti dell'umana immaginazione ed è entrato di diritto nell'olimpo delle leggende, luogo dove solo i grandissimi hanno diritto di stare.
Ad una domanda riguardante la riforma della legge elettorale, il sagace Pierferdi, forse spaventato dall'idea di avere un genero comunista, ha risposto facendo spudoratamente melina, ma poi si è immediatamente ripreso ed ha avuto un guizzo da campione. Il colpo del fuoriclasse. Il tiro del falco. E nulla è stato più come prima.

Ha avuto infatti il coraggio di affermare che Berlusconi ha finalmente capito che la posizione più ragionevole è quella dell'Udc e che ha smesso di pensare a spallate e a brogli immaginari.

Ha detto proprio così: "brogli immaginari". In sostanza, ha ammesso chiaramente che un argomento che è al centro del dibattito politico da almeno un anno e mezzo è in realtà una colossale bufala.

In un paese normale il giornalista avrebbe fatto una seconda domanda (e se necessario anche una terza), incalzandolo su quanto appena detto. Nei giorni successivi magari si sarebbe sviluppato un serio dibattito, e chi di dovere avrebbe dovuto rendere conto al paese di quanto va blaterando allegramente dal giorno delle elezioni. Ed eventualmente avrebbe dovuto pagarne le conseguenze, come accade in ogni democrazia che si rispetti.
E invece nulla. È calato il sipario e si è chiuso il servizio, come se niente fosse successo.

Perchè Casini è bello e se i giornalisti lo incalzano potrebbe rovinarsi. Meglio non correre questo rischio, sarebbe un vero peccato.

MONOLOGHI IMMAGINARI A DISTANZA

«Io sono un monologhista. Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».

Il buon Beppe Grillo ha finalmente deciso di farsi intervistare, alla faccia della censura e della Casta. Sconsigliato ai deboli di stomaco.

09 gennaio 2008

HILLARY LA SCHIACCIATUTTO


Grazie ad un'ottima prova di recitazione Hillary Clinton vince in New Hampshire.
La corsa è ancora lunga, comunque.

08 gennaio 2008

LOGORATI DALLA VITA MODERNA


Ai tempi di Carosello, per un artista arrivare a fare pubblicità era un grosso traguardo. Gli spot erano veri e propri cortometraggi di grande qualità e spesso erano un trampolino di lancio per una luminosa carriera.
Oggi invece un artista arriva a fare pubblicità quando non ha più nulla da dare, tanto per tentare di spillare gli ultimi quattrini che renderanno un pochino meno amara la sua vecchiaia.
In poche parole, chi arriva a fare pubblicità lo fa perché è bollito.
Dopo Aldo, Giovanni e Giacomo e la Gialappa's Band è il turno di Elio e le storie tese, ex grandissimi. Scoperti per caso qualche sera fa, mi chiedo solo se rivedendosi in Tv non si sentano un pochino a disagio. Calindri era tutta un'altra cosa.

Beviamo una Tassoni alla loro memoria e ricordiamoli così.

I BAMBINI FANNO EIA EIA ALALÀ!

Come se il Festival di Sanremo contasse ancora qualcosa, il Secolo d'Italia si è lamentato perchè a suo dire alla kermesse parteciperebbero «solo quelli di sinistra». E fin qui nulla di strano, visto che ogni anno qualcuno protesta perchè intravede fini politici nelle scelte degli organizzatori del Festival. Il quotidiano di AN però non si ferma a questo e si lamenta soprattutto perché sarebbero stati esclusi per meri motivi politici due autentici mostri sacri della canzone italica come Mr. Family Day Povia e Parrucchino Baccini, personaggi famosi in tutto il globo terrestre e capaci di infiammare le platee ad ogni loro apparizione.

Non è giusto che talenti così brillanti paghino sulla propria pelle anni di convinta militanza e debbano subire questo terribile ostracismo da parte della Tv di Stato. Facciamoli partecipare e soprattutto facciamoli vincere. Se lo meritano perchè sono i migliori.

E poi, vogliamo proprio consegnare il Festival in mano a quei pericolosi bolscevichi dei Finley?

06 gennaio 2008

FINGENDO DI ESSERE UMANO

Mentre una Britney Spears qualsiasi non può più vedere i propri figli perché negli ultimi tempi ha cercato di vedere Mickey Mouse assumendo stimolanti per cavalli in quantità industriali, Roberto Calderoli ieri se ne è uscito fuori dicendo che Napoli non è Italia. Parole che sono pura poesia pronunciate con grande sprezzo del ridicolo, come se avesse un senso sentir sproloquiare di Italia gente che si vuole pulire il deretano con il tricolore, come se avesse un senso sentir parlare uno con quella faccia un po' così. Sul suo sguardo intenso e penetrante preferisco stendere un velo pietoso: oserei chiamarlo il Marty Feldman italiano, ma sarebbe un affronto alla memoria del grande attore britannico e quindi è meglio passare ad altro.
Un patriota a giorni alterni, uno che un giorno parla di Padania da liberare anche a costo di versare sangue e l'altro attacca la sinistra che a suo dire “mette in ridicolo l'Italia”, un autentico fuoriclasse che parla di Roma ladrona e poi se ne sta comodamente seduto su una poltrona del Senato sito proprio in quel di Roma. È bello ingrassare il proprio portafoglio grazie a Roma ladrona e ai soldi dei cittadini italiani, quasi del tutto ignari di votare personaggi di tale spessore.
Se le cazzate avessero l'ancora Calderoli non riuscirebbe più a muoversi, visto che nella sua carriera ne ha dette davvero troppe. Guardandolo bene in faccia e sentendolo parlare, comincio addirittura ad avere l'impressione che non sia solo Britney a farsi di clenbuterolo. Ma forse è solo questione di abuso di grappa distillata clandestinamente in Val Brembana. Roba forte, roba che noi comuni mortali non possiamo nemmeno arrivare lontanamente ad immaginare.
Solo chi è sposato con rito celtico e contemporaneamente si dichiara difensore della fede cattolica può apprezzare certe cose.

04 gennaio 2008

CHI BEN COMINCIA È A METÀ DELL'OPERA?


Negli Stati Uniti sono cominciate le primarie per definire i candidati che si sfideranno alle presidenziali di novembre.
Alla faccia di Sandro Bondi che vorrebbe modificare la legge 194, Barack Obama ha vinto nello Iowa. Con mia somma soddisfazione, tra l'altro.
Comunque vada a finire, l'importante è che il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America sia un democratico. Ma se vincesse Obama sarebbe il massimo.

03 gennaio 2008

CERTE NOTTI LA MACCHINA È CALDA / E DOVE TI PORTA LO DECIDE LEI

Il mio 2008 musicale è cominciato in maniera parecchio strana. Essendo a riposo totale, ho perso tutti gli orari e tutte le mie abitudini quotidiane, ed allora passo lunghe notti insonni in cui, per ingannare il tempo, leggo, guardo tv in dosi massicce ed insulto Paola Binetti. Devo ammettere che il mio equilibrio mentale ultimamente è parecchio instabile, ma a mio vantaggio gioca il fatto che io cerchi di non farlo pesare più di tanto alla gente che mi circonda.
Un paio di notti fa, passando dalle parti di Mtv, mi è capitato di vedere per la prima volta il video di Yadnus dei fantastici !!!, uno dei migliori gruppi degli ultimi dieci anni. Non avrei sospettato di poter vedere video del genere anche su Mtv, ma ormai tutto il mondo è paese ed io non mi stupisco più di nulla. Invece, mi sono stupito molto di più nel rendermi conto che nel video Nic Offer e compare non meglio identificato se ne vanno allegramente in giro su una vecchia Fiat 500 verde targata Ferrara. Mica Bologna, Modena o al limite Ravenna, ma proprio Ferrara. Da non crederci.
Guardando bene le immagini ho addirittura l'impressione che sia stato girato dalle mie parti, ma forse tutto ciò è frutto della mia immaginazione. Meglio non farsi troppe domande, dunque.