
29 dicembre 2007
LA MIA BANDA SUONA IL ROCK

SUPER SIZE ME

26 dicembre 2007
COMUNQUE VADA SARÀ UN SUCCESSO

Il buon Daniele, dopo un lungo pellegrinaggio che lo ha portato a condurre di tutto collezionando insuccessi uno dietro l'altro, ora è tornato ai programmi musicali, il campo in cui
ha cominciato la sua sfavillante carriera. Teoricamente potrebbe anche fare bene, ma troppe cose sono accadute e i tempi sono cambiati. Credo che quel Bossari al giorno d'oggi non funzionerebbe più, per impressionare il telespettatore medio serve ben altro.
SCRATCH THE SURFACE

La chiamano avanguardia ma in realtà altro non è che hardcore, appena ricoperto da una sottile patina di vernice scura tanto per mandare fuori strada l'ascoltatore. All'inizio può lasciare interdetti, ma basta saper ascoltare e ci si entra dentro. E a quel punto uscirne diventerà molto difficile.
Mapmaker è un disco fatto di veri e propri hc-anthems carichi di speranza e voglia di reagire, un batterista che sa andare anche oltre il classico tupa-tupa tipico del genere, basso chirurgico e rumore utilizzato in maniera estremamente intelligente. In poche parole, vero e proprio caos strutturato ed organizzato per colpire ancora più forte. Un disco perfetto sotto ogni punto di vista, che avrebbe meritato almeno un posticino nella classifica di fine anno. Ma ero distratto e me ne sono completamente dimenticato.
Tra l'altro i Parts & Labor suonavano un paio di settimane fa al Bronson ed io me li sono clamorosamente persi perché lo sono venuto a sapere giorni dopo, quando era già troppo tardi per rimediare. A volte nella vita succede anche questo.
Peccato, ne sarebbe valsa la pena.
21 dicembre 2007
I CRITICI ONLINE, POI, SONO ROBA DA DUE SOLDI. BASTA AVERE UNA BOCCA E UN COMPUTER

Chi in vita sua non ha mai posseduto un bomber? Penso che chiunque sia stato adolescente negli anni novanta ne abbia indossato con orgoglio almeno uno. Dal 1992 al 1998 ce l'aveva chiunque, ne sono certo. Un giubbotto brutto esteticamente, talmente tamarro da risultare splendido, talmente corto da non proteggere in nessun modo le gambe dal freddo. Viaggiare con lo scooter d'inverno indossandolo era una vera sofferenza, ma ne valeva la pena. Quantomeno si provavano emozioni forti.
Ma poi, diciamocela tutta, chi badava al caldo e al freddo a quei tempi? Le cose importanti erano ben altre. Oltretutto, l'imbottitura di quel giubbotto era chiaramente concepita in modo da non proteggere dal freddo durante l'inverno e, al contrario, far soffrire per il caldo eccessivo durante tutte le altre stagioni dell'anno, per cui la questione metereologica non era eccessivamente importante. Solo un vero duro poteva indossare un giubbotto del genere, solo chi lo portava era considerato un vero figo.
Il vero bomber dei 90's è quello dell'Alpha. Verde militare oppure blu petrolio, talvolta nero o bordeaux, molto raramente grigio, era (anzi è, visto che in giro un qualcuno ogni tanto se ne vede ancora) caratterizzato da quell'impossibile scelta estetica che risponde al nome di “imbottitura di colore arancione”. Un vero insulto al buon gusto e al vestire ricercato, un autentico affronto alla decenza che però, forse per una strana combinazione della vita, allora appariva come un'autentica figata. Ricordo che c'era addirittura chi aveva il fegato di portare il bomber rovesciato e se ne andava in giro a testa alta con il suo bel giubbetto in versione arancione, pronto ad affrontare le mille insidie della adolescenza con irriverenza e simpatica verve. Il vero clou del modello prodotto dall'Alpha era però il taschino laterale, un must per tutti i giovani maragli dell'epoca. Un anfratto davvero poco capiente che poteva contenere a malapena un pacchetto di sigarette, ma che forniva però l'incommensurabile privilegio di poterlo decorare con tappi di penna bic, raudi o veri bossoli (a seconda di quale fosse il grado di ribellione verso la società che si voleva ostentare).
L'Alpha in quegli anni ha venduto un'infinità di bomber, talmente tanti che credo che Mr. Alpha ci campi ancora di rendita. Era il giubbotto più venduto e logicamente, come ogni prodotto di successo che si rispetti, ne sono nate migliaia di imitazioni. Alcune che cercavano di imitarlo pedissequamente (come il Dik o l'Avirex), altre che cercavano invece di trovare una via alternativa allo strapotere del modello originale servendosi di fantasiose variazioni sul tema. E' il caso del bomber dell'Energie, che per un certo periodo sembrò addirittura poter soppiantare il modello dell'Alpha nelle preferenze dei ragazzi. Erano gli anni d'oro della eurodance e la Energie si mise in scia producendone una versione più sbarazzina e discotecara, che aveva il suo punto di forza in colorazioni che uscivano dallo schema classico (ad esempio rosso e, orrore, giallo), decorazioni in stile simi-hip hop ed ornamenti di metallo come targhe e altri ammennicoli vari. Fu una linea vendutissima, ma che finì nel dimenticatoio nel momento esatto in cui la eurodance cominciò ad imboccare il viale del tramonto. Peccato, perché la Energie era sulla buona strada ed avrebbe potuto regalare ancora grosse soddisfazioni a noi sbarbati di allora.
Alpha, Energie o qualsiasi altra marca, il dato di fatto è che negli anni il bomber è rimasto una costante, un punto di riferimento di sicura affidabilità per i giovani anni novanta, ed in quel periodo nulla poteva sembrare in grado di scalfirne le vendite. Il bomber sembrava invincibile, ma poi come succede nei film più tristi cambiarono gli eroi, cambiarono le mode, e quel delizioso capo d'abbigliamento venne accantonato da tutti. Un tunnel senza fine, un oblio che purtroppo va avanti anche oggi, visto che (ultras, skin e metallari a parte) praticamente nessuno lo porta più.
Io però continuo a sperare che tornino i bei tempi, ed il bomber torni ad essere un capo che fa tendenza. Sarebbe stupendo vedere di nuovo la gente ai limiti del congelamento d'inverno ed ai limiti della disidratazione negli altri periodi dell'anno, sarebbe bellissimo poter tornare ad un'epoca che purtroppo non ritornerà. Staremo a vedere.
Io nel dubbio il mio vecchio bomber lo conservo ancora, in attesa di tempi migliori. Non avrò mai il coraggio di indossarlo di nuovo, ma casomai potrò sempre rivenderlo a caro prezzo.
20 dicembre 2007
VIVA L'ITALIA DA OPERETTA

Di fronte a cose del genere non ho nemmeno la forza di dire nulla.
19 dicembre 2007
UN INQUIETANTE MORPHING TRA CECCHI PAONE E MALGIOGLIO, CON IN SOVRAPPIÚ UN ANANAS IN TESTA

«UNA DATA CHE IL MONDO RICORDERÀ»

17 dicembre 2007
LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE

Ormai è un dato di fatto: ogni volta che Zucchero appare tra noi é sempre una festa. Santo subito.
PRÊT À PORTER

REVISIONISMO
A dire il vero chiamarlo filmato é forse un po' eccessivo (visto che si tratta di una collezione di immagini tamarrissime), ma ciò che che conta più di tutto è il sonoro che lo accompagna.
15 dicembre 2007
SHINY HAPPY PEOPLE

In lontananza si formavano parole a lettere dorate che parevano appese aIl sole, la luce. Immortalità tecnicamente dimostrata, santoni o presunti tali, gente che ha paura di invecchiare, bontà a buon mercato usata solo per creare shock emotivi e colpire l'avversario. Un mondo nuovo, diverso, migliore di quello precedente ma assolutamente virtuale proprio perché manca il contatto tra le persone e l'individualismo regna sovrano. In quel libro Houellebecq aveva già previsto tutto, bastava saperlo capire.
tende tremolanti. C'erano la parola "AMORE", la parola "BONTÀ", la parola
"TENEREZZA", la parola "FEDELTÀ'", la parola "FELICITÀ". Partite dal nero
totale, esse si modificavano, attraverso sfumature d'oro opaco, fino a pervenire
ad una luminosità accecante, poi ripiombavano a alternativamente nella notte, ma
susseguendosi nella loro ascesa verso la luce, cosicché sembravano, in certo
qual modo, generarsi a vicenda. (Michel Houellebecq, La possibilità di un'isola,
Bompiani Ed.)
13 dicembre 2007
SE VI PIACE CHIAMATEMI OSCAR

Per quanto una mia top ten dei dischi dell'anno possa contare, l'ho redatta senza seguire nessun criterio particolare, seguendo solo l'istinto ed il mio gusto personale.
Con tutte le uscite notevoli che ci sono state quest'anno pensavo di impiegare molto più tempo, ma stavolta mi è andata bene.
La classifica è più o meno questa:
1) Disco Drive – Things To Do Today
2) !!! - Myth Takes
3) Les Savy Fav – Let's Stay Friends
4) Battles – Mirrored
5) Enon – Grass Geysers... Carbon Clouds
6) The Coral – Roots & Echoes
7) Arcade Fire – Neon Bible
8) The Horrors – Strange House
9) Chrome Hoof – Pre-emptive False Rapture
10) Prinzhorn Dance School – s/t
Runners:
Caribou – Andorra
Jens Lekman – Night Falls Over Kortedala
Manic Street Preachers – Send Away the Tigers
Settlefish – Oh Dear!
Maximo Park – Our Earthly Pleasure
Gli altri quindici.
Concerti:
!!! @ Estragon, Bologna
Hot Chip @ Estragon, Bologna
Fujiya & Miyagi @ Covo, Bologna
Raccolte/compilation:
Soulwax - Most of The Remixes
James Murphy & Pat Mahoney - Fabriclive.36
Daft Punk - Alive 2007
Mancati all'uscita, recuperati ed apprezzati come fossero nuovi:
Fujiya & Miyagi - Transparent Things
Anavan - s/t
Datarock - Datarock Datarock
Sono certo che il parrucchino di Seymandi apprezzerebbe.
11 dicembre 2007
PAVEL JAGGER CONTRO IL GRANDE FREDDO

Chiariamoci subito una cosa: gli Enon sono il classico gruppo che non finirà mai in copertina sulle riviste specializzate. Sono già troppo vecchi per potercela fare. Ma un gruppo che schiera tra le proprie fila l'ex chitarrista dei Brainiac (John Schmersal) e l'ex bassista dei Blonde Redhead (Toko Yasuda, oltretutto anche ex Van Pelt) non è una cosa da poco. Se poi a questo si aggiunge il fatto che gli Enon sono titolari di un art-rock che suona come qualcosa esattamente a metà strada tra i Blonde Redhead in botta di anfetamina e i Les Savy Fav degli esordi, si ottiene che gli Enon sono una grande band e Grass Geysers... Carbon Clouds è un disco immenso. Uno dei migliori dell'anno, se proprio vogliamo dirla tutta.
Un album uscito di recente nel quale gli Enon tirano le conclusioni del discorso e ottengono un suono che è l'esatto punto di equilibrio tra elettrico ed elettronico, tra sporco e pulito, tra chiaro e scuro, tra pieno e vuoto. Un suono che è una sintesi ma non un compromesso per un disco che ha nel contrasto tra i brani cantati da John Schmersal (più selvaggi ed animaleschi) e quelli cantati da Toko Yasuda (più dolci e sognanti) il suo vero punto di forza. Non una debolezza, non una caduta di tono per quaranta minuti che passano in un attimo e vorresti che ricominciassero subito.
Tra le altre cose, ho avuto l'onore di vederli live venerdì scorso al Covo ed, in tutta sincerità, posso affermare che gli Enon dal vivo sono semplicemente pazzeschi e non fanno prigionieri. Trattasi di gente che la sa lunga e sul palco dà tutto, senza sconti. I brani di Grass Geysers... Carbon Clouds sottoposti alla prova live suonano molto più ruvidi e tirati e, nonostante venga privilegiata la parte elettrica rispetto a quella elettronica, l'efficacia ed il fascino e la loro rimangono gli stessi, grazie anche al formidabile batterista Matt Schulz, una vera macchina dalla potenza inaudita. Ed i presenti hanno gradito assai, come hanno gradito i due inediti eseguiti per l'occasione (che suonano inaspettatamente molto, molto più punk rispetto al resto del loro repertorio), vera ciliegia sulla torta a coronamento di una grande serata.
E' sempre bello vivere serate del genere e rendersi conto di come anche un gruppo con un cantante/chitarrista che esteticamente sembra un impossibile morphing tra Pavel Nedved (centrocampista della Juventus) e Mick Jagger (ex compagno di università di Romano Prodi) riesca ad accontentare sia i palati più fini che quelli più trash (come il sottoscritto). La grande magia della musica sta soprattutto in questo. Un'affermazione del tutto mastelliana, ma che in circostanze del genere ci sta proprio a pennello.

09 dicembre 2007
TOCCA FERRARA E POI IMPLODI

I vertici di La7 hanno parlato di “uso inappropriato del mezzo televisivo”, “insulti rivolti ad un'altra persona, tra l'altro della stessa rete”, hanno affermato che Luttazzi in questo caso è passato dalla satira all'offesa e stanno addirittura valutando se passare a vie legali per vedere risarciti eventuali danni all'immagine della rete. Geniale no? Come se nessuno a La7 avesse saputo fin dall'inizio che Luttazzi è imprevedibile e talvolta osa giocare con certe tematiche “scomode” e fastidiose, le plasma a modo suo e riesce ad ottenerne satira cinica e graffiante. Che senso ha lasciare così tanta libertà al comico romagnolo, farne un simbolo della rete e del pluralismo che vige al suo interno, salvo poi silurarlo alla prima occasione utile? Per giunta, il presunto offeso Giuliano “L'Unità è un foglio tendenzialmente omicida” Ferrara non ha dichiarato nulla in merito ed, a quanto pare, non se l'è nemmeno presa. Una brutta vicenda che fa molto pensare e che quantomeno qualche sospetto lo fa nascere.
La puntata di Decameron dannosa all'immagine di La7 è andata in onda sabato 1 dicembre ed in settimana è stata pure replicata, forse per danneggiare ancor di più l'emittente (non vedo nessun'altra spiegazione logica alla riproposizione in toto di un programma ritenuto nocivo). Dopo la puntata del sabato nessuno ha avuto nulla da ridire e la sospensione è stata decretata solo dopo la replica. Un grottesco caso di stop a scoppio ritardato, non c'è che dire. Non è che qualcuno molto più in alto di Ferrara e dei vertici dell'emittente ha visto la replica, si è sentito particolarmente toccato dalla gag in questione ed ha suggerito lo stop, paventando magari una riduzione della pubblicità se la trasmissione non fosse stata fermata al più presto? Ma la cosa che fa più pensare è che il programma, dati Auditel alla mano, stava andando parecchio bene e stava ottenendo risultati storici per La7. Talmente storici che, almeno in quella fascia oraria, è stato polverizzato il tradizionale duopolio Rai-Mediaset: come dire, un autentico affronto a chi vuole un mercato radiotelevisivo il più chiuso e fossilizzato possibile e quindi cerca con tutti i mezzi di conservarlo tale. Che quindi sia l'aver toccato gli interessi di qualcuno la vera ed unica ragione che sta dietro allo stop? Ma sono solo ipotesi, ed io sono come al solito troppo sospettoso. Anzi, nel mio piccolo sono anche io uno dei soliti demonizzatori e giustizialisti, di quelli che attaccano-continuamente-l'avversario-e-poi-si-perdono-le-elezioni (come dicono certi raffinati intellettuali di sinistra). A quanto pare anche il Cdr dell'emittente la pensa così (ed anzi in un comunicato denuncia addirittura il fatto che ogni qual volta l'emittente fa un programma di grosso successo lo sospende anzitempo), ma forse La7 in realtà é un covo di girotondini in incognito e quindi non bisogna farci tanto caso.
Decameron, per quel poco che ho visto, non mi piaceva per nulla. Luttazzi risultava molto meno brillante che in passato e trasmetteva l'impressione di una persona in seria difficoltà, condizionata dai fantasmi dell'editto bulgaro ed animata da un grande desiderio di vendetta che talvolta lo ha portato ad inseguire Grillo su certi temi. Ma per un artista non deve essere per nulla facile trovarsi ad affrontare una nuova esperienza televisiva dopo essere stato censurato in quella maniera e dopo che (non neghiamolo) nessuno dei membri dell'allora opposizione ha fatto nulla di concreto per difenderlo, e quindi l'atteggiamento di Luttazzi si rivela assolutamente umano e comprensibile.
In ogni caso, che Decameron potesse piacere o meno resta però un dettaglio secondario di fronte al fatto che Luttazzi è stato umiliato per la seconda volta, in maniera assolutamente vergognosa.
Ma tanto a far contento il popolino basta Zelig, e quindi nessuno si porrà il problema.
06 dicembre 2007
IL MIRACOLO DI SAN DENARO

Giuliano Palma, cazzo. L'ex cantante dei Casino Royale. Abbandonati sul più bello, quando il successo commerciale era ormai alle porte. Al posto dei Subsonica avrebbero benissimo potuto esserci loro, se solo l'abbandono di King Palma non avesse mandato in corto circuito la band, causandone il temporaneo scioglimento. Abbandonati poi per cosa? Per suonare cover di ultraclassici della canzone italiana e straniera, oltretutto in chiave ska-rocksteady. Ottima scelta, non c'è che dire.
E invece quella sbobba reazionaria in Italia funziona molto bene, e nel tempo ha proiettato Giuliano Palma nell'immaginario collettivo, in barba ai suoi ex compagni di viaggio che hanno passato anni barcamenandosi tra mille progetti diversi prima di riuscire a riprendere il filo del discorso. Ormai per loro però il treno è già passato, e non è più tempo. Ricominciare da capo in una situazione del genere deve essere stata molto dura, e quindi tanto di cappello ai Casino Royale che hanno mantenuto la loro dignità intatta e ce l'hanno fatta.
Pensandoci bene ho notato una interessante analogia tra Giuliano Palma e Giuliano Ferrara. Entrambi hanno mostrato la tendenza ad abbandonare la barca che naviga in cattive acque per salire su un'altra barca, più spaziosa e confortevole. Una di quelle che riescono ad assicurare successo personale, fama e denaro a palate. Dicendo così forse sono ingeneroso verso entrambi, o al contrario sono troppo realista. Ma magari è solo per il fatto che portano lo stesso nome di battesimo che mi spingo a fare dell'ironia gratuita, e forse non dovrei. In casi come questo si rischia veramente grosso.
Rimane però il fatto che i Bluebeaters li sento ovunque. In radio, nei supermercati, in tv. Per strada e negli uffici la gente canticchia allegramente le loro hit. O meglio canticchia gli originali, ma solo perché li ha sentiti nella versione dei Bluebeaters, ed io sto iniziando seriamente a non tollerare più un gruppo del genere. Probabilmente piacciono così tanto perché sono rassicuranti: non si tratta più di plagio, si tratta direttamente di cover-riarrangiata-in-maniera-parecchio-furbetta. E la gente normale, quella che nella vita ha bisogno di certezze, non può che gradire: non c'è niente di meglio che sentire le proprie canzoni del cuore, rifatte in una versione un tantino più godereccia del solito, quel tantino che basta a scacciare la monotonia di giornate tutte uguali, piatte. Assolutamente notevole, ma se vogliamo dirla tutta la caratteristica che sicuramente li renderà negli anni a venire oggetto di studi approfonditi è un'altra.
Il loro genio totale, infatti, sta proprio nel fatto che sono innocui e rassicuranti ma nello stesso tempo fanno "fumato" ed alternativo, e riescono a far sentire trasgressivo un certo tipo di gioventù totalmente omologata. La stessa gioventù che ascolta la Bandabardò e magari alle elezioni vota AN, tanto per fare un esempio. Nessun rischio, minima spesa, massima resa. Di capacità di cogliere l'anima di una canzone e reinterpretarla facendola totalmente propria non se ne parla nemmeno, qualcuno potrebbe offendersi.
Giuliano Palma ha scoperto l'uovo di Colombo e tutti sono contenti. Cose del genere però nei pianobar di tutta Italia si fanno da almeno trent'anni, e nessuno grida al trionfo.
04 dicembre 2007
EVERYBODY WANTS TO BE THE DJ / EVERYBODY THINKS IT'S OH SO EASY

I Soulwax degli esordi erano una grande band ma purtroppo rimarranno sempre una delle cosiddette band minori. Gli anni novanta in campo musicale sono stati rivoluzionari e la concorrenza per guadagnare un posto al sole era veramente troppa, e quindi purtroppo i Soulwax degli esordi oggi se li ricordano in tre.
Molto meglio quindi la loro nuova incarnazione elettronica con contorno di attività di dj e/o remixer, una seconda vita iniziata quasi per scherzo e poi divenuta attività principale. La vera ragione della loro grandezza è l'aver fatto capire al pubblico indie-snob che la disco non è peccato, e non è (solo) roba per gente con il cervello sfondato di pastiglie e i jeans McKenzie indosso. Dopo anni di duro (ed appagante) lavoro hanno finalmente deciso di raccogliere su disco il meglio dei loro remix sparsi per i quattro angoli del globo terrestre e donarli al resto dell'umanità. Most of the Remixes è un disco pazzesco, roba che farebbe muovere il sedere a chiunque, roba che è già un pezzo di storia. E per giunta è un disco doppio, visto che nel secondo volume ci sono alcune delle tracce presenti nel primo con annessi alcuni succulenti inediti, in versione mixata per accontentare i palati fini.
Sentendo vecchie cose come Conversation Intercom o Much Against Everyone's Advice sembra passata una vita ma in realtà si tratta della stessa band, o meglio dello stesso nocciolo duro della band, ovvero i fratelli Dewaele. Gente molto intelligente, gente che ha saputo rischiare e che è stata in grado di cambiare le carte in tavola sfondando porte che sembravano chiuse da sempre, quasi blindate. Ed in realtà non c'è tanta differenza tra i Soulwax degli esordi e quelli attuali. Qualche capello in meno, ma la voglia di cazzeggiare è rimasta la stessa, così come è rimasta la stessa la capacità di non prendersi sul serio. Un'attitudine che rende semplici anche le cose più complesse e permette di superare ogni ostacolo, o almeno di uscirne quasi indenne. Non si scappa, la mentalità che ci sta dietro è quella caratteristica degli anni novanta, anni in cui si pensava di poter cambiare il mondo in poche, semplici mosse. Solo che loro il mondo poi un pochino lo hanno cambiato sul serio, ed io non posso che essergliene grato.
29 novembre 2007
COME SALVARSI DAL PROGRESSO SENZA ESSERE REAZIONARI

Mi piace molto andare in giro per concerti. E mi piace non solo perché in quei luoghi di perdizione posso vedere i miei gruppi musicali preferiti (e volendo posso anche scoprirne di nuovi), ma anche perché ivi si incontra gente di tutti i tipi. In sostanza, andando a sentire musica dal vivo ho anche la possibilità di farmi un'idea su un microcosmo molto interessante e monitorare le sue evoluzioni nel tempo. Potrei limitarmi a farmi i cazzi miei e badare solo alla musica ma sarebbe troppo facile e non ci sarebbe gusto, ed allora osservo con attenzione chi mi sta attorno.
Da quando avevo sedici anni ad oggi è passata molta acqua sotto i ponti e sono cambiate tante cose: ho visto diventare mainstream cose nate per combatterlo, ho visto arrivare al successo gruppi partiti suonando in autentiche topaie, ho visto il pubblico andare in delirio per gruppi che si sono poi rivelati autentiche bufale, ho visto i Subsonica diventare una caricatura. Solo una cosa è rimasta costante e non è mai cambiata: quell'interessante e bizzarro esemplare di appassionato di musica che risponde al nome di neoalternativo. Sono cambiate le mode di riferimento, sono cambiati i personaggi, è cambiato il pubblico ma la specie dei neoalternativi non si è mai estinta.
Ma scendiamo più nel dettaglio. Il neoalternativo é colui che mette l'appartenenza a questa specie sopra a tutto e ne fa un vanto, un motivo di distinzione dalla massa. Non si rende assolutamente conto di essere in realtà totalmente omogeneo alla massa. Ha solitamente un'età compresa tra 16 e 21 anni (ma sono stati riscontrati sporadici casi al di fuori di questa fascia di età) ed affronta ogni situazione concertistica con l'attitudine del qui ed ora, come se il gruppo che si appresta a vedere fosse il migliore in assoluto sulla faccia della Terra. Talvolta addirittura passa tutto il tempo a pogare senza sentire nemmeno una nota di quello che viene suonato, ma tanto per lui basta esserci e poter dire che il gruppo ha spaccato. Concerti mediocri sono da lui percepiti come fossero i migliori concerti della storia, in quanto al solo pensiero di poter vedere i propri beniamini il neoalternativo va letteralmente in delirio e perde ogni barlume di spirito critico. E' un animale che sembra crederci parecchio, vive giorno per giorno il trend in ogni suo aspetto salvo poi saltare sul carro del vincitore appena il trend non é più tale.
Bisogna ammettere poi che anche la tecnologia é dalla sua parte. Internet gli ha fornito la possibilità di fare nuove scoperte musicali e di accodarsi ad altrettanto nuovi trend, ed inoltre da quando tra gli internauti ha iniziato a diffondersi l'usanza di aprire blog in cui si parla (anche) di musica, il neoalternativo ha imparato a fare ampio uso dello strumento del commento anonimo come arma per difendere i propri idoli da post più o meno critici. Non tollera l'ironia e ha l'offesa facile, tanto è nascosto dietro una tastiera e non rischia di prendersi un sacrosanto ceffone.
Quando ho iniziato a vederli in giro, i neoalternativi avevano tutti i capelli in stile Oasis ed ascoltavano britpop, poi da un giorno all'altro tutti hanno tagliato i capelli, li hanno tinti ed hanno iniziato a vestire skate, aggiornando i loro ascolti al punk californiano che allora sembrava la cosa più bella del mondo. Hanno ascoltato ska e mille gruppi tutti uguali, e poi hanno fatto crescere i capelli, hanno fatto un passaggio dal parrucchiere per fare i dread, si sono vestiti Adidas come Jonathan Davis dei Korn ed è venuta l'epoca del nu metal (che allora si chiamava ancora crossover, tanti gruppi mediocri che facevano ombra a pochi gruppi veramente validi). Hanno messo il cappellino di Fred Durst ed hanno ballato Nookie, hanno fatto crescere i capelli ed hanno iniziato ad ascoltare gli Iron Maiden che già esistevano quando loro non erano ancora nati, sono diventati depressi con frangetta ed eyeliner perché l'emo era la loro nuova filosofia di vita. Ad oggi hanno capito che tra la discoteca e il rock non c'è poi così tanta distanza e portare impresentabili felpe fluo non è peccato, ed allora è subito new rave. E' dura da accettare, ma così va la vita e non ci si può fare nulla.
Quale sarà il prossimo trend al quale per ovvie ragioni di età io non parteciperò? Forse condurre la finale del Festivalbar indossando la maglietta della Corona's, ma non è ancora detta l'ultima parola. Si accettano scommesse.
28 novembre 2007
RONALDO LUIS NAZARIO CESARE RAGAZZI DE LIMA IS COMING TO AMERICA


26 novembre 2007
IO VIVO IN MODALITA' RISPARMIO ENERGETICO DA UNA VITA

Comunque, quello dei Wombats è stato davvero un bel concerto. Facce da bravi ragazzi che spesso esagerano con l'alcool e saltuariamente fanno uso di droghe leggere, hanno una precisione e una perizia tecnica che non ti aspetti da un gruppo del genere. Non fanno assolutamente nulla di nuovo (per la cronaca, classico power-pop con ritmi molto spesso in levare), ma sono divertenti e coinvolgenti, non annoiano e fanno muovere il pubblico pagante, che gradisce ed osserva quantomeno con il sorriso sulle labbra. Il che, al giorno d'oggi, non è poco. Dopo una manciata di singoli e un unico full-lenght alle spalle, è presto per dire se saranno grandi o se rimarranno un gruppo da un disco e via, ma la strada imboccata è quella giusta e se sapranno rendere la loro scrittura più duttile ed eterogenea in futuro si sentirà molto parlare di loro. Ad ogni modo, si prega solo di evitare i momenti Trl che hanno fatto sfoderato a Bologna: far salire sul palco alcuni neoalternativi per cantare e ballare Party in a Forest può risultare esaltante agli occhi di un under 18, ma superata quella fascia di età situazioni del genere cominciano ad essere percepite come tristi ed imbarazzanti, e ciò può risultare controproducente. Io li ho avvertiti, poi ci guarderanno loro.

Sono in tre (basso, chitarra/voce e synth/drum machine/diavolerie assortite) e quello che ti stupisce è l'assoluta compostezza che mostrano sul palco: suonano divinamente e sono travolgenti, ma sembrano esserne imbarazzati e mantengono sempre un certo contegno e tanta signorilità. Rispetto a quanto sentito su disco, dal vivo suonano più diretti e un tantino meno krauti, ma la differenza non si nota, visto che mentre li ascoltavo mi capitava ugualmente di perdermi nel vortice dei loro riff ripetuti ad oltranza: musica per gettare la mente oltre l'ostacolo. Hanno riproposto quasi per intero lo stupendo Transparent Things più una manciata di inediti di assoluto valore (segno che i ragazzi sono assai intelligenti e continuano a crescere senza adagiarsi sugli allori) ed hanno vinto, senza nemmeno bisogno di ricorrere a momenti Trl per ingraziarsi il folto pubblico. Per quanto mi riguarda, uno dei concerti definitivi dell'anno.
Mi inchino a loro.

23 novembre 2007
SCENE DA UN MERCIMONIO

PRETEND YOU'RE INVINCIBLE AND NO ONE / CAN SAVE YOU FROM YOURSELF

21 novembre 2007
COSTANTINO VITAGLIANO LO STALLONE ITALIANO

Le ciocche di capelli che scendono in quel modo sulla fronte non le vedevo da almeno dieci anni. Se solo Costantino avesse il coraggio di ossigenarle sarebbe identico alla Ginger Spice degli esordi.
Diciamocela tutta: se lo facesse sarebbe fantastico. Tutti si scorderebbero di quanto è truzzo, e talmente tanta gente accorrerebbe ad acquistare i capi d'abbigliamento da lui pubblicizzati che ci sarebbe da transennare i negozi per evitare incidenti. Sono sicuro che l'economia ricomincerebbe a girare a meraviglia grazie al prodigioso incremento delle vendite.
Costantino, la svolta platinata è dovuta. Fallo per il tuo paese.
19 novembre 2007
IO CHIEDO AI MIEI CAPELLI DI DARMI LA CONFERMA / CHE ESISTO / E RAPPRESENTO QUALCOSA / PER GLI ALTRI

Una curiosa coincidenza, non c'é che dire.
TESTE VUOTE OSSA ROTTE
16 novembre 2007
UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI

LA SPALLATA AL RALLENTATORE
Bel colpo, non c'è che dire. Soprattutto in considerazione che è saltato alche il tour dei Go! Team, e quindi domani sera niente concerto.
Di conseguenza tutti a nanna che al mattino ci si sveglia di buon ora e si fanno quattro risate leggendo l'ennesimo capolavoro dell'Amico Minzo. Un giornalista dalla schiena dritta, un vero e proprio eroe moderno che quando scrive ti sembra di sognare.
Definirlo Mr. Fantasy non sarebbe fuori luogo. Applausi.
13 novembre 2007
NON C'E' RELIGIONE PER LE CARAMELLE
Non so se al giorno d'oggi esistano ancora, ma all'epoca venivano vendute durante il periodo di Carnevale ed erano un divertente scherzo da fare a tutti i bimbi creduloni. Consistevano in caramelle che sembravano in tutto e per tutto le classiche Sperlari ma che avevano un ripieno decisamente salato, e nelle intenzioni di chi le aveva inventate avrebbero dovuto provocare il disgusto in chi si trovava suo malgrado a mangiarle. Io le compravo tutti gli anni e regolarmente riuscivo a rifilarne parecchie in giro, ma ogni tanto ne mangiavo qualcuna di mia spontanea volontà. Non so quali danni abbiano prodotto in seguito, ma allora trovavo che fossero molto buone.
Ciò che me le faceva gradire così tanto era il contrasto tra la dolcezza dell'esterno ed il salato del ripieno, e sentire gli Asobi Seksu dal vivo venerdì scorso mi ha trasmesso esattamente la stessa sensazione che provavo quando le mangiavo. Preceduti dai romani Sea Dweller (molto bravi, suonano come qualcosa a metà strada tra gli Smashing Pumpkins, i My Bloody Valentine e la maionese fatta in casa), gli Asobi Seksu hanno dato vita ad un bel concerto, coinvolgente dall'inizio alla fine. Dal vivo suonano più ruvidi che su disco, la magnifica voce della cantante Yuki Chikudate ben si lega allo shoegazing duro e puro suonato dalla band e ci si rende ben presto conto di come il contrasto tra le esplosioni chitarristiche e la dolcezza delle linee vocali sia il loro vero punto di forza. Proprio come nelle caramelle salate, percepisci prima la parte dolce, la assapori e te la gusti. Poi viene la durezza del sapore salato, la sensazione diversa dal solito. E lì puoi decidere se fermarti o continuare a scoprire il sapore nuovo. Un gruppo del genere può non piacere a tutti, ma se piace lo fa per davvero. Ti fa perdere il contatto con chi ti circonda, ti lascia inchiodato, incapace di reagire alle aggressioni chitarristiche, perso nel vortice dei tuoi pensieri che si fanno via via più palpabili, come se seguissero l'intensità della musica sospesa nell'aria intorno a te. Un bellissimo stato mentale provocato da bellissima musica.
Mi sa che da piccolo ho esagerato con le caramelle salate. Avrei dovuto drogarmi come fanno tutti quanti.
UN SALUTO AGLI AMICI DELLA CASSETTINA
Ma ora stop alle chiacchiere da bar.
Ecco la classifica, in rigoroso ordine casuale:
Red Hot Chili Peppers – Soul to Squeeze
2 Unlimited – No Limit
Nirvana – Smells Like Teen Spirit
Soundgarden - Black Hole Sun
Ice Mc – Think About The Way
De Lacy – Hideaway
Phoenix - If I Ever Feel Better
Paolino Paperino Band – Extracomunitario
Snapcase - Caboose
Nofx – Linoleum
Underworld – Born Slippy
White Town – Your Woman
Incubus – Summer Romance (Anti-Gravity Love Song)
Max Gazzé & Niccolò Fabi – Vento d'estate
Bran Van 3000 – Drinkin' in L.A.
Non so dietro a questa storia dell'invito di Manq si nasconda una di quelle famigerate catene, ma mi piace crederlo. E mi piace anche conoscere le opinioni altrui. Per questo motivo quindi giro l'invito a Zonda, Onanrecords, Disorder, Trentesimo, Icepick, Matte, Lollodj, Nonsischerzapiù, Batteria Ricaricabile, Stranigiorni, Felson, Bluto, Goldo, al Prete Messicano, agli Sciampagnini e comunque a chiunque si trovi a passare di qua e giudichi interessante (e non molesta) un'iniziativa del genere.
08 novembre 2007
SARA' IL CARISMA DI A.C. SLATER AD ORGANIZZARE LA FILA

Non ero uno di quelli che non perdevano una puntata, ma li seguivo spesso. Ripensandoci a mente fredda e lasciando affiorare ricordi rimasti a decantare per poco più di un decennio, trovo che molti di quei telefilm possano essere ancora attuali, o per lo meno più adeguati all'oggi che a quei (bei) tempi andati. L'unico telefilm che esce in maniera netta da questo schema è il fantastico Bayside School, e per questo motivo io lo considero senza ombra di dubbio il telefilm simbolo di quell'epoca.
Sarebbe troppo facile dire Beverly Hills 90210, ma in fondo ancora oggi d'estate viene replicato e poi i protagonisti (chi più e chi meno) hanno avuto un proseguimento di carriera (con esiti a volte imbarazzanti, come nel caso di Brian Austin Green e del suo terribile primo disco, che giustamente fu un flop colossale). Super Vicky non vale, perché non è vero che Jamie Lawson era interpretato dal piccolo Billy Corgan e poi quel telefilm è anni ottanta: già allora era una replica, un fondo di magazzino rispolverato per riempire un vuoto di palinsesto tra le 18:30 e le 19. Baywatch è andato in onda per troppo tempo e c'era l'immarcescibile David Hasselhoff, e poi Pamela Anderson è assolutamente ottanta perché è siliconata ed ha l'abitudine di frequentare solo metallari. Willy il principe di Bel Air ha lanciato in Europa Will Smith, che negli Stati Uniti era già un rapper famosissimo ma da noi non era un emerito sconosciuto, e visto che Will Smith è tutt'ora un divo il telefilm è di diritto attualissimo. Vale lo stesso per 21 Jump Street: non se lo ricorda proprio nessuno ma ha lanciato un ancora imberbe Johnny Depp, e per questo non può essere rappresentativo.
E quindi il telefilm definitivamente anni novanta é Bayside School. Un telefilm parecchio divertente, che però non viene più replicato. Nessuno se ne ricorda più, nessun personaggio è entrato nell'immaginario collettivo, nessun attore ha avuto un proseguimento di carriera eclatante. Mario Lopez si è ridotto ad una piccola parte in Beautiful, Elizabeth Berkley fu la memorabile protagonista del superflop Showgirls (film in cui, pur recitando nuda per tre quarti della durata, continuava a sembrare vestita tanto scarsa era la sua espressività: in poche parole non ci facevi caso perché sembrava di cera) ma poi si è totalmente volatilizzata nel nulla, Tiffani Amber-Thiessen ha avuto una parte in un ormai agonizzante Beverly Hills 90210 poi stop, mentre gli altri protagonisti risultano non pervenuti. Ogni personaggio è uno stereotipo (memorabile l'ultra-nerd Schreech), le vicende narrate sono quelle tipiche dell'epoca e a ripensarci risultano surreali nella loro ingenuità, così come surreali sono gli abbigliamenti e le acconciature dei giovani attori. Roba che adesso non è assolutamente più proponibile, anche se allora avevano pure lanciato sul mercato l'album delle figurine ispirato a quella serie.
Bayside School è un telefilm da qui e ora, che ha avuto i suoi quindici minuti di popolarità e poi è caduto nel dimenticatoio, che solo allora ha avuto un senso compiuto e proprio per questo è da considerarsi il telefilm simbolo di quei tempi. Tempi in cui con sei ragazzini alle prime armi, sfondi di cartapesta ed un budget di pochi soldi ci facevi un telefilm che piaceva quasi a tutti.
Ora invece a monopolizzare i pomeriggi televisivi ci pensano i tronisti di Maria De Filippi, e questo paese sta letteralmente andando a puttane.
VELTRONI, ANCHE BOBO VA MESSO NEL PANTHEON

07 novembre 2007
PARAPIGLIA / SCATTA IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA
06 novembre 2007
GRANDE SPINTA SULLA FASCIA DESTRA
Abbiamo la fortuna di essere al cospetto del nuovo Ragno Nero, dobbiamo solo esserne fieri.
Umberto sei tutti noi.
01 novembre 2007
GIMME GROWL

Chiaroscuro forzato, primi piani in evanescenza, scarsa coordinazione nei movimenti, capelli plastici, calze smagliate, colori distorti, cellulite in aumento, chili di troppo ed effetto Mick Hucknall[*] per cercare disperatamente di mascherarli: in poche parole, il video é inguardabile. Peccato, perché la canzone è bella (o quantomeno fa la sua figura se confrontata con le ultime cose che la Spears ha proposto). Purtroppo é chiaro che quando un personaggio ha già intrapreso il viale del tramonto la tecnologia moderna non può più far nulla per salvarlo. Non si scappa.
A dire il vero però non riesco proprio a capire una cosa: perché nel ritornello della canzone il controcoro altro non é che una voce che pronuncia la parola "more" servendosi della tecnica del growl, in puro death metal style? Non ne riesco proprio a comprenderne l'utilità. Si poteva mettere qualunque cosa, ma non quello. Non c'entra nulla.
Ma forse Britney non é colpevole per questa lieve imperfezione. Quasi sicuramente quel growl é di natura divina, ed é piovuto dal nulla per disturbare e punire la peccatrice impenitente.
[*] effetto Mick Hucknall: utilizzato da almeno dieci anni nei video dei Simply Red, é un particolare tipo di effetto visivo che consiste nello "stirare" in altezza l'immagine al fine di far apparire il cantante Mick Hucknall (un po') più magro. Questo effetto ha il pregio di camuffare obesità e imperfezioni varie, ma ha il grottesco difetto di rendere oblunghi gli altri protagonisti del video. Nonostante ciò, la tecnica visiva ha però fatto scuola ed è stata negli anni utilizzata da altri artisti in momentaneo declino psicofisico.
I BELIEVE I CAN FLY

30 ottobre 2007
IL TEMPO DELLE MELE
(thanks to Ciccsoft)
ANTICOMUNISMO A GETTONE

Spesso la smania di voler piacere a Zio Silvio a tutti i costi finisce per generare autentici mostri, come ad esempio la proposta di legge di riforma costituzionale ad opera del sempre valido Luca Volontè, una proposta che vorrebbe introdurre nel nostro ordinamento il reato di "apologia di comunismo".
Una proposta talmente demenziale che non riesco nemmeno a scherzarci sopra. E' perfetta così.
Volontè grazie di esistere.
CENTO! CENTO! CENTO!
"Ma perchè invece di offendere gruppi che non vi piacciono non parlate d'altro che fareste meglio??? e poi non capisco che cazzo di noia vi dia se uno ascolta i Queen e basta x 20 anni di fila..saranno affari suoi????"
Il prezzo è ok per il signor Freddienelcuore, che ha lasciato il centesimo commento al mio post sui Queen.
Sono soddisfazioni.
27 ottobre 2007
IO C'ENTRO, PORNO TU

Nel suo caso, ciò che ha permesso di accedere i riflettori su di lui è stato il fatto che ha avuto il coraggio di proporre un'interrogazione urgente al Governo riguardante le partite di coppa Uefa della Fiorentina, trasmesse (a pagamento) sul digitale terrestre dall'emittente Conto Tv. Detta così senza spiegare il resto verrebbe immediatamente da dire che ci sono problemi ben più gravi di cui occuparsi e che non ha senso stare in Parlamento a parlare della Fiorentina in un momento del genere, ma Bosi adduce solide ragioni a sostegno di questa sacrosanta interrogazione.
A suo dire infatti, dato che il canale è caratterizzato dalla trasmissione di film per soli adulti, la trasmissione delle partite diventerebbe un veicolo per propagandare la pornografia, rischiando oltretutto di turbare i minori e comunque violando le leggi a loro tutela. Chiede quindi al Governo di “introdurre norme chiare che inibiscano alle società sportive la cessione dei diritti televisivi a certe emittenti tematiche, che non hanno nulla a che fare con lo sport e i suoi valori”, anche a costo di assumere “iniziative energiche presso le autorità nazionali e l'Uefa”. Una vera e propria campagna di moralizzazione in barba alla libertà di mercato, detto oltretutto da un esponente di uno schieramento politico che si autodefinisce Casa delle Libertà e che accusa l'altra parte di essere pericolosa ed illiberale. Non so se ridere o piangere. Tra l'altro, mi sforzo parecchio ma non riesco proprio a capire cosa al giorno d'oggi si possa rubricare alla voce “valori dello sport”.
Ecco quindi il colpo di genio che verrà ricordato negli anni a venire: i veri problemi del calcio non sono più la violenza negli stadi, il costo eccessivo dei biglietti oppure il fatto che ormai sia diventato finto come il wrestling e che sia sparita ogni genere di poesia. Il problema principale per Bosi è che dopo la partita vengono trasmessi film porno e qualcuno può anche decidere di guardarli. Il ragionamento da lui fatto è molto semplice ed immediato: dato che il costo di ogni gara è di 5 euro e la scheda prepagata ne costa 10, i 5 euro di differenza devono per forza essere utilizzati per guardare un film. Nel paese delle ardite semplificazioni mentali pensare che possano essere usati per guardare la partita di ritorno è troppo.
E' tanto che non seguo più il calcio, qualcosa che a mio avviso da almeno una decina di anni ha perso ogni minima forma di credibilità: semplicemente, trovo che non sia più uno sport ma una macchina da soldi in grado di fagocitare qualsiasi cosa pur di aumentare i profitti. A volte addirittura mi stupisco di come possa essere possibile che una buona fetta degli italiani viva per il calcio e per tutto quello che ruota intorno ad esso. Gente che discute e litiga per il risultato di una partita senza rendersi conto che i problemi veri sono ben altro. Il calcio è il vero oppio degli italiani.
Però quando sento cose come quelle dette dall'Onorevole Bosi mi viene voglia di tornare a provare di appassionarmi, anche solo per reagire al modo in cui gente come lui interpreta il concetto di libertà. Ho maturato quindi la decisione di tifare d'ora in avanti per la Fiorentina, compagine che sosterrò con molta signorilità e senza farne una fissazione. E' una bella squadra, ha un allenatore e molto intelligente, e soprattutto schiera tra le sue fila il grande Bobo Vieri, un personaggio che mi sta parecchio simpatico e che non ha certo bisogno di guardare film porno.
Quindi, d'ora in avanti forza Viola e forza Bobo.
Una cattiveria gratuita: viene facile da sospettare che il vero fine ultimo di Bosi sia quello di evitare che lo spettatore si trovi nella stessa imbarazzante situazione in cui finisce il protagonista di Porno tu della Paolino Paperino Band, una delle band italiane più intelligenti di sempre.
La famiglia va difesa non solo con il Family Day ma anche con interrogazioni come questa, che vogliono evitare a tutti gli uomini che guardano una partita di pallone l'onta di scoprire propri cari nelle vesti di protagonisti di film a luci rosse. Le attrici di quei film dopo tutto sono mamme, zie, sorelle e figlie di qualcuno, e quel qualcuno potresti esser proprio tu.