03 ottobre 2009

A DIRTY PLASTIC UNDERGROUND

Ne parla (molto e bene) tutta la blogosfera che conta (e dunque bisogna essere quantomeno diffidenti e farsi parecchie pippe mentali prima di ascoltarlo) però io, che lurko costantemente Sceneboot – la message board più ganza che ci sia – ma mi faccio passare i dischi da Carlo, in verità dico che Tarot Sport dei Fuck Buttons in fondo è un bel disco, un tantino inferiore al debut album ma sempre di un certo spessore (e, visto il livello della concorrenza, è tutto grasso che cola). Forse gente che li ha scoperti ieri dirà il contrario, ma io che li ho scoperti l'altro ieri posso solo dire che il disco in questione suona più o meno come alzarsi una domenica mattina, prendere una collezione di vinili di musica elettronica e/o chitarristica in voga dal 1991 al 1997 (diciamo tutto ciò che parte da Loveless dei My Bloody Valentine ed arriva fino a Young Team dei Mogwai e da Adventures Beyond The Ultraworld degli Orb fino a Richard D. James Album di Aphex Twin) e frantumarla con una pesante barra di acciaio per sfogare tutto lo stress accumulato a causa di una vita troppo frenetica, avendo poi cura di rimettere insieme i cocci a caso utilizzando una colla extraforte dalle esalazioni extratossiche (di quelle che se le utilizzi per un periodo di tempo troppo prolungato inizi a sentire il ronzio degli elicotteri). Dunque, un disco meno rumoroso del suo predecessore, più morbido e levigato, più studiato e ragionato, un disco di cui si potrebbe parlare indistintamente sulle pagine di Blow Up, su quelle di Vanity Fair, su quelle di Vice Magazine e su quelle di Cronaca Vera (perché nel nome del gruppo è contenuta la parola 'fuck'). La mano di Andrew Weatherall si sente tutta, ma a questo punto non so più se sia un bene o un male, non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura(cit.) e quindi rispetto incondizionato ai Fuck Buttons che suonano ancora musica rischiosa, piacciono alla gente e riescono pure a farsi produrre un disco da Sua Maestà Andrew Weatherall. Avercene di gente così.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Super disco.