26 ottobre 2008

BLOC BORING BEATS (cit.)

Intimacy, il nuovo dei Bloc Party, è un disco talmente bello ed entusiarmante che il lettore cd della mia auto si è rifiutato anche solo di leggerlo e farmelo ascoltare. Lo inserivo e lui lo rigettava dopo pochi istanti di attesa, quasi a volermi salvare da qualcosa di indescrivibilmente brutto. Ed allora ho pensato al video di Flux, alle sue (probabilmente) involontarie citazioni di Megaloman, alla sua boria fintointellettuale, ed allora ho avuto l'illuminazione: ho lasciato la mia copia di Intimacy nei bagni maschili della stazione di servizio Autogrill Castelbentivoglio Ovest, prendendomi pure il lusso di di disturbare un distinto signore che se ne stava comodamente seduto sulla tazza del cesso mentre faceva i suoi bisogni e leggeva Liberal, quotidiano di resistenza umana diretto da Nando Adornato, il vero Megaloman della scena politica italiana. Un gesto da campione del mondo, vero e proprio situazionismo allo stato puro che ha fatto prendere tutta un'altra piega alla serata e mi ha fatto sentire ebbro di gioia mentre percorrerevo i chilometri che mi separavano dall'Estragon, location denuclearizzata (nel senso che è un locale in cui viene più o meno rispettato il divieto di fumo) ove si teneva il concerto dei Ladytron, una band con i controcazzi proveniente da Liverpool, Regno Unito.
Date le premesse mi attendevo tanto da loro, ma invece il concerto è stato un tantino sotto le aspettative. Discreto, ma nulla più. Ok, i pezzi degli ultimi due dischi sono clamorosi e dal vivo rendono parecchio, però il resto sembrava suonato da una band che aveva inserito il pilota automatico ed aveva volontariamente scelto di non trasmettere nessuna emozione al pubblico pagante, una scelta che di per sé non costituirebbe un problema (in fondo, quante cose a questo mondo non trasmettono emozioni?) ma che per un concerto basato per più della metà della sua durata su brani presi dai vecchi album rappresenta un ostacolo quasi insormontabile. Più o meno, i momenti belli del concerto sono stati davvero belli, i momenti noiosi facevano perdere la concentrazione e ci si ritrovava improvvisamente a riflettere su grandi dubbi esistenziali del tipo (estrapolo a caso) “Perché ho sempre pensato che Pop Levi fosse il bassista della band e solo stasera mi sono accorto che non è vero?”, “Chi è quel chitarrista uguale a Lester Bangs?”, “Perché Chad Hugo ha mollato i N*E*R*D ed è improvvisamente passato a suonare il synth nei Ladytron?, “Le due cantanti sono o no le Paola e Chiara dell'electroclash?”, e via discorrendo.
Avrei voluto di più ma forse chiedevo troppo, ecco tutto. E poi chi se ne importa se alcuni momenti del concerto erano noiosi ed altri clamorosi? Facendo la media si arriva al sei politico, e comunque nella vita l'eccellenza non sempre è fondamentale. L'importante nella vita è ben altro. Ad esempio, pensare che ogni volta che guardo Studio Aperto devo indossare una cuffia da piscina per tenere a bada i neuroni che vogliono scappare dal loro habitat naturale, ma che ogni volta che guardo Studio Aperto mi rendo conto di essere vivo, più vivo che mai, e le difficoltà che fino ad un attimo prima sembravano insormontabili diventano cose su cui riderci sopra. I Ladytron sono diventati solo un pretesto per esprimere una massima di vita, ma la musica è bella anche per questo. Linea ad Angelo Macchiavello.

5 commenti:

20nd ha detto...

Mah. E' per questo che la musica elettronica mi piace ma diffido sempre un po' dei concerti...

Dusty ha detto...

sinceramente ho sempre pensato che i Ladytron (o le Ladytron) fossero altamente trascurabili..

accento svedese ha detto...

@ zonda: dipende da come viene proposta. Se si cerca di farla identica a come è su disco non rende, se si varia e si improvvisa riesce a diventare interessante!

@ dusty: anche io fino ad un anno fa :D

Anonimo ha detto...

c'ero anche io ...
loro bellissime
e bellissimo anche il djset che hanno fatto dopo al Covo... sei venuto?

cià
stranigiorni

accento svedese ha detto...

Non sono venuto, non ho più il fisico di una volta. Mi han detto che è stato meglio del concerto, mi sono perso qualcosa di notevole, mi sa.