Sabato scorso Massimo D'Alema era ospite al programma di Fabio Fazio (ormai non si chiama più Che tempo che fa, si chiama “il programma di Fabio Fazio” perché è un programma inconsistente come il suo conduttore e non merita di avere un titolo come tutti gli altri programmi tv) ma non ha detto nulla di sensato.
Sai che novità: Fazio è solito chiamare sempre gli stessi ospiti ed ovviamente D'Alema non poteva mancare anche se in trasmissione c'era già stato appena un paio di mesi fa, e D'Alema lo ha ripagato facendo ampio sfoggio della sua proverbiale (ed insopportabile) boria, la boria tipica di chi cerca di nascondere il vuoto totale. Chi paga ancora il canone tv è un perdente, chi crede che D'Alema sia un politico con le palle lo è ancora di più.
In poche parole D'Alema - il grande stratega politico, l'uomo delle grandi vittorie elettorali, colui che riesce a tener testa a Silvan Berlusconi – parlava ma non si capiva nulla perché non c'era l'audio. O meglio, l'audio c'era ed incredibilmente non era quello della trasmissione di Fazio, ma era l'audio della puntata del Grande Fratello in cui Ascanio Pacelli mena Patrick Ray Pugliese perché sta mangiando una sua mela. La Rai mi ha privato della possibilità di sentire ciò che diceva D'Alema, la Rai mi ha privato della possibilità di ridere di D'Alema utilizzando oltretutto l'audio di un programma della concorrenza in cui un bullo palestrato si incazza per un presunto torto subito. Che schifo.
Ma il punto non è questo, il punto è che alla fine di questo interminabile weekend D'Alema ha visto il suo candidato polverizzato da Nichi Vendola alle primarie per scegliere chi a fine marzo correrà per presidenza della Regione Puglia. Ovviamente D'Alema grida al complotto e parla addirittura di voto che ha cercato di farlo fuori, ed ovviamente andrà a finire che il grande stratega politico, l'uomo delle grandi vittorie elettorali, colui che riesce a tener testa a Silvan Berlusconi farà di tutto per far vincere il candidato della destra contro Nichi Vendola. Berlusconi ed i suoi più stretti collaboratori (Capezzone, Gasparri e Bondi – quello abbronzato) stanno ancora esultando al solo pensiero di poter ancora una volta contare su un alleato fedele come D'Alema. Beati loro.
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