07 dicembre 2008

LIVING IN A MAGAZINE

Ultimamente si fa un gran parlare di questione morale, se ne predica anche da pulpiti dai quali non dovrebbero assolutamente provenire prediche ma che hanno voce in capitolo perché si sentono invincibili. Se ne parla e se ne straparla, si prova a ribattere ma non ci si riesce, ma in fondo chi se ne importa? A chi giova tutto questo parlare a vanvera? Tanto poi c'è sempre un detersivo che lava più bianco dell'altro, la gente dimentica in fretta e corre in massa a comprare questo immacolato detersivo col parrucchino. Ed allora non parliamone più perché altrimenti finiamo per fare pubblicità gratuita a quel formidabile smacchiatutto e diventiamo dei Daniele Capezzone qualsiasi, solo che purtroppo noi non siamo retribuiti profumatamente e per nutrirci dobbiamo mangiare dei panini Capri alla stazione di servizio Autogrill Castelbentivoglio Ovest (almeno fino a quando non finirà il pane ed il re ci dirà che dobbiamo mangiare brioches), vincendo pure la concorrenza dell'intero staff della squadra del Napoli Futsal Barrese ammassato al bancone del bar. Così va la vita, purtroppo.

In definitiva, la vera questione morale di cui è doveroso parlare è una sola: Swim ci è o ci fa?
Visto ieri sera al Covo, sembra Tricarico imbottito di ecstasy e spedito a forza di calci nel sedere a cantare in pista al Cocoricò in mezzo a gente che all'inizio non lo capisce ma che poi entra nel vortice e non ne esce più.
Cantilene, piegamenti, salti sul posto, giravolte, pose plastiche ed impossibili, un tizio al laptop dotato di una mimica facciale che a tratti ricorda quella di Fish dei Sottotono, pseudocitazioni da La Prova del Cuoco: Swim è uno dei miei nuovi idoli indiscussi ed indiscutibili. Per me è sincero, ma anche se recitasse una parte non me ne importerebbe nulla.
Genio o impostore? Sinceramente non lo so, però non si prende troppo sul serio, è notevolmente sopra la media, fa ridere e divertire parecchio ed ha al suo fianco una band che gli cuce addosso stilossissime basi caciaron-house. Piaciuto assai, bene bravo bis (nel senso che conto di rivederlo in giro al più presto).

Swim suonava di spalla ai benemeriti Fujiya & Miyagi, già visti un anno fa sempre al Covo ed artefici di un set praticamente identico a quello di un anno fa, solo che nel frattempo nella band è entrato un batterista che esteticamente è uguale a Martufello ma che ha lo stesso suono secco ed impetuoso di John Stanier quando era il batterista degli Helmet. E dunque, un grandissimo set che ha avuto nel batterista fuori luogo l'unico punto debole. Ad una prima mezz'ora giocata in difesa ha fatto seguito un resto di concerto da lacrime agli occhi, roba che te la ricorderai per parecchio tempo visto che hai ballato dall'inizio alla fine ed ora ti senti una persona diversa perché non hai la tempra per reggere tali sforzi fisici.
Fujiya & Miyagi sul palco suonano e spaccano, però lo fanno con un'attitudine talmente indifferente da farli di diritto rientrare nella categoria scolapasta (cit.). L'indifferenza è causata da una profonda timidezza, ed è questo il bello: la gente balla mentre loro suonano e fanno cose pazzesche, però l'espressione del volto è sempre la stessa. Ogni tanto scappa un sorriso, ma la timidezza lo fa svanire subito e la musica continua, facendo sì che nessuno presti minimamente attenzione alla loro mimica facciale. Il tempo va, passano le ore, e la notte se ne va, la musica continua e nasconde certi particolari che sfuggono ai più, anche perché è da malati stare ad osservare la mimica facciale dei membri di una band impegnata a suonare grande musica.

Nessun commento: