14 dicembre 2008

IL RIFORMISTA A PRESCINDERE

«Il fuoco è acceso, c'è un bel tepore, i vetri delle finestre sono appannati. Sul camino, un geco immobile, dipinto dentro a una cornice». Un'intervista dalla finissima prosa ad Ottaviano Del Turco scatena la bufera. Con il PdL alle Europee? Del Turco ci sta pensando, ed è comprensibile.
Poveretto, non è stato difeso abbastanza dai suoi compagni di partito. Lo hanno lasciato solo nel momento in cui avrebbe avuto bisogno di un appoggio. Anni di fatiche, di rinunce, di sacrifici che se ne vanno così, con un'assurda inchiesta da parte delle solite toghe rosse che stanno ormai da quindici anni attuando il colpo di stato permanente ai danni di una classe politica regolarmente eletta dal popolo sovrano.

«Guardi che il PdL non è schiacciato, come si tende a dire, dal peso di Berlusconi... Perché nel PdL, per esempio, davanti a una questione come quella della riforma della Giustizia, c'è dialettica, c'è spazio per le idee, c'è...» Che Guevara, direi. Il socialismo reale, la giustizia sociale, fistola anale, calcolo renale, vaglia postale. Certo, come no.

Ogni uomo è innocente fino a che non è stato giudicato colpevole (ci sono diversi gradi di giudizio, c'è possibilità di appello ecc. ecc.). Ogni uomo ha il diritto di fare politica e di portare avanti le sue idee dove vuole, con chi vuole, dove vuole.
Però non è normale che uno faccia politica, stia sulla breccia per trent'anni e salti da uno schieramento all'altro come se nulla fosse.
Non è normale che non pensi minimamente di ritirarsi dopo una disavventura giudiziaria (magari anche solo temporaneamente, in attesa di vedere chiarita la sua posizione ed essere al di sopra di ogni sospetto).
Non è normale che faccia la vittima e sfrutti questa disavventura per salire sul carro del vincitore in nome di una presunta solidarietà pelosa che il suddetto carro del vincitore gli avrebbe riservato.
Non è normale che una persona si ritenga appartenente ad una categoria speciale al di sopra di ogni sospetto ma soprattutto al di sopra del giudizio della gente comune, ritenendosi talmente indispensabile alla società da cambiare cavallo pur di rimanere in corsa.

Garantismo sì, ma entro certi limiti che si chiamano “buon gusto”, “decenza” e “rispetto per chi ogni ogni giorno si fa il mazzo per portare a casa una misera paga”.

3 commenti:

Gilesteta ha detto...

Titolo più opportuno sarebbe stato
"il trasformista a prescindere"

accento svedese ha detto...

Avrei voluto arrivarci prima, è troppo bello come titolo.

Gilesteta ha detto...

Non frustrarti. Ti sei meritato comunque un link.