02 settembre 2011

Un disco fuori dal tempo, fuori dallo spazio: l'omonimo di Sandro Codazzi

“Casco ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre!” diceva un tipo che c’è rimasto pesantemente sotto con le micropunte che giravano nella mitologica discoteca Cosmic di Lazise (VR) nel 1984 e da allora si è talmente fissato con la sicurezza stradale da arrivare a parlarne in un programma tv in cui testava moto costosissime, roba buona per monomaniaci che spendono tutto lo stipendio in quello e non hanno praticamente altre passioni nella vita. Lo svizzero (ticinese per la precisione, proprio come gli svizzeri di Mai Dire Gol 1996 circa) Sandro Codazzi ha preso in parola questo saggio consiglio, ha allacciato il casco ed ha acceso le luci, solo che invece di far rombare la moto con prudenza si è messo in testa un’idea meravigliosa: assecondare la propria passione per i synth analogici e le auto anni ottanta da tamarro ed iniziare a fare musica fuori dal tempo/fuori dallo spazio, sospesa in un ideale arco spazio-temporale che nasce dalla bolgia electropop del 1982, si blocca di netto sul finire del 1990 salvo poi resuscitare temporaneamente in occasione dell’effimero revival electroclash del 2002 (e dunque il passato che diventa presente che ritorna al passato).

Il risultato è lo spiazzante (e destabilizzante) disco omonimo che esce per l’etichetta Musica di un Certo Livello, una cosa luccicante e virale fatta di fascinazioni italo-disco da telefilm vacanzieri con Jerry Calà, techno detroitiana virata pop come se dopo “Good Life” degli Inner City non ci fosse nient’altro che il diluvio universale, Giorgio Moroder più alienato ed alienante che mai, Pet Shop Boys che svoltano e decidono inopinatamente di iniziare a pubblicare dischi per la International Deejay Gigolo Records di DJ Hell, Daft Punk che sbroccano del tutto decidendo di dare un seguito in tutto e per tutto cocainomane al loro capolavoro protopop “Discovery”, Rayban Wayfarer indossati anche di notte per camuffare certe abitudini viziose, piña colada sorseggiata in una discoteca del profonda Emilia Romagna mentre la pula arresta l’ospite d’onore Boy George insieme ad altri fattoni qualunque (a true story), lingue felpate, miraggi.

I brani proposti da Sandro Codazzi sono prevalentemente strumentali e talvolta fanno capolino voci che non hanno più nulla di umano (“The Performer”) o forse sono umane dopo tutto (“FIALAS”) anche se il vocoder le ha trasfigurate in maniera perversamente grottesca (“Uno Turbo IE”) o grottescamente perversa (“Transitions”), ed il quadro è completato da un incredibile artwork interamente basato sulla figura di Elio De Angelis, gentleman e pilota di Formula 1 tragicamente perito nel rogo della sua auto da corsa durante una sessione di prove libere a Le Castellet nel 1986. Un disco misterioso, irrisolto, mai banale, mai scontato, che cresce ascolto dopo ascolto e che crescerà ancora – se solo gliene si vorrà concedere l’opportunità, se solo si vorrà capirlo fino in fondo, se solo vorremo fare i conti con il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro.

(IFB)

3 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

sembra una bella tamarrata coi fiocchi! :)
vado a cercarlo...

accento svedese ha detto...

compralo su iTunes o su Juno Download, son dieci euro spesi benissimo ;)

Macie D ha detto...

Great post thanks for writing