L'altro giorno mentre ero all'Ikea per comprare un tappeto di vera pelle di mucca ho incontrato dopo tanto tempo il mio grande amico Renzo La Trota Bossi. Era in forma smagliante ed ha iniziato a scherzare come se nulla fosse, come quando eravamo ragazzini ed andavamo a far saltare con i raudi le cassette della posta delle famiglie che avevano un cognome strano.
Io e Renzo La Trota Bossi ci conosciamo da tanto tempo, almeno da quando abitavo a Varese ed eravamo in classe assieme alle scuole medie. Era il mio compagno di banco e mi faceva sempre copiare i compiti, e gliene sarò per sempre grato perché ha contribuito enormemente alla mia formazione culturale (almeno quanto la visione compulsiva dei programmi di Andrea Pezzi su Mtv, ma questo è un altro discorso che non sto qui ad approfondire – o forse l'ho già approfondito, non ricordo), a farmi diventare ciò che sono e soprattutto ad assumere un atteggiamento positivo nei confronti della vita e della morte. È un personaggio talmente genuino che nella vita di tutti i giorni se ne va ancora in giro con il bomber dei Rotterdam Terror Corps come facevamo quando avevamo tredici anni e non vedevamo l'ora di comprarci lo scooter per elaborarlo. Coloro che lo criticano non sanno che oggi i giovani solo così, sono come lui – solo un po' meglio. E poi chi non è mai stato giovane nella vita? Chi non ha mai sparato a zero sui giovani una volta diventato vecchio?
Il mio parrucchiere ventenne, Richard, che di teste giovanili se ne intende, è abbastanza d'accordo con me quando affermo che i ragazzi di oggi mi sembrano molto frivoli, conservatori, tradizionalisti. Mi risponde con una frase molto intelligente: “Vengono qui ogni mese, per farsi la testa come questo o quel cantante. In realtà è la faccia che vogliono.” Per una certa fascia di ragazzi sembrerebbe allora importantissimo – direbbe il tuttologo che è in me – rifiutare la propria individualità per uniformarsi alla massa dal momento che la rockstar, come il divo o il campione di calcio, diventa un punto di riferimento valido per tutti. Il fatto che ormai un divo vale l'altro. Di più, uno scalza l'altro a velocità vertiginosa. Ecco allora il frenetico passare da una moda all'altra. Ecco la futilità. (cit. Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno, Bompiani, pagg.322 - 323)
E a proposito di giovani d'oggi, di Renzo La Trota Bossi e di miti e mode che cambiano alla velocità della luce, a novembre esce il nuovo disco di Vasco Brondi a.k.a. Le luci della centrale elettrica. Lo stiamo attendendo da parecchio tempo (almeno da quando è uscito il precedente disco), ci aspettiamo tutti molto da lui ma probabilmente la stampa specializzata finirà per snobbarlo o, peggio, stroncarlo per partito preso (magari solo perché è svanito l'effetto-sorpresa). Anzi, oserei dire che la solita turbocritica che un tempo lo osannava come il Messia finirà per massacrarlo perché non siamo più nel 2007/2008 e le mode sono altre, la solita turbocritica lo aspetterà al varco e sarà vera e propria caccia all'uomo – in nome di una supposta integrità artistica persa da chi ha un minimo di successo e riesce ad uscire dai bassifondi in cui viene relegata certa musica indipendente italiana. In definitiva, come sarà il suo nuovo disco Per ora noi la chiameremo felicità? Sarà bello o sarà meglio il demo? Sarà un successo epocale che gli spalancherà definitivamente le porte dell'olimpo o sarà il suo Jumping The Shark? Francamente non lo so e non riesco nemmeno ad immaginarlo, so solo che me lo andrò a sentire alla presentazione in anteprima a Data Zero e poi lo difenderò a prescindere, perché Vasco Brondi è uno dei talenti puri che la città di Ferrara sia riuscita a produrre negli ultimi vent'anni (l'altro talento è Vittorio Sgarbi, che va onorato anche solo perché ha coniato la geniale definizione “culattoni raccomandati”) e come tale va salvaguardato dagli invidiosi, dai superbi e dai culattoni raccomandati che sparano sentenze a caso su riviste specializzate e non. Il disco non lo scaricherò, lo comprerò e poi che la natura faccia il suo corso.
Io e Vasco Brondi ci conosciamo da tanto tempo, almeno da quando abitavo a Varese ed eravamo in classe assieme alle scuole medie. Lui era il secchione di turno, quello che non sbagliava un'interrogazione e sapeva sempre tutto, anche quello che l'insegnante doveva ancora spiegare. Già allora era molto colto ma nello stesso tempo era anche il classico personaggio con cui ti ci divertivi parecchio, soprattutto a cazzeggiare e a commettere atti di vandalismo vari ed eventuali. Spesso e volentieri veniva con me e il Trota a far saltare con i raudi le buchette telefoniche delle famiglie che avevano un cognome strano, e più di una volta mi ha salvato il culo facendomi capire che è molto sbagliato raccogliere da terra siringhe usate (anche se col cappuccio per evitare spiacevoli inconvenienti) solo per darsi un tono con gli amici. Vasco già allora era un tipo molto saggio, gli devo molto (e non solo in termini economici).
Io, lui e il Trota eravamo un bel trio, solo che loro in un modo o nell'altro hanno avuto successo ed io purtroppo no. Forse è colpa del destino cinico e baro, o magari è solo perché io soffro della Chuck Cunningham Syndrome e sono destinato ad uscire di scena per mano degli autori della sceneggiatura, senza che apparentemente ci sia un motivo logico che spieghi questo fatto e con i protagonisti della serie che iniziano inspiegabilmente a comportarsi come se non fossi mai esistito. Nella vita succede anche questo, ma si sopravvive alla grande.
Il tappeto di vera pelle di mucca dell'Ikea è una figata pazzesca, ed ha pure un ottimo rapporto qualità-prezzo. Se avessi una casa vera ne comprerei almeno un paio, stanno bene con qualunque tipologia di arredamento.
8 commenti:
ooh, finalmente sta per arrivare il nuovo disco dell'unico e solo vasco!
Te lo ripeto: l'unico genio di Ferrara sei tu, non Vasco Brondi.
QUESTO E'IL POST DEFINITIVO.
SINDACO SUBITO
No dai, non è vero.
ti ci vedo come sindaco....poi dovremmo lavorare insieme e ci sarà da ridere!!!!!!
ciao sindaco! non conosco Vasco Brondi, maremma non so nulla di musica!
Crossover boy è Manattin che lurka. Agent provocateur.
io non so nulla di musica, dunque potrei davvero fare il sindaco.
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