09 settembre 2011

Un disco su cui non avrei scommesso un centesimo: THE RAPTURE - IN THE GRACE OF YOUR LOVE

Fa davvero impressione pensare che i Rapture sono in giro da tredici anni e si parla di loro da nove. Il tempo passa e nessuno può fermarlo, nessuno ci prova e cose che un tempo sembravano fichissime anni dopo dimostrano tutti i loro limiti. O magari a volte succede (molto raramente a dire il vero) il contrario, e cose che sembravano così così si dimostrano fichissime o (ancor meglio) si evolvono alla grande, rimediando agli errori/alle ingenuità iniziali ed uscendone da fuoriclasse.

Tanto per dire, qualche tempo fa in libreria ho rubato un numero di Rumore del 2002 in cui i Rapture venivano presentati come next big thing sulla scia di “House Of Jealous Lovers”, singolo che ha fatto (ri)nascere quella voglia funk-punk che ancora oggi non accenna a placarsi in tutte le sue varianti più o meno di valore. Leggere quelle cose mi ha fatto pensare parecchio: i Rapture nell’arco di nove anni son passati dall’essere gruppo sulla bocca di tutti ad essere un gruppo di cui nessuno si ricorda più, e nel frattempo il mondo musicale è cambiato parecchio e lo ha fatto ad una velocità che all’epoca di quella vecchia copia di Rumore non era assolutamente prevedibile. Escono troppe cose e non ci si sofferma troppo ad ascoltarle oppure è diventato troppo facile far parlare di sé creando alte aspettative salvo poi deluderle con un disco fatto di un paio di singoli e tanti riempitivi? È diventato troppo facile far musica oppure è diventato troppo facile ascoltarla? Non so assolutamente rispondere, non sono un indovino.

Comunque oggi che siamo nel 2011 i Rapture se ne escono con “In The Grace Of Your Love”, un gran bel disco talmente onesto da risultare commovente, talmente differente da ciò che lo ha preceduto da sembrare sperimentale, talmente libero da pressioni e gabbie mentali varie da rasentare l’inspiegabile (sempre se paragonato al resto della produzione dei Rapture. C’è roba ben più ardita in giro, voglio che venga messo agli atti). Come hanno fatto a ripartire nonostante il mancato raggiungimento del Grande Successo di Pubblico che tutti nove anni fa pronosticavano? Dobbiamo scomodare i RIS di Parma per indagare sul caso o ci accontentiamo di ascoltare musica senza tante menate? Secondo me non c’è altra spiegazione se non quella della cosiddetta ultima spiaggia, ossia il classico disco frutto della ritrovata voglia di suonare, nel quale è stata buttata dentro ogni idea e poi il lavoro del produttore (che in questo caso è Zdar dei Cassius) ha fatto il resto, in attesa di vedere se la va o la spacca, se si può proseguire o se la corsa finisce qui e tanti saluti, è stato bello conoscerti.

Visti i risultati, per me la corsa dei Rapture può e deve proseguire. “How Deep Is Your Love?” ed il suo riuscito tentativo di far risuonare la disco da Studio 54 ai Television e ai Velvet Underground, i krautismi vari ed eventuali in salsa Animal Collective di “Bluebird”, i Cassius in botta dance Est-Europa like Dragostea armati di filtri et altri effetti assortiti di “Come Back To Me”, lo stomp tipo Goldfrapp del secondo album-flop “Black Cherry” di “Miss You”, gli U2 più puttani che mai di “Children”, i Klaxons di “Sail Away” ed un calcio in culo a tutta la presunta ondata nu-rave. Sono brani che non si regalano a nessuno e rendono “In The Grace Of Your Love” opera da ascoltare con molta attenzione, senza preconcetti di sorta. Ci si entra a poco a poco e poi uscirne diventa impossibile, davvero non ci avrei scommesso nulla.

(IFB)

1 commento:

Cannibal Kid ha detto...

anche a me ha sorpreso in positivo!
ebbravi rapture