26 maggio 2011

Una città eterna, un disco eterno: DANGER MOUSE & DANIELE LUPPI - Rome

Quando si parla di Roma la prima cosa che mi viene in mente è il grandissimo Antonello Venditti che dedica l’ennesima canzone alla sua città di origine (anzi no, scherzavo. Mi viene in mente Corrado Guzzanti che a “L’Ottavo Nano” imita in maniera esilarante Antonello Venditti che dedica l’ennesima canzone alla sua città di origine). E poi a seguire mi vengono in mente il dialogo in discoteca tra Valerio Mastandrea ed il Piotta nel video di “Supercafone”, quel genio di Gianfranco Funari (R.I.P.) che mangia la mortazza durante le televendite, Francesco Totti che fa er cucchiaio a Van Der Sar durante i calci di rigore di Italia-Olanda ad Euro 2000, Ciccio Graziani che in finale di Coppa dei Campioni si fa parare il rigore decisivo da Bruce Grobbelaar del Liverpool e ne esce talmente sconvolto da non riprendersi mai più, Metal Carter, Alvaro Vitali che in “Giggi il bullo” viaggia per le strade della periferia romana con un clamoroso mini-motorino 50cc, Fabrizio Bracconeri nei Ragazzi della Terza C quando era ancora molto grasso e lo canzonavano tutti, Alberto Sordi tassinaro, il Colle der Fomento, il Gabibbo e il Papa (cit. Paolino Paperino Band - “La Pentola”). Non mi viene in mente nient’altro, anche perché non sono mai stato a Roma e dunque non l’ho mai vista dal vivo. Prima o poi comunque ci andrò.

Se io non ho mai visto Roma e non posso dire nulla in merito, cosa può aver spinto uno come Danger Mouse ad intraprendere una per certi versi folle collaborazione con Daniele Luppi (italiano d’America, compositore di colonne sonore ed arrangiatore di grande talento)? La passione. “Rome” è stato inciso a Roma nei celeberrimi studi Forum e non è (come si potrebbe essere portati a pensare) un concept album dedicato a questa favolosa città che tutti nel mondo ci invidiano, ma è sostanzialmente un disco ispirato all’atmosfera delle colonne sonore dei film italiani anni ‘60-’70 che vuole essere nel contempo un tributo a quel periodo aureo. Null’altro. Danger Mouse e Daniele Luppi ispirati dalla bellezza di Roma? Non lo so, e non so nemmeno se siano invidiosi della sua bellezza e della sua magia. L’unica cosa certa è che dietro a questo “Rome” ci sta un lavoro di sei anni ma nonostante il disco riesce a suonare fresco e sveglio come se fosse una immaginaria colonna sonora per un film che deve ancora uscire (e che forse un giorno uscirà sul serio, da un tipo fresco e sveglio come Danger Mouse ci sarebbe da aspettarsi anche una mossa del genere) ed è più o meno una cosa per cui gli ultimi Air sarebbero anche disposti ad uccidere tale è il livello di eccellenza sonora raggiunto da questi sofisticatissimi trentasei minuti di musica.

Quindici anni fa per musica del genere sarebbe stato scomodato l’ingombrante termine “musica cinematica” ed a volte vengono quasi in mente i migliori Morcheeba (un tempo sono esistiti anche dei Morcheeba migliori, che tanto per rimanere in tema di romanità non sono quelli di quell’orrendo pastrocchio di pop vacanziero 2000 di “Rome Was’t Built in a Day”), il Serge Gainsbourg più sognante ed etilista, gli Zero 7 degli esordi, ma il tutto è estremamente personale e reca impresso a fuoco il marchio di fabbrica di questo estemporaneo duo Danger Mouse & Daniele Luppi (estemporaneo duo si fa per dire, visto che han lavorato per sei anni a questo disco e si sono serviti della collaborazione di parecchi musicisti che hanno suonato nelle colonne sonore di gente come Rota e Morricone – e si sente). C’è gran bisogno di roba del genere oggi, anche se siamo nel 2011 e non nel decennio che va dal 1960 al 1970: quegli arrangiamenti di archi sognanti perfettamente curati da Daniele Luppi, quelle atmosfere retrò e vagamente dark, la magia & il sogno dei brani strumentali (che sono il vero punto di forza di questo album), il peculiare lavoro di Danger Mouse alla produzione che riesce a non far sembrare fuori contesto un Jack White che sembra posseduto dal demone di Robert Plant (“Two Against One”) e la popstar Norah Jones (“Problem Queen”). Un disco davvero affascinante.
Sì, devo proprio andare a visitare Roma.

(Indie For Bunnies)

1 commento:

casadivetro ha detto...

un disco pauroso.
casadivetro