26 maggio 2011

Un disco che era vecchio quando è uscito ed è nuovo adesso: BLOODY BEETROOTS - Best Of… Remixes

A me piace ascoltare la musica mentre guido perché solo così riesco a capire se un disco vale veramente oppure è una ciofeca. Mentre guido sono totalmente concentrato sulla strada ma paradossalmente la mia mente è più disponibile ad assorbire ogni sfumatura, ogni variazione, ogni particolare di un dato album, e se il suono è quello giusto riesco pure a gasarmi parecchio e a spingere l’acceleratore a tavoletta. Ho dei grossi problemi ma me ne sbatto.

Tanto per dire, l’altra sera sono uscito di casa ed ho preso la macchina solo per intraprendere un viaggio medio-lungo ed ascoltare “Best Of… Remixes” dei Bloody Beetroots, un disco che come dice il nome raccoglie il meglio dei remix disseminati in giro negli ultimi anni dai Bloody Beetroots. Per dovere di cronaca dico subito che i Bloody Beetroots sono un progetto tutto italiano di dance che piace anche a chi ha velleità maggiormente punk, ottengono un grosso riscontro sia in Italia che all’estero ma io non avevo gradito molto “Romborama” (il loro disco uscito più o meno un anno e mezzo fa) perché fondamentalmente l’ho trovato un inutile e pretenzioso spreco di testosterone, ma visto che come dice il magico De Gregori un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia ho deciso dare ai Bloody Beetroots un’altra chance e sono partito verso una destinazione ignota accompagnato dalla solo da me stesso, dalla loro musica e dalla mia auto.
Ho inserito il cd nel lettore dell’autoradio, ho schiacciato il tasto play ed è stato subito grosso spavento: credevo che si fosse saltata la marmitta (assolutamente plausibile, visto che ho guido una Fiat Ritmo blu classe 1983 e non la cambierei per nulla al mondo), ma erano solo i synth über-distorti & rumorosissimi che caratterizzano il suono delle Barbabietole Insanguinate (l’ho tradotto con WordReference®, non è certo farina del mio sacco visto che non so nemmeno parlare l’italiano – figuriamoci l’inglese).

Scampato il pericolo, ho potuto gustarmi appieno una raccolta che fotografa esattamente lo stato dell’arte di un progetto che, piaccia o no, ha un suono che è un marchio a fuoco ed è tutto fuorché banale e scontato. In “Best Of… Remixes” lo spreco di testosterone c’è ancora, ma è uno spreco che stavolta funziona alla grande e dimostra come in definitiva i Bloody Beetroots se la cavino meglio quando sono alle prese con brani altrui che quando sono alle prese con proprie composizioni (che poi i Bloody Beetroots sono essenzialmente Bob Rifo, ma continuiamo a fingere che siano un gruppo vero e proprio e non se ne parli più). Uno dopo l’altro diciotto missili che mi hanno fatto addirittura venire in mente quei folli mazzolatori sonori degli Stunned Guys per la cattiveria e la brutalità che viene messa nello sventrare i brani altrui, una cosa tipo prendere Tiga, Robyn, Chemical Brothers, Marina Gasolina, Shitdisco, Goose, Etienne De Crecy, All-American Rejects, MSTRKRFT, Toxic Avenger, chiuderli nel bagagliaio dell’utilitaria e lasciare che le loro urla e la loro sofferenza definiscano la musica che ti circonda in quel preciso istante, in quell’attimo che era adesso e poi è già passato senza che nemmeno tu te ne accorgessi. Bel disco davvero, ed oltretutto non ha grosse pretese concettuali come “Romborama” – quindi vince facile.

Da che mondo e mondo, gli italiani quando si tratta di fare dance con le palle non sono secondi a nessuno – la italo disco tutta, Daniele Baldelli, Boy George arrestato per droga negli anni ottanta durante una sua ospitata in un locale ferrarese, le prime radio e le prime discoteche che suonavano house, i Black Box che da Modena hanno conquistato il mondo, Gino Latino, Albertino e il Deejay Time, le favolose croste eurodance da autoscontri metà anni novanta, i Datura, le carovane di auto per andare al Number One a Brescia, Robert Miles, un mio compagno di università che faceva il dj gabber ed era riuscito ad entrare nella top ten dei dischi più venduti in Germania, il Kinki quando contava esserci, Mario Più che parla in tedesco intervistato ad un programma musicale della tv tedesca, gli Eiffel 65, Gigi D’Agostino, mille altre cose – e i Bloody Beetroots mentre remixano non fanno che confermare questo semplice ma fondamentale assioma. Mi sono esaltato parecchio e la mia auto ha iniziato a viaggiare oltre ogni limite, probabilmente ho preso un paio di autovelox ma non è un grosso problema visto che la targa è opportunamente camuffata per sfuggire ad ogni identificazione ed attaccato al vetro anteriore a mo’ di amuleto ho un cd di Lady Gaga. Anche stavolta forse l’ho scampata.
(comunque il punk-rock è tutta un’altra cosa, sia ben chiaro)

(Indie For Bunnies)

1 commento:

thetoma88 ha detto...

per quanto riguarda l'italo disco alla conquista del mondo non puoi non citare i Mo-do con "Eins, Zwei, Polizei".