Alla fine sabato scorso ne è valsa la pena di sfidare l'insidiosa nebbia padano-romagnola per arrivare fino al Bronson, però quanta fatica (sia dal punto di vista fisico che mentale)! Fino ad una settimana fa me ne andavo in giro con indosso una t-shirt, ora è arrivato il Generale Inverno con tutto ciò che ne consegue. Non esistono più le mezze stagioni, non ho più il fisico di una volta, però faccio il possibile per dissimulare tutte queste verità dure da accettare.
Più o meno: Pete & The Pirates sono giovani e simpatici, non sono particolarmente innovativi, hanno dato l'impressione di una band che suona gli stessi tre pezzi in loop per tutta la durata del concerto ma mi sono piaciuti parecchio. Hanno un chitarrista talmente sborone da risultare del tutto fuori luogo, un altro chitarrista talmente identico a Screech di Bayside School da farmi pensare che le voci che circolano in merito a Screech pornoattore siano menzogne belle e buone, un cantante sosia di Michael Owen, un bassista che non si nota nonostante sia molto alto ma soprattutto hanno un batterista che più che un giovane batterista è il Leonardo Di Caprio versione Titanic, e dunque l'emozione è forte perché son tornati gli anni novanta e non possiamo fare altro che festeggiare tutti insieme appassionatamente. Musicalmente sono fighi, suonano più o meno come i Franz Ferdinand che decidono di cimentarsi solo ed esclusivamente con cover dei Pixies, sono allo stesso tempo gioiosi e malinconici e se queste sono le premesse bisogna dar loro il tempo di crescere e diventare una grande rock'n'roll band.
Però il mondo della musica è spietato e nulla è certo, per cui può anche accadere che l'anno prossimo nessuno si ricorderà più di loro. Staremo a vedere come andranno le cose.
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18 ore fa
2 commenti:
Ricreare gli anni 90 senza il Leonardone non sarebbe possibile?
Secondo me. Lui assieme ai Five e ad Albertino è il simbolo dei novanta.
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