
Mi hanno segnalato
un'iniziativa bella ed importante, un'iniziativa alla quale è doveroso essere presenti. E quindi, nonostante il fatto che io sia tutto tranne che un massimalista (
sono infatti un liberalsocialista, riformista, progressista, pacifista, ottimista, salutista, umorista, casinista ma soprattutto un minimalista), ci sarò.
Presentazione del documentario
Nazirock, a quanto pare. Con annessa discussione assieme al regista Claudio Lazzaro e al presidente dell'Anpi Daniele Civolani. Parecchio interessante, anche solo per capire il perché e il percome di
certe cose e magari anche fare qualcosa per prevenirle e/o combatterle.
Ci sarò tra le briciole della tua tovaglia quando sfuggi al suono della sveglia. Ci sarò dentro l'alba che ti meraviglia, si spalanca un sole che ti abbaglia. Ci sarò ma non parlare più con la tua ombra, cercheresti chi mi rassomiglia. Ci sarò tra le briciole della tua tovaglia, quando togli maschera e trucco e decidi di essere te stessa. Ci sarò nonostante i flyers con la bandiera cubane (non capisco perché scomodare Cuba – una dittatura – per un documentario del genere, ma magari chiederò magari informazioni in loco), nonostante i no pasaran e la retorica
spiccia di certa sinistra che a volte mi dà addirittura l'impressione di vivere un tantino fuori dal mondo.
Che poi magari sono io che sbaglio e non comprendo cosa è importante e cosa no, ma l'impressione che ho quando sento parlare gente come Bertinotti, Giordano e Ferrero è quella (e anche quando mi capita di sentire un qualsiasi
alto papavero a livello locale il risultato purtroppo non cambia, e fuggo a gambe levate). Io difendo sempre e comunque i militanti di base che ci credono veramente ed in tutto questo tourbillon salvo solo Nichi Vendola, che mi chiedo cosa ci stia a fare lì e non riesco mai a darmi una risposta.
Misteri.Ma torniamo al punto. Il punto è Nazirock+dibattito. È importante.
Qualcuno che io rispetto molto diceva: «Quelli sono ragazzi normali esattamente come te od i tuoi figli. Se li incontri per strada - a uno a uno - sono capaci di darti anche l'anima, se ti serve». Io non la penso così, anche perché di solito quando ti capita di incontrarli purtroppo non sono mai da soli. E quindi domani sera sarò presente.
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O le cose si fanno completamente o non si fanno proprio. Le cose lasciate a metà non hanno senso. Ed allora per completare l'opera io ho deciso di non badare a spese e, vincendo la mia proverbiale ritrosia al confronto diretto, ho chiesto un parere sul tema ad un misterioso esperto assolutamente autorevole. Ho rischiato parecchio - ma se nella vita non si rischia che gusto c'è? - ma è stata un'importante lezione di vita. Ecco cosa ne è venuto fuori. Si ha un bel dire che questa è retorica…
Difficile, quando si parla di un tema come quello affrontato dal documentario di Claudio Lazzaro, evitare la retorica. Mi vengono in mente le parole dell’ex skinheads rosso Riccardo Pedrini (forse noto oggi ai più come Wu Ming 5, che di questi temi se ne intende…) che diceva che per certe cose la retorica è forse necessaria.
Per me Nazirock rimane innanzitutto un libro del “sociologo di strada” Valerio Marchi (purtroppo morto improvvisamente circa due anni fa) scritto sì in modo partigiano ma con una competenza e scientificità di cui, per quel che riguarda le sottoculture giovanili tutte (e non solo ultrà o skinheads di destra) Marchi rimane esempio più unico che raro. I “giornalisti terroristi” (citazione colta) che hanno travisato il termine embedded journalism avrebbero da imparare qualcosa dai libri di Marchi (cercate la sua bibliografia su google e fatevi una cultura cercando tutte le sue opere: un capitolo del libro citato appare nel libro Ho il cuore nero allegato al DVD di Nazirock), che, fedele alla tecnica dell’osservazione partecipante cara alla scuola di Chicago è arrivato a descrivere in modo talmente preciso il fenomeno della musica RAC/White Power o come la vogliamo chiamare forse meglio dei protagonisti stessi: prova è che la sua competenza nel documentario Nazirock gli è riconosciuta nientemeno che dai Legittima Offesa (gruppo musicale di white criminals, stando alla loro definizione, di Bologna che sono intervistati lungamente nel documentario).
La retorica, già.
Quella forse usata dal regista (che va detto, incorre ad esempio in una cappella voluta o meno, ma la cosa fa comunque pensare, quando collega i fatti di Catania, ossia l’ omicidio del poliziotto Filippo Raciti ai testi violenti di certi gruppi musicali nazi mentre invece il testo che usa è quello di una punk band simbolo per i compagni, i comaschi Erode, paradossalmente usata da una band nera…paradossalmente ma non troppo direi io).
Già, la retorica necessaria usata forse da gran parte dei 10000 di Verona ieri alla manifestazione per ricordare il giovane ucciso negli scorsi giorni (giova ricordarlo: il presidente del museo della Resistenza di Verona, nonché presidente del consiglio comunale della città è Andrea Miglioranzi della Fiamma Tricolore, che di
Nazirock se ne intende sicuramente più di Lazzaro visto che è stato il cantante dei
Gesta Bellica(
http://it.wikipedia.org/wiki/Gesta_Bellica), storico gruppo RAC veronese che, curiosamente ha una canzone dal titolo No Pasaran, sempre a proposito di linguaggi comuni usati da parti “contrapposte”).
Retorica necessaria, quando si parla di temi come questi, e ben venga un documentario come
Nazirock che fa scoprire alla maggioranza (soprattutto sinistrorsa) che non lo sa, o che per un motivo o per l’altro continua a ignoralo, che la retorica i vari Gianluca Iannone (
www.osservatoriodemocratico.org/page.asp?ID=2843&Class_ID=1004 - 32k -) la sanno spesso usare molto meglio per parlare alla gente e soprattutto ai ragazzi.
E qui dissento con Federico, perché salvo i vari cattivi maestri (come Roberto Fiore, quasi protagonista del documentario almeno a suo avviso, che ha simpaticamente messo i bastoni tra le ruote del regista, nell’impossibilità di metterglielo sulla capa il bastone, come ai vecchi tempi…anzi no, materialmente non l’ha mai fatto mandando avanti avventati sbarbi, come facevano dall’altra parte 30 anni fa) molti di quei ragazzi (alcuni si vedono anche nel documentario), quasi tutti, anche i 5 ragazzi di Verona che hanno pestato a morte un loro coetaneo sono “solo” persone dis-educate, nel senso letterale del termine, che qualcuno (i Fiore della situazione) ha provveduto ad educare, facendo (male?) il lavoro che altri non hanno fatto.
Ben venga dunque Nazirock, a fare quello che gli espertoni di scienza della politica chiamano mainstreaming, (cercate su google il significato) di un fenomeno sottoculturale sconosciuto ai più.
Claudio Lazzaro con il suo documentario ci dice e ribadisce, se ce ne fosse bisogno che le colpe dell’ignoranza, della mala-educazione o della dis-educazione dei giovani pischelli che cercano risposte alla disoccupazione, alla ricerca di identità personale, alla globalizzazione, etc… e le trovano nel revival del nazifascismo non è solamente loro, dei loro genitori e dei cattivi maestri del caso. Di chi allora, le colpe?
Io personalmente la risposta l’ho trovata nella frase finale della definizione di retorica (secondo
wikipedia: dal greco rhetoriké téchne, arte del dire): la teorizzazione dell'oratoria, è l'arte di saper parlare bene e di strutturare nella forma più convincente e persuasiva un discorso, esaltando i propri punti di vista e disprezzando quelli altrui.
Lazzaro, da bravo documentarista quale è, aldilà del risultato pratico-stilistico che lascio giudicare a Voi dopo la visione del documentario, è riuscito, tutto sommato, ad andare oltre la retorica, necessaria perché, proprio come il suo ispiratore Valerio Marchi, si è fatto delle domande e ha provato, il più delle volte riuscendoci a mio avviso, a non disprezzare a priori il punto di vista degli altri, per quanto “ributtante” esso possa apparire. Come diceva un cattivo maestro: “meditate gente, meditate”.
Aldilà della retorica, aldilà della fatale attrazione a disprezzare i punti di vista altrui, per quanto ributtanti essi possano apparire.
Meditate gente, meditate, basta solo volerlo.