SGUARDO CONTEMPORANEO

Una delle cose che mi hanno fatto più ridere ultimamente è stato aprire un magazine che compra mia madre e leggere una lettera di una giovanissima lettrice. Questa ragazzina si lamentava aspramente con il direttore perché secondo lei il giornale dedica troppo poco spazio ai Tokio Hotel, ed aggiungeva una alatissima riflessione sul fatto che era dai tempi dei Depeche Mode che la Germania non sfornava un gruppo così. Ho quasi provato tenerezza per lei.
Ora, non dico che tutti i loro fan siano così, ci mancherebbe. Però anche questo episodio serve a comprendere il motivo del sempre crescente successo di questi Backstreet Boys con le chitarre. Prendi quattro ragazzotti, vestili in maniera pseudo trasgressiva. Metti al comando quello un tantino più carismatico, concialo come una versione gothic di Michael Jackson. Fai suonare al gruppo una canzone con un ritornello facile e siringala a tutte le ore ai poveri giovani spettatori di Mtv, inermi di fronte a tale minaccia a causa del loro (ancora) scarso bagaglio di conoscenze musicali. Gira e rigira la canzone finirà per piacere ed il successo del gruppo verrà decretato, indiscutibilmente.
Nel caso dei Tokio Hotel la canzone in questione è Through the Monsoon. Un pezzo ben costruito, basato su un ritornello perfettamente concepito per stamparsi in testa e non uscirne più. Un ritornello che rappresenta sicuramente la carta vincente del brano ed é talmente efficace che è pure finito in uno spot pubblicitario. Un ritornello che non è farina del loro sacco, ma che è preso di peso da Love Lasts Forever di Molella. Perfettamente identico a quello della canzone del grande Molella, e non credo che sia un caso, vista la grande popolarità di cui gode in Germania il dj italiano. E qui in teoria il castello di carte dovrebbe crollare, ma nessuno se ne accorge. Anzi, nessuno ci fa caso e non succede nulla, anche perché sarebbe un pochino difficile andare a spiegare ai giovani fan che i Tokio Hotel li hanno appena appena truffati. Ci sono troppi soldi in ballo e proprio non si può.
E allora non c'è che da essere orgogliosi di Molella, uno che porta avanti in maniera commovente un certo discorso, con passione e dedizione, incurante delle mode perché sa che tutto questo un giorno tornerà ad essere moda. Uno che quando lo ascolti ti sembra che sia tornato il 1994 e la eurodance sia ancora viva e lotti insieme a noi. Uno che bisognerebbe solo andare all'autoscontro e lasciarsi andare, tornando almeno per qualche minuto ragazzini. Alla faccia dei Tokio Hotel che ragazzini non lo sono stati mai.
Cattivo come adesso non lo sono stato mai.