14 dicembre 2010

MY NAME IS BERNARDONI, SILVIO BERNARDONI



Silvio Berlusconi l'ha sfangata anche stavolta, ma chi si sarebbe aspettato il contrario?

Dico io, chi si sarebbe aspettato un voto contrario da parte della sorella del padrone della Cepu? E da Massimo Calearo, che – poveretto, non è colpa sua ma è pesantemente strabico ed io non ci posso fare nulla – c'ha un occhio che guarda a destra ed uno a sinistra e probabilmente si è candidato col Partito Democratico solo perché ha confuso la destra con la sinistra? E da un onorevole a cazzo eletto nell'Italia dei Valori e passato ad un altro partito a caso, uno di quelli che nemmeno esistono veramente? E da Aidan Moffa, che con quella faccia lì e quegli occhi lì sembra davvero uno di quelli che te li trovi davanti ed in men che non si dica aprono l'impermeabile per mostrarti le loro nudità?

La politica italiana è una figata proprio per questo. Tu provi a seguirla ma non ci capisci nulla, tranne che son ben sedici anni che tutto gira intorno alla figura tragica di un uomo basso e coi capelli finti che risponde al nome si Silvio Bernardoni – pardon, Berlusconi. Ogni votazione (dalla normalissima elezione di amministratore condominiale fino alle ben più complicate elezioni politiche, rito che in Italia si ripete ogni due/tre anni) è un referendum su quest'uomo il cui comportamento è viziato da svariati complessi di inferiorità (ed oltre che viziato il suo comportamento è pure vizioso, ma questo è un altro discorso che non sto ad approfondire qui). C'è chi è pro, c'è chi è contro, c'è chi finge di essere parte terza ma in realtà fa il suo gioco, c'è chi si bulla di essere più contro di chi è già contro, c'è chi era pro ma ora è contro, c'è chi era contro ma ora è pro, c'è chi si richiama ad una propria immaginaria coscienza ed ha ripensamenti repentini, c'è chi se ne fotte e fa bene perché a furia di pensarci mi gira la testa. Ed ogni volta è sempre una festa, si potrebbe andare avanti all'infinito ma meglio fermarsi perché resta il fatto che son sedici lunghi anni ed in sedici anni il mondo è cambiato tantissimo ma lui è sempre lì, incurante degli insuccessi ed inculante dei desideri dei giovani italiani (ma soprattutto delle giovani italiane).

Un altro al suo posto avrebbe mandato tutti affanculo e se ne sarebbe già andato ai Caraibi a sperperare il proprio patrimonio ma lui no, persiste e resiste con invidiabile coraggio ed incredibile faccia tosta. Lui vince sempre, lui quando vince è un trionfo epocale, lui non perde mai, lui quando perde è sempre colpa degli altri. Sono sicuro che quando morirà (si spera il più tardi possibile, altrimenti chi ci farà ridere ancora in Italia?) il suo cadavere verrà prelevato e studiato a lungo, per carpirne anche il più piccolo segreto. E come Michael Jackson continuerà a fare dischi anche da morto, utilizzando frammenti della sua voce campionati da brani vecchi ma sempre attuali. Mi sembra il minimo per un personaggio della sua caratura fisica, morale ed intellettuale.

Nessun commento: