10 giugno 2009

FEDELI ALLA LINEA, #3 (La classe operaia va in paradiso)

"È l'ora dell'aperitivo ed è un giorno davvero bello. Tutto inizia a schiudersi nelle nostre vite." Inizia così, con la solita classe che contraddistingue colui che l'ha scritto, Devi augurarti che la strada sia lunga, il nuovo libro di Fausto Bertinotti. C'è da fiondarsi a comprarlo solo per l'incipit.

L'ex presidente della Camera, aiutato da Ritanna Armeni e Rina Gagliardi, parla con onestà della sua esperienza politica (anzi “della sua educazione sentimentale alla politica”: che cazzo vorrà dire poi?), delle sue lotte, e delle sue numerose sconfitte lungo un arco temporale che più o meno va dagli anni sessanta fino alla sconfitta elettorale dello scorso anno, che ha avuto come conseguenze la scomparsa della cosiddetta sinistra radicale dall'arco parlamentare italiano ma soprattutto la fine delle ospitate di Fausto Bertinotti a Porta a Porta.
Ora Bruno Vespa non lo invita più in trasmissione perché Bertinotti è già ricco ed ha abbandonato la politica attiva nonostante sia un perdente (nel mondo politico italiano, si sa, più perdi e più hai successo, però lui è l'eccezione che conferma la regola), ma c'è stato un momento in cui era sempre seduto sulle poltrone in pelle umana di proprietà del Giornalista-Insetto che disquisiva riguardo a tutto lo scibile umano. Dal Partito Democratico al Papa, da Faber Corona alla riforma Gasparri, da Luca Calboni al Festival di Sanremo, non c'era argomento sui cui Berty non dicesse la sua opinione con fermezza e coraggio, il coraggio di chi ha sprezzo del ridicolo. Memorabile una puntata pre-elezioni 2006 in cui in studio si scontravano Faustone e Silvan Berlusconi: in un clima infuocato Berlusconi regala al Nostro un orologio del Milan, ed il Nostro risponde da par suo regalando all'allora futuro leader dell'opposizione una copia della Costituzione italiana; il tutto si svolge sotto un maxischermo che emblematicamente li presenta al pubblico come il “liberale” e il “comunista” (i virgolettati sono testualmente citati, è tutto vero). Momenti che ormai sono nella storia della televisione, attimi che entreranno nei libri scolastici alla voce “Le più grandi vittorie del nostro Sempregiovane Premier”.

E Bertinotti nel libro arriva a definire queste sue continue, ossessive presenze da Vespa come “presenzialismo strategico”: un lavoro nella terra degli infedeli, da affrontare come un corpo a corpo, sapendo che quando ti va bene pareggi ma comunque determini attenzione verso una forza alternativa. Io le definirei molto più semplicemente “per il cash si fa questo ed altro, chi se ne frega se mi hanno messo lì solo per avvalorare l'idea di una sinistra composta di tante anime che tra loro non possono coesistere per nulla al mondo, l'importante è apparire, che del doman non v'è certezza”, ma mi limito a rispettare il punto di vista altrui e non aggiungo nulla.
Un libro entusiasmante, in cui Bertinotti dice tutto e il contrario di tutto ma non spiega perché fece cadere il governo Prodi nel 1998 (ed addirittura arriva a definire il mite Prodi “uno spregiudicato uomo di potere”, definizione forse pensata ai tempi delle vacanze con Valeria Marini e Vittorio Cecchi Gori). Nessuno l'ha mai capito (nemmeno lui, probabilmente) ma, date le circostanze e data la piega che hanno preso poi gli eventi, vien addirittura da pensare che nel 1998 Fausto Bertinotti fosse a libro paga di Silvio Berlusconi. In poche parole, vorrei poter scrivere che nel 1998 il “liberale” si comprò “il comunista”, ma forse è meglio che non lo dica perché non voglio querele. Se Bertinotti mi querelasse sarebbe impossibile spuntarla, visto che è difeso da due avvocati del calibro di Pecorella e Ghedini e spuntarla contro di loro è praticamente impossibile.
Meglio l'autocensura che la galera.

2 commenti:

delrio ha detto...

Compagno Fausto, sarai eliminato dalla giustizia del proletariato!
Mai piaciuto, ma odiato dal 1998 quando fece cadere il buon Prodi, mi ricordo che vidi la votazione in tv, piangevo di rabbia alla vista del sorridente Berty,come sempre impeccabile nel suo vestito di sartoria...
Ha sempre impersonato una vetero sinistra sempre all'opposizione (anche quando era al governo), contro qualsiasi proposta decente e incapace di farne e di dare risposte.
L'importante era andare in tv ed in vacanza in Chiapas dal Subcomandante.
E pensare che alle Europee ho votato Sinistra e Libertà (sic), un voto (in)utile.
Che mi stia bertinottizzando?
E' il 2009

accento svedese ha detto...

Spero che tu non ti stia bertinottizzando, sarebbe una terribile sventura per te.
Mi sto ancora chiedendo che fine a abbiano fatto le 35 ore settimanali di lavoro per cui Berty fece cadere Prodi nel 98. chissà magari si sono tramutate in un bonifico bancario da parte di Silvio Berlusconi...