30 marzo 2009

L'ARMATA DELLE TENEBRE

Le premesse per l'evento erano le migliori: Berlusconi la spara grossa “Io e Obama diciamo le stesse cose, però lui lo applaudono. Sarà per l'abbronzatura...”, il fedele Minzolini riporta tutto parola per parola e nessuno sembra farci caso, ma il congresso fondativo del Popolo della Libertà è andato oltre ogni più rosea aspettativa, raggiungendo vette ineguagliabili di cattivo gusto ed instaurandosi immediatamente al primo posto della classifica degli eventi più trash della storia italiana.
A dire il vero non si capisce bene quando sia nato il Popolo della Libertà (in questi giorni? Con la discesa in campo del 1994? Con
la svolta del predellino? Con la vittoria del Milan sulla Steaua Bucarest nella Coppa dei Campioni del 1989?), ma non importa. Ciò che importa è che è nato un partito che ha vinto definitivamente, che in un modo o nell'altro raggiungerà il 51% e che illuminerà il cammino degli italiani per i prossimi quarant'anni, alla faccia della sinistra che a poco a poco scomparirà assieme al suo inamovibile gruppo dirigente.
Scenografia psichedelicissima, un palco sopraelevato dal quale il Maestro ha potuto indicare a reti unificate la via per un futuro migliore ai suoi discepoli, il discorso della discesa in campo del 1994 finemente vergato su carta pregiata e
regalato ai delegati come fosse un libro di fiabe, le canzoni di Apicella, Demo Morselli strafatto di speed, capelli di plastica, i soliti slogan che come per magia sembrano nuovi, lo spettro di Putin e di Chavez che aleggia nella sala, Fini che finge di essere un liberal per rubare elettori alla sinistra, gli occhi di Gasparri, Brunetta che piange ma nessuno lo nota perché Brunetta è basso e non si vede nemmeno, la gente si commuove ed alza cartelli, io sono altrove ma avrei tanto voluto esserci – per ridere come non mai, ridere per non piangere.
L'Italia è tutta in eventi come questo. La Corea del Nord non è mai stata così vicina e la colpa fondamentalmente è tutta di Massimo D'Alema, che quando venne eletto Presidente del Consiglio grazie ad una congiura di palazzo non si degnò di fare uno straccio di legge decente sul conflitto di interessi. D'Alema andrebbe condannato a lavorare in un call center, o magari a fare il cameraman a Mediaset.

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