05 dicembre 2011

Un disco trash senza cash: Smells Like Too Cheesy - Ajello



Gira e rigira vien fuori che abbiamo tutti una grande nostalgia degli anni ottanta anche se li abbiamo vissuti solo di striscio (o non li abbiamo vissuti affatto perché eravamo troppo piccoli). In definitiva, cosa sono stati questi famigerati anni ottanta? Gli anni dei Roy Rogers come jeans (come diceva Max Pezzali, uno dei massimi cantori della nostalgia per quel periodo storico), del Drive In, di Colpo Grosso con Umberto Smaila e le ragazze Cin Cin mai nude per intero, della perestrojka di Michail Jackson Gorbaciov, delle scritte Emoscambio lungo le principali arterie autostradali e/o stradali italiane, delle Vespe truccate sulle quali spesso e volentieri veniva pure montata l’autoradio, di Diego Armando Maradona sempre strafatto che fa vincere un paio di scudetti al Napoli, della paura per le figurine all’Lsd regalate all’uscita da scuola ma soprattutto gli anni di Piccoli Fans condotto da Sandra Milo (programma al quale tra l’altro io presi parte nelle vesti di giovanissimo cantate, non sto scherzando) interrotto a causa una fantomatica rissa che tutti ricordano ma della quale attualmente non esiste filmato su YouTube e che dunque non è mai scoppiata.

Ma non siamo qui per parlare di politica, dobbiamo parlare di musica: a livello mainstream, cosa sono stati musicalmente gli anni ottanta? Bella roba e brutta roba, ma da qualunque parte la si volesse vedere c’era sempre una certa ingenuità di fondo unita ad una certa purezza di intenti che ti rendeva simpatici i musicisti anni ottanta. Per non parlare del kitsch: synth tagliati col coltello che disegnavano melodie a presa rapida che si incollavano in testa e non ne uscivano più, acconciature ed abbigliamenti impossibili, voglia di uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta e scandalizzare i benpensanti, sempre e comunque (o almeno provarci). Cosa resta degli anni ottanta musicali? Tutto. La roba che va per la maggiore attualmente sembra provenire da quegli anni (ed ecco spiegata la faccenda della nostalgia di cui parlavo sopra), solo che suona molto più fredda ed artificiale – quasi si fosse perduta per strada l’anima.

In ambito dance/pop sono almeno dieci anni che viviamo in un revival continuo degli anni ottanta. Si è partiti dall’electroclash di dieci anni fa e non si è finito più, in un continuum di progetti sempre più concettuali e/o asettici. Come uscirne? Con l’ignoranza. Van bene gli anni ottanta, ma soprattutto va bene il divertimento. Un disco come “Smells Like Too Cheesy” degli italianissimi Ajello è esemplare a tale scopo. Copiaincollo a caso dalla loro nota stampa (posso farlo): “ci sono ingredienti sonori come la electro, la new wave, l’italo-disco, la eurodance, le atmosfere del film Tango & Cash, Giorgio Moroder ed il Cosmic sound miscelati a dovere per ottenere un qualcosa che oggi suona come poche altre cose in Italia ed ha un battito che batte come non ce n’è”. In poche parole: tutto viene spinto al limite ma tutto viene preso con grande ironia cercando di suonare il più kitsch possibile, ed allora escono fuori cose davvero notevoli come “Coconaut Explosion” (con featuring dei Krisma!) “My Rhythm” (featuring Fred Ventura), “What’s The Matter” (featuring Benji dei Ridillo) e “Sabrér” (con un featuring di Don Chico che ti fa girare la testa) che si lasciano ascoltare, riascoltare e comunque vada lasciano il segno – e non è poco in tempi in cui da musica di La Roux piace praticamente a tutti. Gli anni ottanta visti a quasi trent’anni di distanza non sono poi tanto male.

(IFB)

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