Il 2011 sta per finire, il 2012 è ormai alle porte ed io come tutti gli anni sono in giro a far esplodere le cassette della posta con i Raudi. Non sono di certo davanti al computer a scrivere cose, ma grazie a Blogger e alla funzione che permette di impostare l'orario di pubblicazione di un post la mia classifica dei migliori dischi del 2011 si è autopubblicata poco prima della mezzanotte, così dopo pochi minuti è già diventata vecchia perché siamo nel 2012 e tutto comincia da capo. Prodigi della scienza & della tecnica.
In panchina (ma di poco)
Danger Mouse & Daniele Luppi – Rome
Jovanotti – Ora
Ajello – Smells Like Too Cheesy
13&God – Own Your Ghost
WhoMadeWho – Knee Deep
Benissimo, La mia classifica invece è questa:
Il disco giusto per incasinarsi il cervello senza fare uso di droghe, con in sovrappiù il fatto che ascoltandolo ti puoi fare un sacco di paranoie senza spendere nulla.
Io mi riconosco un sacco nei testi di Tiziano anche se non sono un tipo paranoico, e la musica poi è degna di quel grande autore di pop italiano che per l’appunto Tiziano è.
Il disco giusto per incasinarsi il cervello senza fare uso di droghe.
Questi qua ci hanno guadagnato parecchio dall’addio di Ty Braxton, e quando sei vicino a capire cosa stanno suonando loro sono già avanzati di un passo. Geniali.
Mi gasa tantissimo ascoltare in auto la notte il nuovo dei Foo Fighters.
A volte mentre lo ascolto mi illudo di avere ancora sedici anni, essere in botta per il punk californiano & i Nirvana ed essere in sella ad uno scooter elaborato fino al midollo. Bella storia.
Li credevo dispersi invece son tornati con un mezzo capolavoro che non si filerà nessuno ma resta sempre un mezzo capolavoro anche solo perché è un disco che se ne frega delle leggi di mercato ed è vero e sincero come pochi. Bravi.
Bella sorpresa (si dice sempre così, anche se sono almeno tre dischi che impazzisco per i Pnau – non scopro di certo l’acqua calda).
Un disco tamarro con i pochi, che se lo ascolti troppo ti crescono i baffi a manubrio e poi la gente si spaventa quando ti vede.
I Justice hanno pescato dal mazzo i suoni più eccessivi, li hanno messi insieme con una certa perizia ed hanno confezionato un’opera che verrà capita negli anni. Respect.
Stroncato dalla solita turbocritica che via via negli anni è impazzita per Offlaga Disco Pax, Il Genio, I Cani ed altri progetti portasfiga, è un disco di pop italiano con le palle.
Bugo è un frontman di livello eccelso e meriterebbe di riempire gli stadi, altroché pubblico cosiddetto indie che non riesce a capirlo perché non vuole.
Dal Canton Ticino alla conquista del mondo, pop analogico come lo si faceva trenta e passa anni fa.
Che i tizi che stanno lavorando al megafilm tratto da “Player One” di Ernes Cline gli facciano comporre la colonna sonora, please.
Un disco che ha tante cose da dire e le dice benissimo, come pochi altri in Italia riescono a fare.
Si ride e ci si commuove fino alle lacrime, ed intanto ci si rende conto che chi era adolescente negli anni novanta ha già toccato i trent’anni. Meno male che ci sono gli Ex-Otago, certezza su cui contare.
Un disco da paura. Suonano cover di grandi classici italiani, ma lo fanno come potrebbero farlo quelle due menti geniali di Dargen D’Amico e Nic Sarno.
E dunque, canzoni che non c’entrano nulla con l’originale e vivono di vita propria – così come dovrebbe essere per una cover che si rispetti
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