12 marzo 2011

IF YOU WANT TO SUCCEED, YOU HAVE TO BELIEVE IN YOURSELF. HERE'S HOW TO DO IT.

Attendo con parecchia ansia il nuovo programma di Giuliano Ferrara che andrà in onda tutte le sere dopo il Tg1 soprattutto perché ho letto che per permettergli di condurre al meglio han dovuto smantellare un intero studio e allestirgliene appositamente uno nuovo (forse perché data la sua stazza Ferrara nel vecchio studio non ci stava) e perché a quanto pare gli hanno fatto un contratto da un milione e mezzo di euro l'anno (tipo un calciatore, solo che i calciatori sono meno intelligenti di Giuliano Ferrara e soprattutto non li pagano con i soldi del canone tv). Sono sicuro che quel programma sarà una figata e ci sarà da ridere tantissimo, sarà più o meno una cosa simile a Fabrizio Corona che si introduce di soppiatto in casa della madre di Sarah Scazzi entrando dalla finestra. Comunque vada sarà un successo, comunque vada sarà sempre meglio di Fabio Fazio che ha dedicato una puntata intera a Roberto Saviano e al suo libro di recente uscita nel quale sono contenuti i suoi monologhi di Vieni via con me (che palle però, ancora lì a menarla con quel programma. Vorrei anche scrivere che palle lo sfruttamento della figura di Saviano in generale, ma non lo scrivo perché non voglio passare per un fiancheggiatore della camorra) o di Nichi Vendola che durante la diretta tv su Rai News di un suo discorso cita Slow Food tra le sue fonti di ispirazione (sentendolo mi è venuta istantaneamente voglia di farmi due Big Mac Menu con patatine fritte e tutte le salse possibili, ed infatti l'ho fatto ed ora sono un uomo con un miglior rapporto grasso/massa magra). Pagare il canone è bello anche perché la Rai è capace di regalare soddisfazioni come quella di vedere Giuliano Ferrara nella fascia oraria che fu Enzo Biagi. Uno sbadiglio lo sommergerà (anche se è di stazza parecchio ingombrante).

Ecco, nel libro Popstar della cultura scritto da Alessandro Trocino più o meno c'è dentro tutto questo, anzi molto di più: ci sono i ritratti di sei personaggi come Mauro Corona, Roberto Saviano, Beppe Grillo, Giovanni Allevi, Carlo Petrini, Andrea Camilleri, sei intoccabili elevati al rango di intoccabili da certa sinistra (ma anche da certa destra) e considerati veri e propri guru da centinaia di migliaia di persone. Che si possa essere d'accordo o no con l'autore (personalmente Allevi lo dimenticherei chiuso nella mia auto sotto il sole cocente d'agosto, Saviano mi piace molto anche se deve un pochino rilassarsi perché lo vedo male, Grillo lo considero un fascistello potenzialmente pericoloso ma magari tra qualche anni rivedrò sicuramente il mio giudizio su di lui, gli altri non me li filo proprio perché potenzialmente innocui) resta il fatto che il libro è uno di quelli che - dietro ad una scrittura brillante e narrazione di fatti reali che messi in fila uno dietro l'altro finiscono per risultare assolutamente spassosi – nasconde un significato non troppo nascosto e ti porta a riflettere su come gli italiani non ce la facciano proprio a non affidarsi all'Uomo della Provvidenza e a riporre in lui tutte le speranze di salvezza (che, a seconda dei casi, è una salvezza culturale, alimentare, musicale o politica), spingendosi fin quasi ad adularlo omettendo però di vederne i lati negativi.

Che poi gli italiani stanno dalla parte dell'Uomo della Provvidenza fin quando le cose non mutano e non accade un evento che li porta a gettarlo dal piedistallo e a prenderlo a calci (in senso figurato, ma anche no), sostituendolo con un altro Uomo della Provvidenza più bello e più giusto – ma questo è un altro discorso su cui non è bello porre l'attenzione ed allora parliamo d'altro, cioè di niente.

7 commenti:

casadivetro ha detto...

Perché il sogno (lo dice Briatore)
bisogna viverlo col cuore.

Cat ha detto...

Più ti seguo, più ti considero un genio (del male)!

accento svedese ha detto...

@ casadivetro: solo lo scrivere la parola "Briatore" mi fa venire bruciore di stomaco, figuriamoci il resto.

@ cat: dai non esagerare :D

CB ha detto...

ciao, io lavoro per slow food. e sono un tuo appassionato lettore. sono sicuro che se sapessi veramente di cosa si occupa slow food, se avessi almeno provato a fare qualche copia e incolla dai siti di slow food e terra madre, leggendoti prima qualcosa dai suddetti siti, forse non ci tratteresti in maniera così superficiale. non ce l'ho col fatto che ti mangi i big mac appena senti parlare di slow food, solo mi piacerebbe che corressi a mangiarli sapendo che cosa vuoi evitare e che cosa invece stai sostenendo. ma ognuno sceglie ciò che vuole, peccato che il "cut and paste" che usi con maestria stia rivelando grossi limiti. (il petrini di slow food non è roberto, ma carlo... ;))
con immutata stima.

accento svedese ha detto...

Ciao, innanzitutto grazie per la stima. Perc così poco, dai... son solo cazzate in libertà :D Ho già corretto Petrini, l'ho confuso con l'ex calciatore che scrive i libri per la Kaos...

Quanto a Slow Food, massimo rispetto per il progetto.Non era un cut & paste quello, era un voler trattare Nichi Vendola in maniera superficiale, mica Slow Food. Ho usato Slow Food come mezzo per pigliare per il culo Vendola. :D

CB ha detto...

figurati, grazie per la risposta.
ps. Petrini il calciatore, è omonimo del mio presidente, si chama carlo anche lui. Roberto Petrini è un giornalista de la repubblica (come carlo, il mio presidente....) poi ci sarebbe andrea petrini, che è critico gastronomico del gambero rosso... ci mancava che il mio presidente giocasse pure a calcio è la confusione poteva diventare totale.
saluti

Anonimo ha detto...

C'entra poco, ma sul tuo (giustissimo) rilevamento sull'Uomo della Provvidenza, di consiglio vivamente di ascoltare il miglior gruppo italiano, altro che Il Teatro dei Fortori: i Koza Noztra (e pure qui). E riguardo all'Uomo della Provvidenza, il loro pezzo L'Onorevole.