Sto cercando disperatamente una cassetta dall'illuminante titolo di Rovigo Sounds che alcuni ragazzi ferraresi registrarono artigianalmente durante gli anni ottanta e che si è tramandata di generazione in generazione, icona di un'epoca adolescenziale che purtroppo mai più ritornerà. Quando frequentavo le scuole medie ero entrato furtivamente in possesso di una copia del capolavoro ma l'ho talmente ascoltata che si è sfaldato il nastro e si è tramutata in un ricordo, un ricordo che ora non riesco a trovare nemmeno su siti specializzati come eBay o Amazon (in rete l'ho vista citata solo su un forum di ultras della Spal in un post datato 2006, figuriamoci se la posso trovare su eBay o Amazon). Se devo dirla tutta, con il suo cantato incerto, con le sue tematiche che definire politicamente scorrette è poco, con la sua registrazione incerta è stata l'influenza culturale principale della mia gioventù, e se la trovassi la farei volentieri ascoltare a chi nel 2011 organizza ancora eventi pubblicizzati da locandine che al loro interno contengono la dicitura “cultura underground” ed ha pure il coraggio di tappezzare via Righi a Bologna con le suddette locandine. Cultura underground, nel 2011: ma vai a lavorare, culattone raccomandato – o almeno ascoltati Rovigo Sounds se per caso la trovi. Io non riesco a trovarla e un po' ci sto male.
Questi geni del male che l'hanno prodotta altro non hanno fatto che fare cover di grandi successi sessanta/settanta/ottanta, cercando di cantare sopra la versione originale storpiando il testo in chiave anti-Rovigo oppure sessual-godereccia e registrando il tutto con un registratore di quelli tipici anni ottanta. Si dice che tra gli oscuri autori del capolavoro ci sia anche un allora giovanissimo e non ancora famoso On. Dario Franceschini (che in seguito si è dissociato dopo che i suoi colleghi hanno deciso di evolversi ed iniziare a produrre versioni pirata di film famosi doppiati in dialetto ferrarese), ma la voce non è mai stata confermata (io comunque preferisco credere che sia vero, fa troppo ridere) e pertanto non è certo che ci fosse anche il buon Franceschini tra coloro hanno registrato quel culto totale che risponde al nome di Rovigo Sounds.
E Ferrara Sotto Le Stelle (la Glasto italiana, un punto di riferimento per ogni appassionato di un certo tipo di musica, uno dei festival estivi più importanti d'Italia e forse d'Europa, e via discorrendo) non può rimanere insensibile di fronte ad un fenomeno di tale portata socio-culturale, non può ignorare quanto sono state importanti quelle canzoni scurrili per intere generazioni di ferraresi, non può chiamare artisti di chiara fama internazionale come
PJ Harvey (6 luglio)
i National (5 luglio, con Beirut che apre)
Sufjan Stevens (24 maggio, per la prima volta in Italia!)
e non ospitare sul proprio palco una reunion dei tizi che stanno dietro al progetto Rovigo Sounds (magari nel Cortile del Castello Estense) per eseguire dal vivo l'intera cassetta (anche in playback comunque andrebbe bene lo stesso, anzi farebbe più ridere). Sarebbe il coronamento di un sogno, sarebbe Maometto che va alla montagna quando la montagna non va a Maometto, sarebbero due mondi distanti che convergono e chissà cosa ne verrebbe fuori. Speriamo che avvenga il miracolo ma per ora accontentiamoci di PJ Harvey, National e Sufjan Stevens, in attesa di altri nomi, altre facce, altri suoni, altre leggende metropolitane.
E sempre nell'attesa di altri nomi, altre facce, altri suoni, altre leggende metropolitane il 26 febbraio sono andato a vedere l'immarcescibile Gianluca Grignani in concerto in un teatro di Ferrara (in un evento che sia chiaro non c'entrava nulla con Ferrara Sotto Le Stelle). Sono riuscito ad entrare calandomi dal camino del teatro, ero emozionatissimo perché per la prima volta riuscivo a vedere in concerto uno dei miei idoli nonché modelli di vita, è stato talmente bello che mi sono addormentato quando ha iniziato ad esibirsi e mi sono svegliato il giorno dopo quando nel teatro non c'era più nessuno. Peccato, mi sono perso le ballerine che ballavano mentre lui ed il suo gruppo suonavano, mi sono perso la quadrifonia (una cosa che solo chi è riccardone dentro può capire, ed infatti io non ho capito cosa sia), mi sono perso alcune loffie versioni dei suoi più grandi classici, mi sono perso i pezzi più recenti che non saranno mai all'altezza dei suoi primi tre dischi però ho letto in giro qualche recensione ed è come essere stato sveglio e partecipe per tutta la durata dell'evento, il che non è cosa da poco se si considera che almeno il 70% delle recensioni di concerti che appaiono sulla stampa musicale non sono per nulla emozionanti. La prossima volta comunque mi bevo un paio di caffè prima di calarmi dal camino e non se ne parli più.
1 commento:
http://tv.repubblica.it/edizione/bari/grignani-in-concerto-e-bagarre-anche-stavolta/63939?video
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