Tortoise @ Estragon, Bologna, 27 Novembre 2009
Un concerto per vecchi?
C'è tanta gente, ma sembra di essere rimasti fermi al 2001 -con tutto ciò che ne consegue in termini di livello socio-culturale del pubblico, relativa anzianità anagrafica e fumo di sigaretta prodotto.
Persi colpevolmente gli ottimi Bachi da pietra (peccato, sarebbe stato interessante confrontare il loro minimalismo con l'opulenza musicale dei nostri eroi) si passa direttamente al piatto forte della serata.
Soundcheck di durata biblica. Si teme il peggio, anzi si acquista consapevolezza di ciò che si dovrà sopportare in seguito. Carlos Santana?
I Tortoise sanno suonare in maniera divina ma purtroppo te lo fanno pesare, e - ciò non è bene.
Prima parte di concerto stellare, poi la stessa idea riciclata all'infinito per un tedio che finisce per rovinare ciò che di buono è stato inizialmente fatto.
Minime variazioni sul tema, tanta masturbazione mentale. Si dorme in piedi.
Qui non si suona rock, qui si spacca il capello in quattro. E poi in otto, in sedici e si ricomincia, senza pietà.
Chi si aspettava un concerto fresco e snello come l'ultimo, favoloso Beacons Of Ancestorship è rimasto deluso. Ma a quanto pare ero l'unico ad aspettarmelo, visto che a fine concerto il pubblico era in delirio.
Sono entrati ed usciti tre volte per il bis, manco fossero gli Yes. Ho passato una vita a combattere roba del genere, per me il rock è altro ma forse lo sconfitto sono io.
Non è stato un bel concerto, ma nemmeno si può dire che sia stato brutto. Non è stato nulla, me lo sono solo immaginato.
Il rock salire sul palco in uno stato avanzato di fattanza e sparare tutte le proprie cartucce (sia in senso figurato che nel vero senso della parola), non dimostrare con freddezza la propria bravura tecnica mediante sterili esercizi di stile.
Salgo in macchina che ho voglia di ascoltare i primi Royksopp, il che è tutto un dire riguardo cosa è stato per me il 2001 e cosa invece non è stato.
Buonanotte ai suonatori.
múm @ Bronson, Ravenna, 28 Novembre 2009
Da un concerto del genere mi aspetto tanto (anzi tantissimo), ma nello stesso tempo son perplesso. Forse soffro di sdoppiamento della personalità.
Temo molto la dimensione live per un progetto del genere, e temo molto la dimensione big band. Succede.
I múm li ho colpevolmente persi in qualunque occasione, perfino quando hanno suonato gratis a due passi da casa mia. Succede.
Si va a sentirli, incuranti dei dubbi e delle occasioni perse nel passato. Ed incuranti del rischio nebbia che come una mannaia ci pende sul capo.
Sorpresa: nonostante siano vestiti malissimo i múm suonano da dio.
Caldi e coinvolgenti, riescono perfino a far muovere e, perché no, a far ballare la gente.
Magistrali intrecci vocali, arrangiamenti maestosi, un batterista a dir poco formidabile. Grande band.
Una scaletta quasi del tutto incentrata sugli ultimi due dischi (quelli della svolta big band per intenderci) che ti convince definitivamente del fatto che i múm hanno solo tratto vantaggio dall'abbandono delle due gemelline e dal conseguente cambio di dimensione sonora.
Un solo bis: la celeberrima Green Grass Of Tunnel, che scatena ovazioni ed è pure meglio della versione originale presente su Finally We Are No One. Confermo e ribadisco: i múm hanno solo tratto vantaggio dall'abbandono delle due gemelline e dal conseguente cambio di dimensione sonora.
E si torna a casa, sfidando la nebbia. Il revival dei tempi che furono è talmente in voga che dopo aver idealmente raggiunto il picco più alto della carriera dei Subsonica si passa direttamente a White Pony dei Deftones. Ci sta tutto.
Bisognerebbe andare più spesso al Bronson, ma non sempre è bello sfidare così la nebbia. Dovrei trasferirmi a Ravenna, un giorno o l'altro lo farò. Sono stanco di seguire alla lettera le indicazioni del mio navigatore satellitare che regolarmente mi costringe a fare giri stranissimi per arrivare a destinazione.
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Dopo due giorni del genere la voglia di revival del 2001 è talmente alta che per qualche istante ho anche pensato di fare la cazzata definitiva di questi Anni Zero: andare di domenica sera a sentire i Placebo a Casalecchio di Reno.
I Placebo.
Nel 2009.
Brian Molko con i capelli lunghi.
Brian Molko, che probabilmente ha una parrucca visto che anni fa aveva la chierica.
Poi ho rinunciato, quaranta euro son troppi e pure tre concerti in tre giorni mi sembrano eccessivi. Ho una certa età, in tasca manca money e dunque è meglio ricordare le prodezze di Brian Mongo a Sanremo nel 2001, quando aveva ancora la chierica ed in evidente stato di ubriachezza ha devastato una chitarra in diretta tv. Si è preso raffiche di insulti dalle mummie che stavano sedute in platea ed ha reagito con una classe incredibile, è entrato nella leggenda ed ha da esserne parecchio fiero. Senza ombra di dubbio uno dei momenti più alti della storia della televisione italiana.
2 commenti:
I Mùm (luridi culighiacci) e i Placebo meritano la ghigliottina spuntata.
calcolo renale, fistola anale, blocco intestinale, vaglia postale: Alessandro Haber chirurgo in Fantozzi Subisce Ancora?
Esattamente. Alessandro Haber. Proprio lui.
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