Scoppiettante puntata domenicale di Che tempo che fa, l'antitrasmissione condotta da Fabio Fazio. Una domenica che poteva essere domenica scorsa ma pure la prossima o l'altra ancora, roba che non potevi chiedere di più e che te la ricorderai per sempre, attimi da vivere mangiando cibi relativamente pesanti ed ingozzandoti di pane fatto in casa appena sfornato. Accendi la tv, ti sintonizzi su Raitre e c'è subito un tizio che si fa chiamare Massimo Gramellini e si spaccia per un tizio che ha una rubrica chiamata La posta del cuore ma non se lo fila nessuno. È la sua ultima puntata dell'anno e vuol terminare in bellezza, e ci riesce benissimo: un melenso monologo (Fazio interviene ma non esiste, dunque trattasi di monologo) che si conclude con un super sputacchio in diretta tv, che va a posarsi direttamente sul bavero della sua giacca e resta ben visibile per alcuni attimi che paiono secoli. Nemmeno nel più bagnato dei sogni si vedono cose del genere, sembra incredibile ma era dai tempi di Frank Rijjkard vs.Rudi Voeller che zampilli di liquidi organici non raggiungevano dimensioni del genere. La parola squalo fa sempre un certo effetto, però Gramellini è un campione e come tale va riverito.
E poi il sommo Maurizio Milani che entra in trasmissione in sella ad un Ciao. Ho sempre sognato una scena del genere, ma vederla sul serio mi ha riempito di gioia sincera e mi ha illuminato facendomi capire cosa vorrei essere da grande. Come vincere mille euro con una tirata di dadi, con in più un delirante monologo che fa ridere a crepapelle i tre fortunati (quattro me compreso) che l'han capito e vissuto sul serio. Maurizio Milani è un genio, ed un giorno o l'altro il pubblico mainstream riconoscerà i suoi meriti e lo incoronerà miglior comico serio italiano. E quel giorno io sarò ai suoi piedi.
Salman Rushdie non ha detto nulla di nuovo ma lo ha detto con gran classe, ed è stato subito il turno di Enrico Mentana, l'ospite clou della serata. Questo uomo dall'afflato contemporaneo e dall'ispirazione altissima nel suo ibrido frizzante di indie pop ed afrobeat si è accorto dopo ben quindici anni che Mediaset è un gigantesco comitato elettorale ed ha sentito il bisogno di farlo sapere al mondo pubblicando un libro maestosamente intitolato Passionaccia. Un ragazzo che si è trovato sotto i riflettori senza nemmeno accorgersene (gira voce che sia stato catapultato in tv grazie ad una raccomandazione di Craxi, ma la notizia non è confermata) si racconta e non nega i particolari più scabrosi ai fortunati spettatori comodamente seduti a tavola e/o in poltrona: “ non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo, e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo...”, “mi ha sorpreso la determinazione a troncare un rapporto che durava da 17 anni”, “durante la campagna elettorale del 2001 al Tg5 si vedevano solo sbarchi di clandestini e furti nelle ville, ma nessuno mi ha mai imposto nulla perché avevo la massima libertà”, “mi hanno cacciato perché sono uno scomodo, non chino la testa e non dico sempre sì”, “hanno cercato la scusa per cacciarmi, non me lo meritavo dopo tutto ciò che ho fatto per loro”, “faccio l'anima candida e non ho scheletri nell'armadio”, “recitavo una parte: l'utile idiota. Ma non ditelo in giro”. Venti minuti di puro delirio, con il sempre coraggioso Fazio che cercava invano di prenderlo sul serio e si tratteneva a stento dal chiedergli perché, dopo anni passati a fare la parte di quello-di-sinistra-che-Mediaset-fa-lavorare perché a Mediaset c'è-pluralismo-e-lavorano-anche-quelli-di-sinistra, solo ora si è accorto di cosa è Mediaset e dell'enorme vantaggio mediatico che regala ad una determinata fazione politica – che solo per puro caso è la stessa del suo padrone. E magari Fazio avrebbe pure voluto chiedergli perché subito dopo essersi conto dell'aria che tira a Mediaset (e più in generale in Italia, visto che ormai Mediaset e Italia coincidono alla perfezione) ha pensato di scrivere un libro per guadagnare qualche soldino in più, ma non l'ha fatto perché è un gran signore. Fazio non ha voluto infierire, e ciò la dice lunga su quali siano le condizioni psicofisiche in cui versa attualmente Mentana.
Tanto valeva fare come Santoro, che si è fatto eleggere all'Europarlamento per poi abbandonare il seggio non appena si è presentata l'occasione per tornare in tv. O, ancor meglio, tanto valeva fare come Carlo Pellegatti, che è una vita che segue il Milan ovunque vada e non si lamenta mai, nemmeno quando la gente lo sfotte a tradimento o crea un suo falso profilo Facebook.
Ma di Carlo Pellegatti c'è ne uno, e chi è Mentana per cercare di scimmiottare quello che è un luminare del giornalismo sportivo (e non) italiano? E chi è Fabio Fazio per fare domande impertinenti ad un prestigioso ospite in studio?
L'anno prossimo Che tempo che fa sarà condotto da Carlo Pellegatti e non si noterà la differenza, ne sono sicuro.
3 commenti:
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Povero Gino insidiato dal nano malefico, massimo rispetto per te
@ gilesteta: leggendario.
@ alessandro: mi chiedo solo se le sopracciglia siano vere o disegnate. E' mostruoso.
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