Estate 1996. Gianluca Grignani non ne può più e sta sbroccando, ma deve pur sempre reagire (o almeno provarci). Si sente un pupazzo chiuso in una vetrina di giocattoli, non regge più la pressione causata dal clamoroso successo ottenuto col disco dell'esordio, è in crisi di identità, vuole fuggire dal retro. E la sua reazione, la sua autentica fuga per la libertà si chiama La fabbrica di plastica. Il tracollo di un uomo e la sua resurrezione.
Poche storie, La fabbrica di plastica è un disco clamoroso. Di quelli che ne esce uno ogni dieci anni e poi te ne ricordi a lungo, molto a lungo. Mai in Italia a livello mainstream si era sentita roba del genere, mai nessuno si era sognato di ripubblicare The Bends dei Radiohead con i testi in italiano ed un carico di paranoie ancor più doloroso dell'originale. Grignani ha successo ma se ne sbatte, sta male e vuole fartelo pesare. Ed ecco allora il tormento di un giovane che ha provato invano ad essere ciò che non è (la title track) e tenta ad affrontare i propri demoni (Il mio peggior nemico), acquisisce consapevolezza e si prende il lusso di condannare il bel mondo del rock e tutto ciò che ruota intorno alla sua galassia (Rokstar), di scrivere canzoni d'amore che suonano più come odi implicite all'uso di allucinogeni che come canzoni d'amore in senso stretto (+ famoso di Gesù, Testa sulla luna) e di raccontare nel dettaglio abusi chimici di vario tipo che ti consentono addirittura a vedere attrici che escono dallo schermo del cinema e ti portano via (L'allucinazione). Capolavoro.
Che poi all'epoca intorno a questo disco siano stati creati ad arte gossip e pettegolezzi vari (Grignani eroinomane, potenziale suicida, malato di Aids) e storielle buone solo per Tutto – musica e spettacolo (Grignani che va in Giamaica per ritrovarsi, ha la folgorazione e decide di farsi i dreadlocks, ma poi si pente, taglia i capelli in stile punk e li tinge di biondo) poco importa. Grignani era uno che si faceva intervistare da Baudo a Domenica In e farfugliava perché era in un palese stato confusionale, e anche solo per questo è da rispettare.
La fabbrica di plastica è stato un flop clamoroso e non se lo è cagato nessuno (tanto che sei mesi dopo l'uscita era già nel bancone dei cd nice price) ma il vero successo è esser figlio di se stesso e dunque quel disco è stato l'unico vero successo di Grignani. Un musicista che ha provato a fare quello che voleva, ha fallito completamente ma almeno ha riacquistato la propria autostima ed è tornato ad essere carne da dare in pasto alle belve feroci che popolano l'universo discografico italiano. Un musicista che ha capito che con certa roba in Italia non si campa ed è meglio fare marchetta, e che da quel momento è stato un po' più forte ed un po' meno solo.
Ciò non toglie che L'aiuola sia roba che meriterebbe di essere menzionata nelle Convenzioni di Ginevra , magari sotto una apposita voce denominata “torture più crudeli da infliggere ad un ragazzo in età post adolescenziale”.
L’Alcolock è “un’invenzione” italiana?
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In realtà, un Regolamento UE del 2019 obbliga i produttori di auto a
predisporre le vetture di nuova omologazione (o prima immatricolazione)
all'installa...
11 ore fa
12 commenti:
Bellissimo, concordo su tutto. Ricordo i giorni delle polemiche tra Grignani e i discografici che volevano altre canzonette alla Destinazione paradiso, mentre lui voleva fare altro. Ricordo che improvvisamente molti rocker duri e puri cominciarono a rispettarlo anche se - a dirla tutta - Grignani cercava di riciclarsi come un Cobain de noartri (si scrive così?).
Ricordo anche la sua scomparsa dopo quest'album e il suo grande ritorno con l'Aiuola, la sua resa senza condizioni. Ma d'altronde Gianluca è un figlio degli anni 90, la vittoria non è roba per noi :)
concordo su tutta la linea...e forza de rossi(anche se non c'entra nulla)... ;.)
grignani è uno dei miei eroi. me lo immagino mentre riempie un pentagramma di note ed accordi, poi cancella le cose troppo difficili e passa il pezzo ad un discografico!
sogno che un giorno, decodificando il testo di "l'aiuola" si scopra che vi si cela una poesia di verlaine...
ho letto che recentemente è stato indagato per un giro di coca in un bar di Crema.
il nome dell'indagine era "operazione paradiso".
chapeau.
bei tempi quando si faceva come un caimano ingrassando a vista d'occhio.
fino ad ora solo max pezzali è riuscito a batterlo.
Non so un cazzo di Grignani, ricordo che ne leggevo miracoli, ma su "Musica" di Repubblica e quindi non contava perche' erano cazzate. "L'aiuola" ha un riff uguale a quello di "Under My Wheels" di Alice Cooper. Cosi', per fare il rockerucolo pedante con le noticine noiose a pie' pagina.
Grande la fabbrica di plastica! Grignani era un mio compaesano e una volta l'ho visto andare su una pista ciclabile con la sua macchina.
non c'entra una beneamata cippa, ma non e' che uno di 'sti giorni sfoderesti una delle tue retrospettive su quel mito di Snow?
@ lollodj: qualcuno allora parlò addirittura di svolta punk per Grignani. Beata ingenuità.
@ sariti: forza Cassano! :D
@ micky: Grignani è il mio eroe. Soprattutto l'ultimo Grignani che si è presentato a Sanremo in camicia lilla ed in netto sovrappeso. E' raddoppiato e ci ha pure provato con una valletta in diretta tv.
@ makka: Pezzali si è mangiato Repetto, Grignani è stato troppo in quel bar a Crema. La differenza tra questi due grandi personaggi sta tutta qua.
Che abbiano chiamato l'operazione "Operazione Paradiso" è il segno del declino di un uomo.
@ niccolò: musica di repubblica era assurdo. Ogni artista in copertina sembrava (a detta dei redattori) essere l'uomo in grado di risollevare le sorti del rock. A tal proposito, commovente una copertina con Lenny Kravitz, già allora ampiamente bollito. Bei tempi.
@ felson: grazie per avermi allietato la serata con questo bellissimo aneddoto. Sono scene di vita vissuta che vanno condivise con più gente possibile.
Ti invidio molto per averlo visto. lo confesso.
@ matte: potrebbe arrivare, potrebbe arrivare...
Io mi ricordo un episodio spettacolare: un lettore che, a ragione, da' dei marchettari a Castaldo & Bertoncelli perche' hanno fatto un articolo + recensione sbavosissimi sui Lunapop, e i due cialtroni rispondono con toni moderati ma con un imbarazzo percepibile fin dall'Alaska che insomma, si dai, i Lunapop sono un gruppo beat con tutti i pregi e i difetti dei gruppi beat e insomma che puzzo di piscia che si sente fuori dal vaso qualcuno pulisca perdiana e perbacco.
capì un cazo
Quelli di Repubblica con XL hanno anche saputo fare di peggio...
Dico una cosa scomoda: i Lunapop facevano cacare a spruzzo, ma a me Cremonini e Ballo stanno simpatici. In giro per Bologna qualche volta mi è capitato di incontrarli, e proprio perchè mi stanno simpatici gli ho sempre riso in faccia.
Xl è improponibile.
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