29 agosto 2010

HOMO SUM: NIHIL HUMANI A ME ALIENUM PUTO.

A volte la vita riserva sorprese che non ti aspetti e che sconvolgono il tuo tran tran quotidiano, ma che alla fine cambiano in meglio la tua vita e ti forgiano, rendendoti una persona migliore o comunque dotata di maggiore autostima.

Tanto per dire, nei cessi dell'Autogrill Somaglia Ovest ho trovato una vecchia copia usata di Vanity Fair in cui era contenuta una fantasmagorica intervista ad Elio, una esilarante bombarda nella quale l'incommensurabile Stefano Belisari (ho scoperto dopo circa vent'anni che Elio in realtà non si chiama Elio ma Stefano Belisari, meglio tardi che mai) tra le altre cose stronca finalmente l'uomo più sopravvalutato del Pianeta Terra (ossia Giovanni Allevi, il pianista tarantolato che per un qualche inspiegabile motivo è considerato un genio totale e piace a chiunque voglia darsi un tono dimostrandosi un minimo colto agli occhi della gggente – e che tra l'altro piace sia a chi nel 2010 osa ancora indossare a testa alta maglietta dei Pink Floyd, pantaloni larghi a righe e calzature Birkenstock che a chi nella vita di tutti i giorni è un impiegato frustrato ma non per questo rinuncia a definire genio uno come Allevi) ma soprattutto arriva ad attaccare un autentico mostro sacro (nel senso che le troppe lampade l'hanno resa all'apparenza mostruosa ed in sovrappiù è pure molto devota a Gigi D'Alessio e a Dio) della canzonetta italiana contemporanea, ossia la sua collega giurata di X-Factor Anna Tatangelo.

Di lei, infatti, Elio dice (copiaincollo un pastone a caso da un blog trovato per caso grazie a Google, in quanto non posso attingere direttamente da Vanity Fair visto che la copia della rivista in questione l'ho successivamente nascosta nel banco frigo fra le noci di prosciutto al pepe, così non la troveranno mai dato che in ogni Autogrill che si rispetti le noci di prosciutto non le compra mai nessuno e sono sempre le stesse da decenni): “Se hanno scelto anche lei, è perché vogliono che si vada da un estremo all’altro. Io e lei siamo agli antipodi. Non ascolterò mai le sue canzoni, e non avrò mai un suo disco in casa, e altrettanto farà lei. Esprime un mondo che non mi interessa conoscere, ma condivido la scelta della produzione. Perché ignorarlo? Purtroppo, finora, ha già detto due, tre cose che mi hanno fatto rizzare i capelli in testa, e temo che non saranno le ultime. Io valuto il valore sulla base di dati oggettivi. Lei no, fa un po’ come Simona Ventura… giudica a pelle. E questo non lo sopporto, è un modo di fare superficiale, che mortifica chi, dall’altra parte, si gioca tutto. La Tatangelo voleva bocciare un candidato perché cantava in falsetto. E così ci siamo scontrati. Poi ha 23 anni e sembra ne abbia 37″. Standing ovation, anche se secondo me la Tatangelo dimostra almeno 45 anni e la sua musica mi imbarazza parecchio a livello bassoventrale (ma è solo una mia opinione personale che va presa per quello che é, ed oltretutto probabilmente in italiano il termine “bassoventrale” nemmeno esiste).

A quanto pare, dunque, quest'anno vale la pena di guardare X-Factor solo perché c'è Elio. E, con tutto il rispetto, non potrebbe essere altrimenti visto che, oltre ad Elio e alla Tatangelo, in giuria ci sono anche il fu Enrico Ruggeri e Mara Maionchi ed il presentatore è il figlio dei Pooh e di Don Giussani Francesco Facchinetti (che tra l'altro sta attualmente vivendo una infuocata storia d'amore con Alessia Marcuzzi e probabilmente sta coronando un sogno, visto che è nato nel 1980 e fa parte di quella generazione di ragazzi che si sono ammazzati di raspe con il calendario della Marcuzzi che usciva con Panorama nell'anno 2000)(Don Giussani approverebbe la scelta, io pure). E, qualora io avessi tempo e voglia, guarderò X-Factor e riderò dei cantanti in gara illusi di poter diventare famosi ma soprattutto riderò per ciò che in trasmissione Elio dirà alla Tatangelo. Ne vedremo delle belle, per me Gigi D'Alessio lo fa cacciare dopo tre puntate.

QUATTRO MINUTI: KLAXONS – SURFING THE VOID (Polydor)

VIA

Fare un disco con tre idee e mezza, e farlo pure bene. I Voivod che suonano Astronomy Domine strafatti di keta. Ross Robinson che produce un disco e riesce a tirar fuori dalle chitarre gli stessi suoni di Munky ed Head dei Korn. Il disco che i Cave In avrebbero dovuto fare ai tempi della svolta major invece di quella mezza cazzata di Antenna, quando giravano in tour di spalla ai Muse e non se li filava nessuno. I Muse strafatti di keta, e si torna sempre lì. L’incertezza, la precarietà, la malinconia, gli intrecci vocali più gay che si siano mai sentiti da parecchio tempo a questa parte. Nessuno si sarebbe aspettato un disco del genere da quei cazzoni dei Klaxons, ma loro hanno sparato fuori un mezzo capolavoro come Surfing The Void, Riusciranno anche a suonarlo dal vivo? Non lo so, e nemmeno mi interessa. Se la Lega mi garantisce lo stesso stipendio del Trota divento un militante leghista, uno di quelli che sono intolleranti verso chi ha la pelle anche solo lievemente scura. Però mi piace troppo il grande sogno berlusconiano di avere una abbronzatura inedita per me, quasi quasi faccio l’abbonamento ad un solarium così grazie alle lampade sarò abbronzato tutto l’anno alla faccia dei Klaxons che magari nel frattempo hanno pure imparato a suonare.

STOP

(Bastonate)(in quattro minuti, le prime impressioni casuali riguardo al nuovo disco dei Klaxons)

27 agosto 2010

NON VEDO SORRISI, MA MERDA E CRISI / CHIEDITI PERCHÉ... CHIEDITI PERCHÉ...



Water Veltroni è uscito dal loculo nel quale viveva da quando ha abbandonato la segreteria del moribondo Partito Democratico ed ha deciso di dire la sua. E lo ha fatto con una roboante lettera inviata inviata al Corriere della Sera ma indirizzata a tutti gli italiani (come se gli italiani leggessero tutti il Corriere, come se gli italiani leggessero ancora i quotidiani), un incredibile mattone di proporzioni bibliche significativamente intitolato “Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei”.

Già il titolo dovrebbe scoraggiare anche il più ardito ed ottimista dei lettori, ma c'è di più, molto di più. C'è che non si arriva alla fine (personalmente ho chiuso tutto quando ha parlato di “questa brutta estate” e sono andato al bar sotto casa a bermi un'orzata - parla per te Water, magari per te che vivi ai margini del giro che conta l'estate sarà stata brutta, ma la mia è stata una gran bella estate e mi sono divertito parecchio), c'è che parla col linguaggio tipico di chi ha perso totalmente il contatto con la gente reale e pur essendo una persona intelligente non vuole rendersene conto, c'è che è carica di boria, la boria tipica di chi si sente comunque indispensabile e non ha il coraggio di farsi da parte nemmeno dopo colossali figure di merda. Francamente, mi vergogno molto per lui.

Water Veltroni (il correttore automatico di OpenOffice insiste nel cambiare il nome del povero Veltroni da Walter a water, non ci posso fare nulla e lo lascio così- anzi no, inizio a chiamarlo Uòlter Ueltroni per non mancargli di rispetto) in quella esilarante lettera parla di tutto e il contrario di tutto, ma non propone mai soluzioni concrete. Non c'è un progetto solido, non c'è una idea che non sia qualcosa di bello da scrivere ma assolutamente impraticabile nel mondo reale (soprattutto se ti chiami Uòlter Ueltroni e non sai più cos'è il mondo reale) se non uno sterile antiberlusconismo d'accatto che servirà (eh sì, servirà... perché tutta questa menata della lettera agli italiani è il preludio ad una sua nuova discesa in campo come candidato alle future primarie del centrosinistra - si salvi chi può...) a raccattare i voti di chi senza lo spauracchio-Berlusconi non voterebbe una qualsiasi di quelle mummie chiamate leader del centrosinistra manco per il cazzo, ma che diventerà volontà di non attaccare Berlusconi nel momento in cui le poltrone che contano saranno state tutte occupate (perché lo spauracchio-Berlusconi fa sempre comodo). Uòlter Ueltroni dovrebbe prendere atto che è ora di lasciare lo spazio a qualcun altro, che lui le sue occasioni le ha già avute e di danni ne ha già fatti troppi. È ora di andare a lavorare seriamente, come fanno tutte le persone normali che si spaccano la schiena da mattina alla sera per portare a casa il pane con cui sfamare i propri figli.

Uolter Ueltroni non sei capace, ritirati. O almeno prova a far qualcosa per ritirare l'ignobile lettera scritta al Corriere, un monumento alla vacuità per il quale una qualsiasi persona normale si vergognerebbe tantissimo.

E tra l'altro la lettera di Uòlter Ueltroni al Corriere rappresenta un motivo in più (l'ennesimo) per sostenere la battaglia di Fulvio Abbate, candidato alle primarie del centrosinistra e sostenuto dai comitati Situazionismo e Libertà per Fulvio Abbate.

24 agosto 2010

VAMOS A LA PLAYA, TODOS CON SOMBRERO. EL VIENTO RADIACTIVO DESPEINA LOS CABELLOS.



È bufera: un mio post in morte del former italian president Francesco Cossiga è stato cancellato su intervento a gamba tesa dei Servizi Segreti e sostituito da una finta recensione del nuovo disco dei dARI, una cosa a caso non scritta da me (io non copio mai le cose scritte da altri, sia chiaro. Han fatto tutto per gettare discredito su di me perché ho osato scrivere ciò che pensavo su KoSSiga) da cui pertanto mi dissocio totalmente.

In pratica, mentre ero in vacanza alle Barbados con i miei amici Costantino Vitagliano e Daniele Interrante alcuni agenti segreti esperti in cyberbullismo hanno hackerato il mio blog per censurarmi. Eppure non avevo scritto nulla di male, mi ero solo limitato a dire

  • ora che è morto il senatore a vita Cossiga, i tizi del Popolo delle Libertà pur di non perdere un ulteriore voto al Senato lo porteranno ugualmente a votare utilizzando lo stesso stratagemma adottato con Bernie Lomax da Larry e Richard, i due protagonisti del film-capolavoro Weekend con il morto;

  • ai funerali la salma verrà caricata su un tank e la gente piangerà soprattutto perché verranno lanciati lacrimogeni in suo onore, come ai tempi d'oro;

  • segreto di Stato, ora e sempre;

ma qualcuno deve essersi offeso ed è successo l'irreparabile. Peccato, andrà meglio la prossima volta.

E mentre venivo ingiustamente censurato io ero in vacanza con Costantino e Daniele a spassarmela alla grande. Mi sono divertito un mondo, e come Antonio Cassano ora sono tirato a lucido (a detta dei cronisti sportivi, ogni anno Antonio Cassano si presenta al ritiro estivo della sua squadra dimagrito di 5 kg e tirato a lucido. Son circa sette anni che questo fenomeno accade, o Cassano ora è anoressico perché ha perso in tutto 35 kg oppure ogni anno durante l'inverno ingrassa parecchio) e pronto ad affrontare il rientro alla dura vita di tutti i giorni. Costantino si è dimostrato un vero mattatore, uno di quelli che nel bel mezzo di una conversazione ti chiede di tirargli il dito ed improvvisamente emette peti rumorosissimi scatenando l'ilarità tra i presenti (ma soprattutto tra gli assenti – o meglio, tra i mentalmente assenti), mentre Daniele cercava continuamente di coinvolgere in improbabili ragionamenti filosofici chi stava solo cercando di prendere il sole in santa pace, totalmente ignaro del fatto che sua moglie era chiusa in camera con due istruttori di capoeira a – ehm ehm – provare 25 cm cadauno di nuove piroette e contorsioni varie. Che personaggi! A pensare a quanto mi sono divertito in compagnia di Costantino e Daniele mi emoziono ancora, anche se mi son preso un paio di ceffoni da uno dei due istruttori di capoeira a cui ho chiesto se deve usare la protezione solare anche se ha la pelle nera (mi ha fatto malissimo ed il mio dubbio è rimasto lì, mi sa che dovrò iscrivermi a Yahoo! Answers per vederlo risolto). E poi la gente che sfoggia tatuaggi bruttissimi (di quelli che sono talmente standard ed inguardabili che ti chiedi se per caso i relativi proprietari siano stati minacciati con una pistola per convincerli a farseli imprimere sulla pelle), i napoletani in vacanza che anche se non si conoscono fanno branco e girano sempre in gruppo pur di tenere alto il nome della loro città e dell'Italia tutta, i napoletani con i tatuaggi inguardabili (praticamente tutti) che cercano di vestirsi come tronisti ma non gliela fanno perché nessuno è come Daniele e Costantino, due milanesi doc che come ogni milanese doc sono in realtà i napoletani del nord.

E si torna sempre lì, a Costantino Vitagliano e Daniele Interrante, prototipo dei due tronisti che tengono alto il buon nome dell'Italia all'estero proprio come faceva Francesco Cossiga quando era Presidente della Repubblica (o, meglio ancora, quando era Ministro dell'Interno) e noi tutti eravamo giovani, giovanissimi, bambini oppure molto probabilmente non eravamo ancora nati. Bei tempi quelli, quando c'era ancora la paranoia della guerra atomica ma il comunismo faceva ancora più paura.

19 agosto 2010

I LISTEN TO BANDS THAT DON'T EVEN EXIST YET, SO SHOW ME THE WRATH

Gli ultimi vent'anni sono stati caratterizzati, nella moda, nella musica e nell'arte in generale, dalla voglia di riprendere in ondate di revival tutta la storia della cultura popolare: se gli anni ’60 e ’70 si sono impossessati della seconda metà del periodo tra 1994 e inizio 2000, i “famigerati” anni ‘80 hanno cominciato a farsi sentire subito dopo e stanno per essere raggiunti dalla loro stessa sublimazione, gli anni ‘90. O almeno, così pare a sentire le prime voci che cominciano a rincorrersi on e offline, soprattutto in virtù del fatto che io questa maestosa intro l'ho copiaincollata a caso da un sito musicale trovato per caso anche se non ho ben capito bene cosa cazzo volesse dire tutto 'sto discorso sul passato che diventa futuro o presente. O il contrario. O il contrario del contrario. O il contrario del contrario del contrario. Chi lo dice sa di esserlo. Specchio riflesso, buttati nel cesso - e stop. E poi gli anni '90 sono iniziati con la cerimonia d'inaugurazione delle Olimpiadi di Barcellona del 1992 e sono improvvisamente finiti con il crollo delle Torri Gemelle nel 2001, dunque il problema non si pone.

Il problema vero è un altro: che fine hanno fatto dARI?
Questi coloratissimi ragazzini aostani nel 2008 mi avevano folgorato sulla via di Damasco e di Mino Damato (R.I.P.) con il loro pazzesco esordio Sottovuoto Generazionale; e fino a qualche tempo fa il titolo è stato davvero una promessa, per non dire una premonizione. Preveggenza, previsione, prêt-à-porter, il prete è alla porta che vuole impartirti l'estrema unzione. Dopo che Mtv e qualche sagace radio commerciale ha messo loro gli occhi addosso, la band si è eclissata dalla scena ed è parsa finire sottovuoto celando molti rumors (e molti petos) sull’uscita di un enigmatico secondo album bocciato dalla EMI. Pareva che la prima versione fosse troppo gay-pop e che la seconda fosse troppo macho, ma quanto pare grazie alla sapiente produzione di Ross Robinson i dARI hanno risolto ogni problema e sono finalmente riusciti a regalarci In Testa, il loro secondo, difficile album. I dARI son tornati, e non ce n'è più per nessuno. Lunga vita ai dARI, viva i dARI! Viva Ross Robinson! Ross Robinson, che i più credevano morto da tempo – ed invece è vivo e vegeto, buon per lui che non ha fatto la brutta fine del bassista degli Slipknot.

In Testa era molto atteso anche in virtù di questo alone messianico che gli veniva attribuito da molte delle riviste specializzate tipo Vice Magazine, Cronaca Vera, Mucchio Selvaggio o Fermoposta. Prima dell'uscita è stato da alcuni definito l'album che consacrerà definitivamente il recupero degli anni ‘90 (nella fattispecie rave, techno e acid house - con tutta la gadgetistica che ciò comporta, ossia glowsticks fluorescenti, smileys sotto forma di spille e droghe sintetiche, tutte cose di cui noi che eravamo troppo piccoli per gli after alla storica turbodiscoteca Il Gatto e La Volpe sentivamo parlare solo negli epici racconti dei nostri cugini più grandi), ma altro non è che una incosciente miscela tra elettronica digitalizzata(?!?) e suonata a palla ed un pop-rock che ammicca pesantemente al glam. In Testa è scioccante, purissimo. Doloroso. Ridicolo. Di una bellezza che abbaglia. Di una trashitudine che spaventa. Un disco “basso” come nessun altro nella storia della canzone italiana. E “alto” come nessun altro. Senza baricentro. I dARI sono quattro ragazzi alternativi a tutto tondo, con idee non poi così nuove (vedi gli anni ottanta più interessanti e meno conosciuti, quelli di Alberto Camerini) ma ben messe in pratica: se poi basta l’intro da techno-mosquito di Più di te per decretarla come band da rave, allora stiamo freschi. I dARI sono una band onesta che ha fatto un gran bel disco, non inventano nulla e non cambieranno la storia della musica ma faranno ballare migliaia di ragazzi, e questo è ciò che conta davvero. Il rave era un'altra cosa, il rave era una cosa seria su cui non si scherza, come la politica o la religione. I'm a raver baby so why don't you kill me. Questi sono su un altro pianeta, più alto o forse più basso. Il pianeta delle scimmie, il pianeta della scimmia sulla schiena.

ll disco infatti utilizza sì basi molto ballabili, ma non si sgancia assolutamente dal concetto di musica che la sta facendo da padrone in questi ultimi anni e funziona bene, dannatamente bene. Teenage Rock con grooves, una comunicatività Pop violentemente diretta e testi che centrano l’immaginario medio della post-adolescenza italiana, tra diaristica metropolitana spicciola, sogni televisivi e una corposa innocenza piccolo borghese. il vero valore aggiunto che mi fa applaudire a questi ragazzi è l’approccio sincero, schietto e senza paura, quasi iconoclasta ed oltraggioso – come se un redivivo GG Allin si mettesse a fare musica per teenagers post-Anni Zero. Ad esempio Più di te, grazie a martellanti passaggi televisivi, è il brano più conosciuto, nel quale la fantasia di un pop alla Bluvertigo (magari sembro esagerato ma la teatralità è quella) o di una spensieratezza alla maniera dei ultimi Faint, trova compimento grazie alle tecnologie attuali che sapientemente affinano e limano ogni speculazione sonora azzardata. Ed anche ogni speculazione edilizia, tanto per usare in termine molto di moda negli ultimi dieci/vent'anni di regime berlusconian-cattocomunista.

L’underground rimane comunque una prerogativa e componente indicibile dell’indie titolato del nuovo millennio, ma in fondo chi se ne fotte quando abbiamo a disposizione musica del genere e testi degni del miglior Max Pezzali, quello di La regola dell'amico? Canonica L'amore ci chiama, psichedelica senza pudore Difettosa (potrebbe benissimo appartenere al repertorio MGMT) macchiata dalla consueta pillola d’ecstasy da laboratorio. Molte influenze senza per forza un filo elettrico conduttore, come diceva quel grande filosofo di Giovanni Lindo Trapattoni... per esempio, Toccami il cuore prende molto dal pop articolato dei Garbage, mentre l’indimenticabile Esco ha qualche sporadico debito con i Subsonica della tentata-poi-abortita svolta rock. Da Me contiene tutti gli ingredienti del caso - più rock che elettronica comunque - ma senza dosi da alta-pasticceria: l’improvvisazione anche in studio sembra una prassi per i dARI, che si affidano al loro inesperto, ma coraggioso fiuto. Hanno fiuto come cani da tartufo, fiuto per i ritornelli killer e per le melodie che funzionano. Come i cani da tartufo, ma con gli strumenti musicali al posto dei tartufi. Tartufon quello della pubblicità, e si torna a certi anni '80 e ai primi '90, e si torna alle dosi da alta-pasticceria. Apocalittico Bonjour, brano non certo di punta ma che giustifica lo spessore di una band che non ha paura di spaziare in lungo ed in largo oltre le galassie musicali conosciute. Anche qui ho copiaincollato un intero paragrafo di una recensione altrui sostituendo però nomi dei brani e dei gruppi, non si capisce nulla del contenuto ma va bene così. Questa si chiama classe. Classe di Ferro e la sigla scritta da Jovanotti mentre era nei militari. È la storia di uno, di uno regolare. Tutto regolare, come dicevano i dARI del primo album. Il cerchio si chiude, la strada è malata, l'ultima dose di droga è finita e non esiste mai nessuna città in fiore fiorita. Fiorello col codino quando conduceva il Karaoke e pippava di coca come nessun altro nel firmamento televisivo italiano. Passiamo alla conclusione.

Una domanda sorge spontanea, anzi due: potrebbero i dARI far scuola, e potrebbero avere la stessa genialità dei Sonic Youth targati Evol? Boh, aspettiamo che ritornino sul pianeta Terra per giudicare… ed aspettiamo di trovare in rete altre recensioni da cui copiaincollare interi tranci a caso. Resta il fatto che i dARI sono i nuovi 883 ed In Testa è un disco stupendo , ma i soliti indie-snob non se li fileranno per niente perché troppo impegnati a strapparsi i capelli per il nuovo, bolsissimo disco dei Klaxons. Il mondo è bello perché è vario, il mondo è bello perché è avariato.

14 agosto 2010

GET OFF THE CROSS THE WOOD IS NEEDED



È estate, e come ogni estate che si rispetti è tempo di tormentoni estivi, ossia canzoni che senti più o meno dappertutto e che resteranno scolpite nella memoria della gente in quanto “colonna sonora di una stagione che parte circa a maggio e finisce circa a settembre, con grosso rimpianto perché finiscono le vacanze e si ricomincia a lavorare (o ad andare a scuola)”. Il tormentone di quest'estate è sicuramente Alejandro di Lady Gaga, una cosuccia che manca poco e la senti anche quando paghi il pedaggio al casello autostradale e che se esistesse ancora il Festivalbar lo vincerebbe sicuro perché è una droga che ti entra in testa e non ne esce più. Ti entra talmente in testa che ci metti parecchio tempo a renderti conto che Alejandro è copiata pari pari da Don't Turn Around degli Ace Of Base, ossia un singolo minore di quella che a mio insindacabile giudizio è la miglior band svedese di sempre (Don't Turn Around è singolo minore solo perché non è riuscito a ripetere il successo commerciale di All That She Wants e The Sign, mica perché sia brutta o altro), ma quando te ne rendi conto ci rimani parecchio male perché capisci che Lady Gaga non ha inventato nulla ed a volte copia pure in maniera spudorata, senza nemmeno provare a camuffare o al limite dire che ha preso un sample e ci ha confezionato una base molto orecchiabile e ruffiana.

Comunque, pippe mentali le mie. Questa popstar famosa in tutto il mondo copia bene, sceglie le fonti giuste e fa bene a scopiazzare (diciamocelo, il grosso del pubblico di Lady Gaga è nato dal 1986 in poi e per ovvi motivi anagrafici non ha potuto vivere la gloriosa stagione della musica da autoscontri – e dunque non conosce gli Ace Of Base se non per sentito dire o sentito dopo casuale download) perché tanto nessuno se ne accorge o vuole accorgersene. Questo è pop, fatto bene e che diverte la gente (e che ha pure un minimo di cose da da dire ed è accompagnato da video animati da un minimo di spirito iconoclasta), ed il fatto che Lady Gaga abbia voluto – ehm ehm – omaggiare gli Ace Of Base non è che la conferma che Lady Gaga è una geniale truzza da autoscontri, una di noi che ce l'ha fatta a sfondare e che ora si gode il suo momento di celebrità. Magari tra dieci/quindici anni la vedremo in quegli speciali di Mtv Usa dedicati alle one-hit wonders che poi vengono replicati random da Mtv Italia, ma chi se ne importa? L'importante è adesso, non tra quindici anni quando saremo tutti calvi e sovrappeso.

12 agosto 2010

(GIAN)CARLO TULLIANI, RAGAZZO


Alcuni illuminati politologi affermano che possedere un fottio di giornali e giornaletti, tv e mezzi di informazione vari ed eventuali non serva a nulla, però intanto su Chi sono uscite le foto di Giancarlo Tulliani che lava la sua Ferrari ed anche le massaie che passano le loro giornate davanti alla tv si son rese finalmente conto che i finiani sono un grave problema per l'Italia e vanno annientati con tutti i mezzi possibili ed immaginabili.

Cioè, Berlusconi si autodefinisce un liberale e poi per annientare Fini vengono pubblicate le foto di suo cognato che lava una macchina di lusso? Fanno così schifo il lusso e la ricchezza? Questo è stalinismo, però di quello all'italiana – cioè tutti i ricchi fanno schifo tranne uno, il Capo. Questo è classismo.

Comunque la vicenda Fini-casa di Montecarlo è grottesca. Berlusconi ancora una volta dimostra di non saper governare ed allora deve ricorrere a dossier più o meno veritieri per condizionare l'opinione pubblica e ricattare avversari ed ex alleati. Scava nel passato dei familiari di Fini, trova cose poco chiare su una casa a Montecarlo occupata dal cognato ed allora i giornali di sua proprietà iniziano a martellare. Giorni e giorni di gogna mediatica poi i finiani per uscire dall'angolo fanno ciò che la (ridicola) sinistra italiana non ha mai fatto in quindici anni: chiedono conto a Berlusconi di come ha acquistato da una minorenne la villa di Arcore, della attività di dossieraggio che è solito praticare per annientare gli avversari e delle società offshore a cui (forse) ricorre per evadere il fisco. Praticamente, hanno fatto ricorso ai medesimi argomenti da lui utilizzati per screditare l'ex alleato Fini. Geniale, anche perché ora Berlusconi sembra diventato improvvisamente più mansueto, ma è la classica quiete prima della tempesta. Ci sarà parecchio da ridere, però intanto i veri, grossi problemi del paese son sempre lì irrisolti.

E come finirà questo teatrino dell'assurdo?

La vicenda andrà avanti ancora per molto tempo e ci saranno ancora parecchi colpi di scena, tutti da ridere tantissimo. Sarà una cosa tipo la celeberrima vicenda Telekom-Serbia di sei anni fa, anche perché il nuovo Igor Marini c'è già e si chiama Luciano Gaucci. È solo questione di tempo e partiranno le sue scottanti rivelazioni, che verranno prese per oro colato dai vari Cicchitto, Capezzone, Bondi e tutti gli altri nani e ballerine della corte berlusconiana e che formeranno oggetto di dibattito mediatico almeno fino a settembre. Il tutto si concluderà improvvisamente e senza un nulla di fatto quando verrà fuori che uno degli accusatori (magari chi si occupava della gestione del patrimonio dell'ex AN) è l'unico soggetto direttamente coinvolto nell'affare ed allora è meglio tacere e passare ad altro (tra l'altro, in Telekom-Serbia venne fuori che l'unico che si era veramente intascato soldi era l'attuale finiano Italo Bocchino, uno dei componenti della commissione parlamentare che indagava sulla faccenda ed oggi super-difensore della legalità). L'Italia è un paese fantastico, anche (e soprattutto) perché capitano cose come queste ed i mezzi d'informazione di regime non parlano d'altro salvo poi tacere quando tira aria di burrasca per il Capo.

UNA LACRIMA SUL VISTO




Un paio di giorni fa mi è capitata una cosa strana: ho scambiato Bobby Solo per James Murphy/LCD Soundsystem. Può succedere (soprattutto dopo aver bevuto un paio di flaconi di sciroppo per la tosse con quaranta gradi in agosto)(scherzo, non bevo litri di sciroppo solo perché contiene codeina), anche perché ero lontano da casa, andavo di fretta, c'era caldissimo. il manifesto del concerto di Bobby Solo era scolorito e poi l'ho visto in lontananza. Mi ero illuso che suonasse(ro) LCD Soundsystem vicino a Ravenna, ma quando mi sono avvicinato ed ho visto che il tizio sul manifesto non era James Murphy ma Bobby solo ci son rimasto molto male. Pazienza, sarà per un'altra volta.

10 agosto 2010

DON'T LOOK BACK IN ANGER

La situazione politica italiana mi entusiasma talmente tanto che quando vedo un qualsiasi telegiornale inizio prima a pensare che alle prossime elezioni voterò per Gianfranco Fini, e subito dopo ho un ripensamento ed inizio a dire a me stesso che no, uno che è stato fascista non posso votarlo e poi Nichi Vendola è meglio ed allora voterò per lui.

L'unica è che non c'è scampo, a marzo si vota ed allora dovrò per forza scegliere uno dei candidati (di non votare non se ne parla, ho talmente rispetto per chi ha versato il proprio sangue per permettere a noi, a voi, a tutti di votare che al seggio ci vado comunque, ed al limite annullo la scheda). Le ennesime elezioni, l'ennesimo referendum sulla figura di Silvio Berlusconi, l'ennesima non-scelta tra l'essere virtualmente a favore di un uomo contraddistinto da svariati complessi di inferiorità che ne condizionano l'operato ed essergli virtualmente contro. Son sedici anni che in Italia va avanti così, godo di diritto di voto da circa dieci anni e mi sarei anche rotto le palle di questo andazzo, ma non ci posso far nulla e mio malgrado subisco.

Nel 1994 si parlava di Seconda Repubblica, ma questa a me pare una monarchia bella e buona. Tutto gira intorno a lui, ma sparito Berlusconi sparirà il resto. Crollerà un sistema di cortigiani pronti a dirgli sempre sì, sparirà un'opposizione che ha come unica ragione di essere l'antiberlusconismo e non ha mai avuto una proposta chiara. Sparirà anche Di Pietro, e ci sarà da festeggiare per giorni e giorni per la sua scomparsa dalla politica italiana. La Lega tornerà ad essere un partito che esiste solo al nord. Cambierà il sistema elettorale e verranno reintrodotte le preferenze come ai bei tempi che furono. Non cambierà nulla perché in Italia tutto cambia per non cambiare, ma almeno avremo l'illusione di poter (forse per la prima volta in più di cinquant'anni di storia repubblicana, ma sicuramente sto esagerando) scegliere tra proposte alternative e non complementari.


La vicenda della casa a Montecarlo del cognato di Fini è palesemente il solito trabocchetto mediatico organizzato da quel burlone di Silvio per annientare i compagni di Futuro e Libertà. Più o meno come mettere merda in un ventilatore e vedere di nascosto l'effetto che fa, solo che in questo caso il ventilatore corrisponde alla stragrande maggioranza dei media italiani. Speriamo che sbuchi di nuovo fuori Igor Marini, speriamo che Fini resista alll'assedio altrimenti mi gioco il mio ingaggio come cameriere alla Festa Tricolore di Futuro e Liberta a Mirabello (FE).

06 agosto 2010

FANCULO, ITALIA DI MERDA (alle urne! alle urne!)



Un paio di sere fa stavo cenando con un toast messo insieme con mezzi di fortuna (leggasi avanzi freschi di giornata, così tanto per risparmiare qualche danaro) e nello stesso tempo stavo guardando il Tg4 (non c'è un legame tra le due cose, anche se potrebbe sembrare). Sempre la solita solfa di Tg4 che presenta un'Italia che non esiste se non nella propaganda berlusconian-cattocomunista e fino all'ultimo è sembrato che non dovesse succedere nulla di rilevante, ma all'improvviso è comparso sullo schermo del mio televisore Emilio Fede che intervistava in spiaggia Fabrizio Corona e nulla è stato più come prima. Tanto per dire, non son più riuscito a finire il toast ed ho dovuto gettarlo dalla finestra (ferendo un passante perché il toast era stato messo insieme con mezzi di fortuna, ma non è questa la sede adatta per approfondire i risvolti giudiziari legati a questo sfortunato quanto bizzarro avvenimento). Da piccolo sono stato un Ritalin-child, certe cose mi turbano ancora.

L'intervista è stata talmente entusiasmante che nessuno ha ancora avuto il coraggio di postarla su YouTube. Ad un certo punto Emilio Fede ha fatto a Corona una domanda assolutamente criptica e Faber ha risposto iniziando a mostrare a caso i suoi tatuaggi ed il significato intimamente legato ad ognuno di essi. È stata l'apoteosi di un pezzo di grande giornalismo, è stato come farsi un paio di cilindretti verdi di quelli che giravano nell'annata '01/'02, solo che probabilmente calando un paio di quei gloriosi cilindretti verdi i telespettatori comodamente seduti di fronte alla loro tv avrebbero lasciato sul campo una quantità inferiore di neuroni. Favoloso.

Interviste come quella di Fede a Corona sono state chiaramente concepite per scopi ricreativi. Non possono essere prese sul serio come fa certa sinistra che non capisce i desideri & le aspettative della gente comune e poi perde sempre le elezioni (e le perderà anche ora che Berlusconi pare ormai giunto al capolinea della sua avventura politica), non possono farti incazzare perché sono fatte per sballarti e farti dimenticare i piccoli-grandi problemi della vita quotidiana. E poi, non capisco cosa abbia Fabrizio Corona che non va: si è fatto (fare) il culo per emergere, sa cos'è la cultura del lavoro (e, più in generale, sa cos'è la cultura), è bello, è muscoloso, ha una fidanzata argentina che pippava ma ha smesso (ora la sua fidanzata fa la pubblicità dei telefonini), stava insieme a Nina Moric ma ha pensato bene di mollarla dopo che lei si è trasformata in un orco grazie ai prodigi della scienza e della chirurgia estetica, guadagna molto, fa una bella vita, è famoso in tutto il mondo, scrive libri che sto cercando da tempo ma non riesco a trovare. Probabilmente è tutta invidia, ed aggiungerei che è tutta invidia anche per Emilio Fede – che c'ha tipo ottant'anni ma ne dimostra venti in meno e si gode la vita alla grande.

Se qualcuno non posta al più presto su YouTube il filmato di Fede che intervista Corona inizierò a fare dei sit in di protesta di fronte alla Questura di Milano, se condanneranno davvero Corona ad un anno di reclusione perché guida senza patente mi incatenerò alla porta della Questura di Milano. Fabrizio Corona libero, se ne vadano affanculo i toast messi insieme con mezzi di fortuna per risparmiare denaro che poi ti pentirai di non aver speso, la vita vera è un'altra e bisogna viverla fino in fondo a costo di bruciarsi.

04 agosto 2010

È BRAVO, MA NON SI APPLICA

La settimana scorsa al Lidl ho comprato un navigatore satellitare pagandolo solo 50 euro. Ha un sacco di funzioni e mi porta dove voglio, però intanto alla prima uscita è andato in tilt, mi sono perso lungo strade a me totalmente sconosciute ed il risultato è che sono finito in un locale della provincia veronese a sorseggiare un aperitivo col mio caro amico Daniele Interrante.

Interrante era da solo al bancone del bar, lo stereo suonava musica lounge ed io mi sono avvicinato per salutarlo. Se nella stanza ci fosse stato un palo avrei fatto un paio di numeri alla Gene Kelly, ma visto che non che non c'erano pali (e nemmeno traverse o righe bianche) mi sono limitato a chiedergli come andava la vita e a parlare con lui del più e del meno (soprattutto del meno).

Lui sembrava felice di vedermi ma – colpo di scena – dopo un po' ha estratto dal marsupio un cd e me lo ha allungato, facendo in modo che nessuno se ne accorgesse. “Questo è il promo di The Suburbs, il disco nuovo degli Arcade Fire”, mi ha detto, “iniziano a diventare veramente famosi e tra poco saranno in grado di riempire gli stadi come gli U2. Me l'ha passato il mio agente Lele Mora, uno che di buona musica se ne intende. Ascoltalo finché sei in tempo. Tra qualche mese piaceranno a tutti e potrai scordarti di loro”.

Io ero senza fiato, non sapevo nemmeno cosa dire. Ho cercato di fingere uno svenimento per fuggire alla situazione imbarazzante, ma non c'è stato verso perché Interrante ha ricominciato a parlare. “È un bel disco, anche se un tantino inferiore ai precedenti. Le buone canzoni ci sono, solo che mancano quei crescendo epici che erano un po' il marchio di fabbrica (o, per i detrattori, il marchio di infamia) i questa band. Il disco sembra discontinuo, in realtà tutte le canzoni sono legate da un unico filo logico narrativo. Raccontano una storia, è quasi un concept album. Se la durata ti pare eccessiva, pensa a questo e ti passerà”. Non ho ben capito cosa volesse dire quando parlava di filo logico narrativo ma ho finto interesse ed ho continuato a lasciarlo parlare. “Necessita di parecchi ascolti per essere digerito e capito. Le stesse cose dei dischi precedenti, ma viste da un'altra angolazione. Ci sono dentro Bruce Springsteen, Neil Young, i Cure, i Joy Division, lo shoegazing. Il singolo omonimo ricorda gli Sleepy Jackson e c'è un brano cantato dalla tizia in cui ci sento dentro addirittura Dee D. Jackson. Non ricordo il titolo perché io i titoli non li leggo mai, ma è così. Fidati.”

E Daniele Interrone ha continuato a parlare. Ha raccontato che andrà a vederli a settembre ad un festival a Bologna, che Lele Mora gli ha trovato gli accrediti per andare nel backstage, che a quel concerto suoneranno un sacco di band fichissime che musicalmente hanno molto in comune con gli Arcade Fire, ha parlato e parlato. Mi ha pure chiesto se trenta spritz bevuti in un pomeriggio sono compatibili con la vita umana, ma io non ho saputo dargli una risposta perché ormai non lo ascoltavo più. Pensavo al promo di The Suburbs e fremevo dalla voglia di rimettermi in viaggio solo per inserirlo nel lettore cd della mia auto e lasciarlo andare in loop, ma soprattutto pensavo che l'ideale per vivere bene ed essere sempre in forma è non fare sport, perché se pratichi qualche sport poi quando smetti ingrassi tantissimo e non torni mai più in forma. Personalmente io mi mantengo giovane grazie alle radiazioni emesse dallo schermo del mio pc, ma non ho voluto dirlo ad Interrante che nel frattempo aveva già l'occhio vitreo e la bava alla bocca (e mi faceva pure parecchia paura).

Ho acceso la macchina e sono fuggito, e sto ancora guidando. The Suburbs è ancora lì che gira nel mio lettore cd, si sta dimostrando bello però intanto alla prima uscita è andato in tilt, mi sono perso lungo strade a me totalmente sconosciute ed il risultato è che sono finito in un locale della provincia veronese a sorseggiare un aperitivo col mio caro amico Daniele Interrante.

(Bastonate)

03 agosto 2010

DON'T WORRY ABOUT THE GOVERNMENT



E così alla fine della storia i cosiddetti finiani se ne sono andati dal cosiddetto Popolo della Libertà. E sono trentatré alla Camera e dieci al Senato (e non dodici come credevano quelle due menti superiori di Gasparri e La Russa). E c'è la fila per entrare. E si sono scelti proprio un bel nome – Futuro e Libertà – che pare uscito dalla mente di Alessandro Pavolini invece è solo frutto della genialità di Luca Barbareschi, l'intellettuale del gruppo. E Berlusconi non ha più i numeri per governare tranquillo, e sta cercando di comprarsi chiunque sia alla Camera che al Senato (finora si è comprato Daniela Melchiorre offrendole un posto da viceministro, ma a breve arriveranno altri colpi del mercato estivo – ci vorrebbe il povero Maurizio Mosca col pendolino per prevedere cosa succederà, ma ci sarà da ridere comunque). E Casini e Rutelli hanno negato che sosterranno Berlusconi, dunque è probabile che presto gli daranno sostegno. E Bossi ha parlato di venti milioni di elettori leghisti pronti a tutto pur di difendere l'attuale governo (dove sono i fucili? Ma soprattutto, ce la fa Bossi ad usare un fucile senza l'aiuto della badante?). E quel fascista di Di Pietro propone di rifondare la sinistra e di fare un partito unico con il Partito Democratico dopo aver rifiutato all'indomani delle ultime elezioni politiche per potersi accaparrare un sostanzioso rimborso elettorale da gestire a suo piacimento. E il Partito Democratico come al solito non ha una posizione e non ha una proposta alternativa, e pur di rimanere in piedi offrirà sostegno indiretto a Berlusconi, perché senza di lui nessuno voterebbe più PD (e sparirebbe pure Di Pietro, ma ciò non è necessariamente un male).

Per queste e tante altre ragioni non possiamo che apprezzare ciò che stanno tentando di fare Fini ed Italo Bocchino. Ci avranno messo quindici anni a rendersi conto che Berlusconi è illiberale, però almeno se ne sono resi conto ed è questo ciò che conta. Sento che ci sapranno regalare parecchie soddisfazioni, diamogli tempo e non ci deluderanno. Per queste e tante altre ragioni non possiamo non dirci finiani, non possiamo non dirci bocchinari.

Il disco più brutto dell'anno (almeno fino al prossimo dei Klaxons che uscirà a breve): KELE - THE BOXER

Stroncare o no “The Boxer”, il disco dell’esordio da solista di Kele Okereke dei Bloc Party (o ex dei Bloc Party. Non è dato sapersi se il gruppo sia o no ancora attualmente in vita, ma la questione di cui stiamo discutendo ora non è questa. La questione è il disco d’esordio, il resto non conta)? This is the problem.

La stampa specializzata ultimamente a riguardo ci ha raccontato di tutto. Kele che vuol crescere. Vuole rinnovarsi, rinnovare la sua musica, rinnovare la sua Arte. Ha in testa dei progetti. Ha in testa un’idea meravigliosa. Sta facendo kick boxing. Sta sviluppando muscolatura. È tirato a lucido. Dichiara di essere omosessuale. Diventa un esempio. Apre un blog, anzi un fotolog. Fa tante foto, suda, sta lavorando al disco, ci crede ed è sicuro che verrà fuori una bella storia. Beato lui.
Le buone intenzioni c’erano tutte, è che Kele si prende un tantino troppo sul serio e la sua musica ne risente parecchio. È convinto di avere tante cose da dire ed è convinto di avere i mezzi per farlo da solo senza i suoi (vecchi) compagni di viaggio, però poi cade sul più bello sputando fuori un disco nato già vecchio perché non è basato su un’idea propria, un disco che prende scarti dei Bloc Party peggiori (per intenderci, quelli di “Intimacy”) e li appiccica a basi elettroniche scontate e francamente imbarazzanti.

Ed allora ecco che lo inserisci nell’apposita fessura ed il lettore cd spara fuori la fidget di “Walk Tall”, la drum ‘n bass fuori tempo massimo di “On The Lam”, la trance alla camomilla del singolo “Tenderoni”, i TV On The Radio copiati utilizzando un foglio di carta carbone di dubbia qualità di “The Other Side”, la “Idioteque” virata in chiave puramente democristiana di “Everything You Wanted”. Poi Kele vuol fare la parte di quello colto&profondo e si gioca il carico da novanta: gli archi pizzicati e il controcanto di voce femminile di “The New Rules”, ma a quel punto il lettore cd è stato già spento ed il cd è stato lasciato a prendere polvere perché lo strazio si era fatto insopportabile. L’unico sussulto di un disco da coma profondo è “Unholy Thoughts”, ma è un sussulto che dura troppo poco e soprattutto SONO i Bloc Party, chitarra-basso-batteria compresi. Il resto dell’opera è un mattone difficile da digerire, talmente difficile che non vale nemmeno la pena menzionarlo in questa sede.

Troppo poco per un disco che si proponeva come una svolta nettissima nella carriera del buon Kele, troppo poco per un personaggio che ci è stato contrabbandato come un nuovo Thom Yorke o (addirittura) un nuovo Bono Vox. Dispiace stroncarlo perché in fondo è un bravo e simpatico ragazzo, ma dischi noiosi e prevedibili come questo non meritano pietà alcuna.
Peccato, ci avevamo creduto. Ma per fortuna ci siamo accorti in fretta della sòla.

(Indie For Bunnies)