14 luglio 2009

DENTRO AL BUIO DEL LOCALE / MUSICA CHE È SEMPRE UGUALE

Ci sono arrivato: la Siae è un'associazione a delinquere.

O, quantomeno, la Siae così com'è concepita non ha nessuna ragione di esistere ed andrebbe smantellata, possibilmente devolvendo in beneficienza il suo (enorme) patrimonio.

E ci sono arrivato dopo una torrida giornata trascorsa in una sperduta piscina di una sperduta località del nord-est che lavora e che produce. La radio dello stabilimento suonava e suonava, e la gente ascoltava e non ascoltava, ma sarebbe stato meglio tapparsi le orecchie o scappare a gambe levate: Radio LatteMiele ha mandato in loop le stesse canzoni per una giornata intera, e le mie lamentele con la direzione non hanno ricevuto alcun riscontro. Tu chiamale se vuoi emozioni, ma di Lucio Battisti purtroppo non c'era traccia.

Solo musica italiana, ma di quella che fa accaponare la pelle: Venditti, Baglioni, Alice, il Liga, gli Audio 2(!), Anna Tatangelo, Cesare Cremonini, Giusy Ferreri, Vasco Rossi, Vasco Ronda, Tiziano Ferro e via discorrendo, in un tripudio di canzoni tutte uguali a sé stesse, come in un ipotetico Truman Show imbastito con il solo fine di rompermi i coglioni fino ad esaurimento scorte. Però almeno cose del genere aiutano a capire, e non è cosa da poco. Nella vita è sempre utile capire che il pop italiano da classifica fondamentalmente fa cacare ma la gente continua a non rendersene conto perché non presta attenzione mentre lo ascolta. Ti fa crescere intellettualmente.

Prendiamo ad esempio Antonello Venditti, un uomo che non ha più nulla da dire da almeno vent'anni ma continua a vendere tonnellate di dischi. Nel corso ddella giornata ho potuto ascoltare cinque volte Benvenuti in paradiso, quattro volte Alta marea ed altrettante volte Amici mai, ed ho potuto constatare che le canzoni di Venditti sono tutte uguali e, quando provano un attimo a smarcarsi da una formula precostituita, è perché sono rifacimenti/plagi di brani che hanno avuto successo all'estero. Un fuoriclasse, direi. Lo stesso discorso vale per il Liga, per Vasco e per ogni altro artista citato in precedenza (salverei Tiziano Ferro, che è parecchio bravo ed almeno ci mette del suo - anche se non sempre ce la fa). Passavano sempre le stesse canzoni e le persone intorno a me non se ne rendevano conto, segno che il superpop italiano da classifica è musica che non è in grado di incidere e non lo si nota nemmeno. O alle orecchie della gente forse è suona talmente familiare e rassicurante (perché sempre uguale a sè stesso, si ripete e non esce mai dalla formula che ha avuto successo) che nemmeno ci si fa caso. Un dato di fatto, da prendere così com'è (Venditti non si discute, Vasco non si discute, la Pausini non si discute, eccetera). Oppure un sottofondo ideale per essere messo nel cellulare come suoneria, nulla più.

E che c'entra la Siae in tutto questo? C'entra, eccome se c'entra. La Siae fa gli interessi di Venditti e dei grossi musicisti - quelli che riempiono le arene suonando sempre la solita sbobba, senza mai evolvere – e non gli interessi degli emergenti (e per emergenti non si intendono quei babbei che escono da Amici o X Factor, ma chi ci crede veramente) che si fanno il mazzo per suonare in giro, fanno la gavetta e se potessero sputerebbero in faccia ai tizi che suonano la cover di Bocelli nello spot della Tim ma non lo fanno perché si rischia la galera. La Siae si incazza se scarichi/copi i cd, ma si incazza soprattutto se scarichi/copi i cd di Venditti perché é il gatto morto che ha in testa Venditti a guadagnarci dalla vendita di cd, mica i piccoli gruppi/musicisti che guadagnano solo dai concerti e che magari hanno interesse a permettere di scaricare la loro musica. La Siae si incazza e viene pure a dirti (per bocca del suo presidente) “L’indiscriminato saccheggio che le opere dell’ingegno subiscono attraverso Internet sta progressivamente uccidendo lo stimolo degli autori a creare nuove composizioni”. E vaffanculo. Bisognerebbe scaricare mp3 di Venditti solo per avere la soddisfazione di metterli direttamente nel cestino senza nemmeno ascoltarli.

Non è Internet che uccide lo stimolo degli autori a creare nuove composizioni, è che gli autori in questione sono bolliti perché hanno in testa solo il Dio Denaro. Internet è una vetrina per chi vuol farsi conoscere ed un formidabile strumento per reperire nuova musica. Che senso ha che la Siae protegga Venditti e gli altri già (pure troppo) famosi? Nessuno, perché oramai sono personaggi già alla frutta. Che senso ha il diritto d'autore così come è concepito ora? Nessuno, visto che ormai nella musica non si inventa più nulla di nuovo e tutto è già stato più o meno detto. Anche se non c'è plagio vero e proprio, ci sarà sempre ispirazione, ci sarà sempre un giro di basso, una linea di synth, un riff di chitarra, una linea vocale che trae linfa vitale da qualcosa già sentito in passato. E allora perché continuare a tenere in vita un carrozzone putrescente come la Siae? Perché impedire di scaricare liberamente a chiunque voglia allargare i propri orizzonti musicali?

Perché siamo la Repubblica delle Banane, ecco cosa siamo.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90082,00.html

Ti sei dimenticato il liscio :)
m

delrio ha detto...

E' vero, è un'associazione a delinquere, che tra l'altro si fa i soldi con qualsiasi manifestazione musicale, persino con quelle ad ingresso libero.
Il pop italiano fa cagare, tranne Neffa e Marina Rei (tra i più "famosi").
Essendo poi io un grande estimatore del pop in generale, pop è anche gente come Bugo, Dargen D'Amico, Amari, Fare Soldi e tanti altri che però nessuno caga e che non sentiremo mai a radio Latte e Miele.
Poi c'è che viviamo questo periodo di crisi dell'essere italiano, che chiaramente coinvolge anche l'industria musicale che penso imploderà su se stessa, ma che fino all'ultimo ci propinerà il Liga con il suo ultimo "successo".
Anche le cover band tireranno le cuoia...
Certo che "Move your Mp3"è sempre un gran pezzo, il video chiaramente x me è una novità, simpatico.

accento svedese ha detto...

La dimostrazione lampante dello stato della musica italiana sono i Pooh. Suonano la stessa (democristianissima) roba da quarant'anni in barba a scazzi e cambi di formazione, e nel frattempo han fatto diventare un figlio prima cantante e poi presentatore, un altro figlio cantante e deejay ed una figlia stilista ed erede spirituale di un famoso stilista.
La Siae fa gli interessi dei Pooh, non della musica.