A volte le giornate sembrano uggiose e prive di quella necessaria svolta quotidiana in grado di cambiare le carte in tavola. Sembra di essere in un tunnel del quale non si intravede la fine, ci si annoia ed il tempo sembra non passare mai. Ma poi, grazie al fato ma soprattutto ad un bizzarro scherzo del destino, capita di imbattersi per caso in Hitlist Italia, scoprire che non è più condotto da Carlo Pastore ma da una simpatica fanciulla di cui nessuno conosce il nome ma che ha il suo stesso, alto tasso di simpatia e ci si rende ancora una volta conto di quanto sia piatto il panorama della musica da classifica in Italia. Si ride e si scherza alla faccia loro, dei discografici che li finanziano e di chi compra ancora dischi di livello così infimo, ed allora le cose cambiano, il buio diventa luce, il grigio diventa colore e si può affrontare il mondo a testa altissima, consapevoli di essere superiori alla media del pubblico musicale italiano e, soprattutto, a chi si trastulla le membra e si sollazza i neuroni guardando programmi come Lucignolo.MELODY FALL - Tutto questo per dire che poco tempo ho visto una delle cose peggiori che io abbia mai visto: il video di Ascoltami, supermegahit nazionalpopolare dei ganzissimi emominkia Melody Fall. Loro sono anche onesti e probabilmente credono in ciò che fanno (ci credono talmente tanto che sono pure stati a Sanremo 2008 tra le Nuove Proposte, segno che hanno fatto tanta gavetta e sanno mettersi in gioco in contesti pienamente adeguati all’ex nobile genere che suonano), hanno frangette ed eyeliner d’ordinanza, ma il video è talmente scontato e stucchevole da risultare inguardabile e la canzone è qualcosa che va di gran lunga oltre l’umana capacità di sopportare le cose molto fastidiose. Tanto per dire, strofa e ritornello degni di una versione cattiva del primissimo Nek e bridge che sembra letteralmente preso da quell’immortale capolavoro che risponde al nome di T’appartengo, a cura di Ambra Angiolini pre-svolta democrat. I Finley al confronto sembrano degli dei del rock. Quindi, roba forte, roba da trattare con i guanti e a cui deve essere garantita la massima diffusione, al fine di educare la gente a scegliere cosa non deve ascoltare.
CHEDDELUSIONE! - Mi piange il cuore quando penso che generi musicali che nascevano come ribellione ora sono il sistema in carne ed ossa, e che gruppi come i Melody Fall sono null’altro che le loro frangette e il loro eyeliner ed hanno zero attitudine e zero voglia di cambiare le cose. La verità è che gente del genere è giovane solo sulla carta perché in realtà mentalmente è vecchia, vecchissima. Praticamente reazionaria. Ma, se proprio devo essere onesto, la colpa non è nemmeno tutta di Melody Fall et similia. Sono solo ragazzi che stanno inseguendo il loro sogno, o comunque qualcosa molto più grande di loro. Lasciamoli divertire in santa pace finché dura, che tanto se va male per loro ci sono sempre X Factor o Amici. La colpa è tutta dei discografici che non appena vedono che un modello funziona negli States provano a proporlo anche in Italia, adattandolo alla nostra realtà assolutamente immobile finendo per ottenere effetti davvero esilaranti. Gli stessi discografici che quando fanno il colpaccio con i Finley, tanto per battere il ferro finché è caldo hanno già pronti i Lost, i Melody Fall ed altri gruppi tutti assolutamente identici ed intercambiabili.
POVERE STELLE! - Li mandano allo sbaraglio, li illudono per bene, li spremono finché il genere tira salvo poi piantarli in asso non appena cambia l’aria e passa la moda. Come ad X Factor e ad Amici non esiste più la gavetta, non esiste più il farsi le ossa facendo qualsiasi tipo di sacrificio per suonare dal vivo: esiste il solo successo temporaneo, che è bello finché dura ma quando se ne va son dolori (come cornice a tutto ciò esistono poi gli agganci per raggiungere dal nulla questo successo, le favole inventate ad arte per giustificarlo e l’arroganza con cui si vive questo successo – arroganza che se ne va accompagnata dal delicatissimo suono di uno sciacquone forza sette non appena il successo di pubblico termina). Il brutto è che quei ragazzi non si rendono ben conto (o non si vogliono rendere conto) di essere marionette nelle mani di avidi discografici, e questo è un chiaro e limpido segno del declino dei nostri tempi. In sostanza, meglio la fama e il successo della dignità intatta. Una massima che purtroppo riesce a descrivere meglio di mille parole questa nostra Italietta nell’anno 2008.













