29 dicembre 2007

LA MIA BANDA SUONA IL ROCK

Vacanze di Natale uguale tempo libero e relax, e di conseguenza io ho a disposizione parecchio tempo per una delle mie attività preferite: guardare con calma Mtv ed Allmusic, tanto per rendermi conto di come vanno veramente le cose tra la gente che conta sul serio. Dopo qualche giorno di visione casuale ma estremamente attenta, di fronte a tale splendido panorama il dato di fatto è uno solo: in Italia il rock mainstram è roba fatta apposta per far sentire ribelli i giovani che in realtà sono già vecchi dentro, vecchissimi. È dura da digerire ma è così, non si scappa.

Prendiamo i Negramaro: una band inutile, che ha fatto della libera ispirazione (o addirittura del plagio) la sua ragione di vita ma che inspiegabilmente piace davvero a tutti. Quando ho sentito il loro nuovo singolo stavo per avere un mancamento: riesce a suonare senza pudore alcuno come qualunque cosa presa di peso da Ok Computer ma sfodera una linea vocale degna di Tiziano Ferro, impreziosita da un indimenticabile featuring di Jovanotti. Musica per stomaci forti, che in teoria dovrebbe far spegnere il televisore all'istante ma che evidentemente piace alla gente che piace, visto che viene programmata almeno due volte ogni ora. Il video è concettualmente vecchissimo e la panza che Giuliano Sangiorgi sfodera orgoglioso sotto le sue magliette aderenti é roba da bollino rosso. A letto i bambini.

E che dire dei Vanilla Sky? Finalmente è sbarcato in Italia il pop-punk, che nel resto del mondo era mainstream dieci (o quindici? O venti?) anni fa. Finalmente una band con idee nuove (una cover di Umbrella di Rihanna), davvero trasgressiva (il relativo video è stato così definito da fonti molto autorevoli), che ha una notevole storia alle spalle (affermano di essersi conosciuti sul canale chat Punkitalia nel 2002, di aver preso il nome dall'omonimo film con Tom Cruise perché suonava bene e di aver fatto grossi sacrifici ai primi tempi, come dormire nel tour bus mentre suonavano in giro per l'Europa – qualcosa non mi torna) e un radioso avvenire di fronte (tour in Giappone di spalla ad autentici mostri sacri del rock come gli Offspring). Praticamente, dei Lunapòp con le chitarre dure che per loro sfortuna non possiedono neanche un briciolo dell'immenso carisma di Cesare Cremonini e Ballo. Imprescindibili nella loro inutilità.

Poi nel gigantesco calderone della New Wave Of Italian Rock'n'Roll c'è sempre spazio anche per il Liga, al secolo Ligabue rocker-padano-che-se-ce-l'ha-fatta-lui-ce-la-possono-fare-tutti, vero e proprio padrino delle nuove generazioni rock. Ovvero: come cantare da quindici anni la stessa canzone senza che la gente lo noti troppo, continuando imperterrito a sfornare dischi su dischi e a riempire gli stadi. Una carriera davvero folgorante culminata con l'adesione al V-Day di Beppe Grillo, forse il picco più prestigioso toccato dal giovane Luciano. E oggi il Liga se ne esce con l'ennesima raccolta che prova a tirare le somme, trainata da un nuovo, esaltante singolo uguale ai precedenti, un nuovo video in cui gioca a fare il rocker che lancia messaggi alle masse, una nuova tinta mogano per i capelli che ringiovanisce decisamente il suo aspetto e lo rende improvvisamente più credibile. Ormai è paragonabile una cover-band con pezzi propri, e Vasco ed il suo medley di megasuccessi che gira da qualche tempo sulle tv di regime gli fanno un baffo.

E a proposito di Vasco Rossi, come si può non pensare automaticamente a Lamberto Dini, il vero Mr. Vita Spericolata della politica italiana? Una giovane speranza, un autentico Fregoli, il vero ago della bilancia intorno al quale ruota tutta la vita italiana. È stato banchiere, andreottiano, berlusconiano, post-berlusconiano, Presidente del Consiglio, Ministro, ranocchio, marito di Donatella Dini. È stato uno tra i più grandi fautori del Partito Democratico, ha perorato negli anni la causa con grande vigore ma si è inspiegabilmente sfilato appena un attimo prima del traguardo, col coraggio che solo i grandissimi sanno avere. È stato tutto e il contrario di tutto, ma soprattutto è stato comodamente seduto su poltrone prestigiose (e se andiamo avanti così continuerà ad esserlo per parecchio tempo ancora). Ultimamente si è lamentato della spesa pubblica troppo alta ma quando ha scoperto che è in corso una forte riduzione (e che forse la strada imboccata è quella giusta) è immediatamente passato ad altro argomento, come se nulla fosse. La sua ultima incarnazione conosciuta è quella di liberal-democratico, come dire tutto ciò che almeno l'80% dei politici italiani dice di essere.
Semplicemente, lui può. Anche se il suo movimento esiste solo in Senato ma non sul territorio, anche se i suoi video non passano su Allmusic o su Mtv. Ma è solo questione di tempo, il dado è tratto e ora si comincerà a fare sul serio, ed allora non ce ne sarà per nessuno. Lui è davvero un giovane ribelle: rendiamo realtà il suo sogno, troviamogli un bravo produttore e facciamolo cantare. Gli manca solo quello e poi nella vita ha fatto davvero tutto. Duttile e malleabile.

4 commenti:

pibio ha detto...

sottoscrivo parola per parola.
e t'invidio un po', nel senso che tu riesci ancora a metterci dell'ironia, a me viene solo il nervoso di brutto.

Anonimo ha detto...

Dire che una band piace a tutti è il peggior insulto che le si potrebbe fare. Bravo.

Anonimo ha detto...

Nel senso.. in fondo i miei amici gay giocano a fare le pussycat dolls e basta..si divertono e basta..va bene.. Ascoltare Ligabue e Vasco e crederci anche, non è solo mainstrem e tamarro ma anche e soprattutto disperatamente da sfigati.. ma a me non infastdisce.. in fondo è come quando vedo passare uno con i jeans angel&devil che si sente un figo... rido..

Sickboy81

accento svedese ha detto...

@ pibio: a volte l'ironia è l'unica arma che ci rimane, un'arma che riesce ad essere molto più efficace della rabbia. Certe cose meglio farci una risata sopra.

@ barbara23: ti rispondo citando il filosofo fiorentino Piero Pelù, uno degli uomini più tamarri sulla faccia della terra. "Piacere a tanta gente è una gabbia seducente". Piacere a tutti è bello, però si deve per forza scendere a compromessi (cosa di cui il Pelù è maestro, visto che da dieci anni pubblica dischi assolutamente identici), compromessi che possono essere di vario tipo: canzoni fatte con lo stampino, testi all'ammorbidente, produzioni ultra leccate. Scendendo a compromessi ci si ingabbia ed allora è difficile tornare indietro e riacquistare credibilità.

@ sickboy: nemmeno a me dà fastidio, anche se non riesco a capire come si possa credere in cose del genere, che puzzano lontano un miglio di finto e costruito. Meglio prenderli sul ridere. ;)