Ecco, “Skying” – nuovo, attesissimo (almeno nel Regno Unito, qui in Italia non so) album degli Horrors – suona proprio così, come i Simple Minds tanto amati dal mio benzinaio di fiducia. O meglio, suona come ciò che sarebbero stati i Simple Minds se Jim Kerr avesse avuto certi problemucci di inserimento sociale ed una volta svanita la botta di successo anni ottanta-primi novanta invece di svoltare trasferendosi a Taormina ed aprendo un albergo avesse optato per un buen ritiro nella comunità di recupero tossicodipendenti di San Patrignano, per riflettere su nuove vie musicali ma soprattutto per curare svariate (e ad occhio e croce) ipotetiche dipendenze da sostanze stupefacenti. E dunque, tastiere e sintetizzatori che hanno la meglio sulle chitarre ma sembrano affogati nella melma (“Monica Gems”, “Oceans Burning”, “Moving Further Away”) o nel miele (“I Can See Through You”, “Dive In”, “Wild Eyed”) a seconda dei casi e del grado di dolcezza o sporcizia del brano in questione, atmosfere allucinanti/allucinogene, botte sonore a strati che sembrano uscite da una produzione a caso di Phil Spector, voce che spesso e volentieri non si sa dove voglia andare a parare eppure riesce a trasmettere sia pathos che sensazione di disagio giovanile, ritmiche baggy tanto per farti capire che Madchester è viva e lotta insieme a noi (e ad un ipotetico Jim Kerr che frequentava l’Hacienda, ma che te lo dico a fare). Poi, per carità, dentro ad un disco del genere ci sono anche l’austera marzialità dei Joy Division, le allucinazioni pop di Echo & The Bunnymen, Julian Cope quando aveva in testa di fare dischi pop e mille altre influenze/citazioni che magari non riesco a riconoscere perché io non vado ai concerti indossando la maglietta di Ondarock (per carità, problema mio e non di Ondarock), però resta il fatto che un disco del genere sta a dimostrare che gira e rigira i Simple Minds un qualcosa di buono lo hanno seminato anche nelle giovani menti che magari non erano neppure nate quando Jim Kerr e soci spopolavano.
Un disco come “Skying” non arriva subito e ci mette parecchi ascolti per essere capito, ma quando ci entri dentro fatichi ad uscirne. Si ripete il miracolo: terzo disco per gli Horrors, terzo cambio netto di direzione, terzo disco che non inventa nulla ma sceglie con gusto e competenza le fonti da cui trarre ispirazione e riesce a dimostrare che oltre alle foto di copertina su NME (e le presunte storie d’amore con la figlia tossicoanoressica di Bob Geldof – ed un po’ si torna ancora al discorso del buen ritiro a San Patrignano di Jim Kerr) c’è molto di più e gli Horrors sono un gruppo di valore. Devo farlo ascoltare al mio benzinaio. Per me va a finire che gli piace pure.
2 commenti:
a me ha conquistato subito fin dal primo ascolto. ma a parte questo sono del tutto d'accordo con la tua rece: un disco che potrebbe rappresentare la rivincita dei benzinai, che alla fine ne capiscono di musica più di tanti discografici ed espertoni del settore :)
il mio benzinaio è un vero esperto di dance anni novanta e di cose come questa, un grande.
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