19 agosto 2010

I LISTEN TO BANDS THAT DON'T EVEN EXIST YET, SO SHOW ME THE WRATH

Gli ultimi vent'anni sono stati caratterizzati, nella moda, nella musica e nell'arte in generale, dalla voglia di riprendere in ondate di revival tutta la storia della cultura popolare: se gli anni ’60 e ’70 si sono impossessati della seconda metà del periodo tra 1994 e inizio 2000, i “famigerati” anni ‘80 hanno cominciato a farsi sentire subito dopo e stanno per essere raggiunti dalla loro stessa sublimazione, gli anni ‘90. O almeno, così pare a sentire le prime voci che cominciano a rincorrersi on e offline, soprattutto in virtù del fatto che io questa maestosa intro l'ho copiaincollata a caso da un sito musicale trovato per caso anche se non ho ben capito bene cosa cazzo volesse dire tutto 'sto discorso sul passato che diventa futuro o presente. O il contrario. O il contrario del contrario. O il contrario del contrario del contrario. Chi lo dice sa di esserlo. Specchio riflesso, buttati nel cesso - e stop. E poi gli anni '90 sono iniziati con la cerimonia d'inaugurazione delle Olimpiadi di Barcellona del 1992 e sono improvvisamente finiti con il crollo delle Torri Gemelle nel 2001, dunque il problema non si pone.

Il problema vero è un altro: che fine hanno fatto dARI?
Questi coloratissimi ragazzini aostani nel 2008 mi avevano folgorato sulla via di Damasco e di Mino Damato (R.I.P.) con il loro pazzesco esordio Sottovuoto Generazionale; e fino a qualche tempo fa il titolo è stato davvero una promessa, per non dire una premonizione. Preveggenza, previsione, prêt-à-porter, il prete è alla porta che vuole impartirti l'estrema unzione. Dopo che Mtv e qualche sagace radio commerciale ha messo loro gli occhi addosso, la band si è eclissata dalla scena ed è parsa finire sottovuoto celando molti rumors (e molti petos) sull’uscita di un enigmatico secondo album bocciato dalla EMI. Pareva che la prima versione fosse troppo gay-pop e che la seconda fosse troppo macho, ma quanto pare grazie alla sapiente produzione di Ross Robinson i dARI hanno risolto ogni problema e sono finalmente riusciti a regalarci In Testa, il loro secondo, difficile album. I dARI son tornati, e non ce n'è più per nessuno. Lunga vita ai dARI, viva i dARI! Viva Ross Robinson! Ross Robinson, che i più credevano morto da tempo – ed invece è vivo e vegeto, buon per lui che non ha fatto la brutta fine del bassista degli Slipknot.

In Testa era molto atteso anche in virtù di questo alone messianico che gli veniva attribuito da molte delle riviste specializzate tipo Vice Magazine, Cronaca Vera, Mucchio Selvaggio o Fermoposta. Prima dell'uscita è stato da alcuni definito l'album che consacrerà definitivamente il recupero degli anni ‘90 (nella fattispecie rave, techno e acid house - con tutta la gadgetistica che ciò comporta, ossia glowsticks fluorescenti, smileys sotto forma di spille e droghe sintetiche, tutte cose di cui noi che eravamo troppo piccoli per gli after alla storica turbodiscoteca Il Gatto e La Volpe sentivamo parlare solo negli epici racconti dei nostri cugini più grandi), ma altro non è che una incosciente miscela tra elettronica digitalizzata(?!?) e suonata a palla ed un pop-rock che ammicca pesantemente al glam. In Testa è scioccante, purissimo. Doloroso. Ridicolo. Di una bellezza che abbaglia. Di una trashitudine che spaventa. Un disco “basso” come nessun altro nella storia della canzone italiana. E “alto” come nessun altro. Senza baricentro. I dARI sono quattro ragazzi alternativi a tutto tondo, con idee non poi così nuove (vedi gli anni ottanta più interessanti e meno conosciuti, quelli di Alberto Camerini) ma ben messe in pratica: se poi basta l’intro da techno-mosquito di Più di te per decretarla come band da rave, allora stiamo freschi. I dARI sono una band onesta che ha fatto un gran bel disco, non inventano nulla e non cambieranno la storia della musica ma faranno ballare migliaia di ragazzi, e questo è ciò che conta davvero. Il rave era un'altra cosa, il rave era una cosa seria su cui non si scherza, come la politica o la religione. I'm a raver baby so why don't you kill me. Questi sono su un altro pianeta, più alto o forse più basso. Il pianeta delle scimmie, il pianeta della scimmia sulla schiena.

ll disco infatti utilizza sì basi molto ballabili, ma non si sgancia assolutamente dal concetto di musica che la sta facendo da padrone in questi ultimi anni e funziona bene, dannatamente bene. Teenage Rock con grooves, una comunicatività Pop violentemente diretta e testi che centrano l’immaginario medio della post-adolescenza italiana, tra diaristica metropolitana spicciola, sogni televisivi e una corposa innocenza piccolo borghese. il vero valore aggiunto che mi fa applaudire a questi ragazzi è l’approccio sincero, schietto e senza paura, quasi iconoclasta ed oltraggioso – come se un redivivo GG Allin si mettesse a fare musica per teenagers post-Anni Zero. Ad esempio Più di te, grazie a martellanti passaggi televisivi, è il brano più conosciuto, nel quale la fantasia di un pop alla Bluvertigo (magari sembro esagerato ma la teatralità è quella) o di una spensieratezza alla maniera dei ultimi Faint, trova compimento grazie alle tecnologie attuali che sapientemente affinano e limano ogni speculazione sonora azzardata. Ed anche ogni speculazione edilizia, tanto per usare in termine molto di moda negli ultimi dieci/vent'anni di regime berlusconian-cattocomunista.

L’underground rimane comunque una prerogativa e componente indicibile dell’indie titolato del nuovo millennio, ma in fondo chi se ne fotte quando abbiamo a disposizione musica del genere e testi degni del miglior Max Pezzali, quello di La regola dell'amico? Canonica L'amore ci chiama, psichedelica senza pudore Difettosa (potrebbe benissimo appartenere al repertorio MGMT) macchiata dalla consueta pillola d’ecstasy da laboratorio. Molte influenze senza per forza un filo elettrico conduttore, come diceva quel grande filosofo di Giovanni Lindo Trapattoni... per esempio, Toccami il cuore prende molto dal pop articolato dei Garbage, mentre l’indimenticabile Esco ha qualche sporadico debito con i Subsonica della tentata-poi-abortita svolta rock. Da Me contiene tutti gli ingredienti del caso - più rock che elettronica comunque - ma senza dosi da alta-pasticceria: l’improvvisazione anche in studio sembra una prassi per i dARI, che si affidano al loro inesperto, ma coraggioso fiuto. Hanno fiuto come cani da tartufo, fiuto per i ritornelli killer e per le melodie che funzionano. Come i cani da tartufo, ma con gli strumenti musicali al posto dei tartufi. Tartufon quello della pubblicità, e si torna a certi anni '80 e ai primi '90, e si torna alle dosi da alta-pasticceria. Apocalittico Bonjour, brano non certo di punta ma che giustifica lo spessore di una band che non ha paura di spaziare in lungo ed in largo oltre le galassie musicali conosciute. Anche qui ho copiaincollato un intero paragrafo di una recensione altrui sostituendo però nomi dei brani e dei gruppi, non si capisce nulla del contenuto ma va bene così. Questa si chiama classe. Classe di Ferro e la sigla scritta da Jovanotti mentre era nei militari. È la storia di uno, di uno regolare. Tutto regolare, come dicevano i dARI del primo album. Il cerchio si chiude, la strada è malata, l'ultima dose di droga è finita e non esiste mai nessuna città in fiore fiorita. Fiorello col codino quando conduceva il Karaoke e pippava di coca come nessun altro nel firmamento televisivo italiano. Passiamo alla conclusione.

Una domanda sorge spontanea, anzi due: potrebbero i dARI far scuola, e potrebbero avere la stessa genialità dei Sonic Youth targati Evol? Boh, aspettiamo che ritornino sul pianeta Terra per giudicare… ed aspettiamo di trovare in rete altre recensioni da cui copiaincollare interi tranci a caso. Resta il fatto che i dARI sono i nuovi 883 ed In Testa è un disco stupendo , ma i soliti indie-snob non se li fileranno per niente perché troppo impegnati a strapparsi i capelli per il nuovo, bolsissimo disco dei Klaxons. Il mondo è bello perché è vario, il mondo è bello perché è avariato.

6 commenti:

mod ha detto...

ok.
mi piace la tua roba.
:) love, mod

Anonimo ha detto...

l'ho ascoltato frettolosamente ma pensavo fosse piu gigi d'agostinico.

Al piu presto la rece giocosa dell'ultimo Klaxons

Anonimo ha detto...

"droga? che droga è renè? hashish, anfetamina, marijuana, che droga è? hai mai sentito dire "dammi una dose di droga? eddai..." [cit.]

per quanto riguarda il "faranno scuola" direi che le premesse ci sono tutte visto che il bassista dei dari per un periodo della sua "apparantemente breve" vita ha fatto l'insegnante in una scuola...
generazione di fenomeni

pablo meneguzzo

Felson ha detto...

Darby Crash approverebbe?
Ahahahahahahaha.
(secondo me no)

manq ha detto...

Ho letto fino al link che mandava al video di "Più di te".
Poi ho cliccato e ho anche smesso di leggere.
Non c'è apologia che tenga, fan cagare. ;)

accento svedese ha detto...

@ mod: spam?

@ anonimo 1: arriverà anche il nuovo Klaxons, anche perché lo devo recensire per ragioni "professionali". Non è nemmeno malaccio ai primi ascolti.

@ anonimo 2: solo Red Bull. Son convinto che la beva anche il bassista dei dARI anche se sembra un tossico,

@ felson: secondo me se fosse ancora vivo suonerebbe quella roba :D

@ manq: i testi. prova ad ascoltare i testi e capirai.