20 luglio 2010

ONLY SHEEPS NEED A LEADER

L'ultimo numero di Vanity Fair (o il penultimo, o il prossimo – tanto ormai son tutti uguali e c'è sempre un articolo che parla delle entusiasmanti vicende della coppia Brangelina) dedica uno speciale all'ultimo Heineken Jammin' Festival. Ho chiuso il giornale quando ho letto che secondo l'autore dell'articolo l'Heineken Jammin' Festival sarebbe la più credibile risposta al festival inglese di Glastonbury e l'ho lanciato dalla finestra ridendo a crepapelle, non prendendomi nemmeno la briga di verificare quante pagine di pubblicità alla birra Heineken erano presenti sul numero in questione. Va bene vivere di marchette ed intervistare attori con un film in uscita, presentatori con un nuovo programma e cantanti con un nuovo disco in uscita, ma quando è troppo è troppo. Sto ancora ridendo.

Vanity Fair è ufficialmente roba buona solo per radicalchic all'ultimo stadio, da sfogliare mentre si sorseggia un aperitivo equo-solidale e si pasteggia a mozzarelline ciliegia e pomodori pachino (raccolti dai braccianti nigeriani sottopagati in Puglia, ma sempre equo-solidali come l'aperitivo). O magari mentre si è in bagno ad espletare le proprie funzioni corporali e si necessita di qualcosa di interessante da leggere in uno dei momenti più importanti nella giornata di un uomo (o di una donna). Che Vanity Fair mi chiami a scrivere di musica e non se ne parli più.

Sullo stesso numero di Vanity Fair è presente anche una esilarante Jo Squillo che afferma che Lady Gaga ha successo perché l'ha copiata. Non mi ricordavo nemmeno che Jo Squillo esistesse ancora, pensavo fosse morta.

8 commenti:

Carletto ha detto...

Il pomodoro è DI Pachino. Il nome non è il nome di una varietà, ma del luogo di coltivazione e raccolta. Che si trova in Sicilia e non in Puglia. Poi sarà anche probabile che lo raccolgano nigeriani sottopagati e qui hai ragione: è uno scandalo. Ma oggi in Italia nessuno vuole fare più il bracciante agricolo, e neanche l'agricolore. Se si vuole sputtanare per bene quei radical chic che tengono a sapere cosa cosa mangiano e lo scelgono con attenzione è meglio essere precisi.

Anonimo ha detto...

per il primo ...ci sono andato per i PJ e solo per loro l'hjf come tutti i festival italiani sono morti per colpa delle organizzazioni scellerate.
Per Jo squillo la vedo come la storia dei calciofili che si facevano le seghe pensando al fatto che il polpo paul fosse stato pescato all'sola d'elba.
patetici!!

manq ha detto...

Carletto tu hai ragione, ma tanto non serve a nulla. i radical chic hanno già vinto perchè tanto non sanno leggere. E così il caffè equo e solidale da 60 euro l'etto serve a loro per lavarsi la coscienza (magari rispetto all'inserviente rumena che hanno in casa e che pagano in nero minacciando di chiamare l'immigrazione se prova ad accampare diritti) e a noi per sentirci delle merde casua il fatto che purtoppo 60 euro per un etto di caffè non ce li abbiamo e ci tocca prendere il lavazza qualità rossa (nome dovuto al sangue versato dai bambini equadoregni durante la produzione).
Ripeto, hanno già vinto.

Luci ha detto...

Certo che Jo Squillo esiste ancora e conduce (non so perchè) anche un programma di moda (TvModa) dove praticamente va alle sfilate ed intervista stilisti, modelle, vips vari ed eventuali (tipo sabato scorso chiedeva a Strano dei Gemelli Diversi come deve comportarsi un uomo per piacere alle donne. Si vede che lui è un esperto, non so che dire.). A fine puntata la sigla, che una volta la vedeva impegnata a cantare e ballare; ora invece c'è un "bel" playback e varie immagini a casaccio prese da una discoteca.
Confermo, Vanity Fair è lettura da bagno, una mia amica ne tiene sempre uno o due numeri lì. Io no perchè le uniche riviste a cui siamo abbonati a casa mia sono Famiglia Cristiana e L'informatore Agrario. Non sto scherzando.

manq ha detto...

Ah, io avrei intitolato "Holy sheeps need a leader".

gattasorniona ha detto...

Vanity Fair lo leggo solo al mare, quando vado a trovare i miei zii in Versilia e voglio una lettura adeguata da portare in spiaggia, all'ombrellone, che sia in tono con l'ambiente. Vanity Fair è perfetto, c'è pure scritto quanto tempo ci vuole a leggere un articolo (a dire il vero non ho mai capito l'utilità di questa indicazione così soggettiva)...

anonimo veneziano ha detto...

sheeps need a Charles Shepard

accento svedese ha detto...

@ carletto: non lo sapevo. Io (come tanti altri) l'ho sempre identificato come pomodoro Pachino. Ero convinto addirittura che fosse campano, ma ho scritto Puglia a caso. Grazie per la precisazione ;)

@ crossoverboy: a me manca l'esperienza Heineken. Dovrei provare ad andarci.

@ manq: davvero. Hanno vinto loro che vogliono farmi la morale su cosa è più di sinistra quando sotto sotto sono di destra, terribilmente di destra. Solo che stanno a sinistra perché la sinistra è buona e la destra è cattiva.

@ luci: pensa che fino alla discesa in politica di Berlusca la lettura in casa mia era Tv Sorrisi e canzoni, poi i miei (comunistoni ortodossi) hanno abbandonato quel giornale. Peccato, Gigi Vesigna era un signor direttore.
Ora si legge Vanity, ed anche io continuo a leggerlo. Sull'ultimo numero, interviste ad Italo Bocchino, Jason Priestley, Belen Rodriguez (che parla della sua rottura con Corona, ma tanto son già tornati insieme) e Valerio Merola. Meglio dell'eroina.

@ gattasorniona: il fatto che mettano il tempo di lettura è favoloso. Io finisco sempre prima, vuol dire che non li leggo con abbastanza attenzione o molto più probabilmente significa che sottovalutano i loro lettori.