E finalmente qualcuno ha riconosciuto i loro meriti e la loro importanza e li ha messi nero su bianco per tramandarli ai posteri o per farli conoscere a chi non c’era (o magari era distratto oppure dormiva). Questo qualcuno si chiama Marco Braggion ed è uno di noi (in senso figurato, ma anche no) che ha scritto “Daft Punk – Icons After All”, la prima monografia interamente dedicata ai Daft Punk. Era ora che qualcuno decidesse di mettersi alla tastiera per scrivere una monografia sui Daft Punk, era ora che qualcuno dedicasse quasi duecento pagine a questo fondamentale duo francese, personaggi dopo i quali nulla è stato più come prima (almeno in un certo ambito, ma forse anche nel mondo della musica in generale. Anzi sì, confermo: nel mondo della musica in generale). E che monografia: Marco Braggion con competenza, gusto e stile da vendere riesce a tratteggiare alla perfezione l’universo dei Daft Punk, partendo dalle loro radici fino ad arrivare ai loro possibili discendenti/figliastri, passando attraverso tre dischi e l’enorme impatto che questi hanno avuto sulle sorti della musica degli ultimi dieci/quindici anni. La forza di quest’opera sta proprio nel fatto che Marco Braggion non si limita a descrivere ed elencare fatti e cose, ma contestualizza il fenomeno, ne riconosce l’importanza, argomenta e descrive tutte le implicazioni che ha avuto in termini di ’schiere di imitatori – alcuni validi e molti altri no’ (leggasi Justice, Crookers e compagnia danzante), ’schiere di nostalgici di un passato che per ragioni anagrafiche non hanno mai vissuto’ (tutte queste Reebok Pump che vedo in giro? Tutto questo revival primi novanta – fine ottanta? Questa atmosfera che stiamo vivendo? Vien tutto da lì, non si scappa. È colpa dei Daft Punk), ‘estetica uber-cool’ (direttamente legata alla nostalgia del passato mai vissuto per mere ragioni anagrafiche, ma anche no) ed altre belle cose.
In poche parole, una lettura parecchio interessante ed istruttiva che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni appassionato di musica che si rispetti. Per conoscere, per conoscersi o semplicemente per capire meglio un fenomeno che un tempo sembrava un fenomeno passeggero legato all’universo dance ed invece ha dimostrato di essere fondamentale per le sorti della musica tutta. A questo punto spero in una buona traduzione ed un’altrettanto buona diffusione all’estero, un’opera come “Daft Punk – Icons After All” potrebbe funzionare anche (e soprattutto) fuori dai confini italiani. Braggion se lo meriterebbe davvero.
(IFB)
4 commenti:
totalmente d'accordo con quello che dici, i daft punk sono stati (e sono ancora) epocali
questa sembra proprio una lettura che mi devo procurare, e alla svelta!
Braggion ... competenza, gusto e stile quello che manca a te! meno male che non hai snobbato a sto giro!!!
@ cannibal kid: cosa aspetti? :D
@ anonimo: perché non parlavo di Maicol Gecson.
La mia teoria è che "Human after all" sia un disco di campionamenti che poi sarebbero stati usati nei [A]live. Non riesco a trovargli altro senso.
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