20 gennaio 2011

Un disco uguale agli altri due: The Go! Team - Rolling Blackouts

Il nuovo disco dei Go! Team risponde al nome di “Rolling Blackouts” ed è assolutamente identico ai precedenti “Thunder, Lightning, Strike” e “Proof Of Youth”. E quando dico identico intendo uguale in tutto e per tutto: stesso impasto di pop e ritmi anni sessanta, funk, electro, hip hop, colonne sonore di telefilm polizieschi americani di serie Z e chitarre indie, stessa attitudine tritatutto alla Fatboy Slim, stesso immaginario di sempre ed addirittura stessa sequenza nella tracklist con tanto di cavalcata iniziale, singolone-ruffiano-che-ci-sta-a-pennello e stracciamutande conclusivo che chiude in bellezza come è giusto che sia. Cambiano solo i titoli dei brani e (di poco) il minutaggio di ognuno di essi, ma un disco del genere avrebbe anche potuto essere sostituito dal loro disco di esordio o dal suo successore e nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Per descriverlo si potrebbe anche iniziare a copiaincollare brandelli di vecchie recensioni altrui cambiando titoli e ricorrendo al vecchio, caro dizionario dei sinonimi e contrari per camuffare meglio il plagio, ma non mi sembra corretto e dunque non lo faccio (anche perché il dizionario dei sinonimi e contrari l’ho gettato nella spazzatura dopo l’esame di maturità e non ne ho a disposizione un altro. Peccato). Per quanto mi riguarda i Go! Team fanno benissimo a ripetersi. Se solo avesse avuto un minimo di decenza avrebbe dovuto fare così anche Beck, replicando “Odelay” all’infinito.

A dire il vero, nessuno avrebbe chiesto ai Go! Team qualcosa di diverso. Un gruppo del genere o ti piace tantissimo o non ti piace per nulla, e se ti piace vuoi risentire qualcosa che ti diverta come il loro primo album. Non ti aspetti di certo da loro novità o rivoluzioni nel sound, non ti aspetti svolte epocali – anche perché ormai nel mondo della musica tutto è già stato detto e fatto, non si inventa più nulla ed allora tanto vale prenderla alla leggera e spassarsela – e non ti aspetti nemmeno sterili sperimentazioni che lasciano il tempo che trovano (ma soprattutto annoiano tutti tranne i musicisti che non troverebbero un/una partner manco pagando fior di quattrini e/o coloro che sono soliti masturbarsi mentalmente dibattendo per giorni e giorni su uno specifico disco analizzandone ogni singolo aspetto, ossia annoiano tutti tranne i casi umani irrisolti che popolano oscuri forum e gruppi di discussione).

Ha senso un disco del genere, identico a quelli che lo hanno preceduto e (spero) identico a quelli che lo seguiranno? Io dico di sì, perché è un gran bel disco, fila via che è un piacere, funziona bene anche ascoltato mentre stai guidando di notte, ti diverte e ti invoglia ad andare a sentire in concerto la band in questione (così ti puoi divertire ancora di più e puoi anche smaltire i chili in eccesso ballando, il che non è male). Piacerà un disco del genere agli indie snob con la puzza sotto al naso e la spocchia di chi crede di sapere tutto perché ascoltava gli Everything Everything prima di te (per la cronaca: gli Everything Everything non li reggo proprio e se provo ad ascoltarli in macchina inizio ad avere insidiosissimi deficit di attenzione)? No, perché è identico agli altri ma non è il primo e poi perché i Go! Team non vanno più di moda nei giri che contano (per quanto mi riguarda, quei giri contano le pippe che si fanno dopo aver scoperto una band che nessuno conosce).

Ma chi se ne frega. Noi la vita la viviamo ed apprezziamo incondizionatamente i Go! Team anche solo perché fanno la loro cosa per farci divertire e se ne sbattono di chi potrebbe anche rinfacciare loro di essere la copia sbiadita di un gruppo che nel 2004 ha dato alle stampe un esordio dirompente.

(IFB)

1 commento:

Anonimo ha detto...

adesso si! ti riconosco!!