Chi se ne frega, dirà chi legge questo post. Ed ha perfettamente ragione, però in questa serata strana ho riflettuto parecchio, e sono arrivato alla conclusione che sono un inguaribile nostalgico degli anni novanta. Le mie riflessioni sono tutte partite da una notizia (che per ragioni di delicatezza e rispetto verso gli altrui sentimenti non sto qui a riferire) che mi ha dato un mio amico mandandomi un sms. Mi ha lasciato di stucco. Quasi sconvolto, sicuramente incapace di realizzare. Non me l'aspettavo proprio, forse era l'ultima cosa che mi sarei aspettato che accadesse. Ed invece è capitato, e ancora non riesco a crederci.
L'sms mi è arrivato prima che mi mettessi in viaggio, ed è stato una mazzata. L'ho letto e riletto, speravo di aver letto male ma putroppo non era così. E il viaggio di ritorno in macchina (il Lido dista circa 60 km. da casa mia) si è trasformato in qualcosa di irreale, i pensieri si accavallavano senza che io riuscissi a comprendere.
In serata dopo una cena frugale mi sono chiuso nella mia stanza, in solitudine, e mentre mi rilassavo ho iniziato a pensare. Alle estati passate, che mi sembrano vicinissime ed invece iniziano ad essere già lontane nel tempo. Ai ricordi di estati passate con gli amici, alcuni dei quali persi di vista perché la dura realtà è che crescendo si cambia, la vita stessa cambia e si finisce con l'allontanarsi. A quanto sono cambiato nel tempo e a quanto mi sembra di essere migliorato come persona. Il leitmotiv di tutto questo è stata la musica.
Ho avuto la fortuna di vivere la mia adolescenza negli anni novanta. Innanzitutto, io ritengo che in realtà gli anni novanta comincino nel 1992 con le Olimpiadi di Barcellona e finiscano l'11 settembre 2001. Ho passato intere serate con gli amici a discutere di questo e alla fine siamo arrivati definire gli anni novanta come l'unico decennio che dura 11 anni; immediatamente prima (e forse anche dopo) ci sono gli anni ottanta con la loro futilità e il loro individualismo, mentre tutto negli anni novanta sembrava migliore, c'era più speranza, c'era meno paura e diffidenza, c'era meno egoismo.
Ricordo che negli anni novanta ci si divertiva con poco, ci si divertiva anche non facendo un cazzo: bastava essere in pochi amici fidati ed andare in giro per il centro cittadino a fare i deficienti e ci si divertiva un sacco. Ecco, 17 anni ci divertivamo a non fare un cazzo, mentre ora a 17 anni per divertirsi hanno bisogno di andare in discoteca o di vestirsi ultra firmati, hanno bisogno di sentirsi parte del gruppo, mentre noi (nella nostra beata ingenuità) non ci sentivamo mai soli e avevamo sempre pochi soldi in tasca. Poi d'estate ci si spostava in massa al mare per tre mesi, magari si prendeva la casa insieme per 15 giorni e tutto il resto della stagione andava su in corriera. Ricordo i momenti dei viaggi in corriera direzione Lidi come alcuni dei momenti più alti della mia adolescenza: caldo, puzza di sudore a livelli record, io che facevo l'idiota però ci divertivamo un sacco. Mi ricordo di essere andato su una domenica nonostante una pioggia torrenziale da solo con un mio amico (che per onor di cronaca é quello dell'sms), solo per il gusto di andar su e non interrompere la striscia consecutiva di pranzi domenicali a base di pizza al Gazebo (nota pizzeria locale, tripudio del kitsch a partire dal nome, però pizza a metà prezzo a pranzo, oltretutto molto buona). Non abbiamo fatto assolutamente nulla, abbiamo preso un sacco di pioggia, pioveva talmente tanto che ci siamo dovuti rifugiare in una squallida libreria dove abbiamo passato gran parte del pomeriggio (ho passato qualcosa come due ore a sfogliare un libro sui tatuaggi e per circa dieci minuti della mia vita mi ero quasi convinto a tatuarmi Agnostic Front sulle spalle). In quella giornata mi fece ascoltare per la prima volta Disco Volante dei Mr. Bungle, e non finirò ma finirò mai di essergliene grato.
Negli anni novanta tutto sembrava più bello. Si pensava ancora che l'uomo potesse cambiare il mondo, o potesse contribuire al cambiamento o almeno non essere solo soggetto passivo. La politica era più vicina alle persone, era più umana e c'era più speranza di cambiare, soprattutto nella seconda metà del decennio. La tv era decente, c'erano programmi di culto come il Pippo Chennedi Show (per chi non ricorda, quello con Corrado Guzzanti che faceva Quelo) e più modestamente Quelli che il calcio con Fazio, mentre Blob era sempre così immenso. C'erano ancora telefilm decenti. C'era ancora Videomusic, a cui devo tanto in tema di formazione musicale, mi fatto conoscere i Red Hot Chili Peppers nel 1992 e da li è partito tutto, mi ha salvato da un futuro a base di Alex Britti (faccio un nome a caso) grazie a programmi come Coloradio, Indies, Sgrang!. Mtv sembrava bella, c'erano programmi come Kitchen, Hot e Tokusho di Andrea Pezzi, Daniele Bossari era presentabile e ed i video in heavy rotation erano ancora umani.
Ecco, la musica. Negli anni novanta la musica da classifica, quella commerciale per intenderci, era bella, o per lo meno si ascoltava volentieri. Confesso i miei peccati: anche se non lo avrei mai ammesso e non avrei mai comprato un loro disco, in cuor mio mi piacevano i pezzi più famosi delle Spice Girls. Mi piaceva Say it Once degli Ultra, una boy band meteora degli anni novanta, e mi piacevano i Five, altra boy band. E poi i Take That, Robbie Williams, oserei dire Will Smith. Mi sembravano piacevoli gli Aqua. Tutta la tamarrissima dance metà anni novanta, tipo Ice MC, Corona, Cappella e compagnia bella, in cuor mio mi piacevano. Ma anche cose più presentabili, a random, così come mi vengono in mente. I New Radicals, per chi se li ricorda. Your Woman dei White Town, pezzo commerciale che poi tanto commerciale non era e mi sto ancora chiedendo come fece ad avere tutto quel successo nell'inverno del 1996, era troppo vero per poter aver successo. Gipsy Woman di Crystal Waters, più bel pezzo dance mai scritto, ero piccolo ma me lo ricordo. Se capitava involontariamente di ascoltare la radio, ci si poteva ancora soffermare ad ascoltarla senza incazzarsi, ed anzi era gradevole. Si sentiva che il pop da classifica era fatto con un po' più di cuore rispetto ad ora, era un po' meno un prodotto ed era qualcosa un po' più umano.
Posso dire di essere un nostalgico degli anni novanta. Non è che io viva male adesso, anzi mi ritengo migliore come persona e sono parecchio in pace con me stesso. Però negli anni novanta si viveva bene, si era più spensierati, ma forse mi sembrava così perché ero più piccolo non avevo il bagaglio di esperienze adatto a capire certe cose. Non tornerei mai indietro perchè non avrebbe senso, non vorrei mai rischiare di cambiare tutto quello che mi è successo in passato e che mi ha fatto diventare così come sono ora.

P.S. Spero che questo post non sia risultato di difficile comprensione oppure troppo schizzato, visto che sono saltato da un argomento all'altro senza soluzione di continuità. Io sono fatto così, riesco a seguire nove discorsi contemporaneamente.