
Mica siamo tutti culattoni raccomandati che campano alle spalle dei genitori abbienti spacciandosi per artisti, grafici, videomakers e via fancazzeggiando, mica siamo tutti figli del Papa, di un vescovo, di un cardinale o di Berlusconi che possiamo permetterci di non lavorare: i concerti fighi devono essere fatti nel weekend, così da permettere a tutti di poter essere presenti e testimoniare.
È questione di rispetto: non è possibile che io (ma questo discorso vale per tanta altra gente) debba perdermi concerti che mi interessano perché sono lontano e sono – chessò – di giovedì sera, mentre magari allo stesso concerto ci vada qualcuno che manco conosce il gruppo che suona ma in compenso abita a due passi e soprattutto il giorno dopo non ha un cartellino da timbrare, una pratica da sbrigare, un collega da insultare, un capo da maledire (la lista in rima potrebbe andare avanti all'infinito, ma mi fermo qui).
Questa è una battaglia culturale da portare avanti, affinché le cose cambino e chi ci tiene veramente non sia sempre costretto a rinunciare a qualcosa a cui tiene parecchio. Devo solo capire come portarla avanti e poi è fatta.