31 maggio 2007
COMING OUT
30 maggio 2007
GIOVENTU' BRUCIATA
Un gruppo inglese che suona a modo suo hardcore, filtrando il tutto attraverso la mentalità di chi ha ascoltato molto i Sonic Youth ma che nello stesso tempo ha l'orecchio teso verso il dancefloor. La loro bravura sta proprio nel saper raggiungere una bella sintesi tra elementi così diversi tra loro e soprattutto nel credere in ciò che fanno.
The Death Of Nightlife è il loro secondo disco e pur avendo molta più sostanza del sedicente movimento new rave, sulla sua scia potrebbe avere successo. Basterebbe solo un pochino di fortuna. Se lo meriterebbero.
In fondo, se ce l'hanno fatta gli Shitdisco, perché non dovrebbero farcela loro?
28 maggio 2007
7 YEARS DOWN
Ed oggi si parte, direzione Bologna. Arena Parco Nord, per la precisione. Giornata calda e soleggiata, fortunatamente non c'è la tanto temuta pioggia che innaffia sempre eventi del genere. Oggi si mangerà polvere, tanta polvere. Ne sono convinto.
Viaggio tranquillo assieme ad amici fidati, e stranamente guido io, l'unico del branco che mantiene sempre un certo stato di sobrietà. Non ho sbagliato strada come capita di solito e si arriva in tre quarti d'ora. Fuori c'è già parecchia gente, noi siamo ansiosi di entrare ma i cancelli non sono ancora aperti, dovremo aspettare un'altra mezz'oretta. Quasi ci scappa l'incidente diplomatico con il solito abbestia in vena di rompere le scatole, che per una cazzata ha attaccato briga. Ma oggi è giornata, tutto fila liscio e si entra senza problemi, proprio mentre i soliti furbi sono riusciti a sfondare le reti di recinzione e a passare. Beati loro che entrano senza biglietto. I soliti italiani.
Arrivati dentro il tempo scorre via veloce tra un panino ed una bevuta. Tappa in bagno visto che non è ancora allagato, ed in men che non si dica viene dato via alle danze.
Aprono i Terrorgruppe, combo tedesco titolare di un hc melodico particolarmente moscio. Moscio come il pisello del cantante che, nel disinteresse generale, è rimasto nudo per gran parte del concerto. "This in not Woodstock, this is a punk rock show", ha urlato alla platea nel disperato tentativo di coinvolgerla. Non hanno un pezzo valido e suonano malissimo. Forse sono il peggior gruppo che io abbia mai visto, o forse non me ne importa nulla di loro e non li ascolto come meriterebbero. Ascolto molto poco anche i Guttermouth, una volta incazzatissimi ma che ora hanno avuto una inopinata svolta in stile Offspring e sono impresentabili. Proprio non ce la faccio, è più forte di me. Mi sorprendono invece i Mad Caddies. Non li conoscevo se non per qualche pezzo ascoltato su una cassettina mal duplicata gentilmente fornitami da un amico, ma hanno spaccato. Ska-core tirato e melodico, ideale per ballare in mezzo al pogo più positivo che ci sia. Una mezz'ora veramente divertente. Altra sosta al bagno che è ormai in condizioni pietose e viene il turno dei Good Riddance da Santa Cruz, California. Testi impegnati ed incazzatura sincera con il sistema socio-politico americano, danno vita ad una delle esibizioni più oneste che abbia mai visto. Credono in quello che fanno e vengono premiati dal pubblico che gradisce assai. Le nubi di polvere sollevate dal pogo arrivano fino sul palco e non si vede quasi più nulla, Non ci posso credere.
E poi i supremi Snapcase, che si sono riformati di recente e sono tornati con il favoloso Design For Automotion. Sono in piena forma, e le vicissitudini affrontate che li hanno portati ad un temporaneo scioglimento sono solo un ricordo. Non lasciano respiro con il loro hardcore new school muscolare e metallizzato, ti prendono e ti spingono a pogare fino a farti male. Ti riempi di lividi e nemmeno te ne accorgi. Come se fosse il 1997 volo un paio di volte sulla testa dei malcapitati delle prime file, che non sembrano però prendersela in maniera particolare. Il bello è proprio questo.
Chiudono la lunga giornata i Nofx, ma potevano anche fare a meno di esserci. Delusione totale, suonano in maniera fin troppo tecnicamente ineccepibile finendo per risultare freddi e poco incisivi. Non mi prendono per nulla, seguo addirittura il concerto seduto. I soliti classici e alcuni brani dal nuovo Pump Up The Valiuum, intervallati da pernacchie e cazzate varie, il tutto con il tipico distacco che si adotta per eseguire il cosiddetto compitino da 6. Fat Mike, cantante, bassista e leader del gruppo, vuole pure andarsene perché i ragazzi delle prime file eseguono l'antico rito tipico dei concerti punk, quello dello sputo sul palco. Poi purtroppo desiste dalle sue minacciose intenzioni, continua e finisce che i Nofx, il mio gruppo preferito, mi hanno deluso. Magari è solo perchè mi attendevo troppo da loro, ma almeno ho avuto l'onesta intellettuale di ammettere che il mio gruppo preferito non vale poi così tanto come credevo, soprattutto messo di fronte alla prova live. Fa nulla, basta esserci.
26 maggio 2007
QUELLI CHE BENPENSANO
D'altronde, che non si vedesse nulla c'era da aspettarselo. Una come lei, che in uno dei suoi primi video attraversa la strada senza guardare, ma lo fa sulle strisce pedonali come una brava cittadina, non può farsi vedere nuda. Sarebbe un cattivo esempio, e poi i genitori dei suoi fans se la prenderebbero. E allora ci vuole un finto topless, per apparire contemporaneamente buona e cattiva. Geniale. Se vuoi rischiare lo fai fino in fondo, non puoi scagliare il sasso e poi nascondere la mano. Non ha senso. Ma forse è lei stessa a non aver senso.
Il servizio, apparso su un magazine americano, è accompagnato da un'intervista in cui pronuncia frasi raccapriccianti del tipo “è stata una novità per me”, “sul set c'erano whisky e biscotti, tutte cose nuove per me”, affermazioni che dimostrano la natura del fenomeno. Si definisce punk ma non ha mai trucco e acconciatura fuori posto: é una marionetta nelle mani di manager che ne pianificano la carriera in ogni aspetto, calcolando ogni mossa alla perfezione. E magari senza che lei se ne renda conto, convinta com'è di essere un esempio da seguire. E' totalmente inoffensiva e plastificata, ma non importa: tanto ci saranno milioni di ragazzini in tutto il mondo pronti ad andare in delirio per lei. Anche in Italia, purtroppo.
A modo suo è un simbolo del nostro tempo. Avril Lavigne vuole apparire ribelle, ma in realtà spegne ogni forma di anticonformismo in chi la vuole emulare ed è completamente organica al sistema. Proprio perchè con la sua ribellione a buon mercato non fa altro che rafforzarlo. Potenzialmente, la cantante preferita di Barbara e Jenna Bush e di Barbara Berlusconi. E magari anche dei rispettivi padri.
24 maggio 2007
AVANZI FRESCHI DI GIORNATA
Mi dispiace parlare male di Moby perché in fondo mi sembra un tipo parecchio intelligente e a modo, ma proprio non ci siamo. La definizione più azzeccata di lui la diede qualche anno fa Sergio Messina su Rumore, in un memorabile Avviso di Chiamata: paraculo dei paraculi. Un uomo dai repentini e furbi cambiamenti di stile, capace di intitolare Play un disco perché così tutti si sarebbero ricordati di schiacciare il tasto play per ascoltarlo non merita di essere definito in altra maniera. Allo stato attuale delle cose, le premesse per una sua conversione c'erano tutte: il boom del funk-punk, con gruppi che uniscono le chitarre alla dance e arrivano fino ad Mtv, e il fenomeno del new rave, i cui alfieri recuperano (o dicono di recuperare) l'attitudine nichilista dei rave primi anni novanta per riciclarla in chiave rock. Tutti aspetti che Moby conosce bene ed è in grado di maneggiare ancor meglio, tutti aspetti che possono portare a guadagnare un sacco di bei soldoni: quale migliore occasione per lui per saltare fuori tempo massimo sul carro del vincitore e dare il colpo di grazia ad un genere musicale già in agonia?
Piccolo bignami sulla carriera artistica di Moby: ex musicista punk, nasce artisticamente con l'esplosione della techno nei primi anni novanta sfornando un paio di dischi di successo e il supersingolo Go, uno dei classici del genere. Ma lui è paraculo e non si accontenta. Siamo o no giunti in epoca di grunge e affini e la techno fa schifo, paura e terrore? Nessun problema, è pronta una bella svolta rock. Basta rinnegare completamente i synth e tutto il resto, perdersi in trip vegano-spirituali e Animal Rights è pronto. Peccato che sia il 1996 e sia ormai tardi. Il disco è imbarazzante ed è un flop clamoroso, tant'è che Moby finisce a vivacchiare tra colonne sonore e canna del gas. Quando sembra avere ormai imboccato il viale del tramonto, il colpo di genio. Gli anni novanta stanno per finire e le due espressioni musicali più hyped sono il big beat e la downtempo? Niente paura , basta adeguarsi e avere la fortuna di comprare per pochi soldi vecchi vinili blues anni trenta, campionare l'inverosimile e tirare fuori un disco puttano come Play, album che lo ha salvato dalla bancarotta e lo ha addirittura reso superstar internazionale. Play ad onor del vero è un bel disco, ma non ha un'idea originale, e tutto calcolato con fredda precisione con unico fine quello di scimmiottare i due generi più in voga. Che infatti sono finiti in quel preciso istante. Moby per queste cose ha l'istinto del killer. Ma intanto su Play ci campa ancora, e passano quasi inosservati il suo avvicinamento all'electroclash in gran voga qualche anno fa, il suo ritorno alla techno con il side project Voodoo Child, una collaborazione con i Public Enemy che avrebbe avuto un senso 15 anni fa e il suo ultimo improponibile disco Hotel. Lui è quello di Why Does My Heart Feel So Bad e basta, e se i dischi nuovi vendono è grazie a questo. E lui non se ne dispiace. Alle ultime presidenziali americane ha sostenuto attivamente il candidato democratico (nonché suo grande amico) John Kerry, e proprio questo probabilmente è stato il motivo principale della vittoria di George W. Bush.
Ecco perché a questo punto della sua carriera una svolta punk-funk (o peggio, new rave) appare logica e quasi ovvia. Ormai è chiaro che Moby soffre della sindrome delle seconde linee. Nel campo musicale le seconde linee tendono a cercare di imitare i fuoriclasse, ma di solito arrivano tardi e riescono a fare le cose solamente in modo scolastico, senza metterci il cuore. Sono opportunisti e seguono le mode musicali, hanno furbizia e sprezzo del pericolo, prendono di peso soluzioni inventate da altri e ci campano sopra. Magari hanno tanto successo, ma raramente se lo meritano. Semplicemente perché non hanno la classe e il talento dei campioni. Nella musica questo conta ancora. Arriveranno sempre secondi, mentre i campioni saranno già oltre, proiettati su qualcosa di più innovativo e sempre inarrivabili.
Per la cronaca, il disco nuovo di Moby uscirà nel 2008. E se da qui al 2008 punk-funk e new rave saranno finiti completamente nel dimenticatoio e non saranno più galline dalle uova d'oro? Nessun problema, ci sarà sempre qualcos'altro da scimmiottare. E poi tanto Play continua a vendere lo stesso.
23 maggio 2007
LA BELLA VITA
22 maggio 2007
STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO BAR
Doversi esibire dopo un gruppo del genere non è facile, ma penso che i bravi Giardini di Mirò siano riusciti nell'impresa. Se la sono cavata davvero egregiamente, anche se ho preferito i pezzi dell'ultimo Dividing Opinions (di impronta un tantino più pop rispetto al resto della loro discografia) agli strumentali dei vecchi album che non sono riusciti a coinvolgermi troppo, ma a questo punto è soltanto questione di scarso feeling con il genere, ed è un problema mio. Tecnicamente validi e con un batterista molto abile, a loro favore gioca il fatto di saper applicare molto bene la lezione dei Mogwai (un gruppo che proprio non sopporto) condensandola e rendendola più appetibile anche per uno scettico come me. Hanno oramai un suono che li contraddistingue e sono uno dei pochi gruppi italiani che possono dire la loro anche all'estero. Sono pronti, e non è poco.
A fine concerto, una breve e rilassante passeggiata all'adiacente luna park, tanto per vedere che aria tirava. Ho riprovato dopo almeno un decennio a tirare pugni al punching-ball, e mi sono confermato una schiappa. Cosucce invece no. Ha vinto lui.
20 maggio 2007
LA FABBRICA DEI RICORDI
Parlando con amici e facendo un certo tipo di discorso è venuta però fuori una cosa a cui non avevo mai pensato. Non so se sia positivo o meno ma, dato che si possono trovare anche vecchi filmati che giacevano in quell'angolo di cervello adibito a ripostiglio dei ricordi ormai sbiaditi, YouTube si dimostra capace di agire anche in maniera potente sui ricordi. E tutto questo solo perché riporta alla luce le cose non come una persona le vedeva allora ma come le vede adesso, filtrate da uno stato d'animo ed un grado di coscienza e maturità diversi dai tempi che furono. Mi rendo conto che il discorso è parecchio contorto e forse non ho capito nemmeno io cosa ho voluto dire, ma le cose stanno più o meno così. Vedere ora un video musicale che ha segnato la mia adolescenza come November Rain mi regala sensazioni nettamente diverse rispetto a quando lo vedevo da piccolo, e mi fa rendere conto di quanto fosse truzzo Axl Rose, cosa che allora non avevo ben chiaro. Ma vedere ora il filmato della caduta del Muro di Berlino mi fa capire tante cose che purtroppo a nove anni non potevo capire, o potevo capire solo in parte.
In un certo senso You Tube ha cambiato il mondo e il modo di vederlo. O forse sono solo io che mi faccio troppe seghe mentali su particolari non poi così rilevanti.
18 maggio 2007
SPACE INVADERS ARE SMOKING GRASS
17 maggio 2007
QUEI BRAVI RAGAZZI
Il punto è che qualche sera fa mentre si faceva la nostra classica cena tra amici al ristorante cinese ed io sporcavo la tovaglia come se avessi cinque anni, tra un piatto di alghe fritte che sanno di pop corn, un riso alla cantonese e un gelato fritto che non ho ancora capito come facciano a farlo, mi ha segnalato un bel filmato. Un reperto storico-generazionale che io sono andato subito ad osservare attentamente, con assoluto rispetto.
Non sapevo assolutamente che l'ultima apparizione televisiva dei Nirvana fosse stata in Italia, precisamente quella a Tunnel su Raitre. All'epoca l'ho vista e me la ricordo benissimo, ma non ero al corrente che fosse proprio quella l'ultima, e mi fa quasi impressione pensare di averla vista allora. Che un gruppo così decisivo abbia fatto la sua ultima performance tv in un programma con Corrado Guzzanti è surreale. O forse no. Forse ci sta proprio ed è qualcosa di simbolico. Potrebbe essere l'ideale dimostrazione della loro grandezza.
Tra l'altro, tra il pubblico in studio mi pare di scorgere un giovane Gabriele Paolini. Magari è la mia immaginazione e non è lui. Speriamo. In ogni caso è colpa di YouTube.
16 maggio 2007
IL PICCOLO CHIMICO
Comunque chiunque sia stato, è diventato il mio idolo totale. Bisogna essere degli strippati all'ultimo stadio per cercare una cosa del genere, oppure dei ragazzini alle prime armi. Non importa. Spero vivamente che, chiunque esso sia, il genio in cerca di ketamina ripassi di qui. E' sempre il benvenuto in mia casa.
Se per caso dovesse tornare, gli consiglio di darsi un ascolto a questi cinque pezzi facili facili:
The Bucketheads – The Bomb
Armand Van Helden – You Don't Even Know Me
Crystal Waters – Gypsy Woman
Cassius – Cassius 99
David Morales – Needin' You
e visto che sono buono, gli regalo due ulteriori bonus:
Sono – Keep Control
Run DMC Vs Jason Nevins – It's Like That
Sono convinto che la sua vita prenderà una piega decisamente positiva, o quantomeno più divertente e meno truzza.
15 maggio 2007
VOLEVAMO ESSERE I RADIOHEAD
Episodi a parte, quello dei Bloc Party sabato all'Estragon è stato complessivamente un bel concerto. Il locale era completamente sold out ma fortunatamente il pubblico non era composto solo da ragazzini ma era parecchio eterogeneo, segno che il gruppo riesce nell'impresa di accontentare i tipi più disparati di ascoltatori ed ha raggiunto ormai grande popolarità. Che abbiano raggiunto grande popolarità lo si capisce anche dal fatto che la serata sia iniziata prestissimo con l'esibizione ad orario pasti dei Biffy Clyro, il gruppo che li accompagna per questo tour. I Biffy Clyro si sono dimostrati godibili perchè dotati di una particolare caratteristica: sono onestissimi ed innocui ma somigliano a qualsiasi cosa che si sia sentita in campo alternative dal 1992 al 2001. Hanno suonato quaranta minuti ed in ogni pezzo le influenze erano perfettamente riconoscibili. In loro sono riuscito a riconoscere i Nirvana come i Deftones, i Pearl Jam come gli At The Drive-In, i Millencolin(!) come i dEUS. Un piccolo bignami degli anni novanta. In un altro contesto probabilmente un gruppo del genere non l'avrei apprezzato troppo, ma sentiti così hanno finito per piacermi assai.
Dopo un breve intervallo per il cambio della strumentazione, caratterizzato da una selezione musicale a base di tech-house in cui è addirittura spuntata fuori (con mia somma soddisfazione) Pump Up The Jam dei seminali Technotronic, è venuta l'ora degli attesissimi Bloc Party.
Mi aspettavo molto da loro e la mia fiducia in fondo è stata ripagata. Hanno suonato bene e hanno dimostrato di essere molto bravi tecnicamente, eseguendo per la gioia del pubblico pagante gran parte dei loro due album e nessun inedito. Il buon Kele, cioè colui che teoricamente pareva dover essere il vero punto debole del gruppo, nonostante la spocchia e l'antipatia se l'è cavata bene, dimostrando di essere un ottimo interprete e di possedere una voce molto più versatile che su disco, anche se la sua presenza scenica lascia un tantino a desiderare (in poche parole, è talmente legnoso da risultare addirittura imbarazzante). Non c'è stato il tanto temuto effetto Klaxons e sono riusciti a rendere bene i pezzi facendo muovere senza sosta il culo al pubblico, dimostrandosi una macchina da guerra ben rodata.
Forse fin troppo rodata, visto che tutto appariva perfettamente calcolato e hanno finito per risultare un tantino freddi. Hanno eseguito bene il compitino e nulla più. Mancava quel pochino di sporcizia ed imprevisto che poteva far diventare ottimo quello che è stato solo un buon concerto. Scontata la scelta di fare i piacioni e rientrare due volte sul palco, scontata la scelta populista di eseguire I Still Remember come bis per prendersi ancora più applausi. Ma credo siano solo errori di gioventù. Hanno tante potenzialità e sono pienamente convinto che meritino la fama raggiunta. A Weekend In the City è un bel disco ma assolutamente interlocutorio, un disco che è servito loro per capire dove vogliono arrivare. Se non si bruceranno prima o non preferiranno la facile fama sapranno regalare grandi cose. Li vedo come i più credibili eredi dei Radiohead e prevedo che avranno una svolta elettronica prima o poi. Meglio prima, se non vogliono rischiare di cadere nel dimenticatoio visto che il genere comincia ed essere un tantino inflazionato. Dovranno avere solo molto coraggio e lasciare che a guidarli sia il bassista Gordon Moakes, colui che mi sembra essere la vera testa pensante del gruppo.
Invece, a Kele Okereke servirebbe sicuramente non il ruolo di leader del gruppo, ma solo un bel bagno di umiltà. Gli gioverebbe senz'altro.
14 maggio 2007
SPERO ALMENO CHE L'ALIENO NON SIA QUELLO DI MARIO GIORDANO
Di solito sono sempre molto scettico riguardo all'argomento catene, ma questa è davvero interessante, e merita assolutamente di essere approfondita anche per il solo fatto che Onanrecords e Outsiders me l'hanno gentilmente segnalata. La catena in questione è questa:
«tòp tuentifàiv dell’alieno petomane, ovvero: un alieno petomane ti dice “spiegami cos’è il rock” e tu, senza tante menate filologiche, devi mettere a punto un listone con 25 singoli prima che lui attivi il suo culo disintegratore… »
Probabilmente alcuni titoli attiveranno all'istante il culo dell'alieno, ma questa classifica (per la cronaca compilata di getto e poi rivista almeno dieci volte) rispecchia pienamente l'idea di quello che per me è rock, non solo dal punto di vista musicale, ma anche dal punto di vista dell'attitudine e della voglia di rischiare.
1. Nirvana - Smells Like Teen Spirit
2. Neu! - Hallogallo
3. The Clash - White Riot
4. Daft Punk - Around The World
5. Can - You Doo Right
6. Radiohead - Karma Police
7. Pulp - Common People
8. New Order - Blue Monday
9. My Bloody Valentine - Only Shallow
10. Phuture - Acid Trax
11. Sex Pistols - Anarchy In The Uk
12. Blur - Girls & Boys
13. Kraftwerk - Trans Europe Express
14. Depeche Mode - Enjoy The Silence
15. Led Zeppelin - Kashmir
16. Faith No More - Digging The Grave
17. Rage Against The Machine - Bulls On Parade
18. Beck - Where It's At
19. Smashing Pumpkins - Bullet With Butterfly Wings
20. Red Hot Chili Peppers - Give It Away
21. Soundgarden - Spoon Man
22. Primus - Tommy The Cat
23. Guns 'n' Roses - It's So Easy
24. Public Image Ltd - Poptones
25. Ramones - Sheena Is A Punk Rocker
A questo punto mi piacerebbe vedere i listoni di Zonda, Cosucce Psicotrope, Ten Dollar Writer, Bardamu, Bersntol, Manq, Felson, Halkor, Isterico Tuareg, Pibio, ABS e di chiunque altro passi di qui e pensi che ne valga la pena di compilare una classifica del genere.
12 maggio 2007
HO DETTO "EMOCORE", NON "SCEMOCORE"
Un genere che nasceva onesto e sincero diventa prodotto di massa, con gruppi assolutamente tutti uguali: chitarre pesanti, linee vocali stracciamutande, pathos un tanto al chilo. Stesso suono, stesso look, tutti inoffensivi. Mi rendo conto di quanto siano decadenti questi nostri tempi quando vedo l'emocore delle origini degenerato in quel prodotto da grandi magazzini. L'emo non è quello che si vede su Mtv, punto e basta. E' altra roba. E' un genere nobile, un genere che ho amato, che ha rappresentato tanto per me ed è stato un punto di approdo fondamentale nella evoluzione dei miei gusti musicali. Più o meno, mi ha traghettato da ascolti quasi totalmente fondati sull'hardcore punk ad altro. Devo molto all'emocore e, nonostante ne ascolti ormai raramente, ha il potere di riuscire ancora ad emozionarmi.
Un disco che ritengo fondamentale per capire cosa fosse una volta questo genere musicale è Building dei californiani Sense Field. Uscito nell'anno di grazia 1996 per la benemerita Revelation Records, è un disco a modo suo storico, che ha contribuito a definire con chiarezza i contorni del genere, ed è un disco vero, non un prodotto. Ci tengo a sottolinearlo, perché i Sense Field non erano i 30 Second To Mars et similia, per fortuna. Ci credevano sul serio, non recitavano.
Building è una tigre a cui hanno tagliato gli artigli, è un soldato che ha perso tutte le battaglie. Musica da perdenti, che però hanno conservato ancora un briciolo di speranza e che lottano per uscire dalla merda nella quale stanno affondando a poco a poco. Paranoia positiva che spinge a pensare. Con Buiding l'hardcore melodico rallenta la velocità e scopre gli Smiths. Hardcore che si lascia trasportare dalle emozioni e dal sentimenti nel vero senso della parola, visto che il termine emo è in realtà la contrazione di emotional hardcore.
Un disco stupendo e ancora attuale, che suona fresco anche dopo più di dieci anni e manda a letto senza cena tutti quei manichini con eyeliner e frangetta che troppo spesso si vedono saltellare su Mtv. Sì, ce l'ho con loro e sono molto prevenuto nei loro confronti, ma penso sia comprensibile. In ogni caso libero io di criticarli, e libero chi li apprezza di continuare ad apprezzarli. Non sarò di certo io quello che vorrà impedirglielo, faccia pure. Il mondo è bello perché è vario. Se chi ascolta i My Chemical Romance scoprisse i Sense Field e si rendesse conto lo sarebbe ancora di più.
Altri dieci grandi dischi che non hanno nulla a che vedere con l'emo di Mtv:
Mineral - The Power Of Failing
Texas Is The Reason - Do You Know Who You Are?
Fireside - Uomini d'Onore
Jets To Brazil - Orange Rhyming Dictionary
Elliott - False Cathedrals
Last Days Of April - Angel Youth
Cursive - Domestica
The Get Up Kids - Something To Write Home About
Thursday - Full Collapse
The Appleseed Cast - Low Level Owl vol. 1 & 2
11 maggio 2007
I'M FROM FERRARA, NOT FROM BARCELONA
Avrei voluto tanto andare ieri sera a Ravenna al Bronson a vedere gli I'm From Barcelona, ma fisicamente non ne ero in grado. Troppo poco tempo a disposizione e troppa strada da fare anche per un giovane agile e scattante come me. Leggendo questo bel post di Zonda, un pochino mi sento presente anche io all'evento. Deve essere stato veramente un gran bel concerto, anche se credo che si sia sentita parecchio la mia mancanza. Alla prossima non mancherò, promesso.
Intanto mi consolo con
I'm From Barcelona - We're From Barcelona
10 maggio 2007
CONOSCERETE LA NOSTRA VELOCITA'
Bene, con Our Earthly Pleasures i Maximo Park sono addirittura riusciti a superarsi. Concerto dopo concerto hanno potuto affinarsi e migliorare le loro capacità tecniche, ed hanno pubblicato un disco più ragionato e cerebrale, meno immediato del precedente ma altrettanto efficace. I Maximo Park arrivano a dire la stessa cosa, ma scelgono un modo diverso per farlo: hanno smussato gli angoli, sono meno ruvidi ed immediati, scelgono sempre la via più complessa e stimolante per dire la loro. In poche parole: sono cresciuti.
La sparo grossa: in questo disco suonano come una versione evoluta ed intellettuale dei Get Up Kids, grande e troppo sottovalutata emo band americana assolutamente da recuperare. La passione per gli Smiths è la stessa per entrambe le band, è il contesto ad essere diverso: mentre gli statunitensi avevano solide radici hardcore, il background dei Maximo Park è più orientato verso il post punk. In ogni caso, sentire Paul Smith che in un'intervista cita i Joan Of Arc mi fa pensare che tra gli ascolti del gruppo ci sia parecchio buon vecchio emocore, e ciò non può che farmi piacere. Rispetto al predecessore, Our Earthly Pleasures richiede più ascolti per fare centro, e inizialmente potrebbe destare perplessità. A parte il gran bel singolo Our Velocity, che è sulla stessa lunghezza d'onda del precedente disco, il disco richiede infatti tempo per essere digerito e metabolizzato, ed è solo al quinto ascolto che inizia a svelarsi in ogni suo particolare e a regalare grandi soddisfazioni.
La band è di quelle che o si ama o si odia, il disco uno di quelli che non vanno liquidati al primo ascolto.
09 maggio 2007
IL RE DEI RE
Vorrei dire che bisogna anche ricordare che i musicisti in questione hanno cambiato qualcosina nell'altrimenti immobile panorama della musica leggera italiana, ma sono alla frutta da circa quindici anni. Anzi, sono alla frutta da una vita. Ma non lo dico. Temo ritorsioni da parte dei loro fans.
08 maggio 2007
UNA SCOMODA VERITA'
Al Gore è persona da sempre attenta alla questione ecologica, e dopo la sconfitta ha dedicato tutte le sue energie a mettere in guardia gli statunitensi (e non solo) sul pericolo rappresentato dall'effetto serra e dai danni che questo potrà produrre se non si arresterà la folle crescita delle emissioni inquinanti. Il documentario è il risultato di questo suo impegno ed è assolutamente efficace.
Al Gore, supportato da dati scientifici, non parla a sproposito e riesce con grande ironia e chiarezza a far capire la dura verità: se si va avanti così, tante zone del pianeta verranno sommerse dalle acque, e tante altre finiranno invece per diventare deserto, o qualcosa di simile. Tutto questo a causa dell'innalzamento delle temperature derivante dall'effetto serra, che va a rompere un delicato equilibrio ecoambientale a cui si è giunti nel corso di milioni di anni. Ci stiamo autodistruggendo e non ce ne rendiamo conto, ma questo processo si può rallentare o arrestare. Basta cambiare radicalmente le proprie abitudini. Non è facile, ma con tanta buona volontà è possibile riuscirci.
Intanto io mi sento fortemente a disagio quando prendo la mia auto per andare al lavoro, e se Al Gore avesse vinto quelle elezioni, il corso della storia recente sarebbe stato decisamente diverso. Per giunta non è un Beppe Grillo qualsiasi, perché pare che voglia riprovarci.
Per saperne di più:
www.climatecrisis.net
07 maggio 2007
FAI COME SE FOSSI A CASA TUA
Peccato per lui, perchè allo Zuni Club di Ferrara i Parenthetical Girls hanno dato vita ad un concerto fantastico, nonostante la loro musica sia qualcosa di veramente ostico. Per rendere l'idea, a modo loro fanno pop, ma in maniera barocca e spigolosa, e rappresentano più o meno una credibile forma di incontro/scontro tra Xiu Xiu e Radiohead. Riproporre live qualcosa del genere è molto difficile, e si corre il rischio di suonare asettici, o quantomeno freddi e distanti dal pubblico.
I Parenthetical Girls hanno riproposto per intero lo stupendo Safe As Houses con l'aggiunta di alcuni inediti, e hanno vinto totalmente la sfida, suonando caldi e coinvolgenti, grazie soprattutto alla bella voce e al carisma del loro cantante e leader Zac Pennington, un vero istrione.
E' stato surreale vederlo girare per il locale con il microfono in mano ad orario aperitivo, mentre la gente al bancone mangiava e beveva a volontà. Io ho apprezzato molto il contrasto, ma soprattutto ho apprezzato la musica. Un concerto breve ma intenso, e sono uscito dal locale parecchio soddisfatto.
Un gruppo del genere in un posto così piccolo e suggestivo come lo Zuni ci stava a pennello. Sono ragionevolmente convinto che oggi i Velvet Underground suonerebbero proprio così, e amerebbero follemente suonare in un posto del genere.
Amerebbero un po' meno la gente che va ai loro concerti solo per usare a sbafo la connessione adsl wireless.
05 maggio 2007
LA RICREAZIONE E' FINITA, ANDATE IN PACE
Sul palco invece gli Horrors si trasformano, e mercoledì scorso a Bologna hanno dato vita ad un concerto difficile da dimenticare. Hanno dato tutto ciò che si può chiedere ad un gruppo che si voglia definire rock: sudore, energia, passione e una sana dose di cattiveria, tanto per gradire.
Al mio arrivo all'Estragon devo dire che la situazione non sembrava molto invitante: pubblico scarso ed età media molto bassa. Ragazzine che avevano trascorso l'intero pomeriggio a cotonare i capelli e a truccarsi per sentirsi adeguate all'evento, ragazzini dai jeans a sigaretta strettissimi che parevano più attenti a non spettinarsi che al resto. La costante sembrava essere l'apparire, e la musica pareva essere un dettaglio trascurabile. I vecchietti, invece, se ne stavano al bar del locale a vedere alla tv la concomitante partita del Milan, in un esilio volontario che faceva loro poco onore. Non propriamente un quadretto idilliaco, quindi.
Fortunatamente ero solo arrivato troppo presto. Bastava solo portare pazienza. Infatti la situazione si è rianimata ed il locale si è riempito il giusto, ed il gruppo spalla che rispondeva al nome di Dandi Wind ha dato il via alle danze. Come una sorta di anfetaminici Enzo Paolo Turchi e Stefania Rotolo alle prese con un electro glam rock di grande impatto, sono stati una gran bella sorpresa. Lei canta e balla come un'invasata ed ha una presenza scenica esplosiva, lui la sorregge utilizzando solo sintetizzatori e sequencer, creando qualcosa di talmente tamarro e maleducato da risultare bellissimo. Il pubblico non li conosceva per niente ma loro sono riusciti a vincere la diffidenza iniziale e a far ballare la gente. I ragazzi ci sanno fare, saranno famosi.
E poi loro, gli Horrors. Chi nutriva dubbi su di loro probabilmente si sarà convinto definitivamente della loro grandezza, visto che hanno dato vita ad un set superbo, privo di sbavature. Magistrale. Non un difetto, solo lievi imprecisioni che hanno reso il tutto più vero, più punk. Hanno proposto per intero lo stupendo Strange House, finendo per suonare addirittura più convincenti che su disco. Questa è roba che nasce per essere suonata live perché deve seguire il proprio istinto, è roba pericolosa che scandalizza i benpensanti e gli integralisti. Sono riusciti a portare sul palco una scala e successivamente sedie ed un tavolino, continuando a suonare come se nulla fosse e facendo numeri circensi. Il cantante Faris Rotter si è lanciato un paio di volte nel pogo furioso, uscendone indenne e vincitore, a testa alta. Altissimo e scheletrico, sembra un fenicottero. Hanno dimostrato che non è solo una questione di modo di vestire. C'è l'attitudine. Ci sono le palle. C'è l'abilità tecnica. Doti che dei Klaxons qualsiasi non hanno e probabilmente mai avranno. Gli Horrors credono veramente in quello che suonano e lo amano, con dedizione e spirito di sacrificio. E' questo che fa la differenza con il resto della truppa.
Mi chiedo solo come gli Horrors possano finire in copertina sulle riviste musicali ed avere un seguito del genere. Di solito gruppi così sono condannati all'indifferenza generale, ma qui fortunatamente siamo al cospetto di una piacevole eccezione. Probabilmente hanno capito come vendersi bene, senza compromettere la loro integrità. Sanno come prendere per i fondelli l'industria musicale, e il loro discografico James Oldham li asseconda in questa impresa. Spero solo che durino tanto a lungo da diventare veramente famosi. Hanno le potenzialità e l'intelligenza per regalare ancora grandi cose.
A me però rimane solo un dubbio al loro riguardo: cosa avranno mai poi mangiato al ristorante?
04 maggio 2007
NEW RAVE
03 maggio 2007
STATO DI LIBERTA' VIGILATA
02 maggio 2007
FAVOURITE BEST AUSSIES
E a proposito di oggetti di culto, mi riempie di orgoglio che uno dei dischi preferiti degli Arctic Monkeys sia Since I Left You degli Avalanches, che incidentalmente è uno dei miei dischi preferiti di tutti i tempi. Una cosa del tipo sei deejay australiani che, tra il serio e il faceto, nel 2000 arrivano a comporre un pugno di canzoni stupende utilizzando solo esclusivamente samples presi da dischi altrui, abilità tecnica e tanta ironia. Genietti che hanno ottenuto un minimo riscontro commerciale e sono andati a debito per pagare i diritti d'autore sui campioni utilizzati. Un piccolo capolavoro, che per ora non ha avuto seguito, anche se indiscrezioni li vogliono finalmente al lavoro su nuovo materiale.
Io resto in attesa, ed intanto spero vivamente che il fatto di essere stati citati dagli Arctic Monkeys possa almeno riaccendere l'attenzione sugli Avalanches. Se lo meriterebbero.
The Avalanches – Since I Left You
The Avalanches – Frontier Psychiatrist