31 maggio 2008
TONIGHT, WE DANCE! (però sul satellite)
Anzi, il perché lo so benissimo. È perché una notte in cui non riuscivo a dormire ed ho scelto di guardare la tv per addormentarmi ho visto il suo video passare su Music Line, programma di chicche musicali (spesso ultratrash) e fondi di magazzino (spesso ultramega ok) che va in onda su Rete4 ad orari variabili ed eventuali, Tra un video di Blondie, uno di Grace Jones ed uno di Kim Carnes hanno passato quello degli Alphabeat, scambiandolo probabilmente per un video del 1981. O, peggio ancora, scambiandoli per gli Alphaville. Ma chi le fa le selezioni musicali a quel programma? Io? Emilio Fede? Paolo Del Debbio? Fabrizio Trecca?
Rete4 meriterebbe di finire sul satellite solo per questo, e nessuna legge dovrebbe salvarla da tale destino.
27 maggio 2008
LA VERITÀ SU METAL CARTER LIVE IN CASALECCHIO (freestyle feat. Er P)
25 maggio 2008
MASTER OF PUPPETS?
A dire il vero, per essere carino è carino ed i brani presi singolarmente fanno anche il loro dovere, ma è tutto l'insieme che non funziona. In definitiva, lo ascolto e faccio sempre molta fatica ad arrivare al termine. Va bene, è un disco ben prodotto, con ottimi arrangiamenti e grandi suoni, non una virgola fuori posto, non una sbavatura. Ma è un disco che alla fin fine risulta freddo e non mi trasmette nulla. Sembra quasi roba pianificata a tavolino, ma magari però il problema è mio e non di Alex Turner e Miles Kane. Anche se è dura da accettare alle volte succede.
E alle volte succede che Alex Turner sia la voce (e la mente) degli Arctic Monkeys, con contorno di MySpace, botto, successo mondiale, due dischi, tour interminabili e tanto tempo libero a disposizione per poter scrivere canzoni nuove e lanciarsi nella nuova avventura. E succede che Miles Kane sia il cantante dei Rascals, una band di recente formazione che solo per puro caso ha un disco d'esordio di prossima uscita. Non è che alla fine The Age Of The Understatement è solo un espediente frutto della mente di qualche spietato discografico che vuole mantenere alta l'attenzione sugli Arctic Monkeys e contemporaneamente lanciare i Rascals? A me quasi quasi viene da credere che le cose stiano così, ma purtroppo sono sempre il solito bolscevico sospettoso di chi il successo (ed il denaro) se lo è sudato tutto, e quindi la mia opinione conta come quella di Lamberto Dini: zero.
Ma poi, in definitiva, chi se ne importa? Tanto i due dischi degli Arctic Monkeys rimangono sempre due vere e proprie bombe perfette dall'inizio alla fine, ed in più non è poi tanto male se ogni volta che ascolto i Last Shadow Puppets devo stoppare perché mi vien subito voglia di ascoltare i sempre troppo sottovalutati Coral.
24 maggio 2008
GRANDI INTELLETTUALI A CONFRONTO
Max Pezzali terrorizzato, gara a chi ha le occhiaie più marcate, grasso che cola, adiposità in continuo aumento, barbe incolte, neuroni che volano come rondini a primavera e Carter nemmeno se ne accorge, dichiarazioni palesemente rilasciate sotto minaccia, aspettarsi di veder sbucare fuori da un momento all'altro Giulianone Ferrara, situazioni surreali, situazioni che vorresti essere lì per poi poterlo raccontare agli amici al bar. Stessa storia stesso posto stesso bar.
A questo punto una collaborazione tra Pezzali e Metal Carter è un dovere morale.
22 maggio 2008
SONO UN AUTARCHICO, STATALISTA E TELEORIENTATO
19 maggio 2008
PER GARANTIRE LA SICUREZZA È ALTRESÌ NECESSARIO:
Presentazione del documentario Nazirock, a quanto pare. Con annessa discussione assieme al regista Claudio Lazzaro e al presidente dell'Anpi Daniele Civolani. Parecchio interessante, anche solo per capire il perché e il percome di certe cose e magari anche fare qualcosa per prevenirle e/o combatterle.
Ci sarò tra le briciole della tua tovaglia quando sfuggi al suono della sveglia. Ci sarò dentro l'alba che ti meraviglia, si spalanca un sole che ti abbaglia. Ci sarò ma non parlare più con la tua ombra, cercheresti chi mi rassomiglia. Ci sarò tra le briciole della tua tovaglia, quando togli maschera e trucco e decidi di essere te stessa. Ci sarò nonostante i flyers con la bandiera cubane (non capisco perché scomodare Cuba – una dittatura – per un documentario del genere, ma magari chiederò magari informazioni in loco), nonostante i no pasaran e la retorica spiccia di certa sinistra che a volte mi dà addirittura l'impressione di vivere un tantino fuori dal mondo.
Che poi magari sono io che sbaglio e non comprendo cosa è importante e cosa no, ma l'impressione che ho quando sento parlare gente come Bertinotti, Giordano e Ferrero è quella (e anche quando mi capita di sentire un qualsiasi alto papavero a livello locale il risultato purtroppo non cambia, e fuggo a gambe levate). Io difendo sempre e comunque i militanti di base che ci credono veramente ed in tutto questo tourbillon salvo solo Nichi Vendola, che mi chiedo cosa ci stia a fare lì e non riesco mai a darmi una risposta. Misteri.
Ma torniamo al punto. Il punto è Nazirock+dibattito. È importante. Qualcuno che io rispetto molto diceva: «Quelli sono ragazzi normali esattamente come te od i tuoi figli. Se li incontri per strada - a uno a uno - sono capaci di darti anche l'anima, se ti serve». Io non la penso così, anche perché di solito quando ti capita di incontrarli purtroppo non sono mai da soli. E quindi domani sera sarò presente.
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O le cose si fanno completamente o non si fanno proprio. Le cose lasciate a metà non hanno senso. Ed allora per completare l'opera io ho deciso di non badare a spese e, vincendo la mia proverbiale ritrosia al confronto diretto, ho chiesto un parere sul tema ad un misterioso esperto assolutamente autorevole. Ho rischiato parecchio - ma se nella vita non si rischia che gusto c'è? - ma è stata un'importante lezione di vita. Ecco cosa ne è venuto fuori.
18 maggio 2008
PIACERE A TANTA GENTE È UNA GABBIA SEDUCENTE
Sono monotoni, ma il loro bello è proprio questo. Ti sembra sempre di sentire la stessa canzone dall'inizio alla fine, ma non ti annoi mai. Semplicemente non te ne rendi conto. Rimani profondamente concentrato, non vuoi perdere nulla di quello che hanno da dire e diventi improvvisamente consapevole che tutto cambia per non cambiare niente. E non importa se già al quarto brano ti viene il sospetto che ti stiano fregando e stiano suonando la stessa, identica canzone con cui hanno aperto, questa è roba che scotta. È blues, è punk, è techno sedata e lasciata morire di stenti al sole delle spiagge di Brighton. Ma niente Big Beach Boutique, solo morfina e paranoie assortite. Un contrasto pieno-vuoto da far tremare i polsi, un grande gruppo.
E dunque mi ha fatto piacere che in parecchi siano accorsi al Locomotiv per sentirli, mi fa piacere che il concerto abbia rispettato le attese e mi piace l'idea stessa che un gruppo del genere possa piacere a tanta gente senza nemmeno volerlo. Purtroppo Your Noise non parlerà mai di loro, ma vuoi mettere la soddisfazione?
IL SEGRETO DI PULCINELLA
A proposito di Notwist, il loro sito internet dice qualcosa a riguardo di una data in luglio a Ferrara sotto le stelle. La voce girava da tempo ed ora anche il sito del festival conferma, ma a questo punto non so se crederci davvero. Ho addirittura il sospetto che la mia mente abbia immaginato anche una cosa del genere.
I Notwist gratis a due passi da casa posso averli solo sognati. Ad ogni modo però io ci sarò, staremo poi a vedere che succede.
LIBERACI DAI COMMIES (e dai cantanti intonati)
Ed ecco quindi da dove viene la storiella di Alemanno che afferma che la Festa del Cinema di Roma l'è tutta sbagliata, l'è tutta da rifare perché non è pensata per i “film italiani, prodotti in Italia” e nemmeno “per promuovere la nostra cinematografia, non le star di Hollywood”. Ecco che Alemanno vuole meno Clooney, De Niro e più attori italiani invitati alla kermesse, per promuoverli e renderli grandi nel mondo. Il cinema italiano è notoriamente schierato a sinistra (lo prova l'ostracismo di cui è stato per anni vittima un talento purosangue come Luca Barbareschi, la cui unica colpa era essere di destra e che per poter lavorare in santa pace ha dovuto candidarsi alle ultime elezioni e farsi eleggere) e quindi promuovendo il cinema italiano il buon Gianni corre il serio pericolo di fare un grande favore all'avversario, garantendogli visibilità e volti noti da poter spendere a livello elettorale. E ciò non è bene.
Per Alemanno quindi sarebbe meglio puntare sulla musica. Un mondo sicuro in cui non vi è traccia di bolscevichi e in cui non occorre aver grandi cose da dire, basta solo trovare un ritornello efficace, un produttore con mani esperte e discografici con tanti agganci, ed il resto vien da sé. E quindi, folle oceaniche, tour galattici, fama in continua crescita e soprattutto tanta, tanta visibilità. In poche parole, cercare di promuovere cantanti e gruppi italiani rappresenta per la tanto bistrattata (almeno all'estero) destra italiana l'occasione ideale per farsi conoscere in positivo anche al di fuori dei nostri confini.
Tanto per dire, all'estero esiste un festival a cui purtroppo gli artisti italiani non partecipano da anni. Un festival che, teoricamente esisterebbe anche in Italia, ma che è totalmente boicottato dagli artisti italiani (che lo giudicano un evento poco appetibile dal punto di vista commerciale), e soprattutto dalla tv di stato e dalle tv private, e dunque non esiste (perché ormai in Italia tutto ruota intorno alla tv e al suo sottobosco), talmente kitsch che al confronto il Festival Sanremo è la fiera del buon gusto. Una megakermesse di grandissimo prestigio che risponde al roboante nome di Eurofestival.
Il nome Eurofestival evoca ricordi lontani, ricordi di sigle dell'Eurovisione, inizi di trasmissione ad orari decenti, colori scintillanti, scenografie impossibili, canzoni imbarazzanti, grandi conduzioni a cura di Ettore Andenna. Una volta partecipare all'Eurofestival era considerano un onore, ma mentre all'estero è ancora un grande evento, da noi purtroppo non se lo fila più nessuno. L'Italia infatti non partecipa a questa rassegna dal 1997 (anno in cui i mai troppo rimpianti Jalisse su classificarono quarti con Fiumi di parole) e non vince addirittura dal 1990 (anno in cui Toto Cutugno detronizzò la concorrenza con la memorabile Insieme 1992). Quest'anno c'è niente popò di meno che Paolo Meneguzzi, ma corre sotto le insegne della Svizzera e quindi non conta. Il regolamento è parecchio contorto ma varrebbe la pena partecipare, anche solo per confrontarsi con superstar del calibro dei macedoni Tamara,Vrčak e Adrian, dei croati Kraljevi Ulice &75 Cents, dei lettoni Pirates Of The Sea (combo nel quale ad onor del vero milita l'italianissimo Roberto Meloni, e quindi dobbiamo essere tutti orgogliosi di essere nel nostro piccolo rappresentati da uno come lui), dei tamarrissimi finlandesi Teräsbetoni e dell'incredibile spagnolo Rodolfo Chikilicuatre (il vero favorito con la sua trascinante “Baila el chicki chiki”, una tormentone che in un mondo migliore sarebbe in testa alle classifiche di tutto il mondo). Sembra incredibile ma per non farsi mancare nulla all'Eurofestival gareggiano pure un pupazzo (l'irlandese Dustin The Turkey) ed un musicista alternative (il bravo songwriter francese Sebastien Tellier, che a dire il vero mi chiedo cosa c'entri questa manifestazione). E comunque il resto dei partecipanti non è da meno, e sono sicuro che, se solo ci fosse la possibilità di vederlo anche da noi, ci sarebbe parecchio da divertirsi.
In definitiva, l'Eurofestival è un festival di tutto rispetto, che meriterebbe maggior attenzione da parte del nostro paese. Invece di pensare alla Festa del Cinema (che va bene così com'è), se Alemanno volesse partire subito con il piede giusto dovrebbe impegnarsi a garantire più visibilità all'Eurofestival, magari proponendo in un qualche modo di organizzare la prossima edizione a Roma e, soprattutto, stimolando i giovani talenti a darci dentro per emergere a tutti i costi e partecipare a questo favoloso festival. In Italia di potenziali fenomeni da baraccone ce ne sono in abbondanza (basta dare un'occhiata a programmi come X Factor e Amici), bisogna solo trovare quello giusto per poter puntare alla vittoria – perché ad un certo punto l'importante diventa vincere, non partecipare. A tale scopo si potrebbero addirittura tenere apposite gare di selezione e, perché no, costruire attorno a queste l'ennesimo reality show con l'ennesimo manipolo di vecchie glorie a giudicare le aspiranti superstar. Sarebbe fantastico, una vera occasione di riscatto per questo nostro povero paese messo in ginocchio da due interminabili anni di dittatura comunista.
Alemanno con l'Eurofestival ha la possibilità di entrare nella storia come il vero salvatore della patria, spero che ne approfitti e riporti nel nostro paese la buona musica. Ce lo deve.
(Giornalettismo)
15 maggio 2008
NON È UNA GOMMA, NON È UNA CARAMELLA, MA ALLORA CHE COS'È? RUTELLI!
Ed ora è psicodramma, e non si sa bene come andrà a finire. Nel Partito Democratico è stato relegato ad un ruolo di secondo (o terzo) piano, e per uno come lui, notoriamente abituato ai ruoli di comando, deve essere molto dura. Di farsi da parte ritirandosi a vita privata non se ne parla, e quindi si può ipotizzare un suo futuro passaggio armi e bagagli all'Udc di quell'altro gran furbone di Pierferdi Casini, ma per ora nulla lascia intravedere spiragli in tal senso – anche perché non so quanto Pierfurbi sia propenso a cedergli lo scettro del partito. Resta il fatto che si è dato fin troppo spazio a gente come Fruttelli e (soprattutto) come i teodem, bellissima gente che ha goduto di grande visibilità ma poi in termine in termini di voti reali non ha portato un granché (anzi, ho addirittura il drammatico sospetto di aver portato più voti io facendo una umile consegna di materiale porta a porta che una Binetti qualsiasi). A livello mediatico è passato (o hanno fatto passare) il messaggio che il Pd era un partito totalmente appiattito sulle loro posizioni (quando in realtà questi fintodem erano una componente davvero minoritaria), ma paradossalmente la tanto famigerata conquista dell'elettore di centro non c'è stata. Bisognerebbe dunque trarne le conseguenze, ma chi sono io per dire una cosa del genere? Di certo non Fruttelli.
Ad ogni modo ricordiamolo così. Se lo merita.
12 maggio 2008
SIAMO TUTTI IN FILA INDIANA / CHE SIMPATICA CAROVANA
Oggetto dell'aspra contesa sono i giudizi al vetriolo che Travaglio ha osato lanciare riguardo a Renato Schifani, Presidente del Senato nonché uomo brillante e di grande simpatia. Muffe, lombrichi, accuse di collusioni con la mafia, Fazio che vede un'intera carriera svanire in un lampo, occhi pallati, Travaglio che ride con grande cinismo, clima di tensione, il pubblico a casa è paralizzato, terrore in studio, io che rido parecchio, Fazio che si scusa con molta umiltà, lingue felpate, polemiche che iniziano un minuto dopo la fine della trasmissione, condanne da destra e manca, Di Pietro no. In poche parole: guai in vista per Travaglio, e molto probabilmente anche per il povero Fazio, vittima inconsapevole di una situazione molto più grande di lui.
Che possa piacere o no, che possa stare antipatico o no, Travaglio si è limitato ad esporre fatti concreti e verificabili. Punto e basta. Ha fatto il suo mestiere di cronista e come tale va rispettato. Mancava il contraddittorio? Chiedere a Vittorio Feltri, Giuliano Ferrara, Filippo Facci, Renato Farina e agli altri campioni della libera informazione il significato esatto del termine “contraddittorio”, e si capirà bene che in un caso come questo non era strettamente necessario un contradditorio. È stato un linciaggio? Passare nelle sedi di Libero, Il Giornale, & co. e citofonare Telekom Serbia: basta chiedere il significato del termine “linciaggio” e si capirà che Travaglio non ha linciato proprio nessuno. Aggressione politica orchestrata, benzina sul fuoco, attacco unilaterale diffamatorio, aggressione? Neanche per sogno. Mica Travaglio ha istituito un'altra Commissione Mitrokhin o qualcosa di simile. Ha soltanto esercitato un suo sacrosanto diritto: il diritto di cronaca. Qualcosa di cui in Italia purtroppo si stanno perdendo le tracce.
Marco Travaglio è una sostanza psicotropa. Narco Travaglio.
parte uno
parte due
parte tre
10 maggio 2008
IL PICCOLO GRANDE MAGO DEI VIDEOGAMES
I Battles sono una bellissima truffa del quale io sono stato vittima mercoledì sera all'Estragon. Meraviglia pura che ti fa uscire dal locale felice e soddisfatto, roba che ti ripaga del coraggio di aver osato la trasferta bolognese infrasettimanale (con tutto ciò che ne consegue il giorno dopo), menti superiori che destrutturano quanto hanno fatto sentire su disco fino a renderlo totalmente irriconoscibile – eppure ancor più bello di prima.
Dopo averli sentiti dal vivo nulla sarà più come prima: sul palco sono in quattro ma sembrano in quarantaquattro, ognuno è incurante di ciò che lo circonda e sembra suonare per conto proprio, ma alla fine tutto si incastra alla perfezione e ciò che ne risulta è estremamente concreto, palpabile. Qualcosa che esce dagli strumenti musicali e resta sospeso nell'aria, prende vita, si sviluppa, cambia continuamente forma, scompare, riappare, non si lascia prendere. Ragioni, cerchi di cambiarne i connotati a tuo piacimento, ti illudi di avercela fatta, ma poi ti rendi conto che è ancora lì, solo che ha un'altra faccia, un aspetto diverso. Riesci a raggiungerlo ma in men che non si dica lui è già da un'altra parte, intento ad inseguire un'idea che durerà solo lo spazio di un attimo, giusto il tempo di essere soppiantata da un'altra idea ancor più folle da mettere in atto. Chi si ferma è perduto, si rischia la sconfitta. E intanto la musica va, e nessuno la può fermare. Nessuno ci prova.
In pratica mentre ascoltavo i Battles suonare ho avuto lunghi, interminabili momenti in cui di fronte a me vedevo scendere i mattoni di Tetris, ed è stato un bellissimo gioco a cui la mia mente è onorata di aver potuto partecipare.
08 maggio 2008
L'ARMATA DELLE TENEBRE RIUNITA ALLA MIA FESTA
CHI HA INCASTRATO PAOLA E CHIARA?
Pezzali era imbarazzatissimo, duettava con bambini stonati e soffriva nel vedere un capolavoro immortale come Hanno ucciso l'Uomo Ragno rovinato in quella maniera. Qua e là un figurante obeso travestito da Uomo Ragno faceva capolino, e l'ilarità regnava sovrana. In poche parole, attimi indimenticabili, risate a crepapelle, divertimento per grandi e piccini, momenti di grande tv. Ma il punto è un altro. Il punto è che Max Pezzali ora ha il cranio rasato a zero, la barba lunghissima ed è lievitato in maniera preoccupante. Non solo ha recuperato tutti i chili persi grazie alla rigida dieta a cui si è sottoposto tempo fa, ma è ingrassato ulteriormente fino a raggiungere un peso che io stimo intorno ai 125 chilogrammi.
05 maggio 2008
NON TROVI UN LAVORO FISSO IN ITALIA / MA BACI IL CROCIFISSO IN ITALIA
Il mio nuovo idolo musical-culturale di questi giorni di inizio maggio è indiscutibilmente Fabri Fibra, ed oltretutto la cosa non mi dispiace proprio per nulla. Non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma ora ci sono dentro e non ci posso più far niente. Bugiardo.
E per la precisione Fabri Fibra è diventato il mio idolo totale grazie ad un pezzo come In Italia, grazie al coraggio di recuperare per un featuring un'artista come Gianna Nannini (che pareva alla frutta da almeno quindici anni – più o meno dai tempi del glorioso featuring con Jovanotti) e soprattutto grazie ad un testo che definire molto coraggioso è poco. Tanto per tagliare la testa al toro, Fabri è riuscito a dire in maniera ermetica-ma-nello-stesso-tempo-molto-diretta tutto quanto avrei sempre voluto dire io sul Belpaese, tanto che a volte mentre lo ascolto mi sorprendo addirittura a chiedermi se per caso quel testo sia stato in realtà scritto da me in persona, magari mentre mi trovavo in uno stato di semi incoscienza causata da abuso di frutta fritta caramellata.
Io l'ho sempre detto che Fabri Fibra non era uno stupido qualunque e che oltre all'apparenza c'era di più, molto di più! Io in fondo l'ho sempre difeso da chi diceva che era roba per ritardati! Ed ora è il momento della gloria, e lui non ha che da esserne fiero. Fabri è un ragazzo intelligente che fa la sua cosa senza preoccuparsi delle critiche, ha tante cose da dire, sa comunicare bene e sa prendersi poco sul serio ed essere autoironico. Ben vengano allora le agghiaccianti supermarchette a Trl con contorno di ragazzine urlanti che lanciano pupazzetti ed altro sul palco: non è poi tanto male se grazie a queste marchette il messaggio da comunicare riesce ad arrivare ad un pubblico più ampio possibile e riesce a rimanere in testa almeno a qualcuno dei giovani ascoltatori seduti davanti alla tv.
E ben vengano le denunce per vilipendio alla religione: se si viene denunciati in una città come la nerissima Latina (mi correggo, la nerissima Littoria) vuol dire che la strada intrapresa è quella giusta.
Respect.
02 maggio 2008
LA MIA VITA VIOLETTA
La critica snob ha capito tutto precisamente giusto quando il nascente (e fantomatico) movimento musical-culturale new rave ha fatto sue tante intuizioni che i Test Icicles avevano avuto parecchio tempo prima, ed allora è corsa subito a recuperare For Screening Purpose Only, tessendone lodi postume dopo averlo allegramente stroncato ai tempi dell'uscita. Un disco talmente sovrabbondante e sopra le righe che al primo impatto aveva spaventato pure me che ho cattivo gusto da vendere, ma che poi mi ha letteralmente folgorato, imprigionandomi tra le sue trame così semplici eppure così complesse. Screamo, noise, hardcore (in qualunque senso si voglia interpretare questo termine) eurodance, scorie electro varie ed assortite, personalità da vendere, sprezzo del pericolo e di tutte le convenzioni completano il quadro. A volte sembrano in bilico tra farlo e non farlo ma poi decidono di rischiare e suonano talmente pacchiani da rasentare l'imbarazzante, ma un attimo prima di cadere nel precipizio del ridicolo si fermano e cambiano completamente le carte in tavola, già pronti a sviluppare un altro riff, a spingere sull'acceleratore, a sfogare un altro po' di rabbia sputandotela in faccia. Una band sfortunata, che non ha avuto neppure un briciolo del successo che avrebbe meritato. A modo loro i Test Icicles sono stati dei precursori, e non se li è filati nessuno. Succede.
Ed oggi, il geniale Dev ha deciso di essere campione alla velocità della luce, mentre gli altri due onesti carneadi stanno forse bruciando soldi al Residence Le Rose o più probabilmente si aggirano strafatti di keta in qualche discoteca londinese, come due simbolici Paul Smith e Michael Coby che hanno annusato per un attimo il successo senza assaporarlo mai realmente. Uno su mille ce la fa, loro non ce l'hanno fatta. Peccato.