29 novembre 2011

SIAMO SOLI, COME CANTAVA VASCO ROSSI



Se c'è una cosa che mi fa ridere tantissimo (o a scelta mi mette addosso una tristezza infinita, tanto è uguale), questa è la gente che dopo una lunga giornata di lavoro sale sui mezzi pubblici (treno, autobus o tram, tanto è uguale – funzionano tutti da schifo e sono perennemente in ritardo) e si mette al telefono a parlare di lavoro a volumi stereofonici, molestando i presenti, gli assenti ma soprattutto il sottoscritto che vorrebbe tanto farsi i cazzi suoi in pace. Mi fanno quasi pena, o forse no. Hanno ragione loro perché in Italia c'è ancora libertà di espressione.

Ma come si fa a parlare ancora di lavoro dopo una lunga giornata di lavoro? Su, non è umano. Bisogna crederci sul serio, o ben più probabilmente bisogna aver trascorso una intera giornata a guardare gli altri che lavorano e/o a fingere di lavorare e/o a dare ordini a chi sta sgobbando sul serio. Mica puoi metterti a parlare di lavoro dopo una intera giornata trascorsa a cercare in rete notizie
et similia, devi per forza essere molto stressato o devi avercela con il mondo intero (o con te stesso, tanto è uguale – funzionano tutti da schifo e sono perennemente in ritardo. repetita juvant). Qui ad occhio e croce ci vuole un dottore di quelli bravi, anche perché l'85% delle volte questi soggetti al telefono sparlano di un collega/di un sottoposto senza sapere che io magari il collega/sottoposto potrei anche conoscerlo (e dunque potrei fare la spia, cosa che tra l'altro mi riesce particolarmente bene essendo io stato comunista per anni).

Un momento: e se invece questi soggetti da studiare facessero in realtà solamente finta di telefonare, tanto per darsi un po' di arie in pubblico dimostrandosi persone di polso che sanno dare ordini anche quando non sono in loco? O se magari le telefonate fossero tutte una copertura, ossia una serie di messaggi in codice all'indirizzo di un interlocutore che non è un collega/sottoposto ma un boss mafioso o magari un'amante? Non lo sapremo mai, perché su nessun sito internet è stato ancora pubblicato un codice da inserire nelle impostazioni di un cellulare Nokia per ascoltare le conversazioni altrui ed i potenti mezzi della tecnologia attuale non possono darci risposta. Limitiamoci allora a mandare affanculo chi ci disturba facendo telefonate di lavoro sui mezzi pubblici, preparandoci a cambiare di posto qualora le circostanze lo richiedano. Funziona sempre, l'ho letto su Internet.

25 novembre 2011

Un disco da ascoltare a tranci / una recensione da leggere a tranci, nel tempo libero: Silvio Berlusconi & Mariano Apicella – Il vero amore

Un lavoro destinato a far parlare di sé, a generare scissioni e discussioni animate manco fossimo ad un congresso di un qualsiasi partito italiano di estrema sinistra, ma che verrà consegnato inevitabilmente ai fasti della storia, e non solo perché Berlusconi sta a Mariano Apicella come il famigerato ombrello alla macchina da cucire (tanto per citare Umberto Smaila quando conduceva Colpo Grosso su Italia 7 ideato da Paolo Romani,che guarda caso era uomo di Berlusconi divenuto poi ministro). Parlare di Il vero amore significa accantonare l'idea di "semplice" concept per entrare in un universo narrativo preciso, che lega un maledetto della letteratura come Pino Bava Beccaria dei Ragazzi Italiani all'estetica cinematografica di Jerry Calà, a quella "nuova oggettività" da cui Mel Brooks (il personaggio al quale Ezio Greggio ha per un certo periodo disperatamente cercato di somigliare, almeno dal punto di vista artistico - meno male che non ce l'ha fatta altrimenti eravamo fottuti) è emersa come prima vera femme fatale di celluloide (ah no,era Brooke Shields e non Mel Brooks. Non fa nulla, tanto rileggendomi non ci capisco ugualmente un cazzo quindi passiamo oltre).

In pratica, “Il vero amore” è un disco dove Berlusconi fa il Mogol e Mariano il Battisti (che in questo momento si starà rivoltando nella tomba per questo ardito paragone, poveretto – ma tanto è una frase che ho copiato e dunque non è colpa mia, o magari la frase parlava di Cesare Battisti e non di Lucio Batttisti), undici canzoni composte negli ultimi due anni, quando la crisi non c'era perché bastava negarne l'esistenza in televisione e si andava a mignotte invece di lavorare per risolvere la crisi. Una discesa nell'abisso del desiderio e della dannazione che Apicella ha rimodellato in musica per la riduzione teatrale di Cesare Ragazzi, e che ha voluto condividere con Silvio Berlusconi con una sola idea in testa (un'idea meravigliosa, così come diceva lo stesso Cesare Ragazzi prima di fallire tristemente): creare qualcosa di assolutamente non convenzionale, spontaneo e anarchico. Una miscela che mette in primo piano la natura proteiforme del rock, nella quale convergono avanguardia, metal e poesia, in cui il songwriting monocorde e drammatico di Apicella non si limita a dialogare con l'impeto e la violenza di Berlusconi e soci (e dunque, con Putin, Confalonieri, Piersilvio Berlusconi, Gheddafi, Ben Ali, Mubarak, Ruby Rubacuori, Domenico Scilipoti, Pato, Pato Aguilera, calcolo renale, fistola anale, blocco intestinale, vaglia postale), ma riesce ad operare a più livelli una serie di scambi spiazzanti, trovandosi a suo agio persino su ritmiche rallentate e limacciose alla Augusto Martelli. Un'azione sinergica che se nei primi brani sembra andare avanti per compartimenti stagni a partire da “Pompin' Blood” (novella “European Son” heavy, con tanto di intermezzo caotico dal sapore di improvvisazione gang bang) diviene qualcosa di sempre più coeso, senza rinunciare per questo alla sperimentazione. Così, se “Stay With Me” ci appare come un reading trash declamato su una base degna di The Four Horsemen, “Cascasse il mondo” sembra spingere Apicella a misurarsi con le atmosfere di “Songs For Drella” (l'ipnotico ritornello « Cascasse il mondo/ Tu non saprai mai/ Che sei la gioia di tutta la mia vita/ Cascasse il mondo/Tu non t’accorgerai/ Che sto morendo /Quando non ci sei» sembra quasi trasportarti in un'altra dimensione, ma sul finire la composizione si lancia in un'ulteriore “cavalcata” a rotta di rullante, di rutti, di peti e di altri rumori provenienti dal corpo umano e vieni bruscamente riportato alla realtà, semplicemente favoloso. A chi rivolge la sua invocazione il Cavaliere? Alla ex-moglie? A una delle tante giovani che ha frequentato? Alla poltrona di Palazzo Chigi? Non lo sapremo probabilmente mai, cascasse il mondo), mentre un discorso a parte merita “Junior Papi”, suite di oltre 19 minuti in cui troviamo la Ruby di “The End”, rifrazioni ambient, echi dei Pooh e una splendida chitarra alla Gigi D'Alessio, oltre alla già citata linea sabbathiana che ci sta come il cacio sui maccheroni (o come il cazzo sui maccheroni, che tanto è uguale ustioni a parte).

La copertina è semplice, ma con colori vistosi, giallo e verde. Probabilmente ci sono pure messaggi subliminali di varia natura e specie, ma non ne sono poi così sicuro. Il disegno rappresenta un uomo e una donna seduti su una panchina, lui con il braccio sulle spalle di lei. Sullo sfondo un albero e due piccoli cani, che sembrano baciarsi ma soprattutto sembrano cani ma non lo sono, essendo in realtà due uomini intenti a fare i voyeur. Il titolo non consente equivoci: "Il vero amore", niente di meno e niente di più – e dunque i due cani della copertina in realtà non sono cani, non si scappa. Silvio Berlusconi e Mariano Apicella sono la coppia reale della canzone italiana, probabilmente sono i due cani della copertina o forse I Cani, l'ex-premier ed il suo musicista e cantante preferito (che è Apicella, non I Cani). Il disco era atteso da tempo, l'uscita era stata annunciata per settembre, poi era stata spostata ad ottobre, e infine è arrivato a novembre, oggi, ieri, domani (tanto i dischi in rete si trovano già prima dell'uscita ufficiale, dunque non si sa mai quando escono davvero e si deve fare a forfait per stabilire una data). E meno male che è uscito. Ci fermiamo qui, anche perché quando si arriva a perdere tempo per descrivere la copertina di un disco vuol dire che non c'è davvero più nulla da dire.

24 novembre 2011

IMPARA A BESTEMMIARE CON IL COMPUTER (cit.)

La cosa che mi ha ufficialmente fatto più ridere di questo ultimo scorcio di novembre 2011 è stato il carteggio tra Micaela Biancofiore (deputata über-berlusconiana) ed uno dei tizi che hanno scritto il libro La Casta (non ricordo il nome, non ho voglia di verificarlo). La Biancofiore (quella che per intenderci ha riso di gusto quando Berlusconi ha salutato i contestatori mostrando il dito medio durante un comizio) si è risentita perché uno dei tizi de La Casta (Rizzo o Stella, tanto è uguale - comunque era l'ottimo Stella, ho verificato) l'ha sbertucciata per i tanti errori di ortografia commessi scrivendo una comunicazione ufficiale e si è giustificata dicendo che li ha fatti sapendo di farli in quanto si fa più un fretta a digitare sulla tastiera una lettera accentata rispetto ad una lettera apostrofata (segue grande scricchiolio da arrampicata sugli specchi e sonoro tonfo in terra in occasione della frase "l’aver messo accenti certamente fuori posto ma dettati dalla comodità delle nuove tecnologie"). Il tizio della Casta ha saggiamente controreplicato dicendo che sono anni che lei commette errori di ortografia nello scrivere i comunicati (la Biancofiore è divenuta una sorta di leggenda metropolitana, basta fare una ricerca su Google e si trova di tutto) e comunque quegli errori non sono dovuti alla fretta di scrivere ma ad una conoscenza dell'italiano piuttosto sospetta. Probabilmente la vicenda finirà in tribunale avendo la Biancofiore minaccianto querela, e comunque vada a finire speriamo che in sede processuale il giudice la chiami a scrivere un testo sotto dettatura perché ad occhio e croce ci sarà da ridere ancora per molto (almeno fino a quando Berlusconi avrà ancora un minimo di potere). Il giorno in cui verrà introdotto di nuovo il voto di preferenza voterò per lei, commettendo volontariamente un errore di ortografia in suo onore così il mio voto verrà invalidato (e poi festeggerò ascoltando quel favoloso corso di bestemmie che girava una decina di anni fa in rete e faceva ridere tantissimo, sicuramente più degli strafalcioni ortografici di Micaela Biancofiore pagati con le nostre trattenute in busta paga).

Un grande Uomo ed il suo disco nuovo: Luca Carboni



Piccolo bignami sul personaggio: Luca Carboni nasce a Bologna, cresce e si afferma come cantautore generazionale. Attraversa alla grande gli anni ottanta (all’epoca era talmente star che poteva benissimo presentarsi in canotta + pelo ascellare in bella vista a Fantastico e nessuno aveva nulla da ridire, nemmeno la solitamente rigida Raffaella Carrà) e buona parte degli anni novanta, poi ha una naturale e fisiologica diminuzione del grado di successo riscosso presso il grande pubblico che però non corrisponde ad un altrettanto fisiologico calo della qualità della sua musica. Non riempirà più gli stadi o i palazzetti dello sport, però Luca Carboni continua a fare musica e continua ad avere tante cose da dire (e – per inciso – lo fa ancora parecchio bene).

E Luca Carboni in questo 2011, a quasi trent’anni dagli esordi, se ne esce con un disco opportunamente intitolato “Senza titolo”, un’opera che lascia parlare soprattutto la musica ed altro non è che il suo sguardo rivolto ai tempi che stiamo vivendo, riflettendo sul passato ma nello stesso tempo sperando in un futuro in un futuro migliore. C’è tanta elettronica in bassa battuta nelle sue nuove composizioni e tutto è ridotto all’osso, a mero accompagnamento per la sua roca e peculiare voce che colma degnamente i vuoti regalando grande calore al tutto. Le sue speranze tradite – o forse quelle di un’intera generazione di ragazzi che erano giovani negli anni ottanta e con la musica credevano di cambiare il mondo – in “Riccione – Alexanderplatz”, la giocosità del primo singolo “Fare le valigie” (una cosuccia non banale che sembra quasi Samuele Bersani che suona i Kraftwerk, bisognerebbe amarla solo perché si apre con un verso del calibro di “Mi piacciono i tuoi occhi rossi col flash, riascoltare un vecchio disco dei Clash”), il suo intimo ricordo del padre nella toccante “Senza strade”, l’ironica “Cazzo che bello l’amore” (ottimo e divertente cazzeggio che mi ha fatto addirittura venire in mente la misconosciuta “Mi piace” dell’italo-meteora mid-90’s Leandro Barsotti, superstar dei programmi tv di Red Ronnie), la didascalica “Provincia d’Italia” (mentre l’ascolti ti sembra davvero di viverla e respirarla questa provincia, specie quella emiliana con le sue strade perennemente immerse nella nebbia) rendono quest’opera il classico disco che non ti aspetteresti mai da un artista che è in giro da così tanto tempo.

Onore e merito all’Uomo Carboni dunque. Saranno ormai trent’anni che è in giro, però uscendo con un disco del genere in tempi come questi dimostra più voglia di rischiare e di mettersi in gioco di tanta altra gente che attualmente è ben più celebrata e/o ricordata con affetto dal grande pubblico. Bravo.

(IFB)

Il disco dell'estate scorsa, il disco della prossima: Nothing Gold di Joakim



Diciamo la verità: a fare le cose semplici non si sbaglia mai. Sei più immediato, fai meno fatica e soprattutto fai far meno fatica all’ascoltatore perché il suono è più umano più vero (come il Pippero di Elio, per intenderci). Mica te lo ordina il dottore di comporre musica utilizzando l’iPad o altre cose iper-moderne che tra un paio di anni non saranno più così moderne, mica è obbligatorio spaccare il capello in quattro (e magari spaccare in quattro pure qualcos’altro che qui indico utilizzando il termine scientifico “gonadi maschili”) con sterili esercizi di stile. A che serve mettere nel disco una suite di applicazioni Apple se poi manca tutto il resto? A che serve fare le cose complicate se poi tutto ciò che ottieni dal povero ascoltatore son solo sbadigli (o peggio, pernacchie)? Quello che conta sono le canzoni e che le stesse abbiano un’anima, il resto è fuffa (o truffa). Vero Björk?

Che poi “Nothing Gold” del francese Joakim non è mica poi così semplice. Non deve essere facile concepire un disco del genere, tutto in analogico con suoni ed atmosfere che sembrano uscire dai sepolcri imbiancati di certi anni ottanta marci & viziosi (le musiche del telefilm Miami Vice quando i due investigatori si appostavano per catturare i criminali, la balearic, la cosmic disco, Jean-Michel Jarre, le cassettine italo che i paninari ascoltavano con i primi pionieristici walkman, gli Human League). E non è nemmeno tanto facile ascoltarlo, un disco del genere: arriva dopo parecchi ascolti, ma quando arriva è una botta non indifferente dalla quale è molto difficile riprendersi. Magari “Nothing Gold” sembra lambire alcune cose che attualmente vanno per la maggiore, ma le tocca solo di striscio perché quando hai in mano la chiave per decifrarlo già è volato altrove, lontano, e comunque riesce ad essere personale come pochi perché Joakim è un ragazzo che ha una visione, un obiettivo.

Pop ipnagogico? Qui andiamo oltre, c’è un suono che esce netto dalle casse del tuo stereo e c’è “Rent” dei Pet Shop Boys con Neil Tennant e Neil Lowe sotto morfina (“Find a Way”). Electro anabolizzata tipo Bloody Beetroots et similia? No grazie, Joakim ha altro per la testa, ha la musica per la testa, ha “Der Mussolini” dei D.A.F. con protagonista un ipotetico Mussolini devastato dall’ecstasy (“Wrong Blood”). Dentro a “Nothing Gold” ci sono una manciata di canzoni che ti fanno capire che a questo giro Joakim è forse riuscito a tirare fuori il suo album definitivo (almeno fino al prossimo, visto che Joakim sembra proprio non voler sbagliare un colpo), roba che da qualunque parte la si voglia vedere è da ascoltare senza menate concettuali di sorta, senza voler cercare per forza significati nascosti o chissà cosa.

(IFB)

22 novembre 2011

Fanno bene/fanno male, sto bene/sto male: concerti estivi che non sono tanto estivi, musica di regime che non è tanto di regime. Repetto juvant.

Uno non fa neanche in tempo a leggere dei Radiohead in concerto a Bologna il 3 luglio 2012 che i biglietti sono già andati esauriti in men che non si dica e non vi è più possibilità di acquistarli (in realtà sono andate esaurite solo le prevendite per i fan, ma tant'è). Forse è un errore o una bufala ma non importa,tanto non sarei andato comunque perché un concerto del genere a Bologna equivale a dire mescolarsi ad un pubblico del tipo concerto della Bandabardò o dei Sud Sound System ed io non ci sto (mi sentirei un pesce fuor d'acqua, mi si nota di più se non vado, non sono abbastanza ricco, non so come vestirmi, a Ferrara in quel periodo ci sono concerti complessivamente migliori, non-fumo-non bevo-non-dico-parolacce / porca-puttana-quanto-m'incazzo-quando-mi-cade-la sigaretta-nel-whisky ed altri luoghi comuni che non sto qui ad elencare perché non so se si scrive “nel whisky” o “nello whisky” dato che l'alcool proprio non lo reggo). Andrò a vedermeli a Berlino o qualcosa di simile, disertando anche le altre date italiane perché sono complessato come il peggiore degli indie snob ed in più ho la mania dei voli low cost e della musica da autoscontri. A Design For Life, come cantavano i Manic Street Preachers post-scomparsa nel nulla di Richey Edwards (citazione che non c'entra nulla però era bella da mettere in chiusura di paragrafo e dunque l'ho fatta).

Ma hanno ancora senso i Radiohead nel 2011? Non lo so, però l'ultimo disco The King Of Limbs era davvero bello (uscirà comunque un disco nuovo a febbraio 2012, attendiamo fiduciosi) e da qualunque parte la si voglia vedere i Radiohead hanno sempre fatto quel cazzo che volevano pur continuando a suonare di ottimo livello ed originali (quando propongono qualcosa di già sentito stanno solo perfezionando idee altrui, a differenza di Bjork che ha già finito la benzina da due album ma continua ad andare avanti come se nulla fosse). Comunque sì, i Radiohead hanno ancora senso nel 2011. Band definitiva, dice qualcuno – io mi limito a dire che sono stati una band importantissima per tanti motivi e per tanti altri continuano ad esserlo anche oggi, ma probabilmente io non faccio testo dunque passo ad altro che è meglio (come diceva quel nazista di Quattrocchi dei Puffi).

In definitiva, è bello accendere una qualsiasi radio di regime e rendersi conto Heaven di Emeli Sandé è in heavy rotation come se fossimo nel 1994/1995/1996 e Bristol fosse una sorta di Mecca dalla quale arriva la musica elettronica più figa del pianeta. Pensavo che quei suoni attualmente continuassero ad esistere solo nel cervello di Alessio Bertallot ed invece inspiegabilmente sono tornati tra noi nelle vesti di una canzone cantata da una ragazza con la pelle nera ed un mohawk ossigenato, roba che a prima vista diresti uscita dalla versione inglese di X-Factor ed invece non lo è (anche perché a quanto mi hanno riferito Emeli Sandé la settimana scorsa era a cena da Wagamama a Londra e nessuno la riconosceva. Non male avere un mohawk ossigenato e non essere riconosciuti da nessuno). Heaven di Emeli Sandé pare quasi una versione iTunes di Unfinished Sympathy dei Massive Attack, ha un video che sembra girato con la tecnologia del 1994/1995/1996 (dunque le immagini non hanno l'alta definizione dei video attuali) e probabilmente ha permesso a quei suoni ormai estinti di rientrare di soppiatto nella hit parade - ma non non ho voglia di verificare in rete se sono davvero entrati nella hit parade dunque non posso affermarlo con assoluta certezza. Come può aver successo un brano del genere nel 2011? Come può piacere così tanto all'utente medio delle radio di regime? Come può piacere ad un ragazzino che era appena nato quando Bristol sembrava una sorta di Mecca dalla quale arriva la musica elettronica più figa del pianeta? Come sono arrivato a parlare di Emeli Sandé partendo dai Radiohead? Perché non ho parlato degli anni in cui la gente ascoltava perfino Monk & Canatella? Mah, probabilmente la notte dovrei dormire su un cuscino più comodo.




(Bastonate)

18 novembre 2011

WE WERE BORN TO BE PRINCES OT THE UNIVERSE (il favoloso accanimento con cui i cercatori di messaggi subliminali indagano sulle canzoni dei Queen)


Esiste al mondo gente che sopravvaluta il cervello umano a tal punto da vivere gran parte della propria vita fermamente convinta che tale organo sia in grado di percepire e metabolizzare frasi al contrario messe in maniera del tutto fraudolenta nella musica che ascoltano i giovani di tutto il mondo. Mai ero riuscito ad iniziare un post in maniera così roboante (rileggendomi non ci capisco davvero una mazza), probabilmente deve essere vero che il backmasking è dannoso ed i messaggi subliminali ti spingono a fare cose incredibili: son tre ore che ascolto Zero, un minuto e... dei Pooh in reverse e ci sento dentro un tizio che grida in maniera animalesca “Vaffanculo sto incazzato! Ascolta piccola: ho due palle rotte!”, cosa che mi fa talmente tanto ridere da spingermi a scrivere cose che non sarei mai riuscito a scrivere nemmeno sotto champagne & rohypnol come Kurt Cobain a Roma nel 1994 (in modica quantità però, mica sono scemo). Non male.

Torniamo alle cose più concrete, che è meglio. Ma come? I Pooh? La band più democristiana d'Italia? Davvero i Pooh o è solo un curioso caso di omonimia? O magari uno scherzo di un buontempone che ha messo in rete un fake dei Pooh ed adesso se la sta spassando alla grande? Messaggi subliminali per corrompere i giovani, poi. Esistono giovani che ascoltano i Pooh a parte Dj Francesco e qualche altro punk in seno a Comunione e Liberazione? Esistono ancora i giovani o sono tutti in piazza ad esultare per la caduta di Berlusconi e/o a piangere per la caduta di Berlusconi? Esistono davvero i messaggi subliminali o sono la solita bufala che gira in rete e/o nella mente di gente che vuol sentire cose che non esistono per legittimare le proprie paranoie? E Beppe Grillo che si beve la storiella del fotogramma con donna nuda in Bianca & Bernie e la fa bere a migliaia di spettatori paganti duranti i suoi spettacoli? Subliminale pure lui o subliminali solo i suoi spettatori che pagano per vedere i suoi comizi? Posso aver riportato danni vedendo Bianca & Bernie da piccolo o è stato tutto perché ho ascoltato i Queen per anni ed anni? Non lo so, però 'sta cosa dei Pooh mi ha un po' lasciato in stato di shock, ma mai come leggere di Courtney Love che si è spogliata durante un concerto (mamme mandate a letto i bambini perché far veder loro salme che si spogliano può essere dannoso), Al Bano che accusa Romina Power di aver iniziato alla droga Ylenia Carrisi (non ci credo, è una cosa troppo grossa per essere vera) oppure vedere Lou Reed ed i Metallica ospiti al programma di Fabio Fazio (probabilmente il momento più trash dell'anno assieme ai contenitori per feci pieni di ciò che devono contenere a Malattie Imbarazzanti su Real Time). Quello sì che è il vero pericolo per i giovani, altroché la musica che se non l'ascolti al contrario o se non hai un cervello in grado di suonarti interiormente la musica al contrario non ci senti nulla di dannoso. Son cose che ti lasciano a bocca aperta, talmente sbigottito che ti vien quasi da sperare che il disco di Berlusconi e Apicella che esce a breve suoni esattamente come Lulu cantato in napoletano e sia interamente dedicato alla storia della famiglia Carrisi - con tanto di messaggi subliminali nella copertina e nei video e backmasking in cui si accusano Romano Prodi, Mario Monti ed i comunisti di qualsiasi nefandezza commessa in Italia negli ultimi vent'anni. Sarebbe favoloso.

E comunque Silvio Berlusconi prima o poi ritorna al governo. Eccome se ritorna. Ha corrotto troppo la mente degli italiani mettendo messaggi subliminali nei programmi delle sue reti per non vincere di nuovo le elezioni. Probabilmente stavolta arriverà addirittura a nominare Courtney Love ministro, se in passato ha nominato Daniela Santanché sottosegretario può arrivare a fare questo ed altro.

16 novembre 2011

NON DIMENTICATE LE LAMETTE DA BARBA

Un paio di giorni fa ho fatto un lungo viaggio in treno seduto di fronte ad un hipster con barba e terrificante giaccone di nylon d'ordinanza che ascoltava con l'iPhone il nuovo disco di Rihanna a volumi da lesione grave al timpano. Niente male come cosa, soprattutto perché grazie ai suoni che trapelavano arroganti dai suoi auricolari ho potuto sentire il disco e farmene un'idea ben precisa (segno che la musica attuale vale talmente tanto poco che puoi fartene un'idea anche ascoltandola di sgamo dalle orecchie altrui, ha ragione Simon Reynolds anche se non ha mai detto una cosa del genere).

E com'è il nuovo disco di Rihanna (tra l'altro il decimo in tre anni)? Bello, ma niente che non sia già stato fatto negli ultimi tre anni da Lady Gaga o sedici anni fa da (inserire un nome a caso di una eroina dance anni '90, magari una di quelle che prestavano l'immagine ad un progetto musicale mentre la voce era sempre di Alexia o Jenny B). Rihanna sa ravanare bene nel trash (o meglio, chi le scrive le canzoni e/o chi le canta le canzoni sa ravanare bene nel trash – Rihanna probabilmente è più brava a farsi ravanare anche se è meglio non dirlo perché altrimenti le femministe si incazzano manco avessi scritto bunga bunga), ce la mette tutta per essere credibile, rischia parecchio ma arriva sempre un attimo dopo, più o meno come Fiorello che ruba le battute altrui su Twitter e le propone come se fossero sue in un programma televisivo di prima serata. Ok il programma è ben fatto, però noi preferivamo il Fiorello in coca di Non dimenticate lo spazzolino da denti e dunque continuiamo a preferire Gillette, Wighfield, la tizia dei 2 Unlimited o al limite Lady Gaga ad una pallida copia in salsa caraibico-redneck che vorrebbe essere trasgressiva ma non è credibile. Ed in un mondo in cui vorrei scrivere di Sara Tommasi che si spoglia in uno spot contro le bocche ma non riesco perché il correttore automatico di Open Office® continua a correggermi “banche” in “bocche” preferire Gillette, Wighfield o la tizia dei 2 Unlimited a Rihanna è cosa buona e giusta.

15 novembre 2011

LA FOTO DI JUSTIN BIEBER FEAT. OZZY


Da quando sono abbonato a Focus ho smesso di farmi domande perché ho Focus che mi risponde ancor prima che le faccia. In qualsiasi situazione ed in qualsiasi contesto posso fare sfoggio di grande cultura spicciola stupendo i presenti (e talvolta pure gli assenti) e la mia vita sociale è notevolmente migliorata. Niente male come cosa, ed il bello è che posso pure sparare qualunque cazzata mi passi per la testa e vincere le perplessità della gente che non mi crede dicendo che è sì una cazzata, ma lo letta su Focus e dunque è vera (la gente ci casca sempre perché a Focus viene riconosciuta una certa autorevolezza a prescindere). Figata.

Tanto per dire, l'altro giorno ad un ragazzino al bar ho raccontato che ultimamente in rete gira un arrapantissimo sex tape di Justin Bieber e Selena Gomez ed ho pure aggiunto che è molto facile da trovare, basta solo cercarlo ed arriva da sé. Lui inizialmente l'ha presa sul ridere, ma quando ha sentito la parola “Focus” si è improvvisamente fatto serio ed ha iniziato a chiedermi maggiori particolari sulle dimensioni del fallo di Justin Bieber, sulle dimensioni del fallo di Selena Gomez, sul tipo di lubrificanti usati per favorire lo slittamento e sul perché Selena Gomez sembra adulta mentre Justin Bieber ha diciassette anni ma continua a dimostrarne dodici (per non parlare poi della voce, non l'ha ancora cambiata. Estrogeni? Estenuanti sessioni di calci nelle palle da piccolo? Dono di natura? Operazioni? A Fester l'ardua sentenza). Io ho inventato alla grande e lui è corso a casa a scaricare, secondo me ha preso una tonnellata di virus per colpa mia ma me ne frego perché mi sono divertito troppo (e poi tanto è colpa di Focus, mica mia) ed ho pure rimediato un altro bombolone al cioccolato (il che non è mai male).

Morale della favola: mai dare confidenza agli sconosciuti, potrebbero fregarti. Soprattutto se parlano di Justin Bieber, uno che già di suo sta fregando milioni di fan con la sua musica e con 'sta storia di Selena Gomez (che ad occhio è croce si sarà già fatta mezza NBA ma non lo va certo a dire a Bieber).

Un video che non c'entra un cazzo, una voce bianca che mi piace: Disappointed degli Electronic. Capolavoro.


13 novembre 2011

CARO BERLUSCONI, LEI IMPOTENTE - IO NIENTE (Titoli di coda)


Che dire di Berlusconi che si è dimesso ed è fuggito dal retro? Ci sarebbero talmente tante cose da dire che non le diciamo - o meglio ne diciamo altre ed intanto parliamo anche di Berlusconi, poveretto.

  • La prima cosa che che mi viene in mente è che al favoloso programma Malattie imbarazzanti che va in onda ad orario da pornazzo su Real Time hanno sdoganato le feci umane. Una cosa orrenda ed incredibile, del tipo che hanno inquadrato i contenitori contenenti le feci di alcuni ragazzi che dovevano sottoporsi ad un esame al colon ed il conduttore (un tipo che tra l'altro ha il più brutto taglio di capelli di sempre) rideva tantissimo e li scuoteva, prendendo per i fondelli gli imbarazzatissimi titolari del materiale di scarto. Credo sia la prima volta che sulle tv italiane si vede lo sterco umano così da vicino, non ho mai visto niente di più trash. Neanche Lea Di Leo che conduce i sexy show notturni mostrando involontariamente i foruncoli che ha sulle natiche si è mai spinta a tanto, e spero almeno che il materiale di scarto di Malattie imbarazzanti fosse finto e i protagonisti facessero tutto per seminare zizzania tra i benpensanti.

  • Rumore di questo mese ha dato nove a Lulu di Lou Reed e Metallica e lo ha pure eletto disco del mese. Certo, come no: rispetto sempre il giudizio (e talvolta anche il pregiudizio) altrui, però non voglio credere che sia piaciuto davvero. È un disco troppo brutto per essere vero (soprattutto nella terribile versione deluxe alta quasi un metro), se l'hanno messo lì è solo per far ridere i lettori (e magari il 9 l'hanno dato solo per giustificare il fatto che è il disco del mese) e seminare zizzania tra i benpensanti. Se fosse piaciuto sul serio sarebbe un problema. Certo, lo si poteva benissimo mettere disco del mese anche dandogli un bello zero, ma non tutte le ciambelle riescono col buco in casa Rumore. E se per questo neanche a casa mia.

  • Qualche giorno fa Gennaro Malgieri non è riuscito a votare il rendiconto finanziario perché si stava pisciando addosso. Tipo a scuola quando per saltare le interrogazioni ci si chiudeva in bagno fingendo di star male, che ridere. Chissà se Nino Strano si è ingozzato ancora di mortadella o l'ha fatta sparire in altro modo.

  • La scusa utilizzata da Montolivo per giustificare le risate durante un minuto di raccoglimento prima di una gara è tipo quella di Gennaro Malgieri, soltanto più imbarazzante.

  • Imbarazzantissimi Scilipoti e Razzi che ieri contestavano Fini dandogli del voltagabbana ma soprattutto chiamandolo 'vergogna Fini' (mi stupisco che Scilipoti non abbia scritto vergonia, ma tant'è). Sono due malattie imbarazzanti, per giunta XXL.

  • Ho visto la puntata di Delitti rock dedicata a Michael Jackson ed Elvis Presley e mi sono addormentato. Davvero interessantissima, soprattutto perché non si è capito se Elvis è ancora vivo e se Jackson è stato davvero ucciso dal suo medico. Ma era Umberto Scapagnini il medico di Jackson o sono solo leggende metropolitane? Ma soprattutto, che cazzo perdiamo tempo noi italiani a parlare di Elvis e di Jackson quando abbiamo una perfetta sintesi dei due che risponde al nome di Silvio Berlusconi (la paranoia anticomunista dell'ultimo Elvis, il perfetto controllo dei nervi dell'ultimo Elvis, la capacità di godersi la vita alla grande di Michael Jackson, il contatto con la realtà dell'ultimo Jackson, la presunzione di sentirsi un Messia di Jackson ma anche di Elvis)? Non riesco a rispondere, gli italiani ormai non mi sorprendono più. Non mi aspettavo così tanta gente in piazza a festeggiare la caduta di Berlusconi, probabilmente festeggiava perfino gente che lo ha votato sin dal '94 e crede ciecamente alla storia dei comunisti che mangiano i bambini.

  • A quanto pare Ylenia Carrisi è viva ed abita in Germania. Chissà perché non fanno un Delitti Rock speciale dedicato a lei, sarebbe interessante approfondire l'argomento (magari agganciandosi al discorso di Michael Jackson che plagiò una canzone di Al Bano e cose così).

  • Dopo le votazioni alla Camera sul rendiconto ho sentito due studenti fuorisede vestiti che parevano due clochard dirsi di controllare sul Blackberry se è caduto Berlusconi. Ad occhio e croce ce ne meriteremmo altri dieci anni, di governo Berlusconi – ma la grave situazione economica richiede altro e poi lui quando si è dimesso era verde in volto e faceva paura. Sembrava Hulk, per me appena rientrato a casa ha sfasciato tutto.

E Berlusconi adesso cosa fa? Scappa dall'Italia o resta? Si porta via anche Emilio Fede o ce lo lascia? Per me rimane a cercare di gestire le sue aziende e torna in politica candidando la sua salma alle elezioni del 2030 (quando cioè gli italiani si saranno ormai scordati di lui). Lo fa per i suoi figli, lo fa per la salma di Mike Bongiorno che tutto questo tempo non l'hanno ancora trovata ed a questo punto potrebbe anche essere stata nascosta nel Mausoleo di Arcore dai pericolosi comunisti ladri di salme.



12 novembre 2011

1994-2011 (?)

Buone vacanze, Italia.



(continua...?)

COUNTDOWN TO EXTINCTION



Sono giorni convulsi, ore convulse, minuti convulsi (sto scrivendo a caso, mi è uscita così) quelli che ci troviamo a vivere. Berlusconi si dimette o forse no, Scilipoti definisce "lobbista delle banche" Mario Monti (sono praticamente certo che Scilipoti pur di difendere il suo datore di lavoro Assilvio Abberlusconi a.k.a. il lobbista di se stesso tirerà in ballo il signoraggio, le scie chimiche, le telefonate dal numero 0141-455414 che se rispondi ti clonano la SIM e ti succhiano la ricarica, un'immagine di Shoko Asahara inserita come messaggio subliminale in un episodio di City Hunter, il 666 nell'etichetta dell'acqua Lete ed altre paranoie varie ed assortite che si possono trovare visitando siti curati da gente paranoica), Sabina Guzzanti che su Twitter ci impartisce lezioni di democrazia in barba al fatto che suo padre Paolo Guzzanti è uno dei Responsabili dello stato attuale delle cose italiane - e mi fermo qui perché mi sto dilungando troppo.

Nell'attesa di capire cosa farà sul serio Berlusconi (dimissioni? fuga? colpo di stato? Piazzale Loreto? gas nervino come Shoko Asahara?), aspettiamo con ansia e guardiamo un video che è la cosa più post-rock che io abbia visto/sentito da parecchio tempo a questa parte: Luca era gay di Povia alla rovescia. Ci sono arrivato cercando video di messaggi subliminali (forse ispirato in maniera definitiva da un gruppo di amici che studia quelle robe lì e si trova nei paraggi, e mi fermo qui altrimenti mi querelano o mi cinghiano)(quest'ultima frase tra parentesi era chiaramente un messaggio subliminale) e non riesco più ad uscirne; roba che in un colpo solo manda a casa i Sigur Ròs, la dubstep, la musica da film di Goran Bregović e i culattoni raccomandati che fingono di amare queste tre cose e che se ne ascolti bene il testo capisci che suonandola così e solo così il significato dell'originale di Povia viene totalmente snaturato e sublima in ciò che probabilmente Povia voleva dire davvero - se solo sai ascoltarla, se solo vuoi per forza trovare un significato nascosto in qualunque cosa, se sei un inguaribile complottista e dai la colpa ad altri di tutti i mali del mondo e dei tuoi insuccessi e/o fallimenti.

Proprio come fa Berlusconi, che ha iniziato quando le luci che si sono spente durante Marsiglia-Milan del 1991 e non ha finito più di farsi guidare dai propri innumerevoli complessi di inferiorità.

10 novembre 2011

VIAGGIARE È BELLO, TE LO DICE FIORELLO (TE LO DICEVA SOPRATTUTTO IL FIORELLO IMBOTTITO DI COCA CHE PRESENTAVA IL KARAOKE)

Da quando Valter Lavitola è latitante ed ha chiuso L'Avanti! io non ho più un giornale su cui scrivere. Chi se ne frega (disse il mago alla strega), però intanto adesso non ho più la scusa per andare all'estero a seguire concerti/festival che in Italia non verranno mai fatti perché l'Italia puzza e ci sto parecchio male (soprattutto perché non riesco più a pagarli con i ricchissimi rimborsi spese che mi passava L'Avanti!, e dunque con i soldi del finanziamento pubblico agli organi di partito - e dunque con i soldi del contribuente italiano, l'Italia puzza davvero). Tanto per dirne una, mi è saltata la trasferta al'ATP Nightmare Before Christmas che si tiene in Inghilterra all'inizio di dicembre – e mi fermo qui perché è ora di passare ad altro.

Senza questi festival da intellettuale però ho capito che è ora di smetterla con i film da intellettuale e con le serie tv da intellettuale (peraltro due cose con le quali non ho mai incominciato) e recuperare le cose più ignoranti (dunque più divertenti, ed infatti con quelle non ho mai smesso). Tanto per dire, stop al pur favoloso Eternal Sunshine Of The Spotless Mind (a.k.a. Se mi lasci ti cancello, sempre belle le traduzioni in italiano) e a Truman Show con Jim Carrey perché ripartire con Ace Ventura l'acchiappa animali, Scemo & più scemo e The Mask sempre con Jim Carrey diventa un dovere morale. Son scelte di vita o ben più probabilmente sono ordinarietà (facciamo finta che il termine “ordinarietà esista sul serio in italiano), anche perché sono convinto che almeno l'80% delle persone che dichiarano a tutti in rete di guardare ricercatissime serie tv e ricercatissimi film scaricati compulsivamente fino a saturare il proprio hard disk non lo facciano poi sul serio – visto che le ore di un giorno sono ventiquattro e bisogna dormirne almeno sette, lavorarne almeno otto, usarne almeno due per gli spostamenti casa/lavoro e lavoro/casa, due per l'igiene personale, due per i pasti, dunque rimangono solo tre ore che se la matematica non è un'opinione è impossibile impiegarle tutte per guardare film e serie tv. Bisogna pur vivere una vita vera, no?

E comunque, bando alle ciance: Gianluca Grignani è uscito con un nuovo disco e non vedo l'ora di ascoltarlo, ma la cosa che mi preme di più ora è sapere chi è sul serio il Tourist Guy (quel tipo ritratto in una fintissima foto sulle Torri Gemelle con tanto di aereo Photoshop in pre-schianto e data 11/09/2011 posticcia) e come è cambiata la sua vita da quando la sua famigerata foto-che-si-dice-ritrovata tra le macerie ha iniziato a fare il giro del globo terrestre, esponendolo a prese per il culo di ogni sorta o – al contrario – alla compassione dei creduloni che ci sono cascati e sono convinti che sia perito sul serio nell'attentato (compassione che a mio avviso è cosa molto peggiore delle prese per il culo). Chissà chi è stato lo stronzo che ha inventato questa favolosa storia del Tourist Guy. Se è stato lui stesso è davvero un genio (quest'ultima frase non è scritta in italiano, l'ho scritta in inglese poi tradotta alla cazzo di cane con Google Translate).

09 novembre 2011

L'ULTIMO IMMORTALE, L'ULTIMO DEI MOHICANI, CAPELLI DI PLASTICA, SCARPE CON IL RIALZO


"Mi sembra che in Italia non si avverta una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto"

Tra un po' l'unico posto su un aereo è il suo, sola andata verso le Cayman. Ma si dimette o è una finta? Per me è tutta una finta, non può dimettersi perché è il Presidente, il Capo, Papi, l'Unto del Signore e dunque deve comandare anche senza maggioranza. Non si dimette per nulla al mondo, sta solo facendo melina per guadagnare tempo, per arrivare alle prossime elezioni o al limite per non fare la fine del suo caro vecchio amico Gheddafi (comunque se fa la fine di Gheddafi niente paura: Berlusconi candida la sua stessa salma e vince facendo i brogli tipo Elezioni 2006). O magari ha un cedimento e si lancia da un tavolo - cosa che data la sua bassa statura potrebbe essergli anche fatale - e conclude così la sua vicenda politica ed umana. Staremo a vedere come va a finire, l'uomo è combattivo e non mollerà mai.

07 novembre 2011

CAMPIONI: IL SOGNO - a.k.a. Ciccio Graziani era il batterista dei Genesis



Sono ormai due settimane che mi sveglio nel cuore della notte e guardo programmi tv random finché non è ora di recarsi al lavoro, solo che invece di recarmi al lavoro me ne torno a letto perché sono un culattone raccomandato e posso farlo. Non c'entra niente però era bello dirlo.

Comunque di notte in tv c'è di tutto. Tanto per dire, qualche giorno fa mi son guardato una partita di calcio d'annata (qualcosa tipo un Roma-Fiorentina del 1983) in cui c'era Ciccio Graziani con i capelli (in netto diradamento, ma almeno ce li aveva ancora) e senza quei buffi occhiali da scherzo di Carnevale che è solito indossare sin dai gloriosi tempi in cui ha allenato il Vodafone Cervia. E poi una gara di Formula Uno del 1979 con le macchine che sembravano astronavi ed il telecronista che si lamentava della tecnologia e dei cronometri digitali che sbagliavano a prendere i tempi sul giro. Decisamente meglio dei pornazzi che uno di solito si aspetta di trovare in tv la notte.

Comunque, la vera droga si chiama Radio Capital Tv. Tecnicamente deve ancora partire (l'inizio ufficiale è l'11.11.11, che probabilmente sarà anche la fine di tutto – ma questo non c'entra nulla con la figata che è Radio Capital Tv), però ad oggi vengono programmati spezzoni di video in loop a scopo meramente pubblicitario ed il tutto assume un taglio davvero artistico perché i video sono vecchi video musicali. Musica vintage, antichità rock, potenziale emittente preferita di mio padre, la versione italiana di VH1 sono le prime definizioni che mi vengono in mente per una cosa che mancava nell'altrimenti piatto panorama musicale del digitale terrestre, ed è bellissimo ricordare che sono esistiti anche gli America, gli Eagles, i Genesis con Phil Collins voce & batteria ed altre cose così. Se questa è l'anteprima figuriamoci quando Radio Capital Tv inizierà a fare sul serio. Non vedo l'ora.

Tornando al discorso di Ciccio Graziani: chissà che fine hanno fatto quei giocatori del suo Vodafone Cervia che avevano vinto Campioni: il sogno ed erano stati presi da Juve, Inter e Milan. Per me non sono mai esistiti, tipo i vincitori della Porsche che ogni anno è in palio con i panettoni e pandori Melegatti.



06 novembre 2011

Un live per gente vecchia o giovanissima, ma non intermedia: I CANI – Live @ Covo (Bologna, 21/10/2011)


Dunque, dove eravamo rimasti: ad progetto musicale divenuto famoso grazie al tam tam in rete, ad un disco che non si è rivelato niente di che ma almeno non era banale, ad un paio di concerti warm-up e all’annuncio del primo tour italiano de I Cani. L’affare si stava veramente ingrossando (la citazione dal film “Una pallottola spuntata” è del tutto voluta), ed oltretutto ci si sono messe parecchie date finite sold out con larghissimo anticipo a complicare di molto la cosa.

In pratica, non ci si capisce più nulla. Perché I Cani piace così tanto? È diventato una band vera e propria oppure è e rimane il progetto da cameretta di Niccolò Rutelli trasportato forzatamente in una dimensione live che non gli appartiene? È possibile affrontare un concerto intero con un repertorio della durata di trentacinque/quaranta minuti o bisogna per forza ricorrere ad espedienti alla Blink 182 (cazzeggio tra un brano e l’altro, corse sul posto, piegamenti, simulazioni di rumori corporali vari ed eventuali) per dilatare un po’ i tempi e raggiungere un minutaggio ritenuto accettabile dall’esigentissimo pubblico indie? Niccolò Rutelli continuerà a portare il sacchetto sulla testa o svelerà finalmente la propria identità all’esigentissimo pubblico indie? Niccolò Rutelli ci è o ci fa? È cantore disincantato di un universo che non gli appartiene o coi sguazza alla grande fingendo disincanto cantato? Posso capire qualcosa ugualmente anche se non so chi sia Wes Anderson perché l’unica Anderson che conosco è Pamela Anderson? Riusciranno i nostri eroi a rendere in maniera credibile la cover di “Con un deca”, – immortale classico degli 883 con il quale (a quanto si legge in giro) chiudono i concerti – oppure si tornerà a casa con la coda fra le gambe rimpiangendo i gemelli del gol Pezzali-Repetto? Quali qualità deve possedere un gruppo/progetto musicale per essere considerato generazionale? Si capirà qualcosa nella bolgia del sold out oppure bisognerà andare ad intuito, cercando disperatamente di captare qualche brandello della musica che viene suonata, una parvenza di idea che ricordi ciò che è possibile sentire su disco, una frase, una sensazione, qualcosa di sinistra, qualcosa?

Ed è con questo stato d’animo che mi sono recato al Covo di Bologna per sentirmi questi famigerati Cani e capire, capirmi, capirli. Incappucciato come un black bloc ma con indosso la maglietta nera di Ondarock ho assistito all’intero spettacolo, e devo dire che è stato godibile. Nulla per cui strapparsi i capelli, però canzoni che se prese a piccole dosi sanno regalare discrete soddisfazioni; quarantacinque minuti di concerto per un progetto del genere son lunghi da reggere e ad un certo punto ho addirittura iniziato a cercare idealmente (ed insistentemente) il mousepad per guardare filmati su YouTube, scaricare musica, scrivere cazzate random, leggere news che un minuto dopo sono già vecchie (insomma, tutta quella gamma di cose fanno di solito mentre si ascolta musica da una botta e via), ma il problema non è stato solo mio visto che il pubblico de I Cani ha degnato di attenzione solo “Post Punk”, “Velleità”, “I pariolini di diciott’anni” e le altre megahit mentre ha parlottato e rumoreggiato per il resto dell’esibizione (per non parlare poi del vergognoso trattamento riservato agli ottimi Winston McNamara che aprivano la serata, un bignami degli anni novanta che non è stato praticamente degnato della benché minima attenzione da nessuno – solo frizzi e lazzi in attesa dei Cani. Peccato perché son bravi davvero, vorrei sentire parlare ancora di loro). I Cani dal vivo sono una band vera ed hanno un ottimo tiro, si perde (per fortuna) quel impasto lo-fi di suoni Fruity di fortuna che caratterizzava il loro sorprendente esordio in favore di maggior pulizia, maggior chiarezza, maggior incisività. Niccolò Cani sembra Luca Laurenti perché quando parla tra un brano e l’altro non si capisce nulla ed invece quando canta sembra un’altra persona/un’altra voce, tiene bene il palco, non è simpaticissimo ma sa far bene il suo mestiere (mica è lì per fare il clown, no? Magari è solo timido). Parla di quella fascia di età che va dai diciannove ai venticinque come nessuno fa oggi (nessuno ci prova), o meglio parla di quella fascia di età che in tasca ha la grana e si annoia perché non sa come spenderla ed allora cerca disperatamente di mostrare al mondo le proprie velleità, che oggi sono queste e domani probabilmente saranno altre perché le cose attualmente cambiano da un giorno all’altro. Mica Niccolò Cani è per forza così, però di questo parla la sua musica e per questo piace così tanto alla gente di cui parla (e questa manco se ne rende conto, genius). Probabilmente sta pigliando per il culo tutti, me compreso. Probabilmente mi sto pigliando per il culo da solo.

E la cover degli 883? È stata un momento talmente basso da sembrare altissimo, ma ci stava per capire a fondo come in questi ultimi vent’anni i tempi son cambiati come se gli anni trascorsi fossero quaranta e non venti. Dureranno o no I Cani? Se sapranno rinnovarsi e se Niccolò C. saprà variare un po’ le tematiche dei suoi testi sì, altrimenti verranno relegati al ruolo di piccolo fenomeno contemporaneo durato una sola stagione poi caduto nel dimenticatoio per raggiunta anzianità di servizio. Tipo Il Genio, solo che Il Genio almeno veniva suonato negli stacchetti del programma calcistico di Simona Ace Ventura, l’acchiappa animali.

(IFB)

Un disco che in un colpo solo ridefinisce i concetti di trash, pecoreccio e tamarro: JUSTICE - AUDIO, VIDEO, DISCO

I presupposti perché il nuovo album dei Justice fosse un (mezzo) capolavoro c’erano tutti. Quattro anni di attesa, ultimi mesi di incessanti rumors e boatos, indiscrezioni sulla nuova direzione musicale intrapresa dal duo francese e poi, a sorpresa, un mese fa i Justice stessi fanno uscire in rete un medley dei brani del disco che spiazza completamente i fan e porta testate specializzate in electro ed affini a stroncare perentoriamente il disco, sulla base di non so quali impressioni ricavate da tre minuti di porzioni di brano mixate a mo’ di scherzo di Carnevale.

Ed effettivamente “Audio, Video, Disco” è un disco molto coraggioso, di quelli che non ti saresti mai aspettato dopo il sopravvalutatissimo esordio “†”. Come suona? Suona come un disco prog rock anni ‘70, senza però tutte quelle impossibili masturbazioni tecniche che appesantivano il genere e con in sovrappiù una sana e robusta attitudine electro-tritatutto capace di rendere più moderno quel suono conservandone però intatto il grande fascino evocativo. In definitiva, questi Justice suonano come se i Daft Punk di “Human After All” avessero viaggiato nel tempo per poter ascoltare durante le registrazioni del disco solo ed esclusivamente le radio rock inglesi seconda metà anni settanta/prima metà anni ottanta. Nulla di particolarmente originale, ma suona alla grande e ti entra dentro ascolto dopo ascolto, convincendoti che questi due francesi hanno gusto e sanno come si fanno le cose per bene. “Ohio” è la musica che dovrebbero fare gli Air (ma che in parte hanno già fatto con il troppo sottovalutato “10,000 Hz Legend” ), “Canon” é la E.L.O. in jam sotto ecstasy con i Deep Purple e Jean-Michel Jarre, “Brianvision” sono gli Yes che provano a risuonare la colonna sonora de “I Guerrieri della notte” e ci riescono alla grande, “Newlands” è identica alla famigerata “Owner Of A Lonely Heart” (sempre a proposito di Yes), e così via – fino alla title track che è l’unico, vero legame col loro recente passato.

Inizieremo presto a vedere hipster con indosso le t-shirt di Emerson, Lake & Palmer che un tempo furono dei loro padri? Io dico di sì, anche se è ben più facile che questo disco si riveli un insuccesso colossale capace di alienare ai Justice quella fetta di ascoltatori che (a torto o a ragione) si sono innamorati di loro grazie al precedente lavoro. Comunque vada, un colossale salto nel vuoto che non tutti avrebbero avuto il fegato di compiere. Onore ai Justice che hanno scelto la via più difficile e più stimolante.

(IFB)

Un disco per gente vecchia dentro fatto da gente vecchia dentro: LOU REED & METALLICA - LULU


Le premesse per il capolavoro c’erano davvero tutte: persone che musicalmente parlando non hanno più nulla da dire da almeno vent’anni si incontrano, si annusano, si piacciono, decidono di collaborare e fare un disco insieme. In barba ai maligni e ai superbi, in barba al fatto che l’ultimo, illusorio sussulto di vita dei Metallica è stata quella grottesca polemica contro Napster nell’ormai lontanissimo 1999 (che, per la cronaca, è stata qualcosa di simile all’estemporaneo guizzo che il pesce appena pescato ha quando il pescatore lo sbatte in terra – l’animale vorrebbe essere in acqua ed invece è in terra, pronto ad essere imprigionato assieme agli altri pesci catturati in precedenza), mentre l’ultimo sussulto di Lou Reed non lo ricordo nemmeno perché forse sono troppo giovane per farcela (azzardo la scoperta di Antony, ma non sono sicuro che valga). A completare il quadro e a renderlo roba per palati fini, una copertina che pare uscita da “American Psycho” (il libro di Bret Easton Ellis, non il film tratto dallo stesso) quasi brutta come quella di “Virgin Killer” degli Scorpions (sia l’originale in odor di pedopornografia che il pagliaccesco surrogato post-censura) ed alcune roboanti dichiarazioni del buon Lou Reed in merito al fatto che la musica composta assieme ai Metallica sarebbe la cosa migliore mai fatta da chiunque e potrebbe generare un altro sistema planetario.

Poi la musica è arrivata sul serio e c’è stato da piangere. Anzi no, da ridere: “Lulu” sembra un disco scritto apposta per suscitare l’ilarità dell’ascoltatore e riesce addirittura nell’impresa di far sembrare i Beatallica avanguardia pura e Weird Al Yankovic una popstar. Un vecchio signore che emette suoni gutturali del tutto simili a quelli di una caffettiera in ebollizione, bofonchiando versi totalmente slegati dalla musica di sottofondo; una metal band di ragazzini ormai cresciuti che suona musica svogliatissima nella stanza accanto a quella del vecchio signore, senza produrre alcunché di interessante, senza produrre nulla; una batteria con suono da denuncia per quanto è brutto & supponente; i riff che non si innestano nelle lamentele dell’anziano signore nemmeno se usi martello e scalpello perché sono cose buttate lì a caso con la presunzione di sembrare Arte; il vecchio signore e la metal band di ragazzini ormai cresciuti che non si rendono conto che non sempre dal letame nascono i fior. Ci si aspettava qualcosa di più (i Lynyrd Skynyrd, i Down, i Neurosis con Jarboe, al limite certi Monster Magnet), ma forse va bene così.

“Lulu” è un disco doppio di una bruttezza destabilizzante, è un concept album che doveva essere la colonna sonora di un musical che poi non è mai stato realizzato, è lunghissimo ed arrivare sino alla fine è una fatica mostruosa. Mi chiedo se Lou Reed ed i Metallica abbiano impiegato molto tempo a scriverlo o se al contrario abbiano lavorato buttando giù idee a caso tanto per ridere insieme, tanto per. Non si salva praticamente nulla se non alcuni momenti vagamente Sigur Ròs che – appunto – sono solo momenti e se ne vanno via sempre troppo presto. L’ideale è ascoltarne di tanto in tanto un brano preso a caso, ridere di gusto per poi skippare senza pietà quando la noia inizia a prendere il sopravvento. O ancor meglio, ascoltare altro.

(IFB)


04 novembre 2011

INTESA POUR HOMME LA CERTEZZA DI PIACERE



A sentire Matteo Renzi durante suo famigerato Big Bang c'era perfino Billy Costacurta, che si è addirittura dichiarato entusiasta del futuro leader Pd ed ha avuto parole di fuoco per il suo ex presidente Silvio Berlusconi.

Billy Costacurta. Ripeto: Billy Costacurta. Uno degli uomini più Mediaset che abbiano mai calcato i campi di gioco, uno che ogni volta che lo vedevo assieme a Franco Baresi negli spot tv dei docciaschiuma Intesa mi veniva l'istinto di prendere a schiaffi il televisore poi non lo facevo perché pensavo alla storia del figlio nero di Baresi ed iniziavo a ridere tantissimo, scordandomi del buon Billy e della sua clamorosa faccia da schiaffi (e magari pure di Martina Colombari, ex Miss Italia svezzata ancora minorenne da Alberto Tomba – come cosa fa ridere abbastanza, ma non sto ad approfondirla in questa sede).

Non me lo ricordavo neanche più il compagno Billy Costacurta. L'ultima volta che l'ho visto è stato come special guest nel video di Bella Lilli della semi-meteora Il Bagatto, e poi – puff! - sparito nel nulla (o per lo meno, sparito dalla mia mente – da quella degli altri non so). Meno male che dopo tanto tempo è tornato e se ne è uscito fuori con questo graditissimo endorsement pro-Renzi altrimenti non avrei proprio saputo come fare ad andare avanti.

Comunque, da qualsiasi parte la si voglia vedere grazie a Billy Ballo Costacurta e, più in generale, grazie ad Matteo Renzi si realizza finalmente uno dei miei più grandi sogni nel cassetto: votare a destra senza nemmeno sentirmi in colpa perché formalmente ho votato a sinistra. Son soddisfazioni, dai. Ma in fondo esistono ancora destra e sinistra o sono solo categorie-prodotto della propria mente? Boh, frega nulla. L'unica cosa che importa è che son troppo contento, ed a questo punto sostenere Renzi diventa un dovere morale.

Un video che non c'entra un cazzo ma fa parecchio ridere: