29 settembre 2010

GLI ANNI DI HAPPY DAYS E DI RALPH MALPH (Un post sui giovani, da leggere a tranci)






L'altro giorno mentre ero all'Ikea per comprare un tappeto di vera pelle di mucca ho incontrato dopo tanto tempo il mio grande amico Renzo La Trota Bossi. Era in forma smagliante ed ha iniziato a scherzare come se nulla fosse, come quando eravamo ragazzini ed andavamo a far saltare con i raudi le cassette della posta delle famiglie che avevano un cognome strano.

Io e Renzo La Trota Bossi ci conosciamo da tanto tempo, almeno da quando abitavo a Varese ed eravamo in classe assieme alle scuole medie. Era il mio compagno di banco e mi faceva sempre copiare i compiti, e gliene sarò per sempre grato perché ha contribuito enormemente alla mia formazione culturale (almeno quanto la visione compulsiva dei programmi di Andrea Pezzi su Mtv, ma questo è un altro discorso che non sto qui ad approfondire – o forse l'ho già approfondito, non ricordo), a farmi diventare ciò che sono e soprattutto ad assumere un atteggiamento positivo nei confronti della vita e della morte. È un personaggio talmente genuino che nella vita di tutti i giorni se ne va ancora in giro con il bomber dei Rotterdam Terror Corps come facevamo quando avevamo tredici anni e non vedevamo l'ora di comprarci lo scooter per elaborarlo. Coloro che lo criticano non sanno che oggi i giovani solo così, sono come lui – solo un po' meglio. E poi chi non è mai stato giovane nella vita? Chi non ha mai sparato a zero sui giovani una volta diventato vecchio?

Il mio parrucchiere ventenne, Richard, che di teste giovanili se ne intende, è abbastanza d'accordo con me quando affermo che i ragazzi di oggi mi sembrano molto frivoli, conservatori, tradizionalisti. Mi risponde con una frase molto intelligente: “Vengono qui ogni mese, per farsi la testa come questo o quel cantante. In realtà è la faccia che vogliono.” Per una certa fascia di ragazzi sembrerebbe allora importantissimo – direbbe il tuttologo che è in me – rifiutare la propria individualità per uniformarsi alla massa dal momento che la rockstar, come il divo o il campione di calcio, diventa un punto di riferimento valido per tutti. Il fatto che ormai un divo vale l'altro. Di più, uno scalza l'altro a velocità vertiginosa. Ecco allora il frenetico passare da una moda all'altra. Ecco la futilità. (cit. Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno, Bompiani, pagg.322 - 323)

E a proposito di giovani d'oggi, di Renzo La Trota Bossi e di miti e mode che cambiano alla velocità della luce, a novembre esce il nuovo disco di Vasco Brondi a.k.a. Le luci della centrale elettrica. Lo stiamo attendendo da parecchio tempo (almeno da quando è uscito il precedente disco), ci aspettiamo tutti molto da lui ma probabilmente la stampa specializzata finirà per snobbarlo o, peggio, stroncarlo per partito preso (magari solo perché è svanito l'effetto-sorpresa). Anzi, oserei dire che la solita turbocritica che un tempo lo osannava come il Messia finirà per massacrarlo perché non siamo più nel 2007/2008 e le mode sono altre, la solita turbocritica lo aspetterà al varco e sarà vera e propria caccia all'uomo – in nome di una supposta integrità artistica persa da chi ha un minimo di successo e riesce ad uscire dai bassifondi in cui viene relegata certa musica indipendente italiana. In definitiva, come sarà il suo nuovo disco Per ora noi la chiameremo felicità? Sarà bello o sarà meglio il demo? Sarà un successo epocale che gli spalancherà definitivamente le porte dell'olimpo o sarà il suo Jumping The Shark? Francamente non lo so e non riesco nemmeno ad immaginarlo, so solo che me lo andrò a sentire alla presentazione in anteprima a Data Zero e poi lo difenderò a prescindere, perché Vasco Brondi è uno dei talenti puri che la città di Ferrara sia riuscita a produrre negli ultimi vent'anni (l'altro talento è Vittorio Sgarbi, che va onorato anche solo perché ha coniato la geniale definizione “culattoni raccomandati”) e come tale va salvaguardato dagli invidiosi, dai superbi e dai culattoni raccomandati che sparano sentenze a caso su riviste specializzate e non. Il disco non lo scaricherò, lo comprerò e poi che la natura faccia il suo corso.

Io e Vasco Brondi ci conosciamo da tanto tempo, almeno da quando abitavo a Varese ed eravamo in classe assieme alle scuole medie. Lui era il secchione di turno, quello che non sbagliava un'interrogazione e sapeva sempre tutto, anche quello che l'insegnante doveva ancora spiegare. Già allora era molto colto ma nello stesso tempo era anche il classico personaggio con cui ti ci divertivi parecchio, soprattutto a cazzeggiare e a commettere atti di vandalismo vari ed eventuali. Spesso e volentieri veniva con me e il Trota a far saltare con i raudi le buchette telefoniche delle famiglie che avevano un cognome strano, e più di una volta mi ha salvato il culo facendomi capire che è molto sbagliato raccogliere da terra siringhe usate (anche se col cappuccio per evitare spiacevoli inconvenienti) solo per darsi un tono con gli amici. Vasco già allora era un tipo molto saggio, gli devo molto (e non solo in termini economici).

Io, lui e il Trota eravamo un bel trio, solo che loro in un modo o nell'altro hanno avuto successo ed io purtroppo no. Forse è colpa del destino cinico e baro, o magari è solo perché io soffro della Chuck Cunningham Syndrome e sono destinato ad uscire di scena per mano degli autori della sceneggiatura, senza che apparentemente ci sia un motivo logico che spieghi questo fatto e con i protagonisti della serie che iniziano inspiegabilmente a comportarsi come se non fossi mai esistito. Nella vita succede anche questo, ma si sopravvive alla grande.

Il tappeto di vera pelle di mucca dell'Ikea è una figata pazzesca, ed ha pure un ottimo rapporto qualità-prezzo. Se avessi una casa vera ne comprerei almeno un paio, stanno bene con qualunque tipologia di arredamento.



LELE MORA VUOL DIRE FIDUCIA


Beh, tutto qui? Due mesi di dibattito su case a Montecarlo, cucine Scavolini, barbe finte, ex presidenti del Perugia Calcio, giornalisti a libro paga, L'Avanti che credevo che fosse morto in Tunisia con Craxi invece esiste ancora anche se non lo legge più nessuno, il calciomercato dei parlamentari, il mercato dei buoi, Futuro e Libertà che rialza la testa, e poi un Berlusconi ormai mummificato riesce ad ottenere la fiducia come se nulla fosse?

Ma a dire il vero, Silvio ha ancora la maggioranza oppure dovrà trattare ad ogni votazione con gli uomini di Fini e con il riporto di Raffaele Lombardo (con conseguente dispendio di denaro e/o poltrone importanti – probabilmente si arriverà almeno ad un numero di mille tra ministri e sottosegretari)? Chi se ne frega, son tutte cazzate. Resta un unico dato di fatto: mai come oggi il Parlamento è stato distante dal paese reale. Con tutti i problemi che ci sono in Italia (disoccupazione giovanile, aziende che chiudono, gente che non arriva alla fine del mese, Lele Mora che dice che Corona glielo dava in cambio di soldi e auto di lusso, pendolari che viaggiano in condizioni pietose, poliziotti che devono pagarsi la benzina per fare gli inseguimenti) perché il Parlamento è stato impegnato per più di sette ore a discutere e a votare sul nulla? Chi lo paga questo teatrino dell'assurdo?

28 settembre 2010

GUERRIERI, GIOCHIAMO A FARE LA GUERRA?

Due video a caso, da guardare in simultanea per migliorare notevolmente le proprie capacità psico-motorie:





La settimana scorsa ho visto Beppe Grillo intervenire ad Annozero con un contributo registrato ed ho avuto uno shock anafilattico perché mi sono scoperto d'accordo con almeno il 98,2% delle cose che ha detto. Son stato molto male, ho pure dovuto farmi una botta di adrenalina ma poi è passato tutto (ammesso che fosse successo davvero qualcosa di brutto). Purtroppo non è merito di Grillo, è colpa della sinistra che è talmente in coma, piatta e priva della benché minima idea sul da farsi che finiremo per affidarci al primo comico che passa (o peggio, al primo post-fascista che deve ancora spiegare tante cose su 2001 e che ora si sta ribellando a Berlusconi dopo quindici anni da cameriere, seppur ben pagato)(tra l'altro Beppe Grillo come comico non fa più ridere da almeno quindici anni, ed allora si è buttato sul sociale – come quei vecchi cantanti che arrivati a fine carriera non vogliono arrendersi ed allora continuano esibendosi alle sagre di paese, lautamente pagati pur presenziando per lo più ad eventi di beneficenza)(un saluto ai ragazzi del MeetUp che si trovano tutti i martedì e giovedì sera a due passi da casa mia e finiscono regolarmente le loro serate suonando i bonghi e giocando a calcio in strada. Beati voi che al mattino non dovete alzarvi per andare al lavoro). Per rianimare la sinistra italiana ci vorrebbero i calci, meglio se volanti e più forti possibile.

Tra l'altro, Beppe Grillo ha finalmente trovato il coraggio di richiamare di nuovo il suo popolo e per farlo lo ha raccolto ed inscatolato in una bella adunata di piazza pomposamente chiamata Woodstock (giusto un paio di settimane fa mi è arrivata una mail di invito all'evento. Sulle prime ho letto Woodcock e mi sono spaventato perché ho pensato in successione ad Henry Woodcock e ad un fallo di legno, ma mi sono calmato immaginando Beppe Grillo che dà fuoco ad una chitarra strafatto di Lsd. Che cazzo c'entra poi il nome Woodstock con un evento del genere?). Era ora, iniziavo quasi ad avere il sospetto che i V Day li organizzassero solo perché c'era Romano Prodi al governo. Tutto molto bello, tutto molto figo, l'idea di fondo sarebbe anche giusta e rispettabilissima, ma guarda caso in questi giorni Beppe Grillo ha dato alle stampe l'opera Prendiamoci il futuro, ed allora il tutto assume i contorni di un'adunata buona per vendere diverse migliaia di copie in più, sull'onda dell'emozione di diverse migliaia di adepti alla ricerca di una testimonianza concreta della loro presenza all'Evento. Più che l'idea è giusta oserei dire che è il prezzo ad essere giusto, ma siccome ho paura che i ragazzi del MeetUp che si trovano a due passi da casa mia mi righino la macchina non lo dico e mi limito a continuare a pensarlo. Bravo Beppe, tu si che sai essere di Genova.

E comunque diciamolo: i Macchianera Awards per premiare i migliori blog dell'anno sono una cagata pazzesca. Se mi avessero nominato/premiato mi vergognerei a dirlo ma sarei andato ugualmente solo per scroccare un soggiorno a Riva del Garda (TN). Beato chi può fregiarsi della vittoria e soprattutto può pubblicare un post in cui esterna l'emozione e ringrazia il suo pubblico. Io non ho emozioni, io non ho un mio pubblico. Ed oltretutto a quel concorso non è nemmeno prevista la categoria “blog trash”, quindi non vale.

24 settembre 2010

SPACE IS THE PLACE (Un caso da manuale: Mtv decreta qual'è la canzone dell'estate)



Un sabato sera qualunque mi è capitato di accendere la tv e di imbattermi in una agghiacciante parata di stelle e stelline (e stellette) su Mtv. Si chiamava tipo Coca Cola Live @ Mtv – The Summer Song e si proponeva, appunto, di eleggere la canzone della tua estate (apprendo leggendo il sito della prestigiosa manifestazione che hanno vinto i Sonohra, che estate di merda che deve aver vissuto il pubblico di Mtv. Se avesse vinto Tiziano Faggot sarei stato anche contento, ma siccome Tiziano Faggot non partecipava ed hanno vinto i Sonohra è stata proprio un'estate di merda per il pubblico di Mtv, pochi cazzi)(Pochi cazzi, ma non per i Sonohra o per Tiziano Faggot comunque. Non ci posso far niente se concettualmente io son fermo alla terza media e faccio associazioni mentali potenzialmente omofobe, degne di Renzo Bossi a.k.a. Il Trota). Tutto molto bello, se non che ad un certo punto il tempo sembrava essersi fermato perché non c'era ritmo, la trasmissione era lenta. I conduttori facevano la medesima gag con tutti gli ospiti (li facevano posare per una finta fotografia e poi la visualizzavano sullo schermo, roba da encefalogramma piatto) e mi è passata anche la voglia di mandare un sms per sostenere i dARI al televoto. Ad un certo punto mi sono addormentato e mi sono svegliato domenica sera che avevano già giocato le partite di campionato ed il Cesena era in testa alla classifica. Robe da pazzi, quasi quasi li denuncio tutti al Codacons.

Di questo colossale ammasso di cazzate televisive resta un solo fatto: il livello culturale dei vj di Mtv si è abbassato paurosamente negli ultimi cinque anni, ma tra le figure tragiche che presentano i programmi della prestigiosa emittente musicale spicca su tutte Valentina Correani, una tizia ha una pesante inflessione romanesca e riesce perfino nella grande impresa di far sembrare il Nongiovane Francesco Giussani un gigante della cultura antica e moderna. Tutta colpa di Carlo Pastore, che ha dato il via ad un circolo vizioso ed ha insegnato ai ragazzi con l'ambizione di essere vj che chiunque ce la può fare a raggiungere, basta crederci e comportarsi in maniera disinvolta. Oltretutto la Correani esteticamente non è tutto 'sto granché, il che nel caso di un essere di sesso femminile è un'aggravante (qui si ritorna ad associazioni mentali pregne di un machismo da terza media, come piacerebbe a Renzo Bossi a.k.a. io prendo diecimila euro al mese e tu no).

E comunque qualcosa di musicalmente buono in quel programma lo si è visto. A parte i dARI (che fanno categoria a sé), le menti più illuminate di Mtv hanno sparato anche quei capolavori (queste sì che sono le canzoni dell'estate) che rispondono al nome di Alors On Danse di Stromae e di You're Not Alone di Mads Langer. Alors On Danse è droga pura e appena la senti inizi a cantarla per il resto della giornata anche se parla di cose assai tristi, You're Not Alone è una cover di un capolavoro ma tanto il pubblico di Mtv è troppo giovane per saperlo e poi la drum n'bass ormai non se la fuma più nessuno. E il resto? Mancia. O meglio, ganja: Neffa e J Ax facevano a gara a chi aveva fumato più joint prima di andare in onda, i N.E.R.D. erano capitati da un Pharrell Williams che probabilmente aveva partecipato attivamente alla gara di J Ax e Neffa e non riusciva a proferire verbo. E poi: Giuliano Palma ha rotto i coglioni da sempre ma va avanti lo stesso (si vede che lo pagan bene) con le sue canzoni che sembrano sempre cover anche quando le scrive lui, i Finley hanno un cantante con i capelli unti ed ho detto tutto, i Lost sono davvero imbarazzanti e mi sento a disagio per loro, i Broken Heart College sono pure peggio e non so come facciano ad atteggiarsi in quella maniera mantenendo intatta la loro autostima. Ci risentiamo dopo l'interruzione pubblicitaria.




22 settembre 2010

SONO PREOCCUPATO PER LUI. CREDO SIA IN ASTINENZA DI VISIBILITÀ. ODDIO NON È IL SOLO. PURTROPPO, C'È IN GIRO UNA PANDEMIA CHE SI CHIAMA LEADERISMO

C'è grande attesa per la data del 28 settembre, giorno in cui Silvio Berlusconi pronuncerà in Parlamento il suo solenne discorso programmatico e su questo chiederà il voto di fiducia. Ce la farà o no ad ottenerla? Cadrà o potrà continuare imperterrito il suo cammino di modernizzazione del Paese? Riuscirà a raggranellare da altri partito un numero sufficiente di parlamentari o dovrà fermarsi a Mannino e Robinho, Cuffaro ed Ibrahimovic, uno o due esponenti di spicco del SVP ed i figli neri di Kaiser Franz Baresi (che poi forse erano di Gullit e Weah, ma magari è solo una cattivissima leggenda metropolitana e si è limitato ad adottare bimbi neri)? Staremo a vedere cosa succede, la politica italiana è un universo talmente trash che questa vicenda diventa più interessante ogni giorno che passa.

Ma la vera domanda da porsi è un'altra: perché ultimamente Silvio Berlusconi è così gonfio? Non riesco proprio a spiegarmelo, ma sta di fatto che ogni giorno che passa il suo viso ed il suo corpo sembrano lievitare (ad Atreju era davvero clamoroso, non riusciva nemmeno a tenere aperti gli occhi e l'accostamento giacca scura-camicia scura lo faceva somigliare ad un pinguino) ed io sono molto preoccupato. Probabilmente (copiaincollo da Yahoo! Answers, che quando si manifestano fenomeni inspiegabili diventa una fucina di possibili spiegazioni, tutte plausibili e soprattutto intercambiabili tra loro – nel senso che, tanto per fare un esempio, la spiegazione tecnica del gonfiore di Berlusconi può ad esempio essere utilizzata per giustificare il malfunzionamento di una caldaia in casa, il fatto che le Mercedes Classe A prima versione si ribaltavano durante il test dell'alce, l'aumento dei furti di asce, accette e machete al Lidl o la magra figura dell'Italia agli ultimi mondiali di calcio. Grazie Yahoo! Answers per essere sempre così utile), visto che è la mente a stabilire l'espressione del volto, il gonfiore di solito è causato dalla ritenzione di acqua, che a sua volta dipende da scarso funzionamento del drenaggio linfatico, che a sua volta deriva da una chiusura psicosomatica che impedisce di esternare i guai mentali interiori. Chiaro no? Berlusconi è troppo intelligente e non riesce più a fare la pipì. Speriamo solo che non si autodistrugga come Pizza The Hutt in Balle Spaziali, o per lo meno che non lo faccia mentre sta pronunciando il fatidico discorso programmatico in Parlamento. I bambini di fronte al teleschermo potrebbero rimanerne sconvolti. Sicuramente non verrà fatto un videogioco postumo come è stato fatto per il grande Michael Jackson, ma Silvio Berlusconi resta sempre (e senza ombra di dubbio) il Michael Jackson italiano. Anche se è gonfio.

20 settembre 2010

L'INVICTA MI RENDE ASTIOSO



Non ci posso credere: sono riuscito nell'impresa di seguire un concerto stando comodamente steso su di un puff (chiamiamolo così, anche se tecnicamente non era un puff perché su di un puff ti puoi sedere ma non stenderti – ecco, quello su cui mi sono steso era un letto fatto dello stesso materiale di un puff) (e poi tecnicamente quello che ho seguito non era un concerto – o forse sì, devo ancora capirlo) mentre i bassi fungevano da decisivo aiuto alla mia digestione resa difficoltosa dallo stressante tragitto a piedi ufficio / negozi del centro di Bologna / parcheggio sotterraneo / negozi di via Indipendenza / Libreria Coop Ambasciatori / Palazzo Re Enzo, tutto senza tornare a casa a fare una doccia tonificante.

E che concerto, poi! King Midas Sound al Robot Festival, Palazzo Re Enzo, Bologna. Tipo, il progetto dubstep (definizione troppo riduttiva, cazzo quanto mi fanno schifo 'ste etichette messe lì così solo per poter parlare di un disco o di un progetto musicale) di Kevin Martin in una suggestiva location del XIII secolo (l'ho appreso leggendolo su Wikipedia – ho fatto ragioneria, non il liceo artistico). È stato un massacro sonoro, dati i volumi sembrava di essere ad un concerto dei Dinosaur Jr. o dei My Bloody Valentine solo che erano solo ed esclusivamente basse frequenze, di quelle che fanno tremare i lampadari dei palazzi antichi e ti inchiodano al puff dove sei steso perché vibrano le pareti ed il pavimento. A poca distanza da me c'era una ragazza incinta e ad un certo punto ho iniziato a temere che partorisse anzitempo, ma tutto è filato liscio ed la performance dei King Midas Sound è stata di quelle che ti ricorderai a lungo e racconterai agli amici del bar per farli rosicare d'invidia (ammesso che sappiano chi siano i King Midas Sound, ma questo è un altro discorso tipico di una certa sinistra elitaria che poi perde le elezioni perché si divide e si fa troppe seghe mentali). Ed oltretutto al Robot Festival c'era gente cool e non fricchettoni del cazzo con lo zaino Invicta, i baggy pants a righe, la canotta & le ascelle che impestano l'aria, c'era gente da venerdì sera – infatti i King Midas Sound si esibivano di venerdì sera alle ore 23:00 – il che non è mai male quando si tratta di eventi musicali di un certo spessore. Esperienza da ripetere assolutamente.

Oltre ai King Midas Sound ci sono state altre esibizioni di rilievo nelle altre sale del palazzo, ma io non ricordo più nulla perché ero ancora in ecstasy dopo aver pasteggiato con un favoloso cous cous vegetariano alla Libreria Coop Ambasciatori, una vera e propria delizia che vorresti non finisse mai ma poi ad un certo punto come tutte le cose belle finisce ed allora tu devi terminare la cena con un tiramisù da urlo che ti lascia definitivamente ed irrimediabilmente senza parole. Nel cous cous vegetariano c'erano peperoni gialli e rossi, carote a dadini, valeriana, pomodori e forse zucchine (ma non ne sono sicuro perché erano finemente tritate) ed è stata un'esperienza di quelle che ti ricorderai a lungo e racconterai agli amici del bar per farli rosicare d'invidia (sempre che i tuoi amici non siano delle merdacce leghiste che non mangiano cous cous perché è una pietanza araba ed allora ripiegano su polenta e osei, polenta taragna, grappa distillata clandestinamente nella Val Brembana, pesce pescato di frodo a Chioggia, pesce pescato da Frodo a Chioggia, arroganza tipica dei peggiori esponenti del fronte lombardo-veneto, lingue felpate, miraggi). Se potessi mi trasferirei a vivere in quella libreria, si mangia troppo bene ed hanno qualsiasi libro io voglia. Ma non sono un libro e nemmeno un libraio, purtroppo.

E dopo una serata del genere tornare alla macchina e ripartire per andare a casa non è mai stato così piacevole, sopratutto con i Lost Souls dei Doves in sottofondo. Ma questo è un altro discorso che non sto qui ad approfondire, così come non sto a dire che Lost Souls è un disco della madonna e che i Doves sono un gruppo troppo sottovalutato che meriterebbe di stare al posto dei Coldplay o dei Muse. Se solo fossero esteticamente piacenti, se solo non si fossero giocati la loro dose di fortuna quando hanno fatto il botto come Sub Sub, se solo il mondo della musica non fosse così subdolo e nello stesso tempo spietato. Chris Martin è un culattone raccomandato da Gwyneth Paltrow, i Doves no. Questa è la differenza, anche se credo che a Kevin Martin e ai suoi King Midas Sound System non gliene importi un granché.

UNO DI NOI FABRIZIO CORONA



Vale la pena continuare a pagare il canone Rai anche solo per il fatto che Raitre ha mostrato le immagini di Fabrizio Corona che al processo di Vallettopoli ridefinisce il concetto di lingua italiana pronunciando frasi come "la puttana che fotografa il cazzo in tiro di Adriano". Da antologia.

17 settembre 2010

CORRI, RAGAZZO, CORRI!



Uno dei capisaldi della mia formazione culturale è stato la lettura durante l'infanzia e l'adolescenza di Tv Sorrisi e Canzoni (il berlusettimanale all'epoca diretto dal grande Gigi Vesigna), e proprio per questo mi piace la musica che sembra pacchiana ma che dietro le apparenze piuttosto minacciose nasconde intelligenza da vendere e tanta ironia.

Tutto questo per arrivare a dire che l'immenso Dargen D'Amico se ne è da poco uscito con un EP intitolato D', una roba che porta avanti il discorso del capolavoro Di Vizi Di Forma Virtù e che passa senza soluzione di continuità da momenti altissimi a momenti talmente kitsch da risultare imbarazzanti. Più o meno, un attimo sei alla Biennale del Cinema di Venezia mentre stanno per premiare il tuo film ed un attimo dopo vedi sbucare fuori Jerry Calà che cerca di attaccare bottone alla tua ragazza, molestandola tantisssimo ed impedendoti di non ridergli in faccia per quanto è grottesca la sua tragica figura.

Dargen D'Amico è un genio. Scrive testi a caso - o forse in realtà prima di scriverli ci pensa tantissimo, o più probabilmente li scrive di notte perché non riesce a dormire e, si sa, di notte vengon sempre fuori le cose migliori – e rappa su basi very maranza (electro, campioni da The Miracle Of Love, roba che veniva suonata agli autoscontri nel '94, cose così). Ha tanto da dire e più che un rapper è un cantautore, ed è pure molto coraggioso (uno che intitola una canzone Van Damme e in un'altra sfodera versi del calibro di “la mia religione è bere qualcosa con te” deve essere per forza un tipo molto coraggioso) visto che non ha paura di oltrepassare il limite del ridicolo e riesce sempre a mettersi in gioco, anche quando è seduto di fronte a Pro-Tools a pasticciare con basi e microfono.

Dargen D'Amico è uno dei miei idoli. Vorrei possedere un briciolo del suo talento, e pure un po' più di cattivo giusto. Devo lavorare di più su questo aspetto, ma c'è tempo. Vorrei tornare ai miei sette anni, quando ho partecipato allo Zecchino D'Oro e mi sono classificato terzultimo. Ho ancora il filmato della mia memorabile esibizione registrato su di una vecchia Vhs, ed ogni volta che lo guardo mi commuovo a pensando a cos'ero e a cosa sono diventato. E a quanto Ritalin mi avevano dato i miei manager per farmi sentire a mio agio.


(Nato Contadino è contenuta in Di Vizi Di Forma Virtù e non nel nuovo EP di D'Amico, ma è ganza lo stesso)

15 settembre 2010

SIAMO NELLA CASA DELLA LIBERTÀ, FACCIAMO UN PO' COME CAZZO CI PARE



La figata è che a Bologna fino a poco tempo fa c'era la Festa della Libertà e gli organizzatori avevano transennato un'intera piazza, impedendo alla gente di passare e negando dunque a chicchessia il sacrosanto diritto di transito a piedi in una pubblica piazza. E poi Polizia e Carabinieri ad ogni angolo – con tanto di camionette – ed un servizio di sicurezza che ad una qualsiasi Festa de L'Unità non si è visto mai e mai si vedrà in futuro (perché, volente o nolente, le Feste de L'Unità scompariranno quando i vecchi militanti passeranno a miglior vita). Non riesco a spiegarmene il motivo ma mi adeguo, come mi sono adeguato all'idea di un direttore del Tg1 pelato e con la pelle molto unta che ogni tanto se ne esce con degli editoriali che in realtà sono dei veri e propri comizi filogovernativi, ovviamente pagati dal contribuente mediante quella odiosa ed illiberale gabella chiamata “canone tv”.

Vedendo cose del genere ti rendi conto che nel tuo piccolo sei fortunato ad essere un progressista, ma poi ti capita di passare per Via Righi ad orario aperitivo e ti senti molto a disagio perché ti sembra di essere al Festival della Pizzica e della Taranta a.k.a. Il Regno del Male – data l'altissima concentrazione di zaini Invicta, dreadlocks, Birkenstock, canotte, pantaloni a righe, puzza di sudore, cagnacci al guinzaglio, giocolieri e fannulloni mantenuti da papà e mammà – ed allora inizia a venirti il dubbio di essere un reazionario come quelli che transennerebbero qualsiasi piazza e metterebbero la security ad ogni angolo. Il dubbio & il disagio durano comunque lo spazio di un attimo, giusto il tempo di vedere che esiste ancora qualcuno che nel 2010 beve Vino Tavernello per stordirsi e si incazza perché non hai da accendere visto che non fumi.

Ecco, io la gente che si comporta così la manderei alla Festa della Libertà nella piazza transennata. Probabilmente sarebbe una sorta di ritorno al futuro e potrebbe anche venirne fuori qualcosa di importante, visto che più della metà delle persone che se ne vanno in giro così conciate e la menano con il loro essere alternativi ed equo-solidali tra dieci anni circa saranno fedeli elettori del Popolo della Libertà (e presumo anche di Silvio, visto che è immortale ed indistruttibile) e crederanno ciecamente nella sacra triade Dio-Patria-Famiglia. I veri reazionari sono loro, i veri reazionari li riconosci dalle ascelle. E dai pantaloni a righe. E soprattutto dal fedele cartone da un litro di Tavernello, un vero crimine contro l'umanità.

Piuttosto che bere Tavernello come fanno loro berrei olio di ricino, almeno avrebbe un senso. Tra dieci anni gli alternativi ed equo-solidali apprezzeranno, come apprezzerebbero oggi coloro che vorrebbero transennare il mondo intero e mettere guardie ad ogni angolo di strada.



13 settembre 2010

ADRO, ITALIA (anche se loro pensano il contrario)



Ad Adro (BS) hanno intitolato le nuove scuole a Gianfranco Miglio e poi hanno stampigliato il simbolo della Padania su banchi, tappeti, lavagne ed ogni altro posto dove si poteva mettere un simbolo del genere (hanno solamente omesso di metterlo nella tazza del cesso – il suo habitat naturale - ma purtroppo nessuno è perfetto). Basterebbe questo a chiudere il post, ma c'è di più.

C'è che in Italia la scuola è ancora pubblica, accoglie i ragazzi di tutte le confessioni religiose, è apartitica ma soprattutto dovrebbe trasmettere cultura, non dogmi o altre menate del genere. C'è che la decisione di mettere ovunque il simbolo della Padania è figlia di evidenti limiti culturali (vorrei dire “figlia di gente più ignorante delle mucche, le stesse mucche utilizzate per aggirare il vincolo delle quote latte”, ma non lo dico perché non voglio querele), limiti culturali che portano a credere che esista una nazione che nella realtà non esiste. C'è che l'Italia è una ed indivisibile, è chi pensa il contrario si è fatto fregare da un personaggio come Umberto Bossi che son vent'anni che parla di Roma Ladrona poi ogni mese ritira lo stipendio proprio a Roma (ed ultimamente ha sistemato pure Il Trota, suo figlio). C'è che ho scoperto che Claudio Lancinhouse è originario di Adro, ed il fatto che uno dei più grandi mazzolatori sonori di tutti i tempi sia di Adro spiega molte cose sull'aria buona che tira da quelle parti.



10 settembre 2010

WHEN WILL I BE FAMOUS? (Credo mai)



Ultimamente mi capita spesso e volentieri di accendere la tv, sintonizzarmi su Mtv ed imbattermi nel video di un assurdo duo synthpop inglese chiamato The Hurts. Giuro, la prima volta che li ho visti li ho scambiati per i Bros ed ho iniziato a prendere a schiaffi il televisore, poi però mi son reso conto che non erano i Bros ed allora mi sono calmato un po' (ma solo un po').

I Bros comunque erano meglio, perché almeno erano gemelli (ce n'era pure un terzo sfigatissimo che non si cagava nessuno che poi se ne è andato dalla band per fidanzarsi con una del duo Mel & Kim)(o almeno credo che sia andata così, ma quando quella gente di dubbio gusto bazzicava lo scintillante mondo della musica io non ero ancora nato e dunque potrei anche sbagliarmi) e poi era il 1987/88 e la musica che andava di moda era quella, non si scappa. Oggi siamo nel 2010 e trovo assurdo che esistano ancora cose come gli Hurts, che si tagliano i capelli come era in voga in quegli anni di merda, si mettono anelle enormi alle orecchie, indossano orribili camicie dal colletto minuscolo e poi scimmiottano musica che speravamo fosse stata gettata nella pattumiera della storia (musicale e non).

I Bros non hanno più senso nel 2010, i Culture Club nemmeno, i Tears For Fears insomma, gli Human League erano un'altra cosa, i Depeche Mode erano (e sono) un'altra ancora: perché in Italia dobbiamo per forza sorbirci questa roba solo perché in Inghilterra sta andando alla grande?

SCENARI DA UN PAESE DEVASTATO #8



Sali in treno e speri che il vagone sia vuoto, ti illudi che lo sia veramente poi la tua pace interiore viene turbata da una mandria di bambini veneti in gita parrocchiale, accompagnati da alcuni genitori e pure dal parroco del paese, un bizzarro signore che parla di carte di credito ed è dotato di iPhone.

Ad un certo punto senza motivo bestemmi in faccia al parroco e lui non reagisce. Hai vinto tu, sempre che conti qualcosa.

07 settembre 2010

IL ROCK. CHI LO AMA E CHI LO NEGA, IO SON COATTO MA CHE ME FREGA



Ho un nuovo idolo: Giuseppe Binetti.

Quando ho visto il filmato del suo provino ad X-Factor nemmeno ci credevo. Pensavo che fosse il nipote di Paola Binetti (tra l'altro grande appassionata di power metal) ma Paola Binetti (che saluto) non ha nipoti, pensavo che non esistessero più metallari di quelli che sono ancora fermi ai Dream Theater, che partecipano ad un programma lontanissimo dalla loro realtà quotidiana, fanno figure assolutamente imbarazzanti, vengono esclusi, vengono sbertucciati dalla Tatangelo e poi se la prendono col povero Enrico Ruggeri (uno che ha vinto almeno un paio di Festival di Sanremo) solo perché non hanno il senso dell'ironia (o molto più probabilmente perché sono metal, ed infatti il Binetti quando se l'è presa con Ruggeri ha fatto una delle facce più metal degli ultimi dieci/quindici anni), ed invece mi sbagliavo di grosso. Esistono ancora, e sono qui tra noi – anche se non li vediamo perché sono sostanzialmente innocui e se fanno la faccia truce lo fanno per spaventare, non per fare male.

A quel provino di X-Factor Giuseppe Binetti ha regalato all'umanità una performance assolutamente (ed involontariamente) esilarante, soprattutto perché si è presentato lì interpretando ovviamente un brano dei Dream Theater, si è preso dell'animale da soma, si è offeso a morte ed ha addirittura accusato la giuria di non sapere cos'è il vero rock (come se il vero rock fossero quei segaioli dell'assolo interminabile di chitarra, dell'acuto vocale & del peggio metal tastierato che rispondono al nome di Dream Theater). Tutto troppo bello per essere vero tanto che – giuro - ad un certo punto ho pensato addirittura che scoppiasse in lacrime, perché lui è uno che ci crede davvero e sta lottando per il suo sogno ma non sempre è capito dalla gente.

Ecco, il punto è proprio questo: non mi piace la musica che ascolta, non mi piace la musica che suona (ha un album in uscita a breve, non lo ascolterei mai ma spero davvero che riesca un minimo ad emergere in quel mare magnum rappresentato dalla musica leggera italiana)(non so nemmeno cosa voglia dire “mare magnum”, ho usato questo termine forse a sproposito per darmi un tono), nelle sue condizioni non mi sarei mai presentato ad X-Factor, però io ammiro tantissimo Giuseppe Binetti (e, più in generale, tutta la gente come lui) perché ci crede ancora e porta avanti un genere che ormai nessuno si fuma più da almeno dieci/quindici anni (ed infatti la faccia metal di Binetti è la faccia più metal degli ultimi dieci/quindici anni anche per questo), alla faccia di chi segue solo le mode e non tiene conto che nella musica esistono anche le emozioni e i sentimenti, i successi e le sconfitte, le delusioni e i sogni da inseguire a tutti i costi, nonostante tutto e tutti.

05 settembre 2010

MUCH ADO ABOUT NOTHING



Ieri sono andato alla Festa Tricolore a sentire un quarto d'ora del discorso di Italo Fellatio. Ero indeciso se andare lì o alla prestigiosa rassegna musicale Indipendelta, ma poi ho optato per la Festa Tricolore perché (con tutto il rispetto possibile) i gruppi di scena all'Indipendelta in passato li avevo già più o meno sentiti tutti e non avevo voglia di farmi 60 km per risentirli, e poi soprattutto perché non capita tutti i giorni di poter sentire Italo Bocchino live assieme agli altri pezzi grossi finiani. Anche loro per certi versi sono indie, e dunque tutto ciò acquista un senso compiuto.

Mi aspettavo chissà che, ma nel quarto d'ora a cui ho potuto assistere Italo Bocchino non ha detto nulla di rilievo se non che lui e gli altri di Futuro e Libertà hanno fondato questo gruppo parlamentare (o partito) per rendere più forte il governo, ed allora io sono fuggito a vedere il banco del merchandising (per la cronaca: non c'erano busti del Duce o simboli fascisti, però i due tizi dietro al banco guardavano con curiosità la mia maglietta dei Germs) e poi fino alla macchina che mi ha accompagnato ad una sagra del tartufo che si teneva poco distante da lì. Non sono nemmeno riuscito a farmi fotografare vicino ad un qualche personaggio importante o ad un qualche fascistone di quelli che ci credono ancora ed indossano ancora la camicia nera (mio unico vero obiettivo della serata, ma forse un quarto d'ora di permanenza alla festa era troppo poco). Peccato, sarà per la prossima volta.

E tra poco Gianfranco Fini farà il solito discorso gattopardesco nel quale dirà che fonda un nuovo partito (l'ennesimo) ma rimarrà fedele nei secoli al governo Berlusconi. Chi si aspetta qualcosa di diverso? (Solo il Partito Democratico ci crede, lo stesso Partito Democratico che ha stigmatizzato le sacrosante contestazioni al presidente del Senato Renato Schifani) Chi desidera qualcosa di diverso? Ma poi, a dire il vero, chi se ne frega?

Io rivoglio i Les Savy Fav in Italia, otto anni di attesa son troppi. L'unica cosa di cui mi frega è rivederli, mi sa che se non vengono in Italia andrò a vederli all'estero.

04 settembre 2010

SOLO A GUARDARE IL TRAILER TI VIENE VOGLIA DI FAR ESPLODERE ROBA A CASACCIO.. SARÀ STRACAZZUTO! (cit.)

Bisognava esserci per forza. Quella di Bologna è stata l'ultima occasione per poter sentire gli Arcade Fire in una situazione umana, al prossimo giro si potranno sentire solo nei palazzetti dello sport (o negli stadi, in caso di esibizioni primavera-estate) con biglietti d'ingresso venduti alla modica cifra di 45 euro (ma potrebbero arrivare anche a 70 se il posto è vicino al palco) perché diventeranno delle popstars come i Muse o i Coldplay. Ed è giusto così, se lo meritano.

Il concerto è stato un gran bel concerto, sentito ed a tratti davvero toccante. Sentito e senza sbavature, degno di una band che ama la propria musica e sa come si suona. Ottima la scenografia con immagini su uno schermo prese random dall'esibizione in corso, a tratti non ci ho capito nulla ma l'importante è la musica – ricordi, la musica. Gli Arcade Fire son riusciti a coinvolgermi parecchio e sovente mi hanno fatto emozionare. Un ottimo gruppo pop, meglio gli estratti da Neon Bible e Funeral ma il materiale di The Suburbs è di qualità e crescerà nel tempo.

E il resto del festival? Impresentabili i Modest Mouse (mi aspettavo molto invece ho trovato una band scazzata, suoni incasinati, loro che non ci credevano nemmeno: brutta esibizione davvero), buoni i Fanfarlo (tra Talking Heads e Patrick Wolf, a volte mi addormentavo per la lagna ma ciò che riusciva a svegliarmi era davvero super), gli altri gruppi non li ho visti ma probabilmente non ho perso nulla. E che cazzo, io lavoro e non ho tempo di arrivare alle tre di pomeriggio ad un festival che si tiene di giovedì.

E il pubblico? Praticamente all'inizio c'erano solo hipster milanesi con la maglietta dei Japandroids, poi si è riempito anche di altra umanità varia ed eventuale – ed è giusto così.

E la security? Da repubblica delle banane. Perquisa all'entrata (volevano sequestrarmi una mela - cazzo, una mela! - poi hanno avuto un po' di decenza e l'han lasciata passare), per uscire a mangiare coda perché i tipi ai cancelli avevano finito i braccialetti segnaletici per poter rientrare. Facevano uscire fino alle 8 di sera, dopo non potevi più uscire (o rientrare se eri uscito in precedenza. Spero di aver capito male) perché - testuali parole di uno della security - "alle 8 inizia lo spettacolo" (che cazzo, siamo al cinema? siamo a vedere il nuovo film di Sylvester Stallone?). E poi grane per tornare dentro e braccialetti che parevano strappati anche se non lo erano, altra perquisizione con un cordiale poliziotto che mi ha tenuto tien fermo un sacco perché voleva vedere per filo e per segno cosa avevo in borsa (per fortuna che avevo già mangiato la mela, altrimenti mi condannavano a gettarla o a mangiarla sul posto). L'anno prossimo per entrare probabilmente servirà la tessera del tifoso.

Sul finire giravano all'interno dell'Arena Parco Nord venditori abusivi di lattine di birra, ma probabilmente l'ho sognato o è stata un'allucinazione perché è impossibile passare i controlli cercando di portare all'interno zaini pieni di lattine di birra. Anzi, diciamo che l'esibizione degli Arcade Fire è stata di livello talmente eccelso che ad un certo punto ho iniziato ad avere le visioni mistiche ed oltre a vedere Gesù Cristo che indossava una maglietta degli Slayer ho iniziato pure a vedere venditori abusivi di lattine di birra all'interno di un luogo in cui è (teoricamente) vietato introdurle. Ho visto due cose che non esistono ed una grande band, ecco tutto.

01 settembre 2010

GRAZIE PER L'AMORE AL GASOLINE, NON L'AVEVO MAI CONSIDERATO



Gli ombrelloni ripiegati e le sdraie, un'altra estate che se ne va e io qui che mi ritrovo da solo a pensare all'aborto. Alla laicità dello Stato. A Gheddafi che vuole convertire l'Europa all'Islam e a Marione Borghezio che definisce Gheddafi “venditore di tappeti”, facendomi ridere più dei vestiti indossati da Gheddafi (ma soprattutto facendomi più ridere dei suoi occhiali neri anche di notte). Alla Sacra Romana Chiesa che si scandalizza ma in realtà ha più o meno la stessa apertura mentale di Gheddafi, è tutta una questione di primato degli adepti e di primato nella gestione di tutta la ricchezza che gli adepti più adepti fanno girare. A Gheddafi che ci inonderà di petrolio ma a me come al solito non ne toccherà nulla. All'amore al gasoline tra Gheddafi e Berlusconi. All'estate che sta finendo e ci toccherà aspettare un anno prima di averne un'altra nuova di zecca.

Ho visto su RaiNews24 praticamente tutta la cerimonia in onore del dittatore libico ed è stato uno spettacolo davvero esilarante (un po' meno esilarante pensare che è stata pagata con le trattenute Irpef della mia busta paga, ma sono quisquilie e pinzillacchere, per dirla alla Totò), molto più esilarante – chessò io – dei falsi quiz che vanno in onda su Canale Italia ad orari random. In quei falsi quiz il pubblico da casa deve telefonare ad un 899 per indovinare il titolo di una canzone facilissima (o magari per comporre la parola più lunga possibile utilizzando solo determinate lettere), ma nessuno riesce mai a parlare in diretta perché in realtà la chiamata serve solo per acquistare a peso d'oro loghi e suonerie mentre le telefonate che vengono mandate in diretta sono palesemente finte e confezionate ad arte per spingere i minus habens a tentare la sorte provando a partecipare al concorso. In quei falsi quiz non vedi Berlusconi e Gheddafi in piedi su una jeep come due statue di cera in carne ed ossa, non vedi la jeep sgommare e sgasare come fanno le jeep truccate alle gare di macchine truccate, non vedi i cavalli e i carabinieri annoiati più che mai, non vedi il pubblico delle grandi occasioni, non vedi le hostess (che non erano lì ma era come se ci fossero, date le polemiche che hanno suscitato) pagate per sorbirsi i discorsi del Rais di Tripoli. Che figata.

E tra poco comincia il periodo più bello dell'anno, ossia quello che va da metà settembre a fine novembre. Il tempo di finire con la Festa Tricolore (il mio agente Lele Mora mi ha trovato un ingaggio come cameriere alla kermesse di Futuro e Libertà, sarà favoloso servire i maccheroni al sugo a Gianfranco Fini) e si comincia. Ci sarà da divertirsi, peccato solo che tutti i concerti più belli quest'anno siano a Milano e si tengano infrasettimanalmente. A noi in Italia son rimaste soltanto le briciole, si son pappati tutto i culattoni raccomandati milanesi (sia nella musica che nella gestione della cosa pubblica).