Un mio amico culattone raccomandato e pluriripetente mi ha gentilmente passato una pendrive da otto giga piena zeppa di dischi nuovi, che forse sono già usciti o forse no ma che comunque sono stati scaricati illegalmente commettendo dunque un reato (per la cronaca: lui si interessa di tutti i tipi di musica ma fa tutto ciò anche perché vuole infrangere le leggi italiane dato che riconosce solo quelle della Padania, un'entità territoriale inesistente inventata da suo padre mentre stava seduto sulla tazza del cesso prima di pulirsi il sedere col tricolore) ed io che in fondo gli voglio bene ho finalmente trovato il tempo di ascoltarli, tanto per farlo contento e fargli sapere che ne penso del suo gentile omaggio. Ecco il contenuto del supporto magnetico, in ordine sparso e casuale (soprattutto casuale). I dischi potrebbero essere anche fake o non esistere per nulla, non voglio essere suo complice fino in fondo e pertanto declino ogni responsabilità. Uno che viene soprannominato “la trota” non può essere sempre preso sul serio anche se i dischi glieli ha passati il suo compagno di partito Bobo Maroni perché lui non sa nemmeno accendere un computer, ogni tanto deve pur essere mandato affanculo.
LCD Soundsystem – This is Happening: ad un primo concitatissimo ascolto ti chiedi cosa sia successo di tanto brutto a James Murphy da spingerlo a ridursi così male, al decimo non riesci più a smettere ed inizi a pensare che non vedi l'ora di vederli dal vivo nell'unica data italiana (spoiler). Disco che cresce alla distanza ed arriva lontano, molto lontano. E non si vuol fermare
Lemonade – Pure Moods: una bomba a scoppio ritardato. Idem come sopra, solo che bastano tre ascolti per non riuscire a non farne più a meno ed è molto più bomba di LCD Soundsystem. Se i Public Image Ltd. esistessero ancora oggi e fossero in fissa con tamburi africani, calypso, carnevale di Rio e DC10 alle prime luci dell'alba probabilmente suonerebbero così.
Klaxons – The Gentle Art of Making Enemas: un gruppo pacco che più pacco non si può. Mi basta il loro primo disco, suonato da un altro gruppo e poi attribuito ai Klaxons che pagavano bene grazie al denaro sudato dai loro genitori. Questo non si ascolta - ed oltretutto han dovuto rifarlo tre volte perché non suonava bene, non oso immaginare cosa doveva essere la prima versione. Forse è opera dei Klaxon e non dei Klaxons.
Crystal Castles - s/t: hanno buttato nella spazzatura la console dell'Atari dato che per fare musica ora son passati al Sega (però nel senso di “termine comunemente usato per indicare l'attività masturbatoria maschile”, non nel senso del Sega Mega Drive), e si sente. Finiti prima ancora di cominciare.
Caribou – Swim: tutti si aspettavano i Beach Boys e Dan Snaith ha tirato fuori dallo scrigno dei ricordi più belli gli LFO del '91. Un disco che quando lo ascolti ti chiedi come faccia certa gente a dire cazzate tipo “la musica fatta col computer non è musica” salvo poi impazzire per l'ennesimo assolo di chitarra suonato dal cadavere di Jimmy Page.
MGMT - Congratulations: suonano come se il David Bowie del periodo della trilogia berlinese avesse avuto a disposizione ecstasy e ketamina al luogo di eroina e cocaina. Come? David Bowie non si faceva di ero? Strano. Io vedendo certe copertine di suoi vecchi dischi avrei detto il contrario, e comunque questo è un disco che vale tantissimo e riesce perfino a commuoverti per quanto è bello.
Holy Fuck - Latin: prendi una moto, falla andare al massimo dei giri tenendo però il freno tirato finché non salta il motore (avendo ovviamente cura di fare tutto ciò all'aria aperta, perché i fumi dei gas di scarico fanno male alla salute) e la moto si spegne di colpo. Non partirà mai più, nemmeno se la porti da un buon meccanico. Cosa vuol dire? Francamente non lo so, però questo disco suona come una moto tedesca del '74 – una di quelle che non si fermavano mai, nemmeno se provavi volontariamente a fare grippare il motore – e ti fa ballare pur essendo roba strumentale ed un tantino sperimentale.
Mi Ami – Steal Your Face: marcissimi e frocissimi, con questo disco si son superati. Noise-dub-funk-punk, non ti lasciano un attimo di tregua e mentre li ascolti ti costringono a dimentarti, ti costringono a sculettare, ti costringono ad agitarti molto più che in passato. Nei loro brani sempre c'è sempre quel senso di tensione, quella paranoia latente che li caratterizzava e li rende(va) una band unica, ma ora si son fatti più diretti, più concreti, più pop, quasi volessero cercare di arrivare ad una fetta di pubblico più ampia. Non ci arriveranno mai, ma se ci arrivassero sarebbe bellissimo.
Trans Am – Thing: un disco pazzesco, che mentre lo ascolti non ci credi nemmeno. Un attimo prima sono synth pop e ti sembra di essere in una puntata a caso di Professione Vacanze con Jerry Calà, un attimo dopo suonano rock da autostrada americana – una di quelle dove puoi togliere le mani dal volante e levare le braccia al cielo perché tanto è tutto un rettilineo. Sono dei tamarri e se ne vantano, se i Kraftwerk avessero continuato ad usare le chitarre come agli inizi oggi suonerebbero così. Grandi.
Mi fermo qui perché suonano alla porta. Forse è la Guardia di Finanza che si è incazzata perché i file che mi ha passato il mio amico sono illegali, ma in tal caso spero di cavarmela con poco. Se mi fanno multa quasi quasi faccio lo scaricabarile e dico che me li ha passati un mio amico pluriripetente, uno che ha detto che nella vita bisogna provare tutto tranne le droghe e i culattoni. Vorrei augurargli di incontrare Joana Holmes con una determinata parte-del-corpo-che-non-sto-qui-a-menzionare spolverata abbondantemente di coca, ma mi astengo dal dire certe cose perché è mio amico e gli voglio bene. Mi basta sputtanarlo di fronte agli agenti della Guardia di Finanza, tutto il resto non conta.