30 novembre 2009

CASTLES MADE OF SAND



Ultimamente ho sentito dire che Roberto Castelli vorrebbe mettere la croce nella bandiera italiana, solo che non sono riuscito a capire bene il succo del discorso perché mentre il Tg1 passava la notizia il mio televisore ha inspiegabilmente preso fuoco.

Probabilmente era la solita sparata del leghista di turno che diventa notizia del giorno per un paio di giorni salvo poi finire inspiegabilmente nel dimenticatoio, probabilmente si parlava della stessa bandiera che l'Umberto Bossi dei tempi che furono voleva utilizzare al posto della carta igienica.

Ecco, molto probabilmente Roberto Castelli parlava di modificare la Costituzione introducendo le sgomme di Bossi come fregio ornamentale nella bandiera italiana, ma purtroppo non è dato sapersi cosa passi veramente nella testa di un leghista quando si trova di fronte al microfono di un giornalista perché il vero leghista è colui che pensa tutto e il contrario di tutto e quando parla prende fuoco il mio televisore.

Castelli con quei capelli da omino Lego non pensa nulla, ecco la verità.

28 novembre 2009

IL SIGNORE DEGLI ANELLI VAGINALI ANTICONCEZIONALI


È stato più forte di me, ci sono cascato: ho acquistato in numero di Rolling Stone con in copertina Berlusconi rockstar dell'anno ed ho pure provato a leggerlo.

Non volevo farlo, ma quando una sera guardano la tv mi sono imbattuto nel ministro Angelino Alfano ed ho capito che esteticamente è identico a Gollum de Il Signore degli Anelli ho immediatamente avvertito l'esigenza di capire perché questo attempato signore con i capelli finti, il cerone, la panza prominente, i rialzi nelle scarpe e svariati complessi di inferiorità che ne condizionano l'operato venga:

  • idolatrato visceralmente da coloro che stanno dalla sua parte

  • schifato visceralmente da coloro che stanno dalla parte avversa

  • ignorato visceralmente da coloro che hanno il coraggio di ignorarlo

senza che nessuna di queste tre posizioni riesca a comprendere e ad accettare pienamente le ragioni delle altre due.

Non ho capito nulla, ma è stato bello provarci. In compenso, fermo restando il fatto che Berlusconi è un'icona pop perché riesce a suscitare nella gggente sensazioni forti ed inequivocabili (che siano amore, odio o grassa indifferenza), ho raggiunto altre (e più alte) consapevolezze.

Se Rolling Stone cercava di farsi della sana pubblicità con una sana provocazione ce l'ha fatta alla grande. Ha fatto parlare di sé, ha venduto molte più copie del solito, è riuscito a risultare interessante e (forse) ha trovato un nuovo lettore nel sottoscritto. Bello il pezzo di Pistolini, belli altri pezzi che non c'entrano nulla con il soggetto che si trova in copertina, bello il rapporto qualità/prezzo, bella la carta utilizzata dal magazine. Però la provocazione copertina + Silvio Berlusconi + rockstar dell'anno (con contorno di Barack Obama e Papa Ratzinger rispettivamente al secondo e terzo posto in questa speciale classifica di fine anno) alla prova dei fatti si è rivelata del tutto innocua. Non graffia come dovrebbe, risulta piuttosto deboluccia e forzata (aggiungerei anche che sembra quasi fatta per far parlare di sé e vendere più copie, ma preferisco credere alla buona fede della rivista in questione).

Non ci siamo proprio, le vere provocazioni sono altre. Tipo chiamare un gruppo musicale “i Kennedy Morti” e rischiare la vita suonando in giro per l'America, tipo avere il fegato di mettere in copertina nel 2009 Claudio Baglioni, un uomo che ormai è stato bandito da tutte le linee aeree del pianeta perché ha si è regalato talmente tanti interventi di chirurgia plastica da essersi tramutato in materiale infiammabile (e come tale non in linea con le severe disposizioni sulla sicurezza aerea post-11 settembre). Vanity Fair ce l'ha fatta, lo ha anche intervistato utilizzando come scusa ufficiale l'uscita del suo nuovo album (che poi è l'ennesima riedizione di Questo piccolo grande amore, questa volta riveduto e corretto con il contributo di ben 70 musicisti famosi) e già che c'era ha intervistato pure la salma di Liam Gallagher degli Oasis (che osa ancora fare proclami da rockstar in nome di un passato che purtroppo per lui non tornerà mai più) e – ciliegina sulla torta – addirittura Andrea Pezzi, un grande uomo che a quanto pare ha perso il lume della ragione per colpa di una pseudo-setta religiosa(?) ed ha cercato di ritrovarlo scrivendo un libro. Questo si chiama rischiare davvero, altroché mettere in copertina di un mensile musicale un disegno che più che un disegno sembra il necrologio di Silvio Berlusconi in persona.

26 novembre 2009

HOW COULD HELL BE ANY FORST?



Sono solo chiacchiere da bar, ma hanno un loro peso specifico: la fidget non ha senso. Farà la fine del big beat, che dieci/undici anni fa pareva essere l'uovo di Colombo salvo poi finire nel dimenticatoio dopo una sola (intensa) stagione, sconfitto dalla storia come certa sinistra che si ostina a non cambiare mai i propri leader.

Adesso va di moda questa roba che-house-non-è, che-rock-non-è, che-electro-non-è che fondamentalmente non è un cazzo ma all'apparenza sembra roba dura ed in grado di scandalizzare i benpensanti (qualcuno si è addirittura illuso che i Bloody Beetroots siano punk: Darby Crash probabilmente si sta rivoltando nella tomba) mentre in realtà è solo un ottimo veicolo per vendere una determinata tipologia di capi d'abbigliamento e nulla più.
E di chi è la colpa di tutto ciò? Dei Daft Punk, che con l'album-truffa Human After All hanno dato via a tutto. I Daft Punk erano in buona fede quando in quindici giorni registrarono quel capolavoro, stavano prendendo per il culo il mondo ma poi il loro pensiero è stato distorto ed allora son venuti i Justice, falsi eredi assassini che hanno ucciso (non si sa se volontariamente o meno) un genere musicale dando inizio ad un slto nel vuoto che purtroppo deve avere ancora fine. I Daft Punk non l'hanno fatto apposta, i Daft Punk non volevano fare male a nessuno tranne all'industria discografica, ma dopo il botto dei Justice son venuti fuori come funghi progetti musicali tutti uguali ed intercambiabili che fanno addirittura pogare la gente in discoteca – che sacrilegio!

La sparo grossa: un intero dj set di fidget è quanto di più insostenibile ci possa essere al mondo. Almeno il big beat faceva (sor)ridere, mentre 'sta roba sembra tutta uguale, con i sintetizzatori anabolizzati e tutto quanto. Urge una moratoria sulla fidget nelle discoteche alternative, ne va della salute di tutti noi che siamo stati giovanissimi negli anni novanta.

23 novembre 2009

È TEMPO DI CAMBIARE LE PROPRIE ABITUDINI ALIMENTARI: BASTA PERE, SOLO BOMBOLONI




Gli Horrors sono tipi che sanno il fatto loro. Certo, se cerchi storie tipo Darby Crash quelle non le fanno neanche per il cash, ma al Bronson di Ravenna hanno dimostrato che dietro l’hype, le copertine su NME, il look studiato e le storie da dopoconcerto c’è di più, molto di più.

C’è una band che è riuscita a rendere dal vivo in maniera assolutamente convincente un disco clamoroso come Primary Colours (e con quei suoni non era facile riuscirci, davvero), c’è una band che quando si è trattato di tirare fuori dal cilindro il materiale del primo disco lo ha fatto ed ha suonato con una foga ed un’urgenza da qui ed ora (e nessuno se lo sarebbe mai aspettato, davvero), c’è una band che ci crede ed ha le palle per dare risposte adeguate ai (tanti, troppi) detrattori. Punto e basta.

In poche parole, a Ravenna gli Horrors nel loro piccolo hanno appiccato un incendio che è durato poco più di un’ora. Una prima parte interamente basata sulle atmosfere shoegazing di Primary Colours per ciondolare la testa tutti insieme (Scarlet Fields dal vivo è roba da far tremare le vene ai polsi) e come bis le botte da orbi dei supersingoli da Strange House (su tutti una tiratissima Count In Five), con in sovrappiù una ancestrale cover di Ghostrider dei Suicide tanto per ricordarci da dove veniamo e cosa siamo. E dopo uno spettacolo del genere esci dal locale soddisfatto e consapevole di aver visto qualcosa di grande, ed altro non puoi fare che mendicare un bombolone caldo - uno di quelli che il fornaio dietro al Bronson sta cucinando con tanta cura & amore – da mangiare prima di affrontare il viaggio di ritorno. Non siamo di ferro noi, e credo che non siano di ferro nemmeno gli Horrors.

In definitiva, è punk o è la solita roba che ricicla il meglio di musiche del passato per farne qualcosa da vendere ad un pubblico pronto a bersi qualunque cosa pur di essere alla moda? Arriveranno lontano o spariranno nel nulla? Non è dato sapersi, però ciò che è certo è che gli Horrors hanno attitudine, suonano alla grande e sul palco danno tutto. Hanno grande presenza scenica, grandi canzoni, un pubblico che gradisce e soprattutto un pubblico fatto non solo di modaioli come agli inizi ma anche di gente attenta che ne sa – segno che piano piano stanno riuscendo a convincerci di non essere solo un fenomeno passeggero.

(Indie For Bunnies)

SE QUESTO È UN (EX) UOMO



Un lucidissimo Vasco Rossi rassicura con un gesto da terza media (per la precisione terza media in ultima fila, dove si copiava meglio dai compagni secchioni) i suoi fan più accaniti dopo la clamorosa caduta sul palco a Caserta.
Ognuno ha i fan che si merita, ognuno ha gli idoli che si merita. Neanche Zucchero è mai arrivato a tanto (o forse sì, ma almeno Zucchero non è mai caduto durante un concerto. Zucchero camuffa meglio l'ubriachezza e/o la fattanza).

THE KING OF POP


La rivista musicale Rolling Stones a sorpresa ha incoronato Silvio Berlusconi rockstar dell'anno. Sono mesi che rischio la vita dicendo che Berlusconi è il Michael Jackson italiano, finalmente qualcuno ha capito.

Ma è davvero una rivista musicale Rolling Stone?

No.

Ma è davvero una rivista Rolling Stone?
No.

Com'è l'edizione italiana?
Praticamente illeggibile, soprattutto quando parla di Vasco Rossi o Ligabue (cioè ogni mese).

La compreresti almeno per questo mese?

Forse sì, solo per la copertina. Tra l'altro nella roboante illustrazione Berlusconi sembra una salma, proprio come nella vita ideale. Almeno una cosa i tipi di Rolling Stone l'hanno azzeccata. Complimenti.

20 novembre 2009

COME SCENDERE DAL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE (MEDIAMENTE) INDENNI #3: Scimone l'africana terrorizza anche l'occidente.



COMUNICATO #3
L'imperativo è vincere, la sola regola del gioco è impedire l'uso della rete a chiunque abbia cose anche solo mediamente interessanti da proporre. La banda è poca, e allora perché sprecarla per dare spazio a video musicali che infrangono il copyright perché postati senza chiedere il permesso alle case discografiche, spezzoni di trasmissioni tv che infrangono il copyright perché postati senza chiedere il permesso a Berlusconi, blogger che tanto nei loro post dicono sempre le stesse cose e nessuno li legge perché tanto a guardare la tv si fa meno fatica?

Diamo spazio a chi non ha un cazzo da dire e proprio per questo deve per forza diventare un fenomeno da baraccone. Ergiamo Laura Scimone a simbolo di una intera generazione, omettiamo di dire che esteticamente è identica a Walter Veltroni con i capelli lunghi & unti e facciamola parlare di Maigol Gekksson (o di Maicol Gecson che dir si voglia) in un italiano incerto e pieno di lacune sintattiche. Diamole spazio sul Corriere della Sera e su Studio Aperto senza che abbia talento alcuno per ottenere visibilità, dividiamoci tra chi la infama perché è palesemente una persona che finge di essere ritardata e chi la difende perché in fondo è spontanea e fa la sua cosa senza infastidire nessuno. Facciamo la rivoluzione dal basso utilizzando la rete, evitando però di dire che la stiamo facendo alle spalle di una persona che se ci crede sul serio e non sta recitando una parte sta dimostrando di avere talmente poco rispetto per la propria dignità da rasentare l'incredibile.

Quando si parla di Maigol Gekksson, diventa un dovere morale citare l'immortale Paolino Paperino Band e la sua ancor più immortale megahit Maicol. Sarebbe favoloso imbottire Laura Scimone di pasticche di qualità scadente e farle cantare Maicol Gecson, ma per ora purtroppo non si può fare perché la ragazza è ancora acerba. Un giorno ci arriveremo sicuramente, ma per ora è prematuro lanciarci in avventure così rischiose.

LA CINICA LOTTERIA DEI RIGORI




Certa sinistra radical-chic e salottiera ha rotto gli zebedei quasi quanto i minus habens che cascasse il mondo votano a Silvio anche se hanno le pezze al culo perché sperano ancora che faccia qualcosa per il bene del paese. Sempre a lamentarsi, sempre a protestare, sempre ad organizzare manifestazioni contro il povero Berlusconi (una persona anziana e malata che nonostante tutto è stata eletta con legittime elezioni politiche). È ora di finirla.

Se cade questo governo si va ad elezioni anticipate e vince ancora Berlusconi per la quinta volta in quindici anni (nemmeno in quel noto paradiso fiscale che risponde al nome di Uganda si è arrivati a tanto). Punto e basta.

Il No B Day vuole la caduta di Berlusconi e le elezioni anticipate, il Sì B Day per certi versi vuole lo stesso, ed allora tanto vale aderire simbolicamente al Sì B Day perché è un'iniziativa più fresca e spontanea perché non si accettano lezioni su come essere di sinistra da un personaggio come Di Pietro e perché se ci tolgono Berlusconi in Italia non rimane più nessuno a farci ridere sul serio.

Anzi no, aderisco al No B Day perché Silvio Berlusconi rappresenta in concentrato un intero sistema di valori che da sempre combatto.

Anzi no, sto a casa a riposarmi e a scrivere cazzate così mi si nota di più.

Comunque, ricapitolando: il 5 dicembre a Roma si affrontano No B Day e Sì B Day, si prevedono cielo sereno e spalti gremiti. Sfida all'ultimo sangue, arbitra il celeberrimo arbitro di calcio Collina - forse l'unico potenzialmente in grado di gestire una situazione tipica di un paese come il nostro. Che vinca il migliore.

Guilty Of Being Right: BAZZICAVO CILIEGIA E LA TDK ANCORA PRIMA CHE NASCESSE LA SCIENZA DOPPIA H

"Son più o meno dodici mesi che mando mail ai tipi di Vice per chieder loro di scrivere per loro ma non succede nulla. Niente, non si degnano nemmeno di rispondere nonostante il materiale che sottopongo loro sia tutto di un certo livello."

"Ma in fondo, chi se ne importa se gente che stronca One Truth degli Strife perchè non ne sa si prende anche il lusso di non rispondere alle mail?"


"Nel 1994 quando hanno scritto questo numero di Vice me lo ricordo dove ero: a Lido Delle Nazioni da Ciliegia con il cugino di Accento Svedese e un paio di amichetti miei della Copparo Violenta. Avevamo un appartamento in affitto per le vacanze e io sono scappato via prima per evitare di pagare la penale perché dei milanesi ci avevano tirato un magnum nell’appartamento perché tifavamo Brasile per la finale mondiale."

"Il risultato è talmente grottesco che sono praticamente certo che chi si è messo alla tastiera ed ha vergato gli articoli che compongono il numero della rivista in questione abbia (per ragioni anagrafiche, di ceto sociale o di impostazione culturale) vissuto il 1994 in posizioni di retroguardia, senza maturare quel bagaglio di esperienze necessario a scrivere con cognizione di causa di tale annata. Noi di Spadrillas in da mist avremmo fatto sicuramente meglio, solo che non siamo di Milano e dunque ci snobbano."

"C’hanno copiato l’idea di fare un numero monografico sul 1994. Solo che la nostra idea era una figata mentre il risultato finale del numero di Vice di questo mese, o del mese scorso, o dell’anno scorso (non si sa che mese è quando di parla dei numeri di Vice) è una merda edulcorata solo come una redazione di un giornale come Vice con sede a Milano può fare."

Spadrillas in da mist vs. il numero di Vice dedicato al 1994

18 novembre 2009

COME SCENDERE DAL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE (MEDIAMENTE) INDENNI #2: Pino Scotto eroe solo contro tutti.



COMUNICATO #2
L'interrogatorio, sui contenuti del quale abbiamo già detto, prosegue con la completa collaborazione del prigioniero. Le risposte che fornisce chiariscono sempre più le linee controrivoluzionarie che le centrali imperialiste stanno attuando; delineano con chiarezza i contorni e il corpo del "nuovo" regime che, nella ristrutturazione dello Stato Imperialista delle Multinazionali si sta instaurando nel nostro paese e che ha come perno Mediaset e tutte le espressioni letterarie ad essa collegate.
Pino Scotto
, che oggi deve rispondere davanti ad un Tribunale del Popolo presieduto da Piero Chiambretti, è perfettamente consapevole di essere uno dei pochi fieri oppositori di questo regime mediatico-culturale, dice le cose come stanno anche se rischia di essere sbranato vivo dagli intellettuali di regime Andrea G. Pinketts, Piero Chiambretti e Federico Socmel Moccia (e da un nugolo di ragazze di cui non si conosce la provenienza ma si conosce il basso livello intellettuale). È coraggioso, ma deve essere processato perché il pensiero dominante è un altro.

Che uno come Moccia scriva libri e diriga film è uno scandalo, che i giovani italiani si riconoscano in lui e corrano in massa a comprare i suoi libri/vedere i suoi film lo è ancora di più; e peggio di tutto è il fatto che venga invitato ad una trasmissione e trovi gente che lo difende a spada tratta anche se non ci crede per nulla. Però Federico Socmel Moccia vende bene ed alimenta un imponente giro di pubblicità e pertanto anche se sta ricoglionendo un'intera generazione di giovani italiani va difeso a prescindere da chi osa mettere in dubbio le sue indubbie capacità di venditore di sogni a buon mercato.

Piero Chiambretti ed Andrea G. Pinketts sono molto più alla frutta di Federico Socmel Moccia, Pino Scotto è un eroe moderno che va rispettato e riverito anche quando dice cose scomode.

16 novembre 2009

WELCOME TO REALITY

Gianfranco Fini è uno che ha capito tutto. Finge di assecondare Berlusconi ma si sta muovendo alle sue spalle per costruire qualcosa di altro, qualcosa di alto. È solo questione di tempo e diventerà lui il Capo della Banda, se vuoi essere dei nostri devi fare domanda (cit.).

Miete consensi a sinistra perché dice cose ragionevoli, lo vedi ad Otto e mezzo che espone argomentazioni condivisibili e rischi di cascarci pure tu (forse trascinato dalla svolta indie del webmagazine della sua fondazione FareFuturo), anche se forse è un po' troppo conservatore per i tuoi gusti. Ti senti a disagio però nello stesso tempo ti illudi che possa mettere in piedi un partito liberale di massa, ed allora lo ascolti con attenzione perché comunque vada uno del genere potrebbe anche fare il bene del paese.

E più lo ascolti e più ti rendi conto che sta recitando una parte: la parte della spalla di Berlusconi. Simula dissenso, ma in realtà è d'accordissimo con lui nell'idea di far di tutto per conservare la poltrona. Non potrebbe svolgere in modo migliore il proprio compito: si atteggia a grande uomo delle istituzioni, finge di fare opposizione, toglie visibilità al Partito Democratico, interpreta il ruolo di voce critica che non fa altro che dire come stanno le cose ma che alla fine non muove un dito per cambiarle perché troppo spaventato da ciò che potrebbe venire dopo. Tante belle parole gettate al vento perché purtroppo il Fini progressista è solo un'illusione. L'ennesimo effetto speciale di un governo che da quindici anni con trucchi ed effetti speciali governa un paese anche stando all'opposizione.

Io non ci casco (cit.).

IL BATTITO ANIMALE, BATTE COME NON CE N'È E C'HA UN TIRO MICIDIALE CHE TI PRENDE E TI PORTA VIA CON SÈ

Pascal Arbez - al secolo Vitalic - ci ha visto giusto. Lo si potrà accusare di aver fatto lo stesso disco di quattro anni fa o, al contrario, di aver fatto facili concessioni ai suoni fidget che vanno per la maggiore oggi, però tutto si può dire tranne che “Flashmob” sia un disco banale. “Flashmob” è un disco quadrato, con produzione ben sopra la media, ritmiche che paiono colpi di frusta e quella necessaria dose di cattiveria che permette a Vitalic di confermarsi un musicista con le palle.

In poche parole, un disco così non lascia indifferenti. I puristi si lamenteranno perché a loro avviso questa seconda opera di Vitalic potrebbe anche rappresentare un’inutile tributo ai miti&mode imperanti oggi (“Chicken Lady”, “Terminateur Benelux”, “See The Sea (Red)”) , i modernisti troveranno da ridire sul fatto che Vitalic suona essenzialmente variazioni sul tema eurotrance (“Second Lives”, “Flashmob”) tanto in voga a fine anni novanta inframezzate da alcuni momenti in tutto e per tutto moroderiani (“Poison Lips”, “Your Disco Song”) fondamentali per alleggerire la tensione prima dell’assalto finale. Ma in fondo, chi se ne frega di purismo e modernismo quando hai tra le mani un opera dance che ha una sua ben precisa dignità sia sul dancefloor che nello stereo di casa tua? E soprattutto, quanto conta il giudizio di puristi e modernisti se quattro anni fa sul conto di Vitalic venivano dette esattamente le stesse identiche cose (sostituendo però alla parola ‘fidget’ la parola ‘electroclash’)? Nulla, assolutamente nulla.

Quello che conta è il valore di un’opera come “Flashmob”, che dimostra (qualora ce ne sia ancora bisogno) quanto sia superiore al resto del lotto un tipo come Vitalic, uno che preferisce suonare dal vivo i suoi pezzi piuttosto che limitarsi a fare il dj.

(Indie For Bunnies)



13 novembre 2009

FARE FUTURO: FARE IN CULO.


Quest'anno il MEI verrà inaugurato addirittura dalla Ministressa della Gioventù Giorgia Meloni. E allora? Dove sta lo scandalo? Un'inaugurazione del genere rappresenta il degno coronamento per una manifestazione che col passare degli anni ha via via perso importanza e credibilità divenendo una sorta di passerella per i soliti nani e le solite ballerine che popolano il sottobosco indie italiano – con tutto il rispetto parlando, s'intende.

Ma ha mai avuto credibilità una cosa come il MEI? Probabilmente no, ma chi se ne importa? L'importante è che la presenza di Giorgia Meloni abbia fornito un'ulteriore scusa per correre ad acquistare La Ministronza, il libro a fumetti di Alessio Spataro ispirato alla sua figura. Come ogni cosa intelligente che prende di mira un personaggio politico, La Ministronza ha sollevato un enorme polverone, e come ogni cosa intelligente che prende di mira un personaggio politico e solleva un polverone ha dimostrato la pochezza e l'autoreferenzialità della classe politica italiana – una scena molto più autoreferenziale della cosiddetta Scena indie italiana. Ed è questo ciò che conta davvero in un mondo pronto a sbranarti al primo cedimento.

Che poi Giorgia Meloni abbia incassato con sportività l'insolente fumetto è un dettaglio del tutto secondario. Chissà che musica ama ascoltare nel tempo la cara Ministressa Meloni (ad onor del vero una delle meno peggio di questo governo...).

E poi comunque l'unico che l'ha insultata in pubblico resta sempre Lui. Ricordiamocelo quando qualcuno pronuncia le parole magiche "rozzo e volgare attacco maschilista" quando sta parlando del fumetto di Spataro.



11 novembre 2009

GOD IS DAD



Il sottosegretario fascista e bigotto Carlo Giovanardi è stato frainteso: il povero Stefano Cucchi è morto perché durante gli ultimi momenti di vita non è stato aiutato sia dal punto di vista medico che dal punto di vista psicologico. Non ha mai detto che Cucchi è morto perché "anoressico, drogato e sieropositivo" e non ha mai detto che Cucchi “era in carcere perché era uno spacciatore abituale”, è stata la solita Internazionale Comunista che controlla le notizie di tutti i giornali italiani e stranieri a mettere in giro notizie false e tendenziose, lesive della sua dignità di politico di un certo spessore nonché di maschio di razza caucasica dal gradevole aspetto fisico.

In realtà Cucchi è stato ucciso dalle botte di Stato, punto e basta. L'hanno menato come perché la prassi è menare chi viene arrestato per droga, perché a furia di prender botte prima o poi il pesce piccolo si lascia scappare il nome del pesce grande che lo rifornisce di roba da smazzare; solo che Cucchi era di corporatura molto gracile e ne ha prese talmente tante che è morto. Troppo difficile da capire per un Giovanardi qualsiasi, pronto a vedere Dio (anzi no, dio – rigorosamente con la d minuscola) come padre di tutti gli uomini solo quando ne può ricavare benefici a livello elettorale.

Giovanardi è grottesco, si nasconde dietro al paravento della religione quando gli fa comodo salvo poi dimostrarsi un personaggio abominevole. È e resterà sempre un politico di seconda (o terza) schiera che è stato miracolato dalla fedeltà a San Silvio ed è arrivato a posare le proprie nobili chiappe su poltrone prestigiose. Ha fondato un partito che non esiste pur di continuare a sentirsi importante.

Non ho mai detto tutto ciò, ho solo detto che Giovanardi è bello ma in gioventù non è stato aiutato dal punto di vista psicologico e pertanto a volte si lascia scappare alcune frasi un tantino fuori luogo. Non è colpa mia, sono stati i giornalisti guidati da Repubblica e dall'Internazionale Comunista a distorcere il mio pensiero. Qualche testa dovrà saltare

BELLA FACCIA DA FALLITO


Se lo racconti in giro la gente non ci crede: Francesco Rutelli, collezionista di vittorie, ex presidente del consiglio dal 2001 al 2006 ed attuale sindaco di Roma ha fondato un nuovo partito e l'ha chiamato “Alleanza X l'Italia”. Il miliardesimo partito italiano, con in sovrappiù un simbolo provvisorio (il definitivo verrà scelto via web, visti i brillanti precedenti di Rutelli ci sarà da ridere) da lesioni cerebrali gravi: una X rossa e verde in campo bianco.

Si potrebbero fare le seguenti riflessioni:

  • mai che Rutelli si ritiri definitivamente;

  • Rutelli non ha mai lavorato un giorno in vita sua, non era questa la volta buona per cominciare?

  • è stato radicale, verde, riformista, ora è democristiano. Se gli danno la poltrona va pure a destra, aspettiamo fiduciosi;

  • finalmente se ne andato, ma perché non si è portato via pure la Binetti?:

  • Rutelli è la vera figura tragica della politica italiana: se ne va via e nessuno se ne accorge, nessuno cui fa caso

  • Rutelli porta sfiga, ecco perché nessuno se lo fila più

  • ha imbarcato talmente tanti riciclati che nel suo partito gli sembrerà di stare in una casa popolata da fantasmi, presto ci sarà del lavoro per i Ghostbusters (quelli veri, però).

ma meglio non insistere troppo perché ormai parlare male di Rutelli è come sparare sulla Croce Rossa. Meglio limitarsi a dire: con tutti i partiti che nascono, muoiono o si trasformano, perché nessuno si è mai deciso a metter su un serio partito liberalsocialista, che parli chiaramente, che non candidi personaggi che hanno rapporti con la criminalità organizzata, che sia per la laicità dello Stato e contro le intromissioni del Vaticano nella vita (e nella morte) dei cittadini, che sia per lo snellimento dell'apparato burocratico italiano e per un fisco più leggero, che faccia pagare le tasse a tutti e ne faccia pagare meno a chi è meno abbiente? Iniziamo a mandare casa l'80% della classe politica italiana, poi ne parleremo.

09 novembre 2009

COME SCENDERE DAL CARRO DEI VINCITORI ED USCIRNE (MEDIAMENTE) INDENNI: Ciccio Benzina è di sinistra però si vergogna a dirlo ai suoi.



COMUNICATO #1
Lo spettacolo fornitoci dal regime in questi giorni ci porta ad una prima considerazione: bisogna ripensare completamente il diritto di voto. Il suffragio universale è un istituto arcaico, anacronistico e fuori luogo in una realtà complessa e sfaccettata come quella italiana. Occorre limitarlo, occorre che alle elezioni politiche vada a votare il minor numero di persone possibile. Il voto deve diventare un diritto/dovere riservato ad una ristretta elite culturale selezionata mediante test psicoattitudinali all'apparenza insormontabili, ma che in realtà si riveleranno decisivi per selezionare un elettorato attento ai problemi del paese e capace di proporre soluzioni reali in luogo delle solite, sterili lamentele che caratterizzano l'odierno elettore medio.

La seconda considerazione riguarerebbe la Gialappa's Band e le trasmissioni della Gialappa's Band che sono sostanzialmente le stesse da vent'anni ed hanno rotto il cazzo, ma omettiamo di farla per rispetto dei tre soggetti in questione. Ci limitiamo ad un assordante silenzio, e chi vuol intendere intenda.

05 novembre 2009

FRANKENCHRIST SUPERSTAR



Clamoroso: la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha sentenziato che il crocifisso può offendere la sensibilità di chi professa altre religioni diverse da quella cattolica e/o di chi non crede in nessuna religione organizzata e pertanto andrebbe rimosso dalle aule scolastiche. Scene di panico in Parlamento (la gente comune non ha fatto una piega, perché i problemi della gente comune sono altri).

E dove sta lo scandalo? E dove sta l'affronto talmente grave da portare il governo italiano a fare immediatamente ricorso, da far dire al Vaticano che quella dell'Unione Europea è una ingiusta intromissione negli affari dell'Italia e soprattutto da far neurare Ignazio La Roux in diretta tv? Nessuno scandalo, nessun affronto, nessun attacco alle radici culturali e alle tradizioni italiane: è solo una conquista di civiltà. Basterebbe magari avere anche il coraggio di andare in fondo e rimuovere, rimuovere, rimuovere, ma come al solito ci sono troppe questioni di soldi in giro e non se ne farà nulla. In fondo l'Italia è il paese con la classe politica più genuflessa al Vaticano dell'universo, non si può poi pretendere più di tanto. Ognuno ha la sua croce da portare, agli italiani è toccata una classe politica così e non ci si può far nulla.

Che poi a dirla tutta mettendola sul personale il crocifisso negli uffici pubblici non è che mi infastidisca particolarmente: è solo un omino di plastica attaccato a due pezzi di legno incrociati, e che ci sia o non ci sia per me è uguale. Non mi turba, non mi esalta: mi lascia indifferente. Anzi, per me appeso al muro al posto del crocifisso potrebbero esserci uno stoccafisso, un disco fisso, il totem del posto fisso, un poster di Burdisso, Michael Jackson oppure l'Omino Michelin e sarebbe uguale. Però c'è gente a cui un simbolo religioso appeso al muro di un ufficio pubblico può dare fastidio ed è dunque doveroso toglierlo, avendo comunque cura di non esagerare in festeggiamenti, bestemmie ed turpiloqui vari legati alla storica conquista. Di fronte ad eccessi del genere i cattolici senza se e senza ma potrebbero restarci male, e sarebbe un'intrusione nella sfera privata della persona forse decisamente peggiore dell'imposizione di un simbolo religioso in base ad una legge statale.

PRENDIAMO LA FALCE, SFOLTIAMO IL CAPELLO


Pierluigi Bersani è un tipo tosto e si sta già dando da fare, ma sta facendo cose fondamentalmente inutili che non porteranno a nulla: non è incontrando ectoplasmi politici come i Verdi e Ferrero oppure con soggetti borderline come Pierferdi Casini che si può ricominciare ad ottenere risultati elettorali decenti (di vincere le elezioni purtroppo se ne parlerà tra almeno dieci anni).

L'unico gesto sensato che Bersani dovrebbe compiere (e con particolare urgenza vista la gravità della situazione) è fare qualcosa per quei pochi capelli che gli rimangono ai lati del cranio: sono unti da far spavento e sono davvero troppo poco curati, e visti in tv danno immediatamente l'idea di un volontario che ha appena finito di cuocere cibi dal notevole apporto calorico ad una qualsiasi Festa de L'Unita della Bassa Padana. Non ci siamo, quel modello non funziona più da almeno un ventennio.

Se solo Bersani decidesse di affidarsi ad un parrucchiere con i controcazzi tipo Rolando Elisei il Partito Democratico guadagnerebbe di colpo un 3,5% di voti in più e questo pessimo governo inizierebbe a vacillare sotto i colpi di una acconciatura a prova di proiettile. L'immagine è tutto, e come al solito anche in questo Silvio a.k.a. Mister Pasticciere (cit.) è maestro e la sinistra ha tutto da imparare. Staremo a vedere se la sinistra (o ciò che ne resta) continuerà a restarsene chiusa a parlare del nulla in fumose riunioni di partito oppure deciderà finalmente di adeguarsi ai tempi che corrono iniziando a frequentare prestigiosi saloni di bellezza.

IL CALORIFERO vs. UN SITO INNOMINABILE CHE SI CHIAMA COME UNA FAMOSA CANZONE DI HERBIE HANCOCK


Evolution on Stand-by dei Calorifer is Very Hot in streaming sul sito innominabile. Gran bel disco ed ottima scusa per postare il video di Rockit di Herbie Hancock, a memoria d'uomo una delle cose più pacchiane della storia. Non c'entra nulla con i Calorifer, ma era bello citarlo a sproposito.


THE CLUB NON SI TOCCA



Gran bella cosa lo switch on di Deejay Tv (che porti qualcosa di nuovo nel piatto panorama televisivo italiano, che porti un po' della genialità di personaggi come Linus e Albertino, che mandi definitivamente al tappeto Mtv, ecc. ecc,), però la domanda fondamentale è una sola: che fine farà The Club, uno dei programmi televisivi più belli di sempre? Scomparirà insieme ad Allmusic o continuerà ad andare in onda, più rutilante che mai?

EPURATO SPECIALE


“Far ridere commentando i fatti. Quando funziona, i bersagli non ridono. Il satririco inquadra il problema e lo mette in prospettiva. Non dà indicazioni su come comportarsi o dire per chi votare, ma fa sì che ognuno si interroghi e cominci un percorso personale di approfondimento.”

Un Daniele Luttazzi senza freni, che parla a ruota libera di tutto ciò di cui non si può parlare in Italia. Sottoscrivo in pieno il contenuto, parola per parola.

02 novembre 2009

THIS IS WHAT YOU CALL DEMOCRACY


Sensazionale: Matteo Maffucci degli Zero Assoluto ha provato il lettore di libri elettronici Kindle, pensa che sia una bomba e chiaramente ha sentito l'esigenza di farlo sapere all'umanità intera utilizzando lo spazio che Vanity Fair gli concede settimanalmente per scrivere 2500 battute in cui fondamentalmente non dice assolutamente nulla. Come volevasi dimostrare, in fondo in Italia c'è spazio per tutti – soprattutto se figli di.

“È una svolta epocale” ci racconta Maffucci (casualmente figlio di un noto ex dirigente Rai) con prosa da diario di terza media ma del tutto efficace. Il Kindle può contenere fino a 1500 libri e – a suo dire – darà a breve il via ad un'autentica rivoluzione culturale. Potremo portarci dietro tutti i libri che vogliamo, comprarne di nuovi in un minuto, leggere un quotidiano pagandolo “meno di adesso”. Ad occhio e croce, dopo tutto questo la mia vita migliorerà di sicuro.

Bravo Maffucci, che paragoni la possibilità di avere i libri gratis a quella di avere musica gratis e bolli come “i soliti snob” coloro ai quali sembrerà poco romantico passare da libri di carta a libri in formato digitale. A parte che leggere un libro è un'attività un tantino più impegnativa del semplice ascoltare musica (soprattutto se la musica da ascoltare è quella degli Zero Assoluto, roba che con tutto il rispetto parlando non ascolterei nemmeno sotto tortura perché è talmente minacciosa che riesce nell'impresa di far sembrare il sempreadolescente Federico Socmel Moccia un novello Charles Manson), non è poi così automatico che la gente ricominci a leggere solo perché è più facile e meno costoso procurarsi i libri. Chi legge ora continuerà a leggere, chi non legge ora non inizierà di certo a leggere grazie al portentoso Kindle – a meno che con il termine “leggere” non si intenda scaricare un file pdf, leggerne distrattamente qualche pagina e cestinarlo dopo poco tempo, sopraffatti dalla noia e dalla voglia di fare qualcos'altro di più entusiasmante (così come spesso e volentieri si fa con la musica scaricata dalla rete, ma questo è un altro discorso).

E siamo poi sicuri che sia così figo il fatto che (così come ipotizzato dal buon Maffucci) spariscano del tutto i libri in formato classico? Un Kindle inquina davvero meno di quanto inquina il processo produttivo di un libro o è tutta una scusa per far vendere più Kindle ad Amazon? E chi mi dice che eliminando i libri in formato cartaceo nel tempo non si finisca per perdere per strada i grandi classici, le opere fondamentali o comunque tutti quei libri che hanno molto da dire ma che, per un motivo o per un altro, sono libri scomodi che non devono giungere al pubblico e dunque verranno consegnati all'oblio eterno semplicemente evitando di convertirli in formato pdf?

Vien quasi da pensare allo scenario evocato da Massimo Fini nel suo libro Il Dio Thoth (un libro da leggere preferibilmente in formato cartaceo e da conservare con molta cura) – e dunque mondo governato dalle macchine, omologazione del pensiero, distorsione (o peggio, scomparsa) delle vecchie grandi opere letterarie, dominio attraverso notizie distorte ed opere letterarie opportunamente concepite, dittatura nascosta da un'apparente massima libertà di scelta tra tante attività di intrattenimento - ma probabilmente esagero perché sono il solito snob. Dunque, per espiare le mie colpe e prepararmi alla imminente rivoluzione di Kindle corro subito a leggere Cascasse il mondo, l'immortale capolavoro a cura di Matteo Maffucci – uno che la sa lunga ed ha talmente capito come funziona la vita che scrive pure libri in cui consiglia come affrontarla. Questi sono i veri intellettuali italiani, peccato solo non averlo capito prima.

CHI MANGIA SANO PENSA MEGLIO



Da non crederci: se per navigare si utilizza Internet Explorer, uno dei primi risultati che si ottengono digitando “Billy Milano” su Google è il link all'articolo de Il Giornale riguardante il ricovero di Elton John (che, per la cronaca, è stato colpito dalla stessa infezione che anni addietro ha colpito il buon Gianni Morandi e che ha dato il via ad infamanti insinuazioni sulle sue presunte abitudini ludico-alimentari).

Passare a Chrome diventa un dovere morale, ascoltare i Chrome lo diventa ancora di più (ma questo è un altro discorso che c'entra poco e nulla con Billy Milano). Elton John, Gianni Morandi e l'alimentazione sana non passeranno. Che l'obesità trionfi.